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Il diverso impatto della crisi sui settori produttivi

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 39-44)

1.3 L’impatto sull’economia reale: crescita, occupazione, produzione,

1.3.2 Il diverso impatto della crisi sui settori produttivi

In generale, gli impulsi recessivi si sono concentrati nel settore delle costruzio-ni e in quello macostruzio-nifatturiero, al cui interno hanno maggiormente sofferto i com-parti più esposti alla contrazione della domanda estera, soprattutto quello dei be-ni di investimento. Anche alcube-ni settori dei servizi connessi all’attività delle im-prese hanno risentito della recessione in maniera acuta, mentre sono rimasti rela-tivamente poco coinvolti dalla crisi quelli attivati dalla domanda delle famiglie e del settore pubblico (Figura 1.19). A sua volta, il lento processo di recupero emer-so nella seconda parte del 2009 si è manifestato con intensità settoriali diverse e con l’importante eccezione del settore delle costruzioni, caratterizzato dal perma-nere di una tendenza negativa.

Nella media 2009 la caduta del prodotto nell’Uem, misurata dalla variazione del valore aggiunto a prezzi base (valori concatenati) è stata del 4,2 per cento (+0,8 nel 2008). In termini di contributo alla caduta del valore aggiunto, l’industria in senso stretto ha assunto dappertutto il ruolo di gran lunga prevalente (nell’area eu-ro per 2,7 punti percentuali), con intensità superiore alla media in Germania e in Italia e, all’opposto, molto meno marcata in Francia.

Rispetto agli altri paesi dell’area, la Spagna si caratterizza per un maggior tributo al calo del settore delle costruzioni (sette decimi di punto percentuale con-tro i quatcon-tro dell’area). Riguardo ai servizi, la componente che in tutti i paesi ha maggiormente contribuito in senso negativo è stata quella del commercio, ripara-zioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni (sottraendo 1,0 punti per-centuali di valore aggiunto totale nella media dell’area); più modesto (mezzo

pun-85 90 95 100 105 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 2007 2008 2009 Agricoltura Industria Costruzioni

Commercio, trasporti e comunicazioni Credito e altri servizi

Pubblica Amministrazione Totale Andamenti settoriali 2007-2009 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0

Italia Francia Germania Spagna P.A., giust., sicur. soc., istr., san., altri serv. pub. e priv. Cred., assic., serv. imm., noleggio., serv. prof. Comm., ripar., alberghi, pubb. eserc., trasp. e com. Costruzioni

Industria in senso stretto Agricoltura Contributi settoriali 2009 -5,5 -2,1 -5,6 -3,8

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

Figura 1.19 - Andamento settoriale del valore aggiunto ai prezzi di base nell’Uem - Anni 2007-2009 (numeri

indice base t1:07=100, sinistra). Contributi settoriali - Anno 2009 (valori percentuali, destra) Uem: costruzioni e

beni di investimento più colpiti dalla recessione…

…cedono anche il commercio, i servizi ricettivi e quelli

1. L’ECONOMIA ITALIANA ATTRAVERSO LA CRISI

to percentuale) è risultato il ruolo del settore che comprende intermediazione mo-netaria e finanziaria, attività immobiliari e imprenditoriali. Solo l’aggregato dei servizi della pubblica amministrazione, istruzione, sanità e assistenza sociale, e al-tri servizi pubblici, sociali e personali ha agito da stabilizzatore, con un apporto positivo (in media 0,3 punti percentuali) in tutti i principali paesi dell’area, ecce-zion fatta per l’Italia dove è stato nullo.

Il profilo ciclico della produzione industriale ha assunto caratteristiche piut-tosto omogenee all’interno dell’Uem sia nel corso della recessione, sia nella fa-se di superamento della crisi. La fafa-se di espansione del biennio 2006-2007 era stata piuttosto robusta per buona parte dei paesi dell’area, trainata dalla cresci-ta molto accentuacresci-ta dell’industria tedesca, ma con risulcresci-tati di rilievo anche per l’Italia e la Spagna; solo la Francia, tra le grandi economie, aveva segnato il pas-so. Dopo l’emergere di una moderata tendenza negativa nella primavera del 2008, la fase acuta di contrazione dell’output si è manifestata ovunque tra la se-conda metà del 2008 e i primi mesi del 2009, con un elevato grado di sincro-nizzazione prima della caduta e poi del manifestarsi di un punto di svolta posi-tivo del ciclo; per i maggiori paesi la fine della recessione può essere individua-ta tra il marzo e l’aprile del 2009 (Figura 1.20). La successiva risalita è stata piuttosto continua e di ampiezza significativa, ma insufficiente per far prevede-re un rapido prevede-recupero dei livelli della produzione pprevede-recedenti la crisi.

Nonostante la quasi perfetta sincronizzazione degli andamenti ciclici, che conferma il carattere globale della crisi, alcune differenze importanti si segnala-no riguardo l’ampiezza della caduta e il profilo della ripresa, sia tra paesi sia tra i diversi settori industriali. La contrazione della produzione, nella fase recessiva aprile 2008-marzo 2009, è stata pari al 21 per cento per l’insieme dell’Ue. Pur mostrando un profilo ciclico simile per tutti i grandi comparti, la riduzione è stata molto polarizzata tra i raggruppamenti d’industrie, con cadute di circa il 30 per cento per i beni strumentali e quelli intermedi e di circa il 15 per cento per le componenti dei beni di consumo e dell’energia (Figura 1.20).

La specializzazione relativa nei settori più colpiti contribuisce a spiegare la di-versa entità della caduta della produzione industriale nei singoli paesi (-19,0 per cento in Francia, -24,0 in Germania e -25,8 per cento in Italia). Se si as-sume la variazione tra il livello medio della produzione industriale nel 2007 e nel 2009 quale misura aggregata dell’ampiezza della perdita di output manifestatasi nel periodo di crisi, l’Italia ha subito un calo (-21,2 per cento) più intenso di quel-lo registrato nell’area euro (-16,5 per cento), e, considerando gli altri principali paesi dell’area, inferiore solo a quello della Spagna (-22,0 per cento).

Il profilo della ripresa è risultato più rapido in Germania (a marzo 2010, +9,1 per cento rispetto al minimo dello scorso marzo) e, all’opposto, più lento in Spagna (+5,4); nel nostro Paese l’intensità della risalita (+6,4 per cento) è stata significativa e molto simile a quella del complesso dell’area dell’euro (+6,9 per cento).

Anche il settore delle costruzioni è stato fortemente coinvolto dalla crisi eco-nomica, presentando una forte contrazione dell’attività (Figura 1.21). L’indice di produzione (corretto per i giorni lavorativi) ha registrato nel 2009 per i pae-si Uem una caduta dell’8,3 per cento, dopo essere già sceso del 4,4 l’anno pre-cedente. In Spagna, il comparto è entrato in una fase di marcata contrazione già nel 2008 e ha segnato un ulteriore forte calo (-11,3 per cento) nel 2009, men-tre in Germania l’attività è rimasta sostanzialmente stabile. In Italia e in Fran-cia la discesa della produzione è iniziata nell’ultima parte del 2008, segnando poi una veloce caduta nel corso del 2009. Nella parte finale dell’anno, a diffe-renza del comparto industriale in senso stretto, il settore delle costruzioni non sembra avere ancora toccato il punto di minimo della caduta ciclica e i segnali relativi ai primi mesi del 2010 restano sfavorevoli. Nel complesso dell’Uem

Uem: l'output industriale tocca il punto più basso nella primavera 2009…

…riducendosi di un quinto in un anno

l’indice della produzione delle costruzioni ha segnato un calo congiunturale del 2,7 per cento nel quarto trimestre del 2009 e un’ulteriore diminuzione del 2,9 nella media di gennaio-febbraio 2010 rispetto al bimestre precedente.

I profili ciclici osservati per la produzione industriale hanno molti elementi in comune con l’evoluzione delle esportazioni di beni (Figura 1.22). Negli anni 2006-2007 in Italia si è realizzata una ripresa robusta, del tutto simile a quella di Germania e Spagna, soprattutto sui mercati extra-europei, dovuta al recupero di alcuni settori già forti e alla crescita dell’export in raggruppamenti di prodotti pre-cedentemente poco rappresentati, che insieme hanno compensato le condizioni di Fonte: Eurostat 70 80 90 100 110 120 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Beni di consumo 70 80 90 100 110 120 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 Indice generale Uem 70 80 90 100 110 120 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Beni strumentali 70 80 90 100 110 120 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Italia Francia Beni intermedi 70 80 90 100 110 120 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Germania Spagna Energia Fonte: Eurostat

Figura 1.20 - Andamento della produzione industriale in Italia, Francia, Germania e Spagna. Indice gene-rale e per grandi raggruppamenti d’industrie - Gennaio 1994-2005 - marzo 2010 (numeri

indi-ce base 2005=100, dati mensili destagionalizzati)

Ancora negativa la congiuntura nelle costruzioni

1. L’ECONOMIA ITALIANA ATTRAVERSO LA CRISI 60 70 80 90 100 110 120 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 2005 2006 2007 2008 2009

Italia Francia Germania Spagna Uem

Fonte: Eurostat

Figura 1.21 - Indice della produzione nelle costruzioni in Italia e nell’Uem - Anni 2005-2009 (numeri indice

base 2005=100, dati mensili destagionalizzati)

70 80 90 100 110 120 130 140 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totale esportazioni 80 90 100 110 120 130 140 150 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Ue27 80 90 100 110 120 130 140 150 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Extra-Ue

Italia Francia Germania Spagna

Fonte: Eurostat

Figura 1.22 - Andamento delle esportazioni in Italia, Francia, Germania e Spagna. Totale, extra-Ue e ces-sioni intra-comunitarie - Gennaio 2000-2005-Febbraio 2010 (numeri indice base 2005=100; dati

mercato poco favorevoli in alcuni ambiti di specializzazione e la rilevante perdita di posizioni in molte produzioni tradizionali a vantaggio delle economie emer-genti (si veda il paragrafo 2.4.2). Anche per le esportazioni la contrazione è inizia-ta nella primavera del 2008 e ha assunto dimensioni eccezionalmente ampie, con un calo dell’ordine del 30 per cento per l’insieme dell’Uem. La discesa si è arresta-ta intorno alla metà del 2009, con un lieve riarresta-tardo nel nostro Paese rispetto a Fran-cia e Germania. La Germania, come per il caso della produzione industriale, ha mostrato una buona capacità di recupero (insieme alla Spagna), mentre per l’Italia il profilo di risalita è stato più incerto, soprattutto per quel che riguarda i mercati europei (Figura 1.22).

Segnali favorevoli riguardo alla prosecuzione del recupero in atto, sia per la pro-duzione sia per le esportazioni, giungono dall’andamento degli indicatori di fiducia delle imprese industriali che, ad aprile 2010, segnano un ulteriore rafforzamento delle attese tanto in Italia quanto nelle maggiori economie europee (Figura 1.23). Un andamento analogo si registra per le imprese operanti nei servizi di mercato (con l’eccezione del commercio): in Italia, in particolare, il profilo positivo risulta diffuso a tutti i principali comparti (per l’andamento di questi settori nel corso la crisi si rinvia al paragrafo 2.2). Meno positivo è l’andamento dell’indicatore del-la fiducia dei consumatori, in forte recupero solo in Germania, mentre continuano a restare sfavorevoli le attese delle imprese nel settore delle costruzioni.

-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20

gen-00 gen-02 gen-04 gen-06 gen-08 gen-10 Industria -60 -40 -20 0 20 40 60

gen-00 gen-02 gen-04 gen-06 gen-08 gen-10

Italia Francia Servizi -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20

gen-00 gen-02 gen-04 gen-06 gen-08 gen-10 Consumatori -60 -40 -20 0 20 40 60

gen-00 gen-02 gen-04 gen-06 gen-08 gen-10

Germania Spagna Costruzioni

Fonte: Commissione europea

Figura 1.23 - Indicatori di fiducia (gennaio 2000 - aprile 2010)

Caduta eccezionalmente ampia dell'export, dopo due anni di crescita robusta In Europa sale la fiducia delle imprese, stabile quella dei consumatori

1. L’ECONOMIA ITALIANA ATTRAVERSO LA CRISI

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 39-44)