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Hans Morgenthau e la sistematizzazione del programma realista

Nel documento Oltre il realismo politico di Simone Weil (pagine 67-74)

ANALISI E RICOSTRUZIONE DEL REALISMO POLITICO

2.1 Identità e sviluppi del realis mo politico tradizionale

2.1.4 Hans Morgenthau e la sistematizzazione del programma realista

La notorietà di Hans Morgenthau97 negli studi di realismo politico coincide con il suo inserimento nel dibattito americano che, nel XX secolo, agitava gli studiosi di politica estera e relazioni internazionali. È in questa cornice che Hans Morgenthau elabora le sue analisi in dichiarata opposizione a quelle del filone di studi legalista, che definisce lo scopo primario della politica estera americana come la creazione di un’armoniosa società internazionale basata sulla ricerca e l’accettazione di princip i morali universali.

Raccogliendo i dettami della filosofia liberale dell’Illuminismo, l’approccio legalista confida nella naturale bontà dell’essere umano e ritiene che un ordine politico morale e razionale derivante da principi astratti universalmente validi possa essere realizzato hic et nunc attraverso l’impiego della ragione. Per i legalisti, infatti, se tutti gli uomini seguissero la ragione, un ordine politico armonioso si costituirebbe all’istante, i conflitti scomparirebbero o si risolverebbero in compromessi, ed il

96 Ivi, pp. 165-172. 97

H.M. nasce a Coblenza, nella parte ad ovest della German ia, il 1 7 febbraio 1904. A causa delle leggi razziali, è costretto a emigrare prima in Svizzera, poi in Spagna; una volta scoppiata la guerra civile, trova asilo e fama negli Stati Un iti, dove muore nel 1980. Po litologo tedesco, fondatore del realismo politico contemporaneo e autore del libro più influente e dibattuto di tutta la storia della teoria delle relazioni internazionali: Politica tra le nazioni. La lotta per il potere e la pace (1948).

benessere regnerebbe incontrastato. Lo stesso conflitto internazionale non sarebbe altro che il prodotto di errori non intenzionali e di un’inadeguata comprensione politica. A tal proposito le istituzioni della legge, dell’insegnamento e del commercio devono rendere gli individui consapevoli della loro mutua dipendenza e dell’armonia dei rispettivi interessi. L’auspicio dell’approccio legalista è che tale riconoscimento sbocchi nella naturale creazione di una società internazionale fatta di organismi sovrastatali a sostegno di un nuovo ordine morale universale fondato sulla ragione e da essa nutrito98.

È in dichiarata antitesi a queste posizioni che Morgenthau definisce la sua teoria realista, compiendo un’operazione nei confronti del legalismo nello studio delle relazioni internazionali analoga a quella compiuta da Machiavelli nel Principe nei confronti dell’etica cristiana in politica.

Il cuore della visione politica di Morgenthau è l’essenza polemica della politica, causata dalla natura malvagia ed egoistica dell’uomo.

Morgenthau concepisce la politica come una lotta per il potere dal carattere diabolico. La malvagità dell’attività politica deriva, secondo il politologo tedesco, da due impulsi umani contrastanti in cui la politica affonda le sue radici: l’egoismo e l’animus dominandi. Il primo impulso – l’egoismo – presenta dei limiti costitutivi dovuti alla scarsità dei beni materiali e spirituali funzionali alla sopravvivenza; il secondo impulso, invece, si esplica come volontà illimitata di potere. Entrambi gli impulsi costituiscono due ingredienti inseparabili di ogni azione sociale, che vede convivere da un lato l’egoismo originato per necessità dall’esigenza di sopravvivere e, dall’altro, la ricerca umana della conquista e del dominio. Morgenthau fa derivare da qui la natura intimamente conflittuale della politica: l’egoismo determina, infatti, che ciascun individuo ponga i propri interessi davanti a quelli degli altri provocando un naturale scontro per il potere.

Alla tesi dei legalisti che vedono nel conflitto internazionale un semplice accidente storico, Morgenthau risponde sottolineando l’assoluta necessità del conflitto, elemento costitutivo della natura umana e, allo stesso modo, della politica interna e di quella internazionale:

98 Boyle F. A., World politics and international law, Duke University Press, United States of A merica

La tendenza al dominio, in particolare, è un elemento comune a tutte le associazioni umane, dalla famiglia alle corporazioni di stampo professionale, dalle organizzazioni politiche locali allo stato. A livello familiare, il tipico conflitto tra la suocera e la nuora rappresenta, in sostanza, una lotta per il potere, cioè la difesa di una posizione di potere consolidata contro il tentativo di stabilirne una nuova. In quanto tale, essa prefigura il conflitto sulla scena internazionale tra la politica dello status quo e la politica imperialista. I club, le congregazioni, le facoltà e le organizzazioni corporative costituiscono gli scenari di continue lotte per il potere tra gruppi che cercano di mantenere o di aumentare il potere che già detengono. La competizione tra imprese economiche, così come i conflitti di lavoro tra gli imprenditori e la manodopera, si verificano frequentemente non già per ottenere vantaggi di natura economica bensì per controllarsi reciprocamente: cioè, per il potere. Infine, l’intera vita politica di uno stato, e in particolare di uno stato democratico, dal livello locale a quello nazionale, è una continua lotta per il potere. Attraverso elezioni periodiche, attraverso il voto nelle assemblee legislative, nei processi nei tribunali, nelle decisioni amministrative e nei provvedimenti esecutivi – in tutte queste attività, gli uomini cercano di mantenere o di stabilire il loro potere sugli altri uomini. […] Data questa ubiquità della lotta per il potere in tutte le relazioni e a tutti i livelli dell’organizzazione sociale, può forse sorprendere che la politica internazionale sia necessariamente politica di potenza? Non sarebbe piuttosto sorprendente il contrario, che cioè la lotta per la potenza non fosse altro che un attributo accidentale ed effimero della politica internazionale, essendo invece un elemento permanente e necessario di ogni aspetto della politica interna?99

Come si evince da queste righe, la politica interna gode per Morgenthau di uno statuto del tutto analogo a quello della politica internazionale: entrambe sono lotte per il potere, con l’unica differenza che mentre la prima coinvolge unità analiticamente primarie chiamate individui, la seconda vede come protagonisti gli Stati.

La considerazione spesso prioritaria della politica internazionale rispetto a quella interna è giustificata dal realismo politico contemporaneo con l’assunzione che le relazioni interstatali riproducano gli stessi meccanismi del potere interni ad un’unità statale, ma con maggiore evidenza. È per questo motivo che lo sforzo intellettuale di Morgenthau è indirizzato in particolare alla comprensione dei principi della politica internazionale, raccolti attraverso l’analisi degli eventi politici sedimentati nella storia.

Come per Tucidide e Machiavelli, infatti, la storia rappresenta per Morgenthau il substrato su cui fondare lo studio della politica internazionale. Voluminose parti di Politics among Nations (1948) sono volte anzitutto a fornire una mappa della scena

99

politica, un inventario dei comportamenti complessi presenti nella politica internazionale che riveli come la politica sia costituita da forze ambigue e spesso tra loro contraddittorie, delle quali lo studioso di politica deve limitarsi a valutare la portata100.

Più che una “scienza politica”, secondo Morgenthau, infatti, gli studi politici costituiscono un sapere pratico che richiede impegno e distacco: l’uomo di Stato deve usare il proprio bagaglio di conoscenze per vagliare le alternative reali che gli si presentano davanti e servirsi dalla filosofia per illuminare di saggezza pratica i principi che lo guidano nella comprensione della realtà politica101.

Il lavoro intellettuale di Morgenthau testimonia una decisiva evoluzione del realismo politico che, con Machiavelli, si era attestato l’espressione di un desiderio di controllo pratico della politica, volto a prescrivere tecniche tese alla manipolazione degli esiti politici.

Nonostante interessi di politica normativa siano rintracciabili anche in Politics among nations, a differenza di Machiavelli, Morgenthau appare più interessato alla comprensione della politica come tale. Il suo contributo specifico all’evoluzione del programma realista risiede nell’aver trasformato il realismo politico in un corpo sistematico fatto di informazioni empiriche dirette alla comprensione scientifica della politica e sviluppato attorno a sei princìpi che trovano la loro formulazione definitiva nell’opus magnum del politologo e che riassumiamo qui di seguito102:

1) La politica, come la società nel suo complesso, è governata da leggi oggettive che hanno la loro origine nella natura umana.

Il realismo politico crede nell’oggettività delle leggi della politica e nella possibilità di sviluppare una teoria politica razionale che le rifletta. Esso confida nella possibilità di distinguere tra verità e opinione, tra ciò che attiene al piano dell’oggettività razionale (i fatti concreti), e ciò che è soggettivo ed illusorio. Il primo passo per la comprensione della realtà politica è accostarsi ad essa con uno schema razionale che, avvalendosi della conoscenza storiografica, ne suggerisca i possibili significati. Seguirà il confronto tra le ipotesi, gli eventi concreti e le loro

100

Cfr. Tellis A. J., Introduzione al realismo politico, cit., p. 60.

101 Thompson K.W., Filosofia e politica: il doppio impegno di Hans J. Morgenthau , in Rivista di Politica, n. 3, 2010, pp. 37-45.

102 Per i sei principi del realismo politico rimando a: Morgenthau H., Politics among nations, cit., pp.

conseguenze. Tale metodo di approccio è l’unico attraverso il quale decifrare i fatti politici e costruire una possibile teoria della politica.

2) L’assunto principale del realismo politico è il concetto di interesse definito in termini di potere.

La nozione di interesse costituisce il legame fra la ragione che cerca di capire la politica internazionale ed i fatti che devono essere spiegati. L’interesse, definito in termini di potere, sancisce l’autonomia della politica come sfera d’azione e la separa da altri campi quali l’economia, l’etica, l’estetica o la religione.

L’interesse viene anche definito da Morgenthau la “bussola” del realismo politico, in quanto consente la distinzione tra fatti politici e non politici, introducendo ordine razionale nella politica e rendendone possibile la comprensione teorica. È attraverso questo concetto che la teoria realista giudica le qualità politiche dell’azione depurandole da tutte le scorie soggettive, ovvero da lle preferenze ideologiche e dalle intenzioni. Queste ultime sono i dati psicologici più illusori, poiché non mettono al riparo da una cattiva politica e non ne garantiscono né la bontà morale, né il successo politico103.

3) Il concetto principale del realismo politico – l’interesse definito come potere – costituisce una categoria universalmente valida, ma dotata di un significato variabile, in quanto determinato di volta in volta dall’ambiente politico, storico e culturale.

Il significato del concetto di interesse definito in termini di potere varia in base a fattori politico-culturali e storici. Il potere comprende tutto ciò che stabilisce e mantiene il controllo dell’uomo sull’uomo. Esso implica il dominio dell’uomo sull’uomo ed abbraccia tutte le relazioni sociali che servono a questo scopo, dalla violenza fisica ai più sottili legami psicologici con i quali una mente controlla un’altra mente.

4) Il realismo politico è consapevole della tensione tra il principio morale e i requisiti di una politica di successo.

Il realismo sostiene che l’etica, nella sua formulazione generale ed astratta, sia inapplicabile all’esame della realtà politica. Le azioni degli Stati no n possono essere giudicate in base alla loro conformità alla legge morale. I principi morali universali

103 Un esempio della portata illusoria delle intenzioni nell’amb ito politico può essere rintracciato nella

politica di Robespierre. In rapporto alle sue motivazioni egli è stato uno degli uomin i p iù v irtuosi che siano mai vissuti. Tuttavia, proprio il radicalismo utopico di questa sua stessa virtù, lo ha reso un dittatore e lo ha portato al patibolo.

devono, perciò, essere filtrati dalle circostanze concrete di tempo e di luogo e dare vita ad un’etica politica che giudichi un’azione in base alle sue conseguenze reali. Il realismo considera quale suprema virtù in politica la prudenza104, intesa come la considerazione delle conseguenze di scelte politiche alternative e di azioni apparentemente morali.

5) Le aspirazioni morali di una particolare nazione non coincidono con le leggi morali che regolano l’universo.

Un rischio molto forte, specialmente in politica internazionale, è che gli Stati presentino le proprie aspirazioni particolari come fini morali universali. Tale equazione in politica è altamente dannosa, in quanto genera una distorsione di giudizio in grado di distruggere nazioni e civiltà in nome di un principio o di un ideale religioso.

6) Il realismo sostiene l’autonomia della politica, intesa come attività peculiare ed unica in rapporto alle altre sfere di attività umana.

Ciò che contraddistingue l’approccio metodologico del realismo è la volontà di indagare la realtà effettuale della politica in maniera autonoma, senza condizionamenti di natura etico-religiosa o morale.

Il realismo politico è basato su una concezione pluralistica della vita umana. Esso è consapevole che la natura umana sia composta da molteplici sfere – etica, estetica, religione e via di seguito – ma ritiene che ognuna di queste debba essere indagata applicandole gli schemi intellettuali che le sono propri. Pertanto, i diversi aspetti della natura umana vanno analizzati come ambiti unici e specifici, sviluppando schemi adatti ad ogni settore. Da qui la difesa realista dell’autonomia della sfera politica dalle intrusioni da parte di altri modelli di pensiero che non le sono propri.

Parallelamente a questa battaglia, il realismo politico rivendica la propria specificità rispetto alla restante scienza politica. Da questa esso si distingue per la completa adesione a quegli assunti che, ripresi da Tucidide e Machiavelli, costituiscono i capisaldi della sua teoria politica: la definizione di un’antropolo gia come necessaria premessa di qualsiasi riflessione sulle forme politiche con cui l’uomo organizza la propria esistenza sociale; l’individuazione dei criteri della politicità, vale a dire dei fattori che rendono la politica un’attività peculiare in

104 Per un’ampia analisi della prudenza (phronesis) rimando al VI libro dell’Etica a Nicomaco di

rapporto alle altre sfere di attività umana; e, infine, l’assunzione della storia come unico laboratorio sperimentale a disposizione di chi voglia indagare la politica.

CAPITOLO III

Il PRIMO PASSO DI SIMONE WEIL VERSO IL REALISMO POLITICO

Nel documento Oltre il realismo politico di Simone Weil (pagine 67-74)