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L’idea “istituzionale” dei giovani.

CAPITOLO QUINTO

5.5 Quale ruolo per la chiesa cattolica?

5.5.1 L’idea “istituzionale” dei giovani.

La nostra analisi parte ancora dalla visione dei giovani che continuano a presentarsi come attenti osservatori del mondo che li circonda, in cammino verso la costruzione di un’idea propria, razionalmente plausibile.

A voler vedere la Chiesa presente e attiva nel sociale, sono particolarmente i non praticanti:

Diciamo che la chiesa deve avere anche una funzione sociale... è inutile che si chiudono in Vaticano o che il papa va a New York, dovrebbe proprio avvicinarsi alla gente, a chi ha bisogno... fisicamente intendo, non predicando dalla finestra di San Pietro... lo so che per uno come il papa è difficile, però il Vaticano dovrebbe indirizzare i preti in questo, prima ancora di dire la messa dovrebbero stare in mezzo ai poveri e ai malati, secondo me... oppure anche durante le messe, essere più vicini alla gente... come... hai presente Sister Act?

(Arianna, 29 anni, credente non praticante)

Arianna vorrebbe vedere un’istituzione più informale, dimostrando di sentire la Chiesa troppo lontana e distaccata. Emerge soprattutto la percezione di una chiesa “distante”. Si tratta di un’istituzione distante, ovviamente, legata alla propria esperienza religiosa, nonostante venga descritta dall’intervistata in modo generale. Arianna parla di una distanza maturata, a suo avviso, dalla sfarzosità del clero che, apparendo ricco, si porrebbe in una posizione di lontananza fisica e morale rispetto ai più poveri e bisognosi.

A tal proposito Antonio aggiunge:

La Chiesa, principalmente, dovrebbe aiutare i meno abbienti, i sofferenti... ehm... dare protezione e risposta al tempo stesso...

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Anche qui emerge l’idea di una chiesa intesa come “stampella sociale”, più che come istituzione religiosa d’indirizzo e di evangelizzazione300.

Il ruolo sociale della chiesa è inteso, inoltre, come risposta al processo di disgregazione sociale che interessa la società contemporanea:

Dovrebbe essere attore di coesione sociale proprio attraverso le esperienze di gruppo, l’animazione, la condivisione... perché, adesso, non ci sono più istituzioni capaci di risolvere problemi di... ci sono processi di disgregazione sociale che sono incredibili. Il punto è che l’uomo ha bisogno di una guida, cioè l’uomo lasciato a se stesso rischia di cader nell’anarchia... e vale per la società civile come per l’individuo normale, le regole ti rendono libero perché altrimenti... le libertà... se tu allarghi troppo le tue libertà cozzano con quelle dell’altro, quindi, alla fine uno dei due deve soccombere... e allora la chiesa, dal punto di vista civile può fare molto.

(Marco, 28 anni, credente praticante)

La risposta della chiesa alla disgregazione sociale può trovarsi nella promozione di azioni di coesione e cooperazione, nel fornire norme e valori che possano guidare i soggetti, ritenendo che siano proprio le regole a rendere liberi, proteggendo ognuno dall’eventualità che l’altro possa invadere la sfera della propria libertà. Traspare qui la percezione di una chiesa che è ritenuta risorsa indispensabile a fronte della crisi delle istituzioni sociali. Nelle parole di Marco, colpisce la convinzione che la chiesa sia l’unica istituzione ancora in grado di favorire utili processi d’integrazione, allo stesso tempo, mette in luce la crisi della chiesa stessa, in difficoltà rispetto ai processi di frammentazione sociale; proprio per questo dovrebbe intensificare le sue attività e concentrare i suoi sforzi in questa direzione. Della stessa idea Lella, 28 anni, praticante e Rosanna, 24, non praticante:

Ci dovrebbero essere più sacerdoti e purtroppo questo non dipende da nessuno perché è una questione di vocazione... ehm... dovrebbe delegare sì, se necessario, ad altre persone però farlo con più criterio, dando, magari, anche una guida a questa persona, perché a volte vengono affidati gruppi di catechismo a persone che sono educatori che non sanno nulla... poi. si dovrebbe collaborare di più con le famiglie perché penso che il fatto della fede sia un fatto che debba vedere una sinergia fra la chiesa e la famiglia insieme... per creare legami sociali stabili... insomma, questo dovrebbe fare secondo me, formare e collaborare.

(Lella, 28 anni, credente praticante) Cercare di creare... piccole comunità, cercare di mantenerle insieme, di... tenerle unite ehm... e poi insegnare anche a queste piccole comunità, a rapportarsi una con l’altra e a creare un legame una con l’altra... ovvero insegnare lo spirito religioso, cioè: saper stare insieme agli altri, saper rispettare gli altri... essere disponibili con gli altri... questo, secondo me, dovrebbe essere il suo ruolo oggi.

(Rosanna, 24 anni, credente non praticante)

193 In questi casi il ruolo della chiesa è riferito soprattutto al locale, si ritiene che dall’alto dell’istituzione dovrebbero esserci delle direttive volte alla formazione degli educatori e mirate a costruire reti di coesione sociale per promuovere l’unità e contrapporsi alla crescente disgregazione con conseguente “isolamento” e incapacità di rapportarsi in modo positivo agli altri. Si riconosce la difficoltà oggettiva della chiesa, dovuta alla mancanza di sacerdoti, da questo però, consegue una maggiore attenzione al ruolo dei laici, ovvero dei cattolici non consacrati che, se formati adeguatamente, potrebbero sopperire alle difficoltà ecclesiastiche garantendo continuità e riuscendo a formare gli individui nel rispetto dei valori cristiani, considerati, fra l’altro, basilari valori di convivenza civile.

Molto frequente, poi, l’idea di una chiesa che dovrebbe essere testimone, convinzione questa che accomuna, i giovani da noi intervistati, a prescindere dal loro “tipo” di religiosità, anche se, fra praticanti e militanti, si mostra una certa “benevolenza” rispetto alle pecche ecclesiastiche, mentre i giovani non praticanti si pronunciano in modo decisamente più critico.

Elisa, 25 anni educatrice ACR afferma:

La chiesa dovrebbe fare più che dire... più che apparire... non c’è una cosa da fare in particolare, secondo me la testimonianza si fa senza troppe parole, è nelle opere e non le parole che si vede... capito? meno vistosità, più operosità. Anche se poi alla fine... quando un percorso è fatto dall’uomo è ovvio che… prevede degli errori, quindi, comunque, additare la chiesa di errori vuole dire che… che tu saresti anche capace di non farli! Perché, comunque, sempre di uomini si tratta, quindi... non è che per questo smetto di essere cattolica... Come dire… se tu credi in degli ideali democratici… se il tuo stato è fascista tu potresti anche non smettere di essere democratica, no?

(Elisa, 25 anni, credente militante)

È messa in luce la necessità di apparire di meno e fare di più ed è implicitamente espressa la convinzione che la Chiesa dovrebbe essere più concretamente presente fra la gente, allo stesso tempo si “giustificano” i suoi errori. Da un lato afferma la necessità di un’operosità maggiore dell’istituzione ecclesiastica, dall’altro, critica chi vede solo quanto di negativo traspare dall’istituzione, dimenticando che “tutti possiamo sbagliare” e soprattutto, ritenendo, troppo superficiale mettere in discussione la propria fede e il proprio impegno, usando come giustificazione l’incoerenza istituzionale. È qui centrale il tema della coerenza: la chiesa deve essere testimone coerente del messaggio che incarna così da essere credibile e far presa sulla coscienza individuala e collettiva.

Di testimonianza nella società parla anche Giulio, 26 anni, che riflettendo sul contesto sociale contemporaneo afferma:

In questi ultimi decenni, si è avuto un grande processo di secolarizzazione e molte cose sfuggono ai pensieri di tante persone... per questo, c’è bisogno di molta pazienza e di molti testimoni. Credo che bisogna fare una nuova evangelizzazione, bisognerebbe incominciare da zero, non dare nulla per scontato, perché… la chiesa tante volte pensa di vivere in una società cattolica ma i cattolici in realtà sono solo una ristrettissima minoranza... É necessario anche dare il buon esempio alla gente, perché mi rendo conto che, spesso, le persone non hanno bisogno di

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parole ma hanno bisogno di testimonianza allora... la chiesa, magari... bisognerebbe vivere di più il messaggio evangelico... in questo modo si potrebbero attrarre moltissime persone e, magari, fomentare la nascita di nuovi ordini religiosi o di nuove vocazioni alla vita religiosa consacrata

(Giulio, 26 anni, credente militante)

L’uomo d’oggi, a contatto con molteplici realtà, visioni del mondo e religioni, non vive più immerso in quella religiosità di chiesa che aveva accompagnato le precedenti generazioni, non è più “naturalmente” cattolico, nemmeno in Italia, questo sembra voler dire Giulio, d’accordo con quanto affermato da Enzo Pace riflettendo sul contesto italiano301. Ciò che la chiesa

dovrebbe fare, dunque, è non dare nulla per scontato e svolgere una funzione di capillare e “nuova” evangelizzazione, attraverso dei testimoni, ovvero, attraverso persone che vivano i valori cristiani e vivendoli li facciano conoscere agli altri. Evangelizzare testimoniando, questo è il ruolo attribuito da Giulio alla Chiesa Cattolica nella società contemporanea: far comprendere il senso del cristianesimo e motivare nuove vocazioni.

Simile, anche se espressa in maniera più diretta ed esplicita la posizione di Mario, 28 anni che condividendo l’idea che la chiesa debba “dare l’esempio”, trova il maggior grado d’incoerenza nella visibile ricchezza dello stato Vaticano:

Cioè... bisogna dirselo... io ci credo e vabbè... posso fare finta di niente, ho altre motivazioni, ma per uno che è lontano dalla chiesa e dalla religione, vedere tutto quell’oro in Vaticano significa allontanarsi ancora di più, quando magari proprio fuori le mura vaticane c’è qualcuno che dorme sotto i ponti... dovrebbero dare l’esempio in questo, non vorrei essere retorico ma credo che contraddicano la missione affidatagli da Gesù sfoggiando tanto lusso... purtroppo è così, io cerco sempre di giustificare la chiesa... ma su questo punto non so proprio come difenderla perché è in torto non è testimone di Cristo!

(Mario, 28 anni, credente militante) La chiesa predica la povertà... l’altruismo eccetera... cioè, predicano la povertà però poi loro vivono nella ricchezza, come può pretendere che la gente poi creda alle loro omelie? Cioè, secondo me, dovrebbero dare l’esempio prima, vivendo in prima persona quello che predicano, altrimenti se anche mi dicono cosa è bene e cosa è male, io come faccio a dargli ascolto se vedo queste contraddizioni?

(Rosanna, 24 anni, credente, non praticante) C’è troppa ipocrisia, dovrebbe dare l’esempio, non possono predicare la povertà e poi camminare con Mercedes 2000 a benzina fra l’altro con la crisi petrolifera che c’è che la gente nemmeno si può permettere di fare benzina... c’è troppa ipocrisia secondo me, dovrebbero smetterla di essere così ipocriti, questo dovrebbero fare prima di tutto il resto.

(Antonio, 22 anni, credente non praticante)

Il fatto di essere troppo “buonisti” può rendere poco credibili, soprattutto se dall’esterno non si percepisce una coerenza fra fatti e parole.

195 La Chiesa, quindi, dovrebbe prima “spogliarsi del suo oro” e poi aiutare a meditare sul bene e sul male. Continua ad essere cruciale il tema della coerenza espressa come elemento base della credibilità: se non si è coerenti, non si è credibili; se non si vede coerenza non ci sono buone ragioni per seguire le indicazioni della chiesa, soprattutto fra i non praticanti. Praticanti e militanti, sono apparsi più “tolleranti” e disposti a giustificare le contraddittorietà ecclesiastiche, non ritenute sufficienti a motivare un eventuale allontanamento dalla religiosità di chiesa e dalla pratica religiosa che caratterizza la loro esperienza.

Ruoli principali della chiesa, fino a questo punto sono, l’aiuto dei bisognosi e la testimonianza di modelli di vita esemplari, non sono mancate però le opinioni riguardo ad una chiesa che dovrebbe essere aperta a tutti, aperta al dialogo e al passo con i tempi. A mettere in risalto quest’aspetto è Gennaro, 22 anni, non praticante:

Se io vengo da te e tu da tre secoli mi rispondi sempre nello stesso modo a domande sempre più incalzanti quando ci sarebbe bisogno di una risposta più convinta perché la chiesa, alla fine, influenza masse ingenti di persone e allora un attimino è sbagliato se la chiesa da sempre le stesse risposte e questa parte non si apre... addirittura adesso Ratzinger, a differenza del papa che lo ha preceduto, di Giovanni Paolo, è un attimino ancora più reazionario e quando... e i grandi meriti di Giovanni Paolo che sono stati quelli di chiedere scusa per tutti gli errori della chiesa nel corso della storia, lui addirittura rimette in gioco quelle scuse... certe volte mi sembra che non abbia cognizione dell’epoca in cui viviamo, per forza poi la gente si pone tanti dubbi e si allontana... come succede a me, del resto...

(Gennaro 22 anni, credente non praticante)

L’idea di fondo è che si tratti di un’istituzione “reazionaria” che rimane

arroccata nella sua visione del mondo non tenendo conto che le risposte che

i suoi fedeli vorrebbero sono diverse da quelle che si ostina a dare senza dialogare o confrontarsi in merito. Là dove la chiesa non si apre alle domande sociali “sempre più incalzanti” è destinata, secondo l’intervistato, all’isolamento oppure ad aver presa solo su fasce marginali di popolazione.

È posta l’attenzione sul modo in cui la maggiore libertà individuale di interpretazione mina alla stabilità delle istituzioni religiose. Come sottolinea Berger302, esse si indeboliscono, non essendo più ritenute “strutture di

plausibilità” convincenti. È così che, le istituzioni religiose tentando di adeguarsi ai bisogni privati degli individui, si secolarizzano a loro volta.

Guardando più specificamente alla Chiesa Cattolica, il Concilio Vaticano II le ha consentito di riconfermare con una certa forza la sua presenza nella società ma, allo stesso tempo, la pluralizzazione delle esperienze è stata un fattore che ha contribuito ad aprire nuovi spazi alla secolarizzazione.

Alcuni intervistati chiedono che la chiesa non si chiuda alle istanze della società contemporanea, altri, invece si preoccupano che un’eventuale apertura contribuisca solamente ad accentuare la differenzazione sociale e a intensificare l’instabilità che caratterizza la società odierna:

302 Cfr. P. Berger, Secolarizzazione e plausibilità della religione, in Acquaviva, Guizzardi,

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Molte persone dicono che la chiesa dovrebbe un po’ cambiare perché i tempi sono cambiati... cambiare o non cambiare? Non penso debba cambiare... cioè… non credo che sia questa la cosa che potrebbe cambiare la situazione, ecco… Io non credo perché se è ancora dopo due millenni è proprio perché ha mantenuto dei punti fermi che proprio in quanto punti fermi dimostrano di essere importanti e in un certo senso “intoccabili”, penso al valore della vita... o anche alla famiglia...

(Lella, 28 anni, credente praticante)

Il fatto di “aprirsi” o di “cambiare”, secondo la giovane, potrebbe minare le basi storiche della chiesa che da oltre 2000 anni si fondano su norme e valori che, se messi in discussione, farebbero crollare l’universo di senso che essa ha sempre offerto, soprattutto in campo etico e morale.

Secondo Lella nella società dell’incertezza, è fondamentale che la Chiesa continui ad offrire dei “punti fermi”. Le istanze sociali mutano e si trasformano continuamente, proprio per questo, se la chiesa si adeguasse ad esse, cesserebbe di rappresentare un punto di riferimento coerente e autorevole. Offrendo, invece, da due millenni, le stesse verità e gli stessi valori fa si che essi vengano percepiti come “intoccabili” e veramente importanti.

Un ruolo ritenuto abbastanza significativo è anche quello relativo all’annuncio della Parola e alla lettura del mondo attraverso i testi sacri, è questo che la chiesa dovrebbe fare secondo alcuni giovani intervistati, soprattutto praticanti e militanti ma anche secondo alcuni non praticanti che, pur vivendo “fuori” dalla chiesa la propria credenza riconoscono importante l’evangelizzazione attraverso l’annuncio della parola di Dio:

Per me tu papa, tu vescovo, devi diffondere la parola di Dio, oggi ci sono così tanti mezzi di comunicazione! Devono fare in modo che persone che non credono comincino a credere, a modo loro, e devi aiutare le persone che credono a rafforzarlo ancora di più... annunciando il Vangelo perché non è che tutti lo conoscono il Vangelo, io per esempio mica lo conosco tanto!

(Arianna 29, credente non praticante) Ma la chiesa deve sempre parlare per far conoscere la parola di Dio, perché non tutti la conoscono... deve fare in modo di far conoscere il Vangelo, la Bibbia...

(Marina 24, credente praticante)

È necessario diffondere il messaggio evangelico per dare a tutti la possibilità di conoscerlo e di credervi, anche se “a modo proprio”, l’importante è che si creda e che la chiesa si occupi di compiere quest’opera di diffusione Il ruolo della chiesa in quest’ottica è necessario per proteggere l’individuo dai rischi della modernità, ad essa è attributo il ruolo di continuare a dare senso ed orientamento, alla luce delle Sacre Scritture.

A tal proposito così si pronuncia Marco, 28 anni, credente praticante:

L’uomo sta cadendo nell’errore dell’Illuminismo, cioè… credere di spiegare tutto attraverso la ragione ma ci sono cose che non puoi spiegare, di fronte a questo, la grande chiesa istituzione... deve intervenire dando le sue spiegazioni attraverso l’annuncio e la diffusione della Parola di Dio,

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sensibilizzare le persone, attraverso il Vangelo, no?Questo dovrebbe fare secondo me... secondo me, sia la grande chiesa-istituzione, sia la piccola chiesa-parrocchia.

(Marco, 28 anni, credente praticante)

Di fronte ad un soggetto più razionale e riflessivo, la Chiesa deve rispondere fornendo spiegazioni al mondo e a tutto quanto non è spiegabile razionalmente, attraverso la diffusione e la spiegazione delle Sacre Scritture.

È necessario che essa non si limiti a dare delle indicazioni o dei modelli comportamentali ma che ne spieghi le ragioni andando, in questo senso, incontro alle esigenze dell’uomo di oggi che crede nel momento in cui capisce, nel momento in cui alle proprie credenze trova delle ragioni

plausibili.

Attenta ed elaborata anche la posizione di Giuseppe:

Il ruolo della chiesa nella società, è un qualsiasi ruolo che… un’istituzione che dà indirizzo possa prendere... non ci sono ruoli schematici... senz’altro è un ruolo d’indirizzo... perché penso che sia il comandamento che ha ricevuto dalle Sacre Scritture, quello di indirizzare ed evangelizzare la società. Io, personalmente, vivo il ruolo della chiesa come indirizzo, ma indirizzo nel senso di far sorgere delle questioni perché se si vive senza chiedersi un perché è giusto, sul perché bene che si faccia quello che si fa... non credo che l’uomo vada molto lontano... e la chiesa penso che abbia questo ruolo: far nascere queste domande e poi consigliare dove poter ottenere le risposte... e le Sacre Scritture ne hanno molte.

(Giuseppe, 22 anni, credente praticante)

Le risposte di cui l’uomo ha bisogno, secondo questo intervistato, stanno proprio nelle sacre scritture ed è per questo che la chiesa deve impegnarsi a dare un indirizzo agli individui che sia basato sulla Parola di Dio. Viene messo in luce il bisogno di certezze che l’individuo avverte nella società dell’incertezza e del mutamento continuo. Sulla base di quanto affermato da Berger, la maggiore libertà di scelta e di interpretazione, rende più solo e più indeciso il soggetto chiamato continuamente a valutare, a scegliere, con il rischio di trovarsi immobilizzato di fronte ad una complessità sociale che, direbbe Luhmann, la religione non riesce più a ridurre.

L’importanza dell’annuncio evangelico è quasi una costante fra i praticanti e militanti che, fra l’altro, mostrano una conoscenza religiosa maggiore rispetto ai non praticanti che, invece, sono stati più propensi a muovere posizioni critiche verso l’istituzione ecclesiastica o a riconoscerla, essenzialmente, nella sua funzione di “assistenza sociale”. È questo il quadro d’insieme emerso dall’analisi delle testimonianze raccolte. Vedremo di seguito le caratteristiche dell’universo adulto che, forse, più dei giovani, ha vissuto e assistito alle trasformazioni interne ed esterne alla chiesa cattolica negli ultimi decenni.