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e funzioni che le imprese transnazionali decidono di esternalizzare, parti integranti del processo produttivo nel suo insieme, ci consentono di caratterizzare ulteriormente le attività esercitate e soprattutto la natura dei rapporti e degli obblighi scaturenti nei confronti dello Stato ospitante.
25 A questo periodo risale il manifestarsi dei primi movimenti no- global, accompagnato anche dall’adozione di comportamenti di consumo più responsabili. Una delle campagne di informazione di maggior successo risalente agli stessi hanno ha riguardato l’azienda Nike, accusata di ricorrere a forme di lavoro minorile nei Paesi asiatici. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Guidi R., Consumi politici e denaro. Logiche d'azione trasformativa nel campo economico, Franco Angeli Ed., Milano, 2011, p.71;
Della Porta D., Tarrow S., Transnational Protest and Global Activism, Rowman & Littlefield Pub., New York, p.13; De Nardis F., Cittadini globali. Origini e identità dei nuovi movimenti, Carrocci, Roma, 2005.
26 Human Rights Council, Protect, Respect and Remedy: a Framework for Business and Human Rights, UN doc. A/HRC/8/55, 8° session, 7 April 2008, p. 167.
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La prima tipologia, riscontrabile più di frequente è quella dell'impresa che investe all'estero in funzione di un approvvigionamento di materie prime o di prodotti di base, necessari alla propria attività, e che altrimenti potrebbero venirle a mancare nella quantità o qualità desiderate. I settori coinvolti concernono principalmente gli investimenti minerari o agricoli.
Storicamente si tratta del primo modello di investimento transnazionale, capace di assumere una dimensione di rilevanza mondiale, e che si è sviluppato tramite delle compagnie locali possedute da investitori esteri ma autonome.27
Una delle principali e più grandi società transnazionali ad essersi estesa secondo questo modello di produzione e sviluppo è la Royal Dutch Shell. Attiva in più di 140 paesi del mondo, il colosso anglo-olandese rappresenta la prima compagnia petrolifera per reddito e un leader dell'industria petrolchimica e dell'energia solare. L’azienda ha la propria sede fiscale ad Amsterdam, ma opera la propria attività di estrazione e produzione di materiale fossile mediante giacimenti localizzati principalmente in America del Sud, Africa e nel Mare del Nord.28
Un altro esempio è quello della Nestlé, detentrice di una delle più importanti porzioni di mercato globale concernente la raccolta, la produzione e la vendita del caffè. Nel corso della 4a Conferenza mondiale sul caffè (6-8 marzo 2016), organizzata dall'International Coffee Organization (ICO), la stessa casa madre ha ammesso di non avere nessuna certezza in merito al fatto che nelle piantagioni brasiliane, fornitrici della materia prima, non si faccia ricorso all’utilizzo manodopera ridotta in schiavitù29.
Il secondo tipo di impresa transnazionale è quella che replica all'estero la medesima attività che svolge in patria30.
27Luciani G., Imprese multinazionali, Enciclopedie scienze sociali, Treccani, 1994. Dunning J., Multinational Enterprises and the Global Economy, Addison-Wesley Publishing Company,
Massachusetts, 1993, pp. 112-114; Kogout B., Multinational Corporations, International Encyclopedia of the Social and Behavioral Sciences, N. J. Smelser and Paul B. Baltes, Oxford, pp. 10197-10204.
28Per ulteriori informazioni si rinvia al sito ufficiale dell’impresa: https://www.shell.com/about-us.html (ultimo accesso: ottobre 2017).
29 La dichiarazione proveniente dal CEO della Nestlé nel corso del Global Coffee Forum, ospitato all’interno della 4a Conferenza mondiale sul caffè (6-8 marzo 2016) è disponibile in formato video online sul sito internet della conferenza: http://www.ico.org/global-coffee-forum.asp (ultimo accesso gennaio 2018). Inoltre si rinvia al report di Hodal K, Nestlé admits slave labour risk on Brazil coffee plantations, The Guardian, 2 marzo 2016. Online:
https://www.theguardian.com/global-development/2016/mar/02/nestle-admits-slave-labour-risk-on-brazil-coffee-plantations (ultimo accesso gennaio 2018).
30 Luciani, op.cit., p.112.
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Nella maggior parte dei casi la catena di produzione all'estero non è completa e la filiale dipende dall’impresa madre per la fornitura di componenti, semilavorati, o altri input.
Lo scopo della filiale è essenzialmente quello di servire il mercato locale del Paese estero e quelli limitrofi, sulla base di una convenienza a localizzare almeno parte della produzione nelle immediate vicinanze dei consumatori. Un esempio emblematico è quello dell’impresa Coca-Cola Company.
Si tratta di una delle più grandi aziende produttrici e distributrici di bevande analcoliche e concentrati di sciroppi a livello mondiale; l’impresa centralizza ancora oggi il logo, il marketing e la ricetta del suo prodotto, presentando tuttavia un sistema di adattamento produttivo a livello locale in ogni comunità dove è presente. Quest’operazione di manodopera e produzione di prossimità è sviluppata da oltre 250 partner imbottigliatori in tutto il mondo, i quali sono incaricati della produzione, confezionamento, commercializzazione e distribuzione dei prodotti finali a marchio Coca-Cola31.
Una terza categoria si contraddistingue per l'insediamento all'estero di una fase dell’attività per riesportare il prodotto anche nel Paese di origine dell'impresa, sfruttando così le più favorevoli condizioni che possono esistere nel Paese estero. La maggior parte degli investimenti di questo tipo è tesa a sfruttare il basso costo della manodopera, tuttavia in misura crescente si registrano anche tipi di investimenti destinati alla valorizzazione di risorse naturali (gas metano, energia idroelettrica, ecc.) disponibili localmente32.
Infine, si registra anche il caso di imprese che concentrano in certe aree la propria produzione per tutti i mercati, o almeno per le rispettive aree continentali, realizzando così una specializzazione internazionale centralmente controllata33.
Uno degli esempi correnti di tale modalità di produzione è Inditex, colosso spagnolo dell’abbigliamento al quale sono legati importanti marchi come quello di Zara, Massimo Dutti e altri. La sua catena di produzione si aggira sui 6989 fornitori, provenienti da almeno cinquantatré Paesi34.
31 Giebelhaus A. W., Coca-Cola Company, New Georgia Encyclopedia, 06 June 2017, Web:
https://www.georgiaencyclopedia.org/articles/business-economy/coca-cola-company. Ulteriormente si rinvia alla pagina web ufficiale dell’azienda: https://www.coca-colaitalia.it/la-nostra-azienda/il-sistema-coca-cola.
32 Luciani, op.cit., p.114.
33 Ibidem.
34 Per ulteriori dettagli si rinvia al sito internet: https://www.inditex.com/en/about-us/who-we-are.
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Un peculiare modello di società transnazionale è quello contraddistinto dalla partecipazione ad attività di impresa da parte dei soggetti statali.
Come emerso dall’ultimo rapporto UNCTAD (2017), una buona parte della fetta dell’economia globale vede come protagonisti le multinazionali a partecipazione statale (cd. SO-MNES)35.
Le SO-MNE sono identificate come distinte entità giuridiche, istituite o acquisite dai governi al fine di impegnarsi in attività commerciali, attraverso l'affiliazione all'estero o l'attivazione di modalità non equity. Anche in tal caso permangono tutti i requisiti di forma già menzionati in precedenza, compreso il requisito del 10 per cento del capitale.
L’UNCTAD ne ha identificate circa 1.500 con oltre 86.000 filiali dislocate, operanti in tutto il mondo. Queste società rappresentano quasi l'1,5% dell'universo delle multinazionali e quasi il 10% di tutte le affiliate. Sebbene il numero sembra essere piuttosto esiguo nel totale, ben 15 SO-MNE si sono stabilite tra le prime 100 multinazionali a carattere non finanziario e 41 nelle prime 100 multinazionali nei mercati dei paesi in via di sviluppo e di transizione. Inoltre, più della metà di SO-MNE hanno sede nei sistemi economici in via di sviluppo e l'Unione europea ne ospita sul proprio territorio un terzo.
Richiamando ancora una volta le fonti UNCTAD, le imprese transnazionali che operano in tutto il mondo sono oltre 82.000; queste ultime, controllando un cespite che conta 810.000 filiali circa, sono capaci di un volume di produzione totale corrispondente ad un terzo del prodotto interno lordo mondiale36. Risultano significativi i dati provenienti dalle filiali estere, titolari per oltre un terzo delle esportazioni mondiali, occupando all’incirca 77 milioni di persone nel mondo37.
Ulteriori modalità mediante le quali gli Stati perseguono l’iniziativa economica in forma organizzata sono rappresentate dalle imprese internazionali, sovranazionali o imprese denazionalizzate (non national corporation) costituite tramite trattati, convenzioni o altri accordi internazionali tra le autorità Statali. Si tratta di una piccola nicchia di entità
35 UNCTAD, op. cit., p.30.
36 UNCTAD, World Investment Report 2009, United Nation, Geneva, 2009, p. 17. Online:
https://unctad.org/en/docs//wir2009_en.pdf (Ultimo accesso Gennaio 2018).
37 Ibidem.
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produttive, che hanno il precipuo obiettivo di condurre un’attività internazionalmente rilevante e dall’importante impatto negli affari economici internazionali.
Wolfgang Friedmann, inviduandone il concetto nel 1943, le ha ricondotte ad una distinta sub categoria di organizzazione internazionale, classificandole secondo i tipi di attività condotte in: società di servizi pubblici, società commerciale internazionale pubblica, società di finanziamento pubblico internazionale, società di sviluppo internazionale pubblica, e centro internazionale di ricerca e formazione pubblico.38
Uno dei settori nei quali questo tipo di organizzazione economica è maggiormente utilizzato è quello dei trasporti. Un esempio di impresa internazionale in tal senso è rappresentato dall’aeroporto Basilea-Mulhouse-Friburgo. Il progetto è stato frutto di una convenzione internazionale firmata il 4 luglio 1949, con l’intento di fornire alla città svizzera un aeroporto, che fu costruito dagli elvetici nel territorio del comune di Saint-Louis, messo a disposizione dalla Francia secondo il trattato firmato dai due Stati.39 L’accordo ha permesso di costruire quello che ancora oggi è l’unico aeroporto trinazionale al mondo, con una gestione controllata che bilanciando gli interessi di entrambe le parti applica le regole del regime internazionale e fa dell’aeroporto una public international corporation40.
38 Friedmann W., International Public Corporations, Modern Law Review, Dec. 1943, p.189.
Inoltre, il 24 Settembre 1954 la vecchia commissione delle questioni economiche e sviluppo dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa aveva discusso un rapporto e presentato un progetto di raccomandazione al Consiglio dei Ministri con lo scopo di discutere le questioni giuridiche e amministrative circa il riconoscimento dello status di compagnie europee a quelle imprese private, beneficiarie di una concessione di servizi ovvero di lavoro pubblico rispondente ai seguenti requisiti: a) comportanti una partecipazione significativa, in denaro o in natura, di cittadini o governi di altri Stati membri diversi da quello nel cui territorio deve essere eseguita l'opera o il servizio gestito; b) se il lavoro deve essere eseguito nel territorio di più di uno Stato membro, oppure c) se l'esecuzione del lavoro è di interesse per uno o più Stati membri diversi da quello sul cui territorio l'operazione ha luogo. La proposta è stata adottata dai delegati dei ministri con la risoluzione n. 52, il 7 novembre 1952 tuttavia, il progetto di Convenzione generale sulle compagnie europee non è stato poi adottato.
39 Merciai P., Les entreprises multinationales en droit international, Bruyant, Bruxelles,1993, p.53.
40 Ijalaye D.A., The extension of Corporate Personality in International Law, Oceana Publications, 1978, p.104. Uno degli esempi più recenti di questo tipo di attività di impresa ad iniziativa statale e costituita tramite tratato può considerarsi la Lyon Turin Ferroviaire (LTF). L’azienda nasce nell'ottobre del 2001, a seguito dell'accordo tra Italia e Francia del gennaio 2001. Un accordo che ha visto i governi dei due Paesi impegnarsi «...a costruire […] le opere della parte comune italo-francese necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario misto merci/viaggiatori tra Torino e Lione»
(estratto dell'accordo, Articolo 1). Il 23 febbraio 2015, a seguito della firma di un nuovo accordo tra I due Stati, la LTF è sostituita dalla nuova TEL-T, Tunnel Euralpin Lyon Turin sas, di proprietà al 50%
dello Stato francese e al 50% delle Ferrovie dello Stato Italiane.
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