L’ANALISI DELL’OPPRESSIONE
4.4 Simone Weil pionie ra del realis mo politico di Kenneth Waltz
Gli elementi finora analizzati del realismo politico weiliano avvicinano l’autrice a una variante particolare del realismo, quello strutturale.
È per questo motivo che prenderemo in esame il contributo di Kenneth Waltz, che Weil per molti versi anticipa di circa un secolo, sia per le sue analisi di politica internazionale che per quelle di politica interna.
Le due opere fondamentali con cui Waltz costruisce la sua teoria politica realista sono Man, the State and War (1893) e Theory of International Politics (1979).
In Man, the State and War Waltz prende in esame le teorie esistenti della guerra fornendone una tassonomia in base al luogo in cui esse collocano le cause della guerra all’interno della loro mappa esplicativa. Waltz individua tre categorie a seconda che le cause del conflitto vengano individuate nella natura umana, nel carattere dello Stato o nella natura del sistema internazionale.
Le cause della guerra che si pensa derivino dalla natura umana vengono tipizzate come spiegazioni prima-immagine; quelle attribuite al carattere dello Stato sono classificate come spiegazioni seconda-immagine ed etichettate come “riduzioniste” in quando riducono le cause ad attributi delle unità – gli Stati – ; e infine, le cause
339 René Belin (1898-1977) è uno dei rappresentanti permanenti dell’ufficio confederale della CGT a
partire dal 1933. È mo lto stimato da Simone per il suo pacifis mo. Belin è anche min istro e segretario di Stato durante il governo di Vichy, fino al suo allontanamento nel 1942.
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considerate il prodotto di un sistema-Stato vincolante sono tipizzate come spiegazioni terza-immagine/teorie sistemiche.
Le spiegazioni prima-immagine delle cause di guerra vengono respinte da Waltz per la loro utilità teorica limitata.
La natura umana – scrive Waltz in Man, the State and War – svolge senza dubbio un ruolo nel realizzare lo stato di guerra, ma non riesce a spiegare la guerra e la pace in sé stesse, senza asserire semplicemente che la natura dell’uomo è tale per cui egli a volte combatte e a volte no. Se la natura umana è la causa della guerra e se, come avviene nei sistemi pessimisti prima-immagine, è immutabile, non è possibile si diano speranze di pace. Se, invece, essa è una delle cause della guerra allora diventa possibile svolgere un’indagine sulle condizioni di pace341.
Nonostante forniscano un prezioso monito a non aspettarsi eccessivi risultati dall’applicazione della ragione ai problemi sociali e politici, le spiegazioni prima- immagine costringono a spostare l’attenzione sulle istituzioni umane, dato che solo queste possono essere manipolate al fine di vincolare una natura umana che invece non può essere modificata.
Waltz mostra facilmente come anche le spiegazioni seconda-immagine siano carenti. In tal caso il problema chiave è che lo scoppio della guerra, fenomeno pervasivo in ogni fase storica documentata, non può essere tipizzato come prodotto di un genere particolare di Stato. Democratici o monarchici, repubblicani o autocrati, capitalisti o socialisti, tutti i tipi di Stato sembrano aver causato una guerra, per cui l’affermazione in base alla quale sarebbe attribuibile al particolare carattere di uno Stato il realizzarsi di pace o guerra è per Waltz insostenibile.
Weil si colloca in una posizione all’unisono con quella di Waltz. L’affermazione in base alla quale sarebbe il carattere interno dello Stato capitalista a produrre la guerra è messa in discussione dalla filosofa dal fatto empirico che svariati Stati socialisti sono entrati in guerra in modo altrettanto entusiasta degli Stati capitalisti.
Un giudizio analogo si pone riguardo a tutte le coppie di regimi in opposizione, quali democrazia-monarchia, repubblica-autocrazia, ecc., che per la filosofa si riducono alla medesima sostanza annullando nella realtà politica qualsivoglia differenza e rivelandosi in egual modo causa di conflitti342.
341 Waltz K., Man, the State and War, Columbia University Press, New York 1893, pp. 1-15. 342
Sia per Waltz che per Weil l’influenza da assegnare alla struttura interna degli Stati nel tentativo di risolvere l’equazione guerra-pace non può essere determinata finché non si riconsideri il significato dell’ambiente internazionale.
A causa delle difficoltà associate alle spiegazioni prima e seconda immagine, Waltz esplora la plausibilità delle spiegazioni terza-immagine o sistemiche.
Waltz ritiene che nella situazione in cui si diano molti Stati sovrani, in assenza di un sistema di leggi in vigore fra essi, il conflitto – che a volte sbocca in guerra – non può non realizzarsi343.
Il fulcro della spiegazione sistemica consiste, perciò, nel prodursi, grazie alla presenza di molti Stati in competizione, di un sistema anarchico in cui l’assenza di spontanea armonia sfocia nella possibilità della guerra.
To achieve their objectives and maintain their security, units in a condition of anarchy – be they people, corporations, states, or whatever – must rely on the means they can generate and the arrangements they can make for themselves. Self-help is necessarily the principle of action in an anarchic order344
.
Gli atti degli Stati vengono inquadrati in una struttura conflittuale generale che permette loro di esistere e produrre il loro stesso crollo. Si tratta della stessa fenomenologia del potere ricostruita da Weil in opere come Réflexions en vue d’un bilan (1939)345.
Waltz ritiene che sia la natura degli obiettivi perseguiti sia il carattere degli individui che li perseguono, determinano la conflittualità dell’arena politica. In questa scena la ricerca dei mezzi di sostentamento in mezzo alla scarsità delle risorse e il carattere egoistico delle entità alla ricerca di tali mezzi è ciò che favorisce il comportamento individuale della cooperazione volta ad ottenere obiettivi comuni.
La questione critica che ora si presenta è come possano formarsi gli Stati sulla base della cooperazione a partire da una serie di interazioni fra egoisti razionali. La soluzione contrattuale di Rousseau per cui gli uomini creano lo Stato per ottenere mutui vantaggi – attraverso un processo dialettico in cui ci si impegna per la sua creazione a fronte di difficoltà croniche e incombenti rovine – non può essere sostenuta. Nonostante sia un suo estimatore, Waltz spiega come la logica di Rousseau sia inaccettabile a meno che non si dimostri che gli individui egoisti e
343 Waltz K., Man, the State and War, cit., p. 15.
344 Waltz K., Theory of International Politics, McGraw-Hill, Boston 1979, p. 111. 345
razionali continuino a portare avanti uno stato di collaborazione nonostante le perdite cui alcuni di loro vanno soggetti durante la reiterazione dei rapporti cooperativi. La logica rousseauiana appare quindi artificiosa perché non riesce a spiegare come gli individui che hanno la peggio al presente continuino a cooperare solo in vista di un guadagno potenziale nel futuro.
Waltz lascia quindi aperta la strada a una spiegazione di seconda-immagine: se la formazione dello Stato non può essere deduttivamente dimostrata sulla base del comportamento interattivo fra individui, la sua esistenza viene assunta a priori, supposta, e le sue caratteristiche considerate analoghe a quelle degli individui. Waltz ammette che il problema principale nella teoria politica non è determinare come avviene la nascita dello Stato, quanto capire come lo Stato continui a sostenersi e a convivere con altri Stati. A questo proposito Waltz sostiene che sono le teorie terza-immagine/sistemiche a fornire il massimo potenziale esplicativo346.
Il sistema, con gli stimoli che offre al conflitto, è la variabile decisiva per spiegare i suoi esiti. Esso è costituito dalla presenza e dalle interazioni di Stati egoisti la cui genesi e formazione sono supposte. Una volta che lo Stato è stato postulato quale attore unitario, razionale ed egoista, la sua genesi può essere, infatti, logicamente dedotta.
Nell’opera del 1979, Theory of International Politics, Waltz definisce il sistema internazionale come un ambito composto da una “struttura” e da “unità interagenti”. Un approccio o una teoria che possa essere correttamente definita “sistemica” – scrive Waltz – deve mostrare come il livello della struttura sia distinto dal livello delle unità interagenti, ovvero degli Stati. Tale assunto pone a sua volta due questioni: come si genera il sistema politico internazionale? Quali sono le sue peculiari caratteristiche strutturali? Waltz sostiene che il sistema politico internazionale venga generato dalle sue unità, gli Stati, allo stesso modo in cui il mercato è generato dalle sue unità, le imprese, all’interno dell’economia neoclassica. La generazione del sistema internazionale è, quindi, spontanea e si presenta come una conseguenza involontaria della ricerca di sicurezza delle sue unità347.
Del tutto in linea con quanto sostiene Weil, Waltz afferma che dal punto di vista del processo generativo il sistema è causato e mantenuto dal sussistere continuo delle unità. Una volta generato esso vincola in vario modo il comportamento delle
346 Tellis A.J., Introduzione al realismo politico, cit., pp. 124-132. 347
unità acquistando, di conseguenza, una vita propria data dall’interdipendenza delle unità.
The structure of a system changes with changes in the distribution of capabilities across the system’s units. As international structure changes, so does the extent of interdependence. As political systems go, the international-political one is loosely knit. With that proposition established, we want to know how interdependence varies in systems of different structure. Interdependence is a relation among equals. Interdependence is reduced by increases in the disparity of national capabilities348
.
Il sistema politico internazionale è perciò spontaneamente generato come involontaria conseguenza delle interazioni fra Stati alla ricerca di sicurezza. La sua struttura si definisce in base a tre categorie che distinguono la politica interna da quella internazionale: i principi di ordinamento, la specificazione delle funzioni e la distribuzione delle capacità.
Per quanto riguarda i principi di ordinamento, la politica interna è considerata centralizzata, gerarchicamente ordinata e operante sulla base del comando; la politica internazionale è decentralizzata, anarchicamente ordinata e le unità (gli Stati) sono fra loro in relazione di coordinazione.
A livello della specificazione delle funzioni, la politica interna si risolve in una differenziazione delle unità, poiché le relazioni gerarchiche di sovraordinazione e subordinazione si riducono alla specializzazione funzionale di unità differenti. La politica internazionale, invece, si risolve in unità (gli Stati) funzionalmente simili, in quanto per la mancanza di gerarchizzazione, tutte le unità tentano di attuare i medesimi compiti finalizzati all’assicurazione della sopravvivenza.
Infine, per quanto riguarda la distribuzione delle capacità, sia in politica interna che in politica internazionale, questa dipende dalle funzioni che ciascuna unità deve assolvere nel sistema gerarchico. In politica interna gli Stati sono unità differenziate al loro interno, mentre in politica internazionale le unità sono funzionalmente simili. Una volta generato il sistema e definita la sua struttura, l’argomentazione generale di Waltz procede come segue: se si assume l’esistenza degli Stati, se si assume che questi siano gli attori principali del sistema, e se si assume che essi tentino di sopravvivere in assenza di una normativa centrale, l’universo “anarchico” che ne consegue diviene necessariamente un mondo ove ciascuno conta sulle proprie forze senza poter contare su nessun altro per la propria sicurezza.
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The state among states, it is often said, conducts its affairs in the brooding shadow of violence. Because some states may at any time use force, all states must be prepared to do so – or live at the mercy of their militarily more vigorous neighbors. Among states, the state of nature is a state of war. This is meant not in the sense that war constantly occurs but in the sense that, with each state deciding for itself whether or not to use force, war may at any time break out349.
La protezione diventa semplicemente la funzione di contrapporsi a capacità minacciose attraverso capacità compensanti, a loro volta guadagnate o attraverso la costante trasformazione delle risorse interne in produzione militare, o per via di una collaborazione esterna transitoria “bilanciante” fra alcuni Stati a danno di altri Stati350.
In Man, the State and War, l’anarchia viene fondamentalmente descritta come una causa permissiva: essa non forza gli Stati a nulla se non a fare affidamento su sé stessi e a fissare l’attenzione sul potere. Ne risulta che tutte le forme di comportamento statale sono essenzialmente compatibili con i vincoli dell’anarchia. Uno Stato può essere incline allo status quo o essere revisionista; può scegliere la pace o impegnarsi in una guerra. Tutte queste possibilità sono congruenti, dato che l’anarchia non stimola gli Stati a fare nulla in particolare. Gli Stati possono perciò intraprendere vari tipi d’azione, tutti in base alle loro scelte351.
Come già fa notare Simone Weil nei suoi scritti sulla guerra, un comportamento caratteristico decisamente pervasivo degli Stati in condizione di anarchia non è la tendenza all’equilibrio bensì al dominio. Le stesse considerazioni suggeriscono a Waltz che anche quei comportamenti che in prima istanza appaiono tesi all’equilibrio, sono solo comportamenti temporanei, da ultimo radicati nell’imperativo di dominare l’ambiente politico e raggiungere la sicurezza.
In Man, the State and War – che rappresenta la discussione più elaborata dell’approccio riduzionista – Waltz rifiuta la possibilità di creare una teoria delle relazioni internazionali derivata dalle particelle del sistema sociale, vale a dire dagli individui. Criticando gli approcci prima-immagine, Waltz ritiene che gli Stati o le società, fenomeni sociologici su larga scala, non debbano essere spiegati riducendoli
349 Ivi, p. 102. 350
Ivi, pp. 102-114.
351 Proprio questa rappresentazione dell’anarch ia, secondo critici co me Tellis, priverebbe l’approccio
di Waltz del tratto peculiare di ogni spiegazione strutturale: l’accento sulla struttura quale causa compiutamente efficiente di tutte le azioni delle unità.
a entità più piccole, quali gli individui. Un’entità invisibile più grande, il sistema degli Stati, viene spiegata da più piccole entità invisibili, gli Stati, ma senza che venga offerta alcuna ragione sul perché entrambi i tipi di entità debbano essere accettati ai fini esplicativi di fondo.
Sembra che Waltz faccia riferimento a due opposte tradizioni intellettuali nel sostenere il suo quadro teorico: da un lato il positivismo britannico e, dall’altro, quello francese. L’insistenza del positivismo britannico sulla riduzione viene utilizzata per spiegare in che modo il sistema degli Stati si produca in funzione delle interazioni delle unità (Stati). Quando però l’emergenza di tali unità deve essere a sua volta spiegata, l’insistenza del positivismo francese sulla loro irriducibilità agli atomi costituenti (individui) diventa una regola, giustificata dal fatto che altrimenti tale analisi degenererebbe nello psicologismo. Waltz non riesce quindi a spiegare l’emergenza dello Stato. A differenza di Weil, egli non chiarisce che gli Stati sono organizzazioni molecolari, “interi” che devono essere teoricamente dedotti da elementi atomici più piccoli quali gli individui.
Tuttavia, a dispetto di tali limiti, l’approccio di Waltz può essere considerato come il contributo che porta a termine il progetto avviato da Tucidide. Esso rappresenta il primo sforzo di incorporare alcune forme di strutturalismo per spiegare il sistema e il modello della politica internazionale. Waltz è stato il primo teorico a fornire una spiegazione generativa di come nasce il sistema internazionale, facendo quindi progredire la tradizione realista scientifica352.
Weil, al contrario di Waltz, essendo una realista tradizionale più che una realista scientifica, spiega la politica della ricerca di sicurezza come una continua lotta per il dominio che nasce – immediatamente e da ultimo – dal comportamento individuale fondato in una natura umana costantemente malvagia.
Il contrasto fra la posizione scientifica di Waltz e quella tradizionale di Weil sussiste anche a livello delle unità di analisi e del luogo della causazione. Per Waltz il sistema politico internazionale possiede primato analitico e tutte le analisi ruotano intorno agli effetti di tale sistema sugli Stati al suo interno. Il primato teorico viene condiviso da sistema e Stati, in misura non ben definita, dato che tutti gli eventi di politica internazionale sono causati dall’interazione fra vincoli sistemici e autonome scelte delle unità.
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La natura umana egoista e malvagia quale fonte causale dell’azione po litica – discrimine del realismo tradizionale – in Waltz scompare e viene sostituita dalla fiducia nell’esistenza di entità quali gli Stati.
Infine, un’altra cifra di differenza tra l’approccio di Waltz e quello di Weil è evidente a livello della forma metodologica. A differenza di Weil, che propone le sue spiegazioni interrogando esplicitamente la storia e giustificando le conclusioni con un deciso induttivismo, Waltz dà alle sue spiegazioni una forma scientifica che si traduce nel tentativo di produrre quadri esplicativi che siano costruzioni razionali – a priori non giustificati – in possesso di una rigorosa coerenza interna.
CAPITOLO V