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Lo sviluppo delle reti familiari nel Sud Italia: il contributo di Fortunata Pisell

CAPITOLO QUARTO Il contesto della ricerca

4.2 Il Sud d’Italia: alcune caratteristiche socio-struttural

4.2.2 Lo sviluppo delle reti familiari nel Sud Italia: il contributo di Fortunata Pisell

Un’ulteriore critica alle conclusioni del lavoro di ricerca di Banfield, è rappresentato dall’autorevole lavoro di ricerca di Fortunata Piselli, Parentela

ed emigrazione204. La studiosa italiana, utilizzando lo stesso metodo dell’osservazione partecipante, si trasferisce in un comune del cosentino (il nome fittizio utilizzato è Altopiano) per studiare i processi di cambiamento sociale e il ruolo della famiglia nelle dinamiche del mutamento sociale.

Già in questo è possibile scorgere una cruciale differenza rispetto all’analisi di Banfield che non si era interessato dei processi di trasformazione, limitandosi a descrivere una situazione senza interrogarsi sulle sue origini e i suoi mutamenti nel tempo. La categoria con cui Fortunata Piselli legge il cambiamento è quello della modernizzazione variabile, terminologia ripresa da S. N. Eisenstadt e utilizzata per sottolineare che il processo di modernizzazione avviene in modo diverso a seconda delle caratteristiche del contesto considerato, assumendo tratti specifici di volta in volta variabili da società a società. Partendo da questo assunto teorico la studiosa, attraverso una ricostruzione storico-sociale, analizza il modo in cui è mutato il ruolo della famiglia nucleare nel comune di Altopiano. L’autrice, criticando a Banfield di non aver considerato l’importanza della rete

203 Cfr. A. Pizzorno, Familismo amorale e marginalità storica ovvero perché non c’è niente

da fare a Montegrano, Quaderni di sociologia, n. 3, 1967, pp. 247-261

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parentale, definisce la famiglia calabrese come nucleare allargata, ovvero, nucleare nella sua struttura ma allargata alla parentela nelle relazioni quotidiane, caratterizzata da una fitta rete di collaborazione e di solidarietà.

In questo senso non è una famiglia chiusa nelle proprie mura domestiche, piuttosto essa è aperta verso l’esterno. Da questa caratteristica della famiglia meridionale risultano delle conseguenze che hanno peso sull’intero tessuto sociale e che variano a seconda del periodo storico considerato.

Fortunata Piselli rintraccia queste forme parentali di coesione e di collaborazione già prima di quella che Polanji definì “la grande trasformazione”205, seppur in forme e con modalità diverse rispetto al contesto del secondo dopoguerra.

Nel primo periodo storico individuato dall’autrice, la famiglia era tutta incentrata sulle relazioni di parentela ma i legami erano molto rigidi, caratterizzati da forme di gerarchia verticali che vincolavano fortemente le scelte dei membri della famiglia. I più giovani sottostavano all’autorità dei più adulti e le relazioni parentali erano caratterizzate da sistemi di reciprocità206, caratterizzata da rapporti di collaborazione orizzontale basata su elementi di carattere materiale, affettivo, simbolico.

Fortunata Piselli individua diversi tipi di reciprocità: reciprocità generalizzata, bilanciata e negativa.

Il primo tipo di reciprocità è riferito, soprattutto, ai rapporti con i parenti più vicini, caratterizzati da scambi che coinvolgevano tutti gli aspetti della vita, non mirate al rendiconto immediato, ma tendenzialmente altruistiche.

Nel caso della reciprocità bilanciata gli scambi erano mirati ad un certo equilibrio fra il dare e il ricevere in cambio. Questo tipo di reciprocità riguardava i rapporti con i parenti più lontani, era caratterizzata da scambi diretti di beni dello stesso tipo e nelle stesse quantità. La reciprocità negativa rappresentava, invece, un sorta di “solidarietà negativa”, in base alla quale, di fronte ad un torto ricevuto da uno dei familiari, il resto della famiglia entrava in conflitto con chi aveva provocato quel torto. Per fare un esempio estremo di questo tipo di relazioni di reciprocità, l’autrice cita la faida: la guerra fra famiglie. La reciprocità negativa poteva consistere, inoltre, nel tentativo di ottenere qualcosa in cambio di niente, si esprimeva, quindi, attraverso la frode, il raggiro, l’imbroglio.

“Il sistema di reciprocità implicava … una circolazione continua di beni materiali (…) e sostegno morale, creava rapporti stabili fra le famiglie e ne favoriva le attitudini comunitarie (…). E proprio i rapporti di collateralità sono stati i circuiti familiari dentro i quali principalmente agiva il sistema della reciprocità economica (…) che aveva la funzione di garantire e riprodurre la coesione sociale e di assicurare il funzionamento del sistema economico-sociale”.207 Il modo in cui erano organizzati i rapporti sociali pervadevano ogni ambito, anche quello morale, così a tal proposito scrive Fortunata Piselli: “Anche la moralità, come la reciprocità, tendeva ad essere

205 Cfr. K. Polanji, La grande trasformazione, Einaudi, Torino, 2000. 206

Descrivendo i sistemi di reciprocità, il riferimento teorico dell’autrice è Karl Polanji. Cfr. K. Polanji, op. cit.

organizzata settorialmente. Le norme morali, cioè, erano relative e differenziate secondo le varie situazioni territoriali. Era lodevole aiutare un vicino in difficoltà ed essere onesto nei suoi confronti, altrettanto lodevole e non riprovevole era l’azione fraudolenta nei riguardi di un forestiero o l’abitante di un’altra comunità, ecc.”208

In base ai rapporti di reciprocità si costruiva un grande senso di appartenenza e, allo stesso tempo, un legame fortemente vincolante fra gli abitanti di quella comunità.

Nel secondo dopoguerra, avviene un passaggio importante dai sistemi di reciprocità ai sistemi di manipolazione. Per manipolazione si intende un insieme di pratiche sociali, di comportamenti che orientano contenuti universalistici in una direzione particolaristica, svuotando il significato di quei contenuti, manipolandoli ovvero distorcendoli e orientandoli a interessi particolaristici.

In questo contesto la famiglia diventa “strumento” da utilizzare per penetrare nei diversi ambiti sociali, la stessa parentela viene manipolata diventando strumento di potere da cui ottenere favori e sostegno per i diversi parenti.

Affetti e tradizioni non scompaiono ma sono meno centrali che in passato, subentra l’interesse.

Il passaggio dai sistemi di reciprocità ai sistemi di manipolazione non è dissimile dalle differenze tracciate da Max Weber fra le relazioni comunitarie a quelle associative, le prime caratterizzate da affetto e tradizione, le seconde basate essenzialmente sull’interesse. La famiglia del secondo dopoguerra mirava ad entrare o ad avere giusti agganci nel sistema politico ed economico. In questo contesto i partiti politici erano considerati strumenti di ascesa sociale e per accedere ad essi erano diverse le possibili strategie da utilizzare.

Fortunata Piselli, individua tre tipi di gruppi familiari: una prima tipologia è quella della famiglia “invasiva” che entra in un partito politico per controllarne la rete distributiva e per assicurarsi che questa venga orientata a vantaggio del proprio gruppo familiare.

Una seconda tipologia è quella del gruppo familiare “mobile” o “trasformista” il quale si sposta da un partito all’altro a seconda dei vantaggi che è possibile ottenere. Infine, c’è la famiglia “pervasiva” che mira ad avere un aggancio, un rappresentante presso ogni partito politico, così da essere sempre “con le spalle coperte”.

Quando non c’erano parenti diretti che potessero garantire queste sicurezze materiali, si ricorreva all’allargamento della parentela, tramite il comparaggio: la scelta di un compare “potente” sicuramente era una delle opzioni migliori per avere un punto di riferimento in ambito politico e anche economico. È in queste strategie che trovano origine le forme di manipolazione e di clientelismo così come oggi noi le conosciamo. Ciò che sottolinea Fortunata Piselli è che, in questo passaggio epocale, la parentela non si disgrega, piuttosto si riaggrega in forme diverse rispetto alla tradizione contadina che caratterizzava il comune calabrese da lei preso in esame. I sistemi familiari che erano “chiusi”, autosufficienti sulla base del principio di reciprocità si riorganizzarono nell’ambito dello stato e dei partiti politici,

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riuscendo ad esercitare una forte influenza sull’intero circuito sociale e non solo all’interno delle mura domestiche.

La parentela rappresenta, qui, l’anello di congiuntura, l’elemento di coesione fra tradizione e modernità.

Attraverso i reticoli parentali, essa rappresenta la base di specifiche forme di regolazione sociale sulle quali ruota l’organizzazione sociale, l’orizzonte di riferimento delle azioni individuali e collettive.

4.2.3 Lo sviluppo economico nel Sud d’Italia: i fattori frenanti