L'inizio del II secolo a.C. si contraddistingue per un cambio nello scacchiere geografico delle operazioni militari di Roma. Le risorse della repubblica furono concentrate in altre zone della penisola e dell'area balcanica rispetto all'ager Gallicus, più di quanto non fosse già avvenuto alla fine del secolo precedente durante le varie fasi del bellum Hannibalicum215. Poche sono infatti le notizie presenti nelle fonti riguardanti l'ager Gallicus nel periodo che va dalla fine della seconda guerra punica alla guerra sociale.
Dopo la concentrazione di energie richieste dalla seconda guerra macedonica tra il 200 e il 197 a.C., l'attenzione di Roma si rivolse nuovamente, tra il 201 e il 191 a.C., all'area cisalpina, eccetto lo stanziamento di nuovi coloni presso la colonia latina di Narnia nel 199 a.C. per chiudere i problemi iniziati dieci anni prima216. Le operazioni militari condotte nei primi decenni del II secolo a.C.
contro Boi, Insubri e Liguri sfruttarono anche le premesse gettate nel secolo precedente, come per esempio il trattato con i Sarsinates. La posizione di Sarsina nella valle del fiume Savio, nella parte settentrionale dell'Umbria, costituiva una naturale via di penetrazione nella pianura padana, e infatti fu proprio attraverso il territorio della tribus Sapinia che i consoli P. Aelius Paetus nel 201 a.C.217 e L. Furius Purpurio nel 196 a.C.218 guidarono le loro truppe contro i Boi. Le operazioni militari
condotte poi da Publio Cornelio Scipione Nasica nel 191 a.C. risolsero definitivamente il problema gallico e, se gli indigeni superstiti a sud del fiume Po iniziarono a subire un forte processo di romanizzazione, anche i Boi, come prima di loro i Senoni, cessarono di esistere come gens politicamente strutturata219.
La riconquista del settore cisalpino portò così nel 190 a.C. alla “rifondazione” delle colonie di
Placentia e Cremona con l'invio di 6000 nuovi coloni distribuiti in differente numero tra le due
comunità220, alla fondazione della colonia latina di Bononia nel 189 a.C. e nel 187 a.C. all'apertura 213 Bandelli 2088: 189. 214 Sisani 2007: 60. 215 Bandelli 2008: 189. 216 Sisani 2007: 60. 217 Liv. XXXI 2,6. 218 Liv. XXXIII 37, 2. 219 Bandelli 2008: 192. 220 Liv. XXXVII 46, 10-11.
della via Aemilia, naturale prosecuzione della via Flaminia da Ariminum fino a Placentia221. Nel
183 a.C. furono poi dedotte le due coloniae civium Romanorum di Mutina e Parma222.
Solamente un anno prima Livio, in un passo fin troppo sintentico223, ricorda una delle poche notizie
relative all'ager Gallicus, ovvero la fondazione nel 184 a.C. della colonia romana di Pisaurum, insieme alla gemella Potentia nel Piceno. Vennero incaricati della creazione i triumviri Q. Fabius
Labeo, M. Fulvius Flaccus e F. Fulvius Nobilior, che assegnarono sei iugeri a ogni colono224. Dieci
anni dopo la deduzione, nel 174 a.C., entrambe le colonie furono interessate dalla costruzione di opere pubbliche grazie all'intervento del censore Q. Fulvius Flaccus, fratello del triumviro Marcus, che in particolare per Pisaurum appaltò una serie di lavori pubblici comprendenti la costruzione del tempio di Giove e la lastricatura di una strada225.
Le motivazioni precise alla base della deduzione della colonia di Pesaro non sono chiare ma, come è stato recentemente sottolineato226, una possibile spiegazione risiede nella politica adriatica di
Roma in questo periodo, caratterizzata da un forte interesse per i traffici commerciali diretti verso l'initium maris Hadriatici sinum minacciato dal problema della pirateria. Infatti sia nel Tirreno sia nell'Adriatico a causa degli Istri227, Roma dovette far fronte alle scorrerie dei pirati potenziando il
settore della marina militare, come dimostra la creazione dei duumviri navales nel 181 a.C., viste anche le prime avvisaglie di una nuova guerra illirica già nel 183 a.C., a un solo anno di distanza dalla fondazione della colonia di Pisaurum228. L'interesse commerciale della repubblica verso l'area
adriatica in questi anni è ulteriormente confermato dalla deduzione della colonia latina di Aquileia nel 181 a.C., “altro polo mercantile destinato a uno sviluppo tanto precoce quanto straordinario”229.
Anche la documentazione archeologica ed epigrafica conferma gli stretti contatti tra le due sponde dell'Adriatico e la presenza di genti italiche nei porti della costa orientale verso la metà del II secolo a.C., come ricordano le iscrizioni leggibili sull'anàlemma sinistro del teatro di Butrinto230. Non è un
caso che alla conclusione della guerra illirica nel 168 a.C., il re illirico Gentius venne esiliato con la famiglia in Italia e affidato da Roma in custodia a Iguvium, in un centro dell'Umbria nell'Italia centrale adriatica231.
Le guerre espansionistiche e l'apertura dei mercati orientali durante il II secolo a.C. contribuirono
221 Dall'Aglio, Di Cocco 2006: 76-139. 222 Bandelli 2008.
223 Liv. XXXIX 44, 10.
224 Liv. XXXIX 44,10; cfr. Cic. Brut. 79.
225 Liv. XLI 27,11. Per quanto riguarda le problematiche e le differenti interpretazioni legate al passo liviano si veda il paragrafo 5.1. 226 Bandelli 2003: 221; Sisani 2007: 61. 227 Liv. XL 18. 228 Liv. XXXIX 55, 4-5. 229 Bandelli 2003: 221. 230 Bandelli 2003: 221. 231 Liv. XLV 43,9.
non solo a supportare gli sforzi economici di Roma volti alla costruzione di opere di decoro, fortificazione e fondazione di nuove colonie al fine di completare il quadro strategico dell'ager
Gallicus et Picenus, ma portarono a un vero e proprio cambiamento nel modus vivendi dovuto alla
penetrazione nell'Urbs della luxuria Asiatica232. Questo fenomeno di rafforzamento di alcuni centri è ben testimoniato se non proprio nell'ager Gallicus nel limitrofo Piceno, dove nel 174 a.C. ad
Auximum, situato in una zona interna a sud del monte Conero, vennero costruite possenti mura in
opera quadrata. Stando al passo di Velleio Patercolo la deduzione di Auximum come colonia risale al 157 a.C.233 e quindi al momento della costruzione delle fortificazioni si sarà configurato come oppidum, nato forse in precedenza come forum234.
Gli interessi di Roma per il potenziamento delle opere pubbliche e di difesa dei centri urbani non fu proporzionato sul territorio, dove i coloni insediati a seguito del plebiscito flaminio versavano in serie difficoltà, accentuate dal passaggio degli eserciti cartaginesi durante la seconda guerra punica. Oltre alle devastazioni provocate dal conflitto bellico, profondi cambiamenti nell'assetto della produzione agricola portarono alla perdita o all'abbandono delle terre da parte dei proprietari: una crisi sociale portò al declino delle fattorie agricole a conduzione familiare, sostituite dalle grandi aziende agricole in mano ai latifondisti, dove i precedenti proprietari lavoravano come salariati. Se nel Piceno le trasformazioni nell'organizzazione agraria non portarono a una significativa crisi economica, come ci ricordano le fonti235, nell'ager Gallicus, come in molte altre regioni dell'Italia
centro meridionale, la figura del miles-agricola, piccolo proprietario e soldato delle legioni di Roma, ne risentì profondamente.
Proprio per questo negli anni tra il 133 a.C. e il 130 a.C. intervenne il tribuno della plebe Tiberio Gracco236 con la proposta della cosiddetta lex Sempronia, una rogatio agraria volta al recupero
dell'agro pubblico occupato abusivamente da redistribuire poi in lotti di limitata estensione ai meno abbienti, al fine di ricostituire quella classe di piccoli proprietari contadini alla base della forza militare di Roma237. Gli interventi graccani, testimoniati dal ritrovamento di cippi terminali238 in
diverse zone d'Italia e d'Africa, trovano testimonianze anche nel Piceno239 e nell'ager Gallicus, in
particolare nel territorio di Fanum Fortunae, grazie al ritrovamento del cippo di San Cesareo240, e
nella media valle del fiume Metauro come indicato il nome stesso del centro di Forum Sempronii,
232 Archeologia nelle Marche 2003: 89-90. 233 Vell. I 15,3.
234 Per una origine di Auximum come forum forse all'inizio del II secolo a.C. se non già a seguito della lex Flaminia del 232 a.C. si veda Sisani 2007: 56. Archeologia nelle Marche 2003: 90.
235 Pol. III, 86-88; Strab. V, 4, 2; Plin., Nat. Hist. XIV 4, 37 e XV 4, 16. 236 Badian 1972; Gabba 1990; Brizzi 1997: 284 e ss.
237 Cfr. paragrafo 2.7.
238 ILLRP 467-475, Misurare la terra 1983.
239 Per quanto riguarda le assegnazioni nei territori di Ancona e Auximum cfr. Lib.col., 227, 1-3; 253, 1-4. 240 Per una descrizione dettaglia del cosiddetto “cippo graccano” cfr. paragrafo 2.7 e 4.5 e bibliografia citata.
legato al nome dei Gracchi241.
La proposta di Tiberio suscitò in ogni caso reazioni fortissime fin da subito (non a caso portando alla morte lo stesso Tiberio) e gli anni a seguire si caratterizzarono per un acceso dibattito politico, nel quale si distinse il fratello Caio. In questo periodo va ricordata la rogatio de sociis del graccano
M. Fulvius Flaccus nel 125 a.C., volta a concedere la cittadinanza romana ai socii Italicii, alla quale,
dopo la decisa opposizione della nobilitas, seguì la rivolta di alcuni centri italici, tra cui Asculum e in particolare Fregellae, la quale fu presa e distrutta242. La politica di redistribuzione delle terre,
dunque, fallì nel tentativo di sanare la crisi della piccola proprietà e, come ricorda lo stesso Appiano243, già verso il 120 a.C. venne abolito il vincolo di alienabilità che Tiberio aveva posto sui
terreni assegnati e nell'arco di un cinquantennio i lotti di ager publicus vennero rioccupati da privati.
L'ultimo ventennio del II secolo a.C. fu dunque contraddistinto da forze sociali tra loro contrastanti: alla classe di proprietari terrieri dominanti in parte rappresentata dai negotiatores italici, sempre più ricchi e potenti grazie all'apertura dei mercati orientali, si contrapponeva la plebe rurale, contadini privi di peso politico ed economico, che negli anni a venire legarono le loro speranze alla figura di Gaio Mario, intravedendo nella guerra la possibilità di arricchirsi e di riavere un lotto di terra grazie al servizio militare244.