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L’organizzazione dell’ager Senogalliensis

Capitolo 3: La colonia di Sena Gallica

3.7 L’organizzazione dell’ager Senogalliensis

L'analisi sull'evoluzione urbanistica sin qui condotta, sulla base dei nuovi dati disponibili, conferma chiaramente il ruolo di primo polo della colonizzazione dell'ager Gallicus assolto dalla colonia di

Sena. Accanto alle funzioni di avamposto militare, in un territorio di recente conquista lontano da

Roma, fin da subito si sarà affiancata la funzione di centro di riferimento per i coloni distribuiti nel territorio. Se pur priva in questa prima fase di autonomia giuridica, avrà necessariamente costituito il centro di una praefectura, per lo meno dal 232 a.C. con le distribuzioni viritane nell'agro Gallico a seguito della Lex Flaminia.

Tuttavia è lecito pensare che fin da subito abbia svolto tale funzione e fosse concepita anche come un centro legato all'espansione agraria sul territorio. Le ampie dimensioni dell'area urbana, secondo la ricostruzione proposta, rispetto al tradizionale modello urbanistico delle colonie di diritto romano del III sec. a.C., sembrano suggerire non solamente una funzione militare ma confermare questo aspetto di “colonia di popolamento”.

Ovviamente questo legame con il territorio si sarà strutturato nel corso del tempo. Difficile pensare fin da subito a una capillare distribuzione di coloni sul territorio soprattutto se l'estensione dell'area di pertinenza di Sena rispecchiava, dalle prime fasi, quella ricostruita dalle ricerche topografiche sugli impianti centuriali, riconoscibili nelle valli dei fiumi Misa e Cesano, condotte in questi decenni254. Proprio per questo, l'estensione del territorio di Sena a entrambe le basse valli dei due

fiumi, viene indicata come possibile “quanto meno dall'età augustea in poi”255.

Tuttavia come per l'impianto urbano nella sua fase iniziale vengono stabiliti i suoi limiti, a volte semplicemente con un riferimento in forma di cippo, anche nel caso del territorio è plausibile che

254 Dall'Aglio 1991 255 Dall'Aglio 1991: 28.

fin da subito si siano individuati i confini dell'area di pertinenza della colonia, materializzati con degli aggregati o nuclei di insediamento.

Questa ipotesi potrebbe trovare conferma nei dati provenienti dalla ricognizioni di superficie condotte in questi anni256, che pur con tutte le riserve metodologiche di visibilità legate al contesto

geografico oggetto di indagine, testimoniano al momento un popolamento sparso genericamente riferibile all'età tardo-repubblicana e imperiale.

Una possibile ricostruzione delle dinamiche di strutturazione dell'ager Senogalliensis a partire dalle prime fasi della colonizzazione a seguito della deduzione della colonia, potrebbe venire dalle ricerche condotte negli ultimi dieci anni presso la chiesa di Madonna del Piano, nella media valle del fiume Cesano257.

La vocazione ad “area di guado”, la cui memoria anche oggi viene tramandata dal toponimo medievale della chiesa qui presente di Santa Maria in Portuno258, è forse l'elemento caratterizzante e

più significativo dell'area di Madonna del Piano, che fin dai primi anni ha stimolato la curiosità e focalizzato le ricerche archeologiche e topografiche verso la comprensione dell'evoluzione del rapporto insediamento-fiume nel tempo. Data la distanza della chiesa dall'attuale corso del fiume Cesano le indagini si sono allargate nel corso degli anni anche nei terrazzi sottostanti l'edificio religioso e hanno permesso di verificare e di proporre una prima ricostruzione dell'evoluzione del popolamento dell'area dall'età del Bronzo fino al periodo medievale259. In particolare per quanto

riguarda l'età romana è stato possibile ipotizzare l'esistenza, sulla base dei dati archeologici noti e dell'analisi storico-topografica, di una realtà articolata, probabilmente riconducibile alla forma di un

pagus260. Si è cercato infatti di inserire i ritrovamenti archeologici all'interno del panorama amministrativo del territorio di età romana, proprio per definire un primo quadro storico generale nell'evoluzione di questo settore della valle del Cesano, pur consapevoli della difficoltà e forse dell'impossibilità di riconoscere una tale realtà amministrativa in mancanza di dati epigrafici o relativi alla storia istituzionale261.

A favore di questa interpretazione si sono potuti riconoscere diversi indizi che sembrerebbero conformi con la tendenza a fungere da “contenitore” di queste unità amministrative legate alla

256 Giorgi 2002-2003. E in particolare da alcune tesi di laurea tra cui per il territorio di Senigallia, T. Casci Ceccacci. 257 Il progetto legato principalmente allo scavo presso la chiesa di Madonna del Piano è stato diretto dal Prof. G. Lepore del DiSCi- Sezione di Archaeologia, dell'Università di Bologna. In proposito da ultimo si veda Lepore 2010a: 17-86; Lepore 2010b: 431-457.

258 Per quanto riguarda il forte legame tra la divinità romana di Portunus e i fiumi si veda Caruso 1994. 259 Lepore G., Galazzi F., Silani M. 2014 c.s.

260 Lepore G., Galazzi F., Silani M. 2014 c.s. 261 Capogrossi Colognesi 2002: 259-260.

strutturazione del territorio di pertinenza delle colonie e delle aree di ager publicus soggette a colonizzazione viritana262.

In particolare, segnaliamo la presenza di un discreto numero di fornaci per la produzione laterizia funzionali alle villae/fattorie263 presenti nell'area, di un'estesa necropoli interpretabile come area

funeraria a uso comunitario e l'attestazione epigrafica di un'area di culto legata alla Bona Dea, che doveva trovarsi nelle immediate vicinanze entro un raggio di 4,5 km264. Quella di Madonna del

Piano si configura dunque come un'area caratterizzata da un insediamento sparso e priva di quel carattere “urbano” che le fonti letterarie ci descrivono per gli insediamenti vicani265. Inoltre le

verifiche stratigrafiche condotte nel 2008 tra l'area degli impianti produttivi e la necropoli hanno riscontrato l'assenza di un asse viario in questo punto, un importante attributo di natura urbana per la formazione di agglomerati secondari quali i vici266. L'estensione ipotizzata dell'area del pagus è di

circa 20 kmq267.

A rafforzare il quadro delineato sulla base dei dati archeologici si aggiungono alcune considerazioni di carattere storico-topografico. In primo luogo l'importanza di snodo della viabilità della valle. La presenza di un asse di attraversamento del fiume Cesano, quale collegamento della viabilità gravitante sul municipium di Suasa, situato poco più a monte e lungo la stessa destra idrografica del fiume, con il diverticolo della via Flaminia sulla sponda opposta, è suggerita oltre che dal toponimo

in Portuno, anche dalle caratteristiche geomorfologiche di questo tratto di valle268. In questo punto

infatti, come evidenziato dalla recenti ricerche269, il cosiddetto terrazzo alluvionale di II ordine si

protende verso la sponda sinistra della valle, subito prima di un ampio paleomeandro del Cesano d'età romana. Questo livello terrazzato era già stabile in questo periodo e costituiva dunque la base per un sicuro punto di attraversamento.

La ricostruzione dell'assetto delle divisioni agrarie d'età romana costituisce poi un ulteriore elemento di conferma dell'ipotesi ricostruttiva avanzata. Il riconoscimento nella valle del Cesano di due catasti con differente orientamento, uno nella bassa valle pertinente alla colonia di Sena Gallica e uno nella media valle nel territorio del municipium di Suasa, ha portato a individuare proprio

262 Sisani 2012: 601 e ss.

263 Per la distinzione tra villa e fattoria si veda Carandini, D’Alessio, Di Giuseppe 2006: 559-604.

264 Per quanto riguarda il culto della Bona Dea si vedano Brouwer 1989 e Marcattili 2010. Sul rapporto tra pagus e santuari si rimanda in particolare a Stek 2009: 123-129.

265 Sull'argomento si veda Todisco 2007. 266 Casci Ceccacci 2010: 543-545.

267 Tale dimensione sembra compatibile con le informazioni desumibili dall'unica testimonianza epigrafica al riguardo ovvero il catasto epigrafico di Volcei, e con le dimensioni ricostruibili per le realtà paganiche documentate per via letterarie ed epigrafica nei territori dei centri municipali e coloniali di Concordia, Nola, Beneventum, Placentia e

Veleia. Sisani 2012: 602-604.

268 Dall'Aglio 1991: 12-23. 269 Dall'Aglio et alii 2012: 101-112

nell'area di Madonna del Piano il confine tra i due blocchi centuriali, nel punto di cambiamento dell'assetto della valle270. Una recente revisione dell'organizzazione delle divisioni agrarie in questo

settore ha infine permesso di prolungare ulteriormente il catasto della colonia di Sena verso l'entroterra e di comprendere la zona di Madonna del Piano al suo interno271.

Quest'ultima ipotesi consente di riconoscere nell'attuale via denominata Passo del Bombone una persistenza di un asse della limitatio, orientato in direzione del prolungamento del terrazzo alluvionale di II ordine verso il Cesano.. La continuazione di questo asse verso il crinale meridionale della valle, ricalcato da un altro relitto nella viabilità attuale, lascia ipotizzare la sua associazione con un percorso viario intervallivo oltre che di attraversamento del fiume e di collegamento, come già detto, delle viabilità di percorrenza della valle su entrambe le sponde272 .

Un asse viario di tale importanza all'interno dei percorsi vallivi poteva dunque costituire un ulteriore elemento di una realtà insediativa a carattere sparso ma legata sotto il profilo amministrativo territoriale, un pagus per l'appunto. Il fattore di “confine”, tra la colonia di Sena e il

municipium di Suasa, rappresenta un argomento aggiuntivo a conferma della nostra ipotesi273.

A tutti questi elementi si aggiungono i dati forniti dalle ricerche condotte tra il 2010 e il 2012 nella cava di ghiaia di Madonna del Piano: le indagini geofisiche prima e le trincee esplorative di verifica poi, hanno definito la presenza di un edificio di consistenti dimensioni, con un settore rustico/produttivo, con almeno una fornace, e un settore privato, ipotizzato grazie alle numerose tessere di mosaico in dispersione in alcuni punti dell'area indagata. L'ipotesi dell'esistenza di una

villa, avvalorata dalla planimetria ricostruibile sulla base dell'interpretazione del dato geofisico, si

inserisce pienamente nella ricostruzione proposta e la conferma ulteriormente, dal momento che l'edificio presenta lo stesso orientamento della pertica della colonia di Sena274.

La presenza infine di un acciottolato di 3,5 m di larghezza, messo in luce con la realizzazione delle trincee di verifica, che da una porta di accesso all'edificio si dirigeva verso nord-est con un orientamento divergente, ha suggerito in un primo momento l'esistenza di una strada privata di

270 Dall’Aglio, Bonora Mazzoli 1991: 34, nota 27.

271 L’ipotesi è stata avanzata dal dott. Casci Ceccacci in Baldelli et alii 2008: 11-16; Silani, Casci Ceccacci 2010: 275- 281.

272 É noto come i limiti della centuriazione romana venissero il più delle volte materializzati sul terreno da strade, in particolare per quanto riguarda i limites quintarii o actuari in quanto utilizzati anche come vie pubbliche (Misurare la terra: 131). A livello di suggestione la persistenza costituita dalla strada Passo del Bombone e dal suo prolungamento verso le colline, costituisce il ventesimo cardine del blocco centuriale di Sena secondo l'attuale ricostruzione e potrebbe quindi corrispondere a uno dei limites actuarii.

273 L'importanza delle strade all'interno dei pagi è indirettamente confermata dal passo di Siculo Flacco (Sicul. Flacc. 146 L.) sul ruolo specifico dei magistri pagi nelle cura delle viae vicinales (Sisani 2012: 641). Per quanto riguarda il rapporto tra confini dei singoli distretti e il ruolo dei magistri pagi nelle lustrationes pagorum, come ricordato da Siculo Flacco, si veda Sisani 2012: 644-647; Stek 2009: 171-185.

collegamento con la viabilità principale. L'asse viario di attraversamento del fiume nella ricostruzione proposta finora correva infatti poche decine di metri più a valle, coincidendo con il limite centuriale rappresentato dalla persistenza del Passo del Bombone.

Le ricerche condotte tra il 2010 e il 2012 hanno permesso di avanzare anche una possibile datazione dell'intero contesto, sulla base dei dati archeologici fino a quel momento noti, che sembrava collocabile a partire dalla fine del I sec. a.C., per ricevere un particolare impulso nella sua strutturazione tra I e II sec. d.C. Tale cronologia, in linea con quanto ricordato dal Liber

Coloniarum, dove viene riportata la notizia della legge triumvirale per cui il territorio di Sena venne assignatus limitibus et centuriis275, può essere retrodatata per lo meno alla fine del III - inizi II sec

a.C., sulla base di considerazioni di carattere storico-topografico e archeologico. Infatti, da un lato la testimonianza delle assegnazioni viritane del 232 a.C. legate alla Lex Flaminia de agro gallico et

picenum viritim dividundo, dall'altro la presenza di alcuni materiali, tra cui diverse monete, databili

tra fine III e metà II sec. a.C., giustificano la ricostruzione diacronica proposta e la possibilità di ricondurre una prima strutturazione dell'area a tale orizzonte cronologico d'età repubblicana276. Se ci

fermiamo ai dati raccolti con i primi interventi esplorativi (2010-2012), la ricostruzione del pagus di Madonna del Piano, qui brevemente sintetizzata nelle sue linee generali, non era certamente priva di alcune debolezze. La prima, sul piano topografico, era data dall'orientamento della strada di accesso all'edificio, differente rispetto alle divisioni agrarie e all'asse viario intervallivo di attraversamento del fiume, laddove si assumeva come elemento significativo l'iso-orientamento delle strutture della

villa con i medesimi limiti. La seconda era relativa al quadro storico complessivo, dal momento che

gli unici elementi per ipotizzare una strutturazione simile prima della fine del I sec. a.C., quando viene testimoniata anche su base stratigrafica, erano solamente un discreto numero di materiali datanti trovati attraverso ricognizioni di superficie o reimpiegati nella successiva chiesa di Santa Maria in Portuno, sostenuti dal peso storico avuto dalla Lex Flaminia nella strutturazione del territorio dell'ager Gallicus.

Sebbene ancora in corso, i nuovi scavi estensivi condotti nell'estate 2013 hanno permesso di acquisire nuovi dati che contribuiscono largamente a colmare le principali lacune del nostro assunto, confermando il quadro finora proposto e permettendo di formulare una nuova ipotesi di ricostruzione storica ancora più dettagliata.

275 Lib. col., II, p. 258, 10-12 (Lach.).

276 Alcuni argomenti utilizzati a riprova della ricostruzione proposta per l'età romana, tenevano in considerazione lo sviluppo dell'insediamento di Madonna del Piano sia durante l'Età del Bronzo (presenza di due villaggi) e del Ferro (testimonianze di aree di culto lungo i crinali della valle), sia in età medievale (carattere sparso dell'insediamento e monastero di Santa Maria in Portuno). Per le somiglianze e differenze con le testimonianze dell'area di Sant'Isidoro, poco più a monte, si veda Lepore, Galazzi, Silani 2014 c.s.

Elemento principale di novità è stata la continuazione dell'acciottolato oltre la soglia dell'edificio individuata in precedenza277. Questo fattore ha posto dunque da un lato il problema di definire la

funzione e la tipologia dell'asse viario (strada privata di accesso all'edificio o strada di livello superiore?)278 dall'altro di definire il suo rapporto con l'edificio adiacente. La risposta a entrambi i

quesiti è strettamente connessa. In primo luogo sia le dimensioni di 3,5 m pari a 12 piedi sia la stessa cura nella tecnica costruttiva con ciottoli di medie e grandi dimensioni279, per un asse viario

in aperta campagna individuato finora per un totale di 17 m di lunghezza, suggeriscono la presenza di una strada di una certa importanza con funzione più pubblica che privata, forse di lunga percorrenza o quanto meno di collegamento di due punti significativi all'interno della valle280. Sono

inoltre visibili alcune tracce legate al solco lasciato dal passaggio delle ruote di carri.

Inoltre, se si trattasse di un asse a uso privato, risulta difficilmente comprensibile la ragione per cui dovrebbe continuare oltre la porta di accesso all'edificio che va a servire. In tal caso sarebbe stato più logico avere una sorta di area cortilizia pavimentata in ciottoli oltre tale passaggio.

Quest'ultima considerazione pone tuttavia il problema del rapporto dell'edificio con la strada, poiché sembra ancor più difficile spiegare la presenza di un edificio privato che si imposta su una asse viario di pubblica utilità.

Prima di analizzare questa seconda problematica, può essere utile, allargando lo sguardo, inserire la via all'interno della ricostruzione del quadro territoriale d'età romana finora proposto, e verificare l'esistenza di ulteriori elementi a favore dell'ipotesi di strada pubblica.

277 Per quanto riguarda la descrizione delle singole emergenze individuate nello scavo e la sequenza cronologica relativa si veda Lepore, Silani, Boschi, Belfiori, Galazzi, Delpino, Albertini, Casadei, Ciriaco, Sabbatini 2014, c.s. 278 Per quanto riguarda la classificazione delle strade all'interno del sistema itinerario d'età romana sulla base delle fonti scritte si veda Capogrossi Colognesi 1976: 1-115. Nel testo i riferimenti “pubblico” e “a lunga percorrenza”, utilizzati per la descrizione dell'asse viario individuato nel corso della campagna 2013, si intendono all'interno di una dimensione “locale” costituita dalla valle del Cesano. La nuova strada della cava di Madonna del Piano potrebbe infatti essere riconducibile a una via vicinales a carattere pubblico, indipendentemente dal carattere privato o pubblico dei terreni che doveva attraversare data anche la sua antichità. Vie vicinali che in ogni caso sulla base della lettura dei testi giuridici e gromatici risultano essere “'l'elemento centrale non solo del sisstema di viabilità agraria romana, ma di tutto

il sistema viario periferico: riassorbendo quindi al suo interno quella figura piuttosto importante di strade che collega i distretti rurali (e forse anche le minori località urbane) con le grandi vie consolari il cui carattere privato è stato negato dallo stesso Ulpiano.”( Capogrossi Colognesi 1976: 51).

279 Sulle dimensioni delle strade già alla metà del V sec. a.C. le XII Tavole prescrivevano una larghezza di minino 8 piedi per i rettifili e 16 per le curve. In età augustea le strade corrispondenti ai limiti centuriali dovevano essere larghe 8 piedi mentre i limites actuarii 12 piedi (3,50 m circa). In età imperiale le grandi arterie in uscita da Roma erano larghe 4 m (14 piedi circa). Dall'Aglio, Di Cocco 2006: 70.

280 Le dimesioni e la tecnica costruttiva suggeriscono, a nostro avviso, una funzione importante anche per l'asse viario individuato a Cesano di Senigallia per il quale si veda Lepore, Silani, Boschi, Belfiori, Galazzi, Delpino, Albertini, Casadei, Ciriaco, Sabbatini 2014, c.s. La stessa villa di Cesano di Senigallia potrebbe costituire la traccia di un altro

pagus all'interno del territorio della colonia di Sena. Una possibile linea di ricerca potrebbe infatti venire dall'ipotesi

anche per questa unità territoriale di una dimensione di circa 20/25 kmq con la villa al confine meridionale e una estensione verso nord. In questo modo ricadrebbe al suo interno anche la statio di Ad Pirum, collocata sulla base dell'ultima revisione dei dati disponibili nella zona dell'attuale Villa Terni lunga la destra idrografica del Cesano (Lo Schiavo 1991: 24-27.), fornendo a sua volta un ulteriore elemento per la caratterizzazione dell'ipotetico pagus.

Di estrema rilevanza è l'analisi del rapporto con la geografia fisica dell'area e in particolare con la ricostruzione geomorfologica del corso del fiume Cesano in età romana. Come è stato evidenziato dai recenti studi281, il Cesano d'età romana era caratterizzato da un corso a carattere meandriforme,

con anse discretamente ampie che divagavano da un lato all'altro della valle. Un paleomeandro particolarmente evidente, come già anticipato, è proprio in corrispondenza di Madonna del Piano immediatamente a valle del sito della cava di ghiaia (Fig. 4). Tale caratteristica rendeva il fiume parzialmente instabile, se non regimato, e l'eventualità di variazioni con salti di meandro erano dunque possibili, dato il precario equilibrio idraulico che ha sempre caratterizzato i settori di media e bassa valle e le piane di foce282. Durante l'età romana, e in particolare nelle prime fasi di

occupazione, sicuramente stabile doveva essere il terrazzo alluvionale di II ordine, dal momento che la sua formazione è databile al Pleistocene Superiore, mentre il terrazzo sottostante di III ordine se da un lato doveva essere per lo più formato, dall'altro poteva essere contraddistinto ancora da eventi alluvionali e da alcuni meandri del fiume. É ovviamente molto complesso ricostruire nel dettaglio il corso meandriforme del Cesano d'età romana senza datazioni puntuali provenienti da campioni significativi, tuttavia è possibile che le aree più prossime al corso del fiume fossero instabili. La conferma viene dagli stessi testi dei gromatici, e in particolare dall'esempio del fiume Foglia, l'antico Pisaurus, preso come esempio per i differenti problemi e le relative soluzioni tecniche adottate per la gestione del fiume all'interno dell'organizzazione del territorio e delle sue divisioni agrarie283. Non è un caso che proprio lo stesso Pisaurus venga utilizzato come modello in una delle

vignette esplicative di accompagnamento a tali testi di agrimensura per la definizione giuridica delle aree non assegnate all'interno delle centurie in corrispondenza dell'alveo dei fiumi, definite

subseciva284.

Particolarmente significativo diventa a questo punto relazionare l'eventuale percorso del nuovo asse viario di Madonna del Piano con la situazione geomorfologica appena descritta. Prolungando infatti