Capitolo 3 - Gli effetti della crisi su individui e famiglie
3.5 L’impatto della crisi occupazionale sui genitori e i figli
Al di là degli effetti complessivi sull’occupazione e sul reddito delle famiglie, la crisi economica ha colpito in misura diversa le persone in età attiva. In particola-re, la riduzione del numero di occupati può influenzare diversamente la situazio-ne di una famiglia a seconda del ruolo svolto al suo interno dalla persona che ha perso il lavoro (figlio, genitore, persona sola eccetera). Il reddito familiare è, infat-ti, la somma dei redditi prodotti dagli individui che compongono il nucleo fami-liare, di solito maggiori per i genitori che per i figli.
Da questo punto di vista, si nota come il maggior contributo alla caduta del-l’occupazione tra i 15 e i 64 anni (360 mila occupati in meno nel 2009) provenga dai figli, celibi e nubili, che vivono nella famiglia di origine (Tavola 3.18). Consi-derando soltanto i più giovani tra i figli (quelli nella fascia d’età 15-34 anni), la perdita di occupazione è di 332 mila unità, di gran lunga superiore a quella speri-mentata dalle persone che vivono in famiglia con il ruolo di genitore (-98 mila unità); a bilanciare la dinamica negativa registrata da queste due posizioni contri-buisce, invece, il lieve incremento di occupati osservato tra le persone che vivono in famiglia in un ruolo diverso da quello di genitore/figlio (+51 mila).
Se il tasso d’occupazione fosse rimasto quello del 2008, la dinamica demogra-fica dei figli di 15-34 anni (96 mila individui in meno a saldo degli ingressi e del-le uscite dalla classe d’età) avrebbe dovuto comportare una diminuzione di occu-pati in questa classe d’età limitata a 58 mila unità. Poiché la dinamica demografi-ca dei genitori è rimasta sostanzialmente stabile, a mandemografi-care all’appello dei percet-tori di reddito sono soprattutto individui che appartengono alle giovani genera-zioni non ancora affrancate dalla famiglia d’origine. Infatti, il tasso di occupazio-ne dei figli 15-34enni si riduce, tra 2008 e 2009, di 3,3 punti percentuali (dal 39,4 al 36,1 per cento), mentre per i genitori in età attiva la riduzione non arriva al punto percentuale (dal 65,4 al 64,8 per cento). Anche le altre figure familiari so-no state interessate da una diminuzione del tasso di occupazione: in particolare, per i coniugi/partner in coppia senza figli è diminuito di 0,8 punti (dal 57,2 al 56,4 per cento), mentre per chi vive da solo esso è sceso di 1,3 punti (dal 71,4 al 70,1 per cento).
A contenere la perdita di occupati tra i genitori è stato anche il ricorso massiccio alla cassa integrazione: nel 2009, infatti, secondo l’indagine sulle forze di lavoro, nella settimana di riferimento, tra gli occupati si possono contare 300 mila cassain-22Legge 3 agosto 2009, n. 102. Dato il carattere di eccezionalità, questo tributo è stato classificato tra le imposte in conto capitale.
Il risparmio delle famiglie si riduce dell’8,7 per cento
L’occupazione cala soprattutto tra i figli 15-34enni che vivono in famiglia
tegrati.23Si tratta di genitori nel 58,3 per cento dei casi e di figli solamente nel 16,0 per cento (nel 13,9 per cento si tratta, invece, di coniugi/partner di coppie senza fi-gli e nell’11,8 per cento di single o membri isolati). I dati di flusso dell’indagine
sul-3. GLI EFFETTI DELLA CRISI SU INDIVIDUI E FAMIGLIE
2009 Variazione 2009 Variazione
Monocomponente 1.425 35 76,2 -1,1
Genitore 6.066 -15 72,5 -0,3
Genitore in coppia 5.610 -8 72,7 -0,3
Monogenitore 456 -7 69,8 -1,1
Partner di coppia senza figli 1.951 31 61,7 -0,6
Figlio 2.008 -194 49,5 -4,1 Altro (a) 237 -6 66,7 -4,4 Totale 11.687 -149 65,6 -1,3 Monocomponente 530 46 74,6 -1,4 Genitore 2.617 -6 69,7 -0,4 Genitore in coppia 2.421 -6 69,9 -0,5 Monogenitore 196 - 67,7 0,2
Partner di coppia senza figli 628 -29 58,1 -1,4
Figlio 871 -24 44,6 -1,3 Altro (a) 99 -11 61,8 -5,6 Totale 4.745 -24 61,9 -0,8 Monocomponente 494 9 54,2 -1,7 Genitore 3.788 -77 53,2 -0,9 Genitore in coppia 3.602 -79 53,8 -0,9 Monogenitore 186 2 44,2 -0,4
Partner di coppia senza figli 606 -10 43,2 -1,4
Figlio 1.249 -95 29,1 -2,2 Altro (a) 77 -14 40,0 -3,8 Totale 6.214 -187 44,6 -1,4 Monocomponente 2.450 90 70,1 -1,3 Genitore 12.471 -98 64,8 -0,5 Genitore in coppia 11.634 -93 65,1 -0,5 Monogenitore 837 -5 61,4 -0,7
Partner di coppia senza figli 3.186 -8 56,4 -0,9
Figlio 4.129 -313 40,0 -2,8
Altro (a) 414 -31 58,3 -4,0
TOTALE 22.650 -360 57,5 -1,2
ITALIA
Occupati Tasso di occupazione
RUOLO IN FAMIGLIA
NORD
CENTRO
MEZZOGIORNO
Tavola 3.18 - Occupati 15-64 anni e tasso di occupazione per ripartizione geografica e ruolo in famiglia - Anno 2009 (valori assoluti e variazioni tendenziali assolute
in migliaia, valori percentuali e variazioni tendenziali in punti percentuali)
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
(a) Comprende gli altri componenti della famiglia con l’esclusione dei figli celibi o nubili.
23Nell’indagine sulle forze di lavoro le informazioni raccolte si riferiscono a una specifica settima-na. I dati trimestrali sono ottenuti come media delle 13 settimane che compongono il trimestre, i dati annuali a loro volta come media dei quattro trimestri. Ciò implica che solo una parte dei lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione (Cig) viene colta dall’indagine dato che un’altra parte può essere intervistata nel momento in cui non è più beneficiaria del trattamento di integrazione salariale ovve-ro in quello in cui ha appena concluso il periodo di cassa integrazione o in quello immediatamente precedente l’inizio. La stima fornita dall’indagine è relativa al numero di occupati che, nella media del periodo di riferimento, risultano in cassa integrazione per una parte o per la totalità dell’orario di lavo-ro. Peraltro, è possibile distinguere tra coloro che hanno lavorato meno ore del solito e coloro che invece non hanno lavorato nemmeno un’ora, che rappresentano nel 2009 poco meno dei due terzi del totale degli occupati in Cig. Il numero dei cassaintegrati stimati dall’indagine nella media del 2009 è quattro volte superiore a quello del 2008. Una disamina degli effetti della cassa integrazione sul mercato del lavoro è riportata nel paragrafo 2.5.1.
le forze di lavoro confermano questa evidenza, al punto che, tra il primo trimestre del 2008 e il corrispondente del 2009, il flusso verso la cassa integrazione è costi-tuito per il 59,0 per cento da genitori e per il 15,5 per cento da figli.
La crisi occupazionale ha quindi colpito maggiormente le fasce di popolazione all’inizio della carriera lavorativa, come nel caso dei figli fino a 34 anni, il cui con-tributo al reddito familiare è inferiore a quello dei genitori. Sulla base dei dati lon-gitudinali dell’indagine Eu-Silc,24se si considerano i redditi dei componenti della famiglia d’origine, la perdita di reddito imputabile all’uscita dei figli di 15-34 an-ni dal mercato del lavoro è pari al 28,3 per cento del totale del reddito familiare,25 contro un valore medio del 50,6 per cento nel caso in cui a perdere il lavoro sia il padre e del 37,1 nel caso della madre.
Tra i giovani, sono quelli occupati in lavori temporanei e con bassi profili profes-sionali ad aver risentito di più degli effetti della crisi (si veda il paragrafo 3.2.7): a fron-te di un calo medio del 9,3 per cento nel 2009 degli occupati tra i 15 e i 34 anni che vivono con almeno un genitore, le maggiori perdite di occupazione si registrano tra i giovani occupati con un titolo di studio non superiore alla licenza media (-15,2 per cento), tra gli apprendisti (-17,2 per cento), i collaboratori (-16,2 per cento) e, tra i dipendenti, soprattutto per le posizioni a tempo determinato (-10,3 per cento), anche se nemmeno i diplomati e i laureati sono risultati immuni dal fenomeno.
Dai dati longitudinali dell’indagine sulle forze di lavoro emerge che la quota di figli 15-34enni occupati nel primo trimestre 2008 che a un anno di distanza non risultano più tali è pari al 15 per cento (era il 9,3 nel corrispondente trime-stre dell’anno precedente). La quota risulta particolarmente elevata per i presta-tori di opera occasionale (61,1 per cento), ma rilevante anche per gli operai a tempo determinato (32,2 per cento), i dipendenti a tempo determinato (25,0 per cento), gli apprendisti, i collaboratori e i coadiuvanti (tutti con quote pari o appena superiori al 20 per cento).
Sulla base dei dati di flusso (primo trimestre 2008-primo trimestre 2009), la per-dita di occupazione da parte dei figli ha riguardato nel 58 per cento dei casi chi vive in famiglie con due o più percettori di reddito, mentre nel 37 per cento dei casi il figlio che ha perso l’occupazione fa parte di una famiglia con un percettore solo e nel cinque per cento dei casi si tratta di una famiglia senza altri percettori di reddito (Tavola 3.19). Questi dati sembrerebbero indicare che la crisi occupazionale, benché molto ri-levante in termini assoluti, ha colpito le famiglie in modo alquanto differenziato a seconda della presenza o meno di giovani: d’altra parte, poiché la perdita di occu-pazione dei figli è più frequente nelle famiglie con almeno due percettori di reddi-to,26l’impatto relativo sul reddito complessivo della perdita dell’occupazione è in-feriore a quello che si sarebbe prodotto se a perdere il lavoro fosse stata la persona di riferimento (capofamiglia).
24I risultati della rilevazione condotta nel 2009 sono ancora provvisori. L’analisi effettuata utilizza i dati strutturali della rilevazione più recente, applicando dati di reddito riferiti al 2007. A rigore il confronto andrebbe fatto con i redditi percepiti nel 2008 che, tuttavia, non sono ancora disponibili. Si tenga comunque presente che si tratta di individui che alla fine del 2008 risultano ancora occupa-ti e che, dunque, nella grande maggioranza dei casi hanno mantenuto inalterata la propria colloca-zione professionale.
25Il contributo dei figli alle entrate della famiglia non coincide con la loro partecipazione alle spese.
26Il numero di percettori di reddito da lavoro corrisponde al numero di membri occupati in fami-glia; la presenza di un reddito da pensione viene desunto invece dalla modalità “ritirato dal lavoro” segnalata dagli individui che rispondono al quesito sulla condizione autopercepita. Non è possibile escludere che, in alcuni casi, l’individuo, pur dichiarandosi ritirato dal lavoro, non sia titolare di una pensione; i dati dell’indagine Eu-Silc mostrano tuttavia che questa evenienza riguarda l’uno per cento dei ritirati dal lavoro. Va anche precisato che il numero complessivo di percettori di reddito non inclu-de coloro che possono contare su rendite finanziarie o immobiliari, che percepiscono una pensione sociale o ricevono altri trasferimenti alle famiglie, quali le pensioni di invalidità o di reversibilità, a meno che questi individui non si siano dichiarati “ritirato dal lavoro”.
La caduta dell’occupazione giovanile interessa in prevalenza apprendisti e collaboratori
I dati longitudinali provvisori dell’indagine Eu-Silc offrono informazioni sulle condizioni economiche delle famiglie cui appartengono i giovani che hanno perso l’occupazione. Prima di perdere il lavoro, i figli 15-34enni appartenevano a fami-glie distribuite soprattutto nei quinti centrali della distribuzione del reddito, con una concentrazione relativa nel terzo quinto (28,4 per cento).27Nel quinto più po-vero (dove più elevata è la quota di famiglie in cui i figli sono senza lavoro in en-trambi gli anni considerati) essi rappresentavano il 10,8 per cento, nel quinto più ricco il 17,8.
In altre parole, i figli lavoratori appartenevano in misura superiore alla me-dia a famiglie in condizioni economiche intermedie, con persona di riferimen-to operaio (31,6 per cenriferimen-to) e libero professionista (4,0 per cenriferimen-to), mentre face-vano parte, in percentuale più bassa rispetto alla media, di famiglie con perso-na di riferimento iperso-nattiva (37,2 per cento), lavoratore in proprio (9,0 per cen-to) e impiegato (7,8 per cencen-to). Peraltro, il calo più consistente di occupati figli (15-34 anni) che vivono in famiglia si registra nel Nord (-200 mila unità) do-ve, del resto, i tassi di occupazione sono più elevati (44,8 per cento nel 2009, ancorché in calo di 4,7 punti rispetto al 2008). Nel Mezzogiorno la caduta è stata inferiore (-2,2 punti percentuali), ma va ricordato che in tale area il tasso di occupazione di questa classe di età non raggiunge il 30 per cento.
Per i genitori il calo occupazionale si è concentrato nel Mezzogiorno, dove – per le peculiarità della struttura produttiva dell’area – la cassa integrazione è inter-venuta meno che nel Centro-Nord. Per i padri, la cui situazione è peggiore di quel-la delle madri, i cali si registrano soprattutto tra quelli che, dopo quel-la perdita del quel- la-voro, vivono in famiglie senza percettori di reddito28(46,4 per cento); essi rappre-sentavano quindi la sola fonte di sostentamento della famiglia. Nel 40,6 per cento dei casi, invece, la famiglia ha ancora un percettore di reddito.
A differenza di quanto visto per i figli, i padri che escono dall’occupazione so-no maggiormente concentrati tra le famiglie che eraso-no già meso-no agiate (29,0 per cento nel primo quinto della distribuzione del reddito e 28,4 nel secondo) e, in particolare, tra quelle di estrazione operaia (67,6 per cento dei casi). La perdita del lavoro di un padre, quindi, colpisce famiglie già economicamente vulnerabili.
Nel caso delle madri, le perdite di occupazione si registrano soprattutto tra quelle che, dopo aver perso il lavoro, vivono in famiglie con un solo percettore di reddito (66,7 per cento), mentre nel 12,9 per cento dei casi la famiglia non può contare sul reddito di altri componenti. Ne consegue che le famiglie in cui a
per-3. GLI EFFETTI DELLA CRISI SU INDIVIDUI E FAMIGLIE
PERCETTORI (a) Padri (b) Madri (b) Genitori (b) Figli (c)
Nessuno 46,4 12,9 25,8 4,9
Uno 40,6 66,7 56,7 37,1
Due 12,1 16,3 14,7 44,9
Tre o più 0,9 4,0 2,8 13,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Tavola 3.19 - Flussi in uscita dall’occupazione per ruolo in famiglia e numero di percettori di reddito - Primo trimestre 2009 (composizioni percentuali)
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
(a) Tra i percettori di redditi sono considerati gli occupati e i ritirati dal lavoro secondo la condizione autopercepita. (b) Sono esclusi coloro che transitano dall’occupazione alla non occupazione se risultano ritirati dal lavoro nel primo
trimestre 2009. (c) 15-34 anni.
27Si veda la nota 24.
28Né occupati né ritirati dal lavoro.
La perdita di lavoro dei padri colpisce soprattutto famiglie già disagiate L’occupazione dei figli 15-34enni cala soprattutto al Nord
dere il lavoro è una madre sono distribuite più equamente tra i quinti di reddito e sono rappresentate in misura superiore alla media tra quelle con persona di riferi-mento operaio (33,8 per cento), lavoratore in proprio (20,9), impiegato (16,5) e libero professionista (3,6).
A livello nazionale, nel 2009, il peso delle famiglie con tre o più percettori di reddito diminuisce di 0,9 punti, arrivando al 9,8 per cento; quello delle famiglie con due percettori scende di altrettanto, raggiungendo il 38,1 per cento. Aumen-tano, invece, di un punto percentuale quelle con un solo occupato o ritirato dal la-voro (pari nel 2009 al 43,8 per cento) e quelle senza percettori di reddito da lavo-ro o pensioni (dal 7,4 per cento all’8,3 per cento) (Tavola 3.20).
In particolare, l’incremento più elevato di famiglie senza percettori si registra tra quelle con un solo genitore (dal 14,4 al 16,0 per cento), tra quelle di un solo componente (da 18,6 a 20,1 per cento) e tra le altre tipologie familiari (dal 9,6 al 10,1 per cento). L’incremento è esiguo tra le coppie (con figli dal 3,4 al 3,9 per cento, senza figli dal 3,3 al 3,8 per cento) che rappresentano, in complesso, la quo-ta più imporquo-tante del toquo-tale delle famiglie (68,4 per cento). Infine, va ricordato che una parte delle famiglie al cui interno non si contano occupati o ritirati dal la-voro può essere sostenuta da rendite finanziarie o immobiliari e da altri trasferi-menti alle famiglie come le pensioni sociali, quelle di reversibilità o di invalidità. Secondo i dati dell’indagine Eu-Silc nel 2008 soltanto il 4,5 per cento di queste fa-miglie non ha redditi di alcun tipo. Si tratta, per lo più, di fafa-miglie tra le più disa-giate, al punto che il 58 per cento di esse si colloca nel quinto più basso della di-stribuzione dei redditi.
Nessuno Uno Due Tre o più Totale
Monocomponente 703 2.791 - - 3.494
Coppie senza figli 118 1.134 1.791 61 3.103
Coppie con figli 367 3.103 4.521 1.534 9.525
Monogenitore 298 926 546 95 1.865
Altre (b) 48 126 182 117 473
Totale 1.534 8.080 7.040 1.806 18.460
Monocomponente 20,1 79,9 - - 100,0
Coppie senza figli 3,8 36,5 57,7 2,0 100,0
Coppie con figli 3,9 32,6 47,5 16,1 100,0
Monogenitore 16,0 49,7 29,3 5,1 100,0
Altre (b) 10,1 26,7 38,6 24,7 100,0
Totale 8,3 43,8 38,1 9,8 100,0
Monocomponente 18,6 81,4 - - 100,0
Coppie senza figli 3,3 36,2 58,4 2,1 100,0
Coppie con figli 3,4 31,2 48,0 17,5 100,0
Monogenitore 14,4 49,2 31,0 5,4 100,0
Altre (b) 9,6 25,3 39,8 25,3 100,0
Totale 7,4 42,8 39,1 10,7 100,0
COMPOSIZIONI PERCENTUALI - ANNO 2008 TIPOLOGIE FAMILIARI Percettori di reddito
VALORI ASSOLUTI - ANNO 2009
COMPOSIZIONI PERCENTUALI - ANNO 2009
Tavola 3.20 - Famiglie con almeno un componente 15-64 anni per numero di percettori di reddito (a) e tipologia familiare - Anno 2009 (valori assoluti e composizioni
percentuali)
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
(a) Tra i percettori di redditi sono considerati gli occupati e i ritirati dal lavoro secondo la condizione autopercepita. (b) Le famiglie includono, oltre ai genitori e figli, anche altri membri isolati.
Diminuiscono le famiglie con due, tre o più percettori di reddito