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Il territorio di Fanum Fortunae

Capitolo 4: La colonia di Fanum Fortunae

4.5 Il territorio di Fanum Fortunae

Il documento forse più importante per la ricostruzione delle vincente storiche della valle del Metauro è il noto cippo di confine rinvenuto nel 1735, nel podere Beverano dei padri Camaldolesi di Monte Giove nei pressi di S. Cesareo. Il testo presente sul cippo riporta un provvedimento fatto eseguire, su delibera del Senato, ad opera di M. Terenzio Lucullo (82-81 a.C. o 75-75 a.C.), che consiste nel ripristino dei confini dell'ager publicus nella forma in cui essi erano stati fissati dai

tresviri agris dandi adsignandis, una commissione agraria graccana del 132 (o 133-130) a.C .72. Il

cippo attesta dunque l'avvenuto recupero ed assegnazione, in questo tratto della valle del Metauro, di terre demaniali occupate abusivamente da privati e destinate ad essere distribuite a cittadini

67 De Sanctis 2013: 63.

68Che l'autore confronta con i complessi diffusi in area latina e medio-italica.

69 Testimoniato da un apertura nel già citato muro in opus quasi reticulatum, De Sanctis 2013: 63. 70 De Sanctis 2013: 63.

71 Cfr. nota 29.

romani nullatenenti. L'occupazione abusiva di terre sembra presupporre una precedente divisione e assegnazione. Sulla base di questa testimonianza si può quindi ipotizzare che la primitiva limitatio dell'ager Fanestris sia stata impostata ancor prima dell'età graccana. Ovviamente l'ipotesi più credibile potrebbe essere quella di divisioni legate alle distribuzioni viritane del 232 a.C.73.

Seppur le tracce di centuriazione74 riscontrabili nel tratto finale della valle sono connesse alla

fondazione delle colonia di Fanum Fortunae in età augustea, legate alla distribuzione di terre ai veterani75, con il prolungamento della via Flaminia a costituire l'asse generatore dell'impianto

urbano, sembra difficile pensare che la commissione graccana di cui è testimoniato l'intervento lungo la valle e alla quale si lega con ogni probabilità anche la deduzione di Forum Sempronii76, non abbia per lo meno individuato un centro di riferimento per i coloni della bassa valle, se per di più la presenza di un fanum di una certa importanza aveva già generato un pur modesto

conciliabulum. Sembra dunque plausibile che la notizia testimoniata dal cippo graccano possa

costituire almeno un ulteriore indizio della presenza di un nucleo abitato nel sito della futura

Colonia Iulia Fanestris77.

Sebbene i dati sul popolamento finora editi, che testimoniano la presenza di un insediamento sparso fatto di villae e vici, siano cronologicamente troppo generici78, alcuni dati per l'età repubblicana

provengono dall'area suburbana (angolo di via Roma con via Togliatti) e dal territorio (località Chiaruccia di Fano) dove sono attestati sporadici rinvenimenti di ceramica a vernice nera di produzione laziale databile tra III-II sec. a.C.79. Votivi fittili di III-II sec. a.C. sono conservati nella

collezione comunale ma potrebbero provenire dal contesto di Isola di Fano nel territorio di Forum

Sempronii80.

Sito di una certa importanza nel quadro del popolamento forse già in età repubblicana è quello di Forcole situato a circa 2 km da Fano, lungo la via Flaminia81. Il toponimo è stato messo in relazione

con il punto dove la strada repubblicana piegava verso nord prima di raggiungere la costa82. Si 73 Vullo 1992: 377.

74 La centuriazione di Fano è ricordata dai Gromatici per il suo adattamento alla conformazione fisica del paesaggio, “secundum natura loci” (Frontin., De limit., 30, 1 ss Lach.), e costituiva un modello particolare di limitatio secundum

natura dal momento che il suo territorio era ripartito secondo limites chiamati maritimi e montani (Lib. Col. II, 256, 13-

15 Lach.), dove maritimi ad mare spectant, mentre montani ad montem (Frontin., De limit., 30, 2-4 Lach.). Come indicato da Alfieri i primi sono quelli diretti verso il mare e costituiscono gli assi portanti ( decumani) della centuriazione, mentre i secondi, detti anche Gallici, sono quelli paralleli alla costa, Alfieri 1976-1977: 168-169.

75 Vullo 1992: 377; Paci 1992: 61. 76 Cfr. capitolo 9; Paci 1992: 61.

77 Forse presente fin dal 232 a.C., cfr. Giorgi 2003: 135-137. 78 Vullo 1992: 389-406.

79 Ermeti 1992: 65-66.

80 Galeazzi, Giacometti 1982; Sisani 2007: 199.

81 Il sito ha restituito anche numero testimonianze protostoriche, Ermeti 1992: 65 e bibliografia di nota 31.

82 Ermeti 1992: 65 e bibliografia di nota 30. Per una descrizione dettagliata del percorso della via Flaminia nel tratto

ritiene infatti che il tracciato originario della via Flaminia non passasse per Fanum Fortunae, dal momento che in questa fase il centro non avrebbe rivestito ancora un'importanza tale da giustificare il passaggio della consolare. Allo stesso tempo l'instabilità della piana di foce dell'Arzilla, tendente a dar vita a fenomeni di esondazione e impaludamento non essendo ancora stata arginata dagli agrimensori romani, e il carattere prevalentemente militare che aveva caratterizzato la nascita della strada, avrebbero portato a scegliere il tracciato più sicuro, economico e praticabile83. Dal sito di

Forcole, oltre a un'epigrafe funeraria di un magister vici datata al II sec. d.C., proviene un numero cospicuo di monete (aes grave con testa di Giano sul recto e prora di nave sul verso)84.

In località Crocefisso di Roncosambaccio85, lungo la via Flaminia, al confine con l'agro di Pisaurum, sono state invece individuate strutture di pertinenza templare, due capitelli di ordine

dorico e sette rocchi di colonna, attorno alle quali si organizzano apprestamenti rurali e produttivi (frammenti di pavimenti e dolii). Databile al pieno II sec. a.C., l'insieme delle strutture è stato interpretato quale piccolo vicus86.

Alla fine dell'età repubblicana si data, infine, il monumento funerario “a dado” in blocchi di arenaria ritrovato in località Camminate di Fano87.

83 Campagnoli 2003: 124.

84 Ermeti 1992: 65-66; Vullo 1992: 404 scheda n. 19.

85 Anche in questo caso il sito è abitato fin dall'epoca protostorica, Ermeti 1991: 66 e bibliografia nota 34. 86 Sisani 2007, p. 199; Sisani 2006, p. 266; Ermeti 1992; De Sanctis 1992.

Capitolo 5: La colonia di Pisaurum