Capitolo 5: La colonia di Pisaurum 5.1 Le conoscenze pregresse
5.2 Il lucus Pisaurensis
Le pur brevi considerazioni appena esposte sottolineano l'importanza del lucus Pisaurensis per la comprensione delle prime fasi di occupazione del territorio e di conseguenza il suo rapporto diretto con un probabile abitato precoloniale. Importanza non solo legata alla bassa valle del Foglia e al centro di Pisaurum, ma estesa dalla maggior parte degli studiosi a emblematico esempio della fase di romanizzazione dell'agro Gallico e non solo.
I recenti lavori di revisione archivistica e topografica di M.T. Di Luca hanno permesso di circoscrivere l'area dei ritrovamenti del lucus, così definito convenzionalmente dal suo scopritore Annibale degli Abbati Olivieri Giordani, circa un miglio a sud-ovest di Pesaro, in località detta oggi “Sotto le Selve”, parte sulla sommità, parte sulle pendici nord-orientali del Colle della Salute, tra Santa Veneranda e San Pietro in Calibano (oggi Villa Fastiggi) nei pressi della chiesetta di San Gaetano6.
Gli scavi, condotti tra il 1737 e il 1783, avevano portato in luce un importante santuario di epoca medio-repubblicana dalla caratteristiche marcatamente laziali, come testimoniano i quattordici “cippi”, più propriamente altari, con iscrizioni latine, che per ductus, elementi paleografici, linguistici e onomastici, non si datano oltre l'inizio del II sec. a.C.7. I cippi riportano le dediche a
divinità e in qualche caso il nome del dedicante8.
A confermare il carattere puramente romano-laziale dell'insediamento è, inoltre, una discreta quantità di materiali votivi, circa 120 in totale, tra ex-voto in terracotta, votivi anatomici, teste e busti, statuette, figure di bovini e bronzetti e circa 4000 monete, ora oggetto di un nuovo studio9.
6 Di Luca 1982-83, Di Luca 1984, Di Luca 2004. Recenti indagini archeologiche sono state eseguite presso le pendici nord-occidentali del collle della Salute, lungo la strada del Pignocco, volte all'individuazione dell'esatta localizzazione del lucus. Le indagini geofisiche e i saggi di scavo eseguiti hanno messo in luce i resti di un'area abitata o più probabilmente di una villa. La frequentazione del sito va dall'età repubblicana (materiale sporadico di III a.C.) fino all'età tardoantica e medievale. I Le strutture rinvenute, relative a due ambienti nei pressi di un'ampia area scoperta, cortile o strada, si daterebbero all'età imperiale e non sembrano avere nessuna relazione con il lucus. Probabili indizi potrebbero derivare dalla presenza di una cisterna rinascimentale, forse riutilizzo di una struttura più antica, ai piedi della collina soprastante il campo indagato, forse da relazionare con l'esistenza di una fonte. Da qui un labile collegamento con il culto delle acque praticato nel lucus. Rif. Arch. SBAM: ZA, 223, 3. Si ringrazia la dott.ssa C. Delpino, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Marche per aver dato il permesso di visionare il dossier d'archivio.
7 Sisani 2007: 200; Coarelli 2000. Cfr. in particolare la seriazione cronologica delle iscrizioni, comprese tra il 284 a.C. e la prima metà del II sec. a.C., in Sisani 2007: 389-391.
8 CIL I2 368-381 = ILS 2970-2983 = ILLRP 13-26
9 Per le monete tuttavia non vi sono indicazioni per individuarle all'interno delle oltre 12000 monete conservate presso i Musei Oliveriani, Di Luca 2004. Una recente revisione di tutto il materiale votivo è invece in corso da parte del dott. F. Belfiori, che ringrazio per alcune anticipazioni presenti in Belfiori 2014b c.s.
Alcuni di questi materiali rientrano nella tipologia diffusa nei depositi votivi “etrusco-laziali- campani” centro italici, chiaro segno della colonizzazione romano-laziale10.
Allo stato attuale delle ricerche non vi sono attestazioni di una frequentazione cultuale del santuario in età preromana11 e la stessa tipologia di culti testimoniata dalle iscrizioni, mostra un evidente
legame con i culti marcatamente politici e ufficiali che caratterizzano la religione di Roma nel III sec. a.C. e che, non a caso, ricorrono nelle strutture religiose dei distretti amministrativi e negli abitati rurali, pagi e vici12.
Sulla base dei recenti studi è ormai certo, dunque, che il santuario sia direttamente connesso con il popolamento rurale e sia databile prima della deduzione della colonia13. Sembrano invece da
respingere i tentativi di alcuni studiosi di ribassare nuovamente la cronologia del sito a dopo il 184 a.C.14. L'ipotesi più logica è quella di legare la frequentazione del santuario con le distribuzioni
viritane del 232 a.C. Tuttavia, recenti ricerche stanno delineando la possibilità della sua istituzione nel corso della prima metà del III sec. a.C., chiara testimonianza dell’impatto della conquista romana.15.
La seconda ipotesi non crea particolari problemi: la creazione di un polo sacrale con funzioni gestionali e assembleari poteva sopperire alle esigenze pratiche e religiose dei primi coloni e costituire un punto di riferimento anche per un possibile conciliabulum romano precedente la colonia16. Rimane però difficile definire le forme di questa prima presa di possesso del territorio.
10 Per quanto riguarda recenti studi e lavori di sintesi sui depositi votivi di tipo “etrusco-laziale-campano” si vedano Biella 2006; Mancini, Pilo 2006; Comella, Mele 2005; Lapenna 2004; Pensabene 2001. Sul rapporto tra romanizzazione e votivi fittili: Strazzulla 2013, con ampia casistica e bibliografia; Sisani 2007: 15; Comella 2004: 336.
11 Belfiori 2014b c.s., un eventuale santuario preromano, contemporaneo all’abitato di V-IV sec. rinvenuto sul sito della colonia, cfr. infra, dovrà pertanto essere ricercato altrove.
12 Belfiori 2014b c.s. E' stato sottolineato dall'autore come in particolare tra le dediche del lucus vi siano quelle di
Fides, (CIL I2 369) e Salus, (CIL I2 373) databili rispettivamente tra la fine del III sec. a.C. e l’inizio del II sec. a.C.
Secondo l'autore potrebbe dunque essere ipotizzabile, in base alla natura dei culti e al dato cronologico, il loro legame con l'organizzazione amministrativa e giuridica del comprensorio territoriale di riferimento del lucus, forse organizzato in pagus dopo le iniziative ufficiali del 232 a.C. Belfiori sottolinea l’attestazione di un pagus Fid[ei] anche ad
Ariminum, cfr. Sisani 2012, Franche De Bellis 1995. Inoltre lo stesso autore avanza un'ulteriore suggestione in questo
senso, rappresentata dal possibile collegamento tra offerta monetale e culto paganico di Iuno Loucina (CIL I2 371) in funzione del censimento della popolazione in un distretto rurale. Sui culti tipici di vici e pagi cfr. Stek 2009:123-170 ; Todisco 2011: 187-212.
13 Di Luca 2004; Coarelli 2000.
14 La proposta era già stata avanzata in Peruzzi 1990, secondo il quale l'ordo matronarum delle matronae Pisaurenses citato nelle epigrafi non sarebbe concepibile in un conciliabulum. Questa tesi “ribassista” viene ora ripresa da Griffith 2013: 237-239; Bispham 2006: 114-115; Harvey 2006; Glinister 2006a; Glinister 2006b, anche sulla base di altre considerazioni che cercano di slegare il fenomeno dei depositi votivi “etrusco-laziali-campani” dal concetto di romanizzazione e dalla presenza fisica di coloni di origine romana, laziale o tirrenica in territorio coloniale o nelle colonie romane e latine. Sul problema cfr. capitolo 2.2 e Strazzulla 2013, con ampia casistica e bibliografia; Sisani 2007: 15; Comella 2004: 336.
15 Belfiori 2014b c.s., Lepore 2012; Sisani 2007: 199-202; Bandelli 2005; Torelli 2005: 240; Coarelli 2000.
16 Cfr. anche l’ipotesi di Coarelli 2000: 201-203 sull’esistenza di un probabile vicus in diretta connessione con il lucus e con un ulteriore santuario ubicabile a Candelara, non lontano da Pesaro, dove un altare con dedica a Fortuna
Come evidenziato in precedenza17, due sono le principali correnti di studi: quella che propone una
distribuzione viritana già a partire dal 284 a.C. legata alla figura di Manio Curio Dentato18 e quella
che vede una semplice occupatio poi regolamentata dall'azione di Flaminio, se non proprio dal 284 a.C., almeno dal 268 a.C., quando più a nord viene dedotta la colonia latina di Ariminum19.
La presenza di votivi fittili o altri materiali quale simbolo della presenza di coloni romani è valida in entrambi i casi. Ma anche la menzione nelle epigrafi di due esponenti di importantissime gentes collegate con la figura del Dentato20 non sembra sufficiente per definire la colonizzazione come
“viritana”, ed è plausibile anche se legata a una forma di occupazione più o meno spontanea da parte di famiglie aristocratiche, le stesse che avranno visto ledere i loro interessi con il plebiscito flaminio21.
La presenza di un santuario come luogo privilegiato di aggregazione, di riferimento e di gestione per i nuovi arrivati (e forse per i sopravvissuti tra la popolazione locale22) sembra quindi adattarsi
meglio alla seconda possibilità, in un contesto come quello dell'ager Gallicus, lontano da Roma e appena ridotto alla condizione di ager publicus, dove l'occupazione romana avrà richiesto un po' di tempo per strutturarsi istituzionalmente e giuridicamente e che, soprattutto, avrà necessitato di un intervento statale per dividere e assegnare le terre come previsto nel caso di una colonizzazione
viritana23.
5.3 La revisione dei dati
Se la presenza di un santuario a circa un miglio dal sito di Pisaurum non esclude l'esistenza di
conciliabulum, anzi potrebbe aver contribuito alla sua formazione, finora non vi erano
testimonianze archeologiche che indicassero una sua presenza.
Il ritrovamento, nel cortile della scola media “G. Picciola” fra via Gallinare e via Mazza, di strutture pertinenti a un insediamento di fine VI – inizi IV secolo a.C., composto da due abitazioni a pianta
17 Cfr. capitolo 2. 18 Sisani 2007.
19 Bandelli 2008; Bandelli 2007; Bandelli 2005; Bandelli 2002, Paci 2010, cfr. anche Lepore et alii 2012b: 155-156. 20 Cfr. capitolo 2. Si tratta di Mania Curia e Polla Livia, esponenti di due importantissime gentes che hanno avuto un ruolo di primo piano nella romanizzazione dell'agro Gallico. In proposito si veda anche Braccesi 1995: 16.
21 Cfr. capitoli 1-2. 22 Belfiori 2014b c.s.
23 Cfr. anche Malnati 2008 sulle precoci fasi di romanizzazione della Gallia Cisalpina e sul ruolo dei santuari, vere e proprie “avanguardie” utili all’organizzazione insediativa romana precoloniale a Pisaurum, Mutina, Parma, (e ora anche a Sena Gallica, cfr. supra, capitolo 3) e all’acculturazione delle popolazioni autoctone. Sull’espansionismo romano nell’ager Gallicus e sulle relative testimonianze materiali nella prima metà del III sec. a.C. cfr. anche Gaucci 2013; Mazzeo Saracino c.s.; Giorgi 2010.
rettangolare con ogni probabilità costituiti da un solo ambiente24, non presenta nessun rapporto con
le successive mura della colonia romana che le intercettano. Infatti, tra l'incendio che distrusse gli edifici, forse secondo alcuni legato all'invasione dei Senoni, e la deduzione di Pisaurum, intercorre circa un secolo, motivo per cui è stato giustamente ribadito anche recentemente che la colonia è sorta in vacuo25.
Tuttavia, una recente revisione dei materiali provenienti dallo scavo dell'ex Farmacia Boscia, all'angolo fra corso XI Settembre e via Perfetti, edita da C. Bartolini26, ha permesso di avanzare
nuove ipotesi circa l'esistenza del conciliabulum precoloniale.
Lo scavo, effettuato nel 1997 e già in parte edito27, ha messo in luce alcune strutture datate, sulla
base di un preliminare studio dei materiali, tra II e I sec. a.C., indicativamente all'età sillana.
In particolare, sono state individuate due porzioni di edifici con il fronte rivolto verso il decumano massimo28, rappresentato dalla via Flaminia, preesistente alla fondazione della colonia e asse
principale su cui si organizzò l'impianto urbano nel 184 a.C.29. I due edifici sono separati da un
vicolo dove corre una canaletta di scarico, con il fondo apparentemente in tegole, che piega verso sud-ovest attorno all'angolo dell'edificio più arretrato, nella direzione approssimativa del punto in cui l'antistante via Flaminia doveva raggiungere la sponda destra del Pisaurus per superarla30. Le
strutture erano interamente obliterate da uno spesso strato nerastro di riporto (US 2) interpretabile come un intervento di risistemazione dell'area e databile all'età augustea-tiberiana31. Questo termine
cronologico stabilisce quindi con sicurezza il momento di obliterazione dell'area ma non fornisce una cronologia per la costruzione degli edifici.
In fase con le strutture è stato invece scavato, solamente mediante due sondaggi a causa della risalita della falda idrica, uno strato (US 3) da cui provengono materiali che coprono un arco
24 Campagnoli 2004: 24-25. 25 Sisani 2007: 97-99. 26 Bartolini 2008.
27 Baldelli 1998; Baldelli 2004: 149-151 in Pesaro Romana, scheda n. 63.
28 Le strutture, limitate in realtà a poco più di un angolo, sono comunque ricostruibili con pianta rettangolare o quadrata. L'identica tecnica edilizia in opera cementizia e l'orientamento, con la muratura più spessa verso la via
Flaminia e le altre di minore spessore, rivelano una sostanziale analogia dei due corpi di fabbrica, il cui sfalsamento dei
fronti suggerisce essere stati tra loro autonomi piuttosto che pertinenti a un medesimo edificio. L'unico intervento riferibile all'età imperiale è rappresentato da un avanzo angolare di muro o fondazione a secco (US 10) stratigraficamente successivo a US 2, Baldelli 2004: 149-150. Va tuttavia sottolineato come US 10 presenti il medesimo orientamento delle strutture precedenti.
29 Di Cocco 2004: 47.
30 L'indicazione dei punti cardinali e della posizione del corso XI settembre presente nella planimetria edita in Dall'Aglio, Di Cocco 2004:150 è errata, mentre corretta è l'indicazione del nord presente nella planimetria edita in Bartolini 2008: 81. Correggendo l'errore si comprende meglio la descrizione di Bandelli 2004 dello scavo e soprattutto è più sensato che la canaletta, uscita dal vicolo, prosegua con lo stesso andamento della via principale verso il fiume, come era effettivamente.
31 Oltre al materiale ceramico, vedi infra, nello stesso strato erano presenti frammenti manufatti vari (demolizioni e crolli) e frequenti piccoli carboni vegetali, Bandelli 2004: 149.
cronologico compreso tra i primi decenni del III sec. a.C. e il secondo venticinquennio del II sec. a.C., che permette dunque di delineare la datazione della costruzione dell'edificio.
All'interno dello strato sono presenti quasi esclusivamente frammenti di ceramiche fini da mensa di vernice nera, accanto ai quali sono stati riconosciuti un frammento di lucerna del tipo Esquilino I, un orlo di anfora greco-italica al più tardi databile attorno alla metà del II sec. a.C. e ceramiche comuni riferibili a forme prodotte e ben diffuse in area romano-laziale in età repubblicana32.
Come la stessa Bartolini sottolinea nella sua revisione, sulla base del materiale presente nell'US 3, sembra ragionevole datare la costruzione degli edifici alla tarda età medio-repubblicana, sebbene non si possa escluderne la realizzazione anche in un periodo precedente, testimoniata dall'esistenza di uno strato di frequentazione intravisto al di sotto di US 333, e soprattutto dalla presenza nello
strato di riporto US 2, di materiali residuali databili dal primo primo quarto del III sec. a.C., tra cui coppe F 2538, F 2981-82 e reperti in ceramica comune da cucina34.
Inoltre, le analisi chimico-fisiche condotte sui frammenti riferibili al III sec. a.C. hanno evidenziato una produzione “regionale”, con ogni probabilità svolta in loco sebbene non si siano ancora individuati scarichi di ceramica a vernice nera, anelli di cottura o altri indicatori di produzione. Allo stesso tempo l'analisi morfologica di questi pezzi evidenzia stretti rapporti con l'area etrusco- meridionale e laziale, nonché con le produzioni della vicina colonia di Ariminum. Le stesse anfore più antiche, riferibili a produzioni adriatiche, sono attribuibili alle varianti adriesi di metà III sec. a.C.35. La presenza di questi contenitori da trasporto dovrà necessariamente essere legata all'avvio di
attività produttive, il cui fine principale per lo meno dall'età medio-repubblicana36 sarà lo sviluppo
della viticoltura, come dimostra la frequenza di torcularia in insediamenti rurali e ora anche in ambito urbano37, presumibilmente destinati alla lavorazione del vino38. La necessità del trasporto
documenta inoltre l'esistenza di un surplus nella produzione agricola picena, già in età medio- repubblicana, destinato al commercio attraverso lo sfruttamento dei porti/approdi degli insediamenti urbani lungo la costa39, che può essere collegato all'arrivo di un numero significativo di coloni con
32 Tra quest'ultime sono riconoscibili in particolare ceramiche comuni da cucina riconducibili alle forme diffuse in ambito laziale in età repubblicana come le olle Olcese 1 e 2, il tegame Olcese 1, e le olle con orlo a mandorla Olcese 3a tipiche dell'età tardo-repubblicana, Bartolini 2008: 105-106.
33 Si tratta di un livello antropizzato formato da ghiaia e terreno sabbioso-limoso giallastro pertinente probabilmente a un precedente piano di frequentazione riferibile all'età medio-repubblicana (Rif. Arch. SBAM ZA/223/120), Bartolini 2008: 83 nota 6.
34 Cfr. nn. 91-98 Bartolini 2008. 35 Bartoloni 2008: 84-85. 36 Campagnoli 1999: 118-119.
37 Cfr. lo scavo di via Cavallotti a Senigallia descritto nel capitolo 3. 38 Carre, Pesavento Mattioli 2003.
le assegnazioni viritane del 232 a.C. Non è da escludere che questa tendenza sia iniziata anche in precedenza come sembrano documentare i ritrovamenti di Cattolica40.
La recente revisione dei materiali permette dunque di ipotizzare l'esistenza di un insediamento precedente alla fondazione della colonia per lo meno dalla fine del III sec. a.C.
La revisione cronologica dei materiali dello scavo, se messa in relazione alla collocazione topografica del sito, risulta di particolare importanza anche per dettagliare ulteriormente la ricostruzione geomorfologica della piana di foce del fiume Foglia recentemente realizzata e per comprendere le scelte alla base del primo insediamento.
Si è infatti dimostrato come Pisaurum sia nata in prossimità della linea di costa su un ripiano terrazzato delimitato dal fiume Foglia a nord-ovest e dal Torrente Genica a sud-est, corrispondente all'antica conoide costiera che, come nel caso di quella recentemente ricostruita per il fiume Misa41,
si caratterizza per essere bassa e piatta, in pratica modellata dall'azione marina e “affogata” all'interno dei sedimenti portati dai due corsi d'acqua, a differenza delle conoidi costiere dei fiumi Metauro e Cesano più rilevate42.
Diverse sono le tracce riconosciute pertinenti ai paleoalvei del fiume Foglia e del Torrente Genica databili all'Olocene antico. Si è ricostruito come i due paleoalvei più antichi, individuati all'interno della futura area urbana, crearono degli avvallamenti paralleli, in corrispondenza dei quali infatti il piano romano è stato individuato a una profondità maggiore. Al momento della deduzione della colonia il cardine massimo sfruttò invece la posizione più rilevata tra queste due depressioni43. Allo
stesso tempo si sono individuati paleoalvei più recenti, esterni all'area urbana, che limitano la platea a nord-ovest e a sud-est e definiscono il cosiddetto ciglio tattico del terrazzo di III ordine sul quale sorse la colonia. Esso doveva essere più marcato dall'attuale44 come provano proprio i rinvenimenti
degli scavi dell'ex Farmacia Boscia. Collocati all'esterno (circa 20 m) della Porta Ravegnana, ossia nel punto in cui le mura della colonia erano attraversate dalla via Flaminia in uscita verso Rimini, gli edifici dell'ex Farmacia Boscia si trovano a una profondità di 3 m rispetto al piano attuale (2,8 m s.l.m.). Il basolato della Flaminia in corrispondenza di Porta Ravegnana è stato invece individuato a una profondità di 1,3 m (piano attuale pari a circa 4,3 m s.l.m. ). Il dislivello antico era dunque di circa 3 metri45.
40 Cfr. supra capitolo 2 e infra, Maltani, Stoppioni 2008. 41 Cfr. capitolo 3.
42 Si ringrazia il Prof. Daniele Savelli del DiSTeVa dell'Università di Urbino per la comunicazione personale. Per lo studio geomorfologico delle conoidi costiere del Metuaro e del Cesano, si veda Calderoni, Della Seta, Fredi, Lupia Palmieri, Nesci, Savelli, Troiani 2010.
43 Campagnoli, Di Cocco, Mencucci 2005: 71. 44 Campagnoli, Di Cocco, Mencucci 2005: 72.
45 In Campagnoli, Di Cocco, Mencucci 2005: 72, viene indicato un dislivello di circa 4 metri sebbene tra i piani attuali venga riportato un dislivello di circa 1,5 metri.4,
Le recenti ricerche hanno poi permesso di determinare che il paleoalveo meridionale, pertinente al torrente Genica, era ancora attivo in età romana, dal momento che la notizia del suo allontanamento è di età rinascimentale, quando fu deviato per la costruzione di Rocca Costanza.
Per quanto riguarda invece il Foglia la situazione era più complessa poiché si sono individuate diverse tracce di paleoalvei del fiume46. É stato ricostruito che il paleoalveo lungo il lato nord-ovest
delle mura coloniali, definito “delle mura repubblicane”, doveva essere ancora attivo in età picena. In questo modo i resti dell'abitato preromano individuati nelle scuole medie “G. Picciola” e intercettati dalle mura della colonia, dovevano trovarsi su un alto morfologico delimitato a sud- ovest dalla depressione lasciata dal paleoalveo più antico e a nord-est dall'antico Pisaurus47. Successivamente, proprio grazie agli scavi dell'ex Farmacia Boscia si è potuto determinare un primo spostamento del fiume quanto meno all'età tardo-repubblicana, in età sillana e quindi precedente alla rifondazione augustea di I sec. a.C. Si è avanzata poi l'ipotesi di come già al tempo della deduzione della colonia il fiume si fosse allontanato, contrariamente a quanto era stato ricostruito fino a quel momento, sulla base del tracciato della via Flaminia, individuato anche archeologicamente in diversi punti. La strada infatti preesistente alla fondazione coloniale, a settentrione dell'area poi occupata dall'impianto urbano, descriveva un'ampia curva, che la portava verso il cosiddetto “Ponte Vecchio”, dove la stessa strada consolare attraversava il fiume. É stato sottolineato come tale curva corrisponda a una scarpata attribuile a un paleoalveo del Foglia, quindi probabilmente relativo a una fase “intermedia” fra quella preromana, che disegnò il ciglio sul quale