• Non ci sono risultati.

Capitolo 3: La colonia di Sena Gallica

3.2 Le nuove ricerche: lo studio geomorfologico

3.2.1 Le indagini geofisiche

Le prime indagini condotte per la ricostruzione del paleosuolo d'età romana e più in generale per indagare il sottosuolo dell'attuale città di Senigallia, sono state delle indagini di tipo geofisico e in particolare indagini geoelettriche, elettromagnetiche, geosismiche e georadar35. La strategia di

indagine ha previsto da un lato la mappatura più ampia e completa possibile, e attualmente ancora in corso, del centro storico di Senigallia mediante metodo georadar, dall'altro alcuni approfondimenti con le altre tecniche geofisiche appena citate.

La scelta delle aree da approfondire è stata suggerita e supportata dallo studio dell'evoluzione urbana di Senigallia dall'età medievale e moderna sulla base delle ricerche condotte fino a oggi36.

L'analisi urbanistica e dell'evoluzione del tessuto urbano della città di Senigallia, anche per mezzo della cartografia storica, disponibile per il centro storico dal XVI secolo, mette infatti in evidenza alcuni punti chiave anche per la comprensione della situazione ambientale più antica. Di particolare aiuto sono i progetti settecenteschi di rettifica dell'ansa del fiume Misa prima dello sbocco a mare37 .

Il corso del fiume, nel suo tratto finale verso l'entroterra prima della foce, non si presentava infatti rettilineo come oggi ma disegnava un'ampia ansa. Sono state quindi condotte alcune indagini

33 Dall'Aglio 2011: 7-24.

34 Le indagini geologico-geomorfologiche sono coordinate dai Proff. Mauro De Donatis e Daniele Savelli del DiSTeVA, Sezione di Geologia e Geomorfologia, dell'Università di Urbino, mentre le analisi bioarcheologiche sono condotte dal Laboratorio di Bioarcheologia dell'Università di Bologna.

35 Le indagini geoelettriche ed elettromagnetiche sono sta condotte da Iacopo Nicolosi e Roberto Carruccio dell'INGV di Roma, mentre la mappatura mediante georadar è stata condotto e coordinata dalla dott.ssa Federica Boschi del DiSCi, che si ringraziano. Per un inquadramento sulle varie tecniche di indagine geofisica applicate all'archeologia si veda Boschi 2009.

36 In particolare si ricordano i lavori di V. Villani e P. Raggi, rispettivamente per l'età medievale e per il periodo cinquecentesco, cfr. Villani 2008; Raggi 2004, i quali si ringraziano anche per le proficue discussioni e suggerimenti. 37 Per quanto riguarda l'urbanistica di Senigallia nel XVIII secolo si veda Bonvini Mazzanti 1994. Diversi i progetti conservati nell’Archivio Comunale di Senigallia che riportano infatti la posizione dell’originaria ansa fluviale del Misa e le varie proposte di rettifica del suo corso che hanno portato alla situazione attuale, Anselmi 1988-1989; Fazi 1985.

geoelettriche nei giardini del Monastero di Santa Cristina attualmente a ridosso del fiume Misa al fine di verificare la posizione del paleoalveo. Le indagini hanno documentato l'esistenza di una stratigrafia compatibile con un ambiente perifluviale e l'assenza di un paleoalveo. Si è potuto così confermare il dato storico di un tracciato fluviale molto più spostato verso mare e di come l'attuale giardino del monastero, attualmente sulla destra idrografica del fiume, fosse in passato lungo la sinistra idrografica. Tale dato è stato poi controllato per mezzo di carotaggi manuali che hanno individuato una stratigrafia composta di limi e sabbie compatibile con un ambiente perifluviale fino alla profondità di -0.5 m s.l.m.

Ulteriori indagini geoelettriche sono state realizzate nei giardini delle cinquecentesca Rocca Roveresca, al fine di verificare la presenza o assenza di una stratigrafia compatibile con un ambiente marino. Infatti gli studi geomorfologici sull'evoluzione della linea di costa nel settore settentrionale delle Marche ricostruiscono, in particolare per l'area della foce del fiume Misa, una posizione della riva d'età romana indicativamente collocata tra la Rocca Roveresca e l'attuale stazione ferroviaria38. Anche N. Alfieri nel suo studio sulla città di Senigallia, condotto con

lungimiranza con il collega geografo M. Ortolani, poneva la linea di costa d'età romana a circa 300 m dall'attuale, all'altezza della ferrovia39.

Le indagini geoelettriche effettuate lungo il lato nord-occidentale della Rocca Roveresca hanno evidenziato proprio l'assenza di una stratigrafia compatibile con un ambiente marino, mentre un carotaggio condotto lungo il lato mare della Rocca, prima dell'attuale sottopassaggio per la stazione, ha documentato la presenza di una stratigrafia contenente anche resti di conchiglie marine, compatibile con apparati di foce/ambiente litoraneo (barre di foce, berme di tempesta o simili), permettendo di ipotizzare qui, con buona probabilità, l'esistenza di una zona lagunare/paludosa molto vicina al mare40.

Indagini geoelettriche ed elettromagnetiche sono state inoltre realizzate presso gli attuali Giardini Catalani, lungo viale Leopard. In questo punto si trova un tratto delle mura cinquecentesche di Senigallia che termina con il bastione di San Martino, sul quale venne più volte costruito il teatro cittadino “La Fenice”, al di sotto del quale sono stati rinvenuti i resti di domus e assi viari citati in precedenza41.

38 Calderoni, Della Seta, Fredi, Lupia Palmieri, Nesci, Savelli, Troiani 2010; Coltorti 1991a: 73-86; Coltorti 1991b: 91- 95; Mucciarelli, Tiberi 2007.

39 Ortolani, Alfieri 1978.

40 La presenza di lagune e stagni costieri è documentato anche da alcune indagini condotte nella zona di Pesaro, Campagnoli, Di Cocco, Mencucci 2005: 59. Secondo Coltorti 1997, infatti, l'aggradazione costiera nella regione Marche è cominciata durante il Medioevo ed è aumentata dopo il Rinascimento con la preservazione di un sistema barriera/laguna.

L'importanza di indagare quest'area risiedeva non tanto nella verifica della presenza del fossato delle mura, documentato dalle fonti storiche e da alcune cartoline d'epoca, quanto piuttosto nella definizione della sua profondità, non ricostruibile con precisione dai dati storici, e di conseguenza controllare l'esistenza di evidenze archeologiche ancora in posto. I risultati delle indagini hanno effettivamente attestato la presenza del fossato ma, indicando, allo stesso tempo, resti strutturali a una quota compatibile con le evidenze presenti al di sotto del teatro “La Fenice”. Il fossato era dunque largo ma poco profondo, circa 4 metri, a cui tuttavia va aggiunta l'altezza delle mura, ora visibilmente schiacciate ma una volta alte almeno 9 metri dal fondo del fossato. Questo dato risulta di particolare importanza, sebbene l'assoluta certezza potrebbe venire solo da uno scavo, se messo in relazione con le indagini archeologiche eseguite sempre lungo le mura cinquecentesche di viale Leopardi all'interno del fossato ma più verso mare, dove non sono venute alla luce strutture d'età romana42, e con la stratigrafia ottenuta da alcuni carotaggi manuali realizzati all'interno dell'area

archeologica “La Fenice”. Qui infatti lo strato sottostante la prima frequentazione romana dell'area43 si trova a una quota di circa 1,5 m superiore rispetto a un livello riconducibile per

composizione allo stesso orizzonte stratigrafico individuato negli scavi (e nei carotaggi) effettuati lungo viale Leopardi. Sembra dunque plausibile che la platea originaria si abbassasse progressivamente verso mare.

A confermare questo dato vi sono anche le recentissime indagini geosismiche condotte lungo il corso cittadino, Corso II Giugno, e ancora in fase di studio. Qui le fonti medievali documentano un fosso/fossato pertinente alla cittadella del XII/XIII secolo che in questo periodo doveva essere recinta da mura e rannicchiata verso mare. L'ampiezza della via del corso, un hapax urbanistico all'interno del tessuto urbano di Senigallia, sembra proprio ricordare questo fossato che divideva la cittadella medievale sul mare dal resto della platea verso ovest ormai disabitata e non a caso chiamata nei documenti del tempo “civita vetere”44. Da una preliminare elaborazione, le sezioni

sismiche acquisite oltre a documentare un avvallamento all'interno della stratigrafia in corrispondenza della principale via cittadina, compatibile con la presenza di un fossato, sembrano indicare come il rialzamento dell'avvallamento verso il mare sia più basso di circa 1 metro rispetto alla sponda lungo il lato opposto. Tale dato viene inoltre confermato dai profili ottenuti con il metodo georadar, dai quali sembra emergere con chiarezza la stessa depressione lungo il Corso. Anche in questo caso quindi la platea originaria sembra abbassarsi progressivamente verso mare.

42 Per gentile concessione della Soprintendenza per il Beni Archeologici delle Marche rappresentata dai fuzionari dott.ssa Chiara Delpino, dott.ssa Maria Raffaella Ciuccarelli e dott. Emanuele Mandolini, si è avuto modo di accedere agli archivi e prendere visione della documentazione degli scavi.

43 Vedi infra.

3.2.2 I carotaggi

Le informazioni ottenute attraverso le indagini geofisiche sono state successivamente sostanziate grazie alla realizzazione di carotaggi manuali (21 carotaggi), definiti impropriamente “archeologici” e condotti principalmente nelle cantine degli edifici storici al fine di raggiungere profondità superiori, e grazie alla realizzazione di sondaggi meccanici a carotaggio continuo e alla documentazione grafica e fotografica delle indagini geologiche pregresse (86 carotaggi). A questi si sono aggiunti i dati provenienti dalla prove penetrometriche e da pregresse indagini geosismiche. In questo modo si è ottenuto un buon campionamento dell'intera area del centro storico, corrispondente alla platea alluvionale dove sorse la colonia romana di Sena.

In particolare, la realizzazione e l'interpretazione diretta sul campo di alcuni carotaggi continui da parte di archeologi e geologi ha permesso di affinare la lettura stratigrafica e di correlare la sintassi terminologica nell'individuazione dello strato riconducibile al paleosuolo d'età romana. Nello specifico un carotaggio condotto presso il complesso detto “Orti del Vescovo”, attuale sede dell'Episcopio, ha messo in evidenza la presenza di materiale edilizio romano e ceramico preromano, ora in corso di studio, all'interno dei primi due strati a matrice limo-argillosa presi in considerazione nelle letture delle stratigrafie geologiche e sottostanti il blocco solitamente interpretato come “terreno di riporto moderno e recente”. La possibilità di correlare direttamente la lettura stratigrafica effettuata in ambito geologico con quella proveniente dai recenti scavi archeologici ha permesso una lettura geoarcheologica di tutta la documentazione geologica pregressa sulla base degli apparati descrittivi, grafici e fotografici. In questo modo per ogni carotaggio si è potuto riconoscere con un buon grado di affidabilità il livello riconducibile al paleosuolo d'età romana. Tutte le informazioni raccolte sono state inserite in database e correlate al posizionamento topografico dei carotaggi all'interno di una banca dati GIS dedicata. Ultimo passo è stata la correlazione di tutte le informazioni di profondità di ogni singolo carotaggio, solitamente riportate rispetto al piano campagna, in unico sistema di riferimento. Si è quindi utilizzata la base cartografica CTR catastale in scala 1:2000 del centro storico di Senigallia per ottenere le quote assolute sul livello del mare di ogni singolo carotaggio e dei relativi livelli stratigrafici e quindi del paleosuolo d'età romana.