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Lavoro interinale e formazione in Francia

4.8 Il FAF.TT, le operazioni collettive e il territorio.

Con il fine di promuovere la collaborazione tra diverse agenzie nella risoluzione di problemi comuni legati alla qualificazione delle risorse umane del territorio, il FAF.TT finanzia operazioni collettive di formazione (OPAL) che consistono nella progettazione di piani di formazione che coinvolgono lavoratori interinali di uno stesso territorio, ma di diverse agenzie. L'iniziativa per la realizzazione di un'operazione collettiva generalmente è presa dal FAF.TT in seguito a sollecitazioni provenienti dalle agenzie di un determinato territorio, che ravvisano la mancanza di lavoratori con determinate competenze richieste dalle imprese utilizzatrici. Il FAF.TT aiuta, dunque, le agenzie ad individuare una qualifica corrispondente ai loro bisogni e predispone un piano formativo; le agenzie coinvolte propongono ciascuna un certo numero di candidati, fino alla formazione di una classe di almeno dieci lavoratori. In alcuni casi, lo stesso FAF.TT sollecita l'emersione di bisogni insoddisfatti, attraverso l'attività dei Consiglieri Regionali, incaricati di organizzare riunioni periodiche con le agenzie delle varie regioni, durante le quali il FAF.TT correre non comprendendo a fondo le istruzioni per la salute e sicurezza sul luogo di lavoro; dall'altro, la volontà di ridurre al minimo le difficoltà di comunicazione tra imprese utilizzatrici e lavoratori interinali che, sebbene qualificati dal punto di vista delle competenze tecniche, possono avere difficoltà a comprendere le istruzioni di lavoro; infine, l'idea che il possesso di gravi deficit in competenze di base ostacoli l'accesso alle opportunità di lavoro e di qualificazione.Sul secondo versante, sono state realizzate dapprima iniziative sperimentali (per le figure di magazziniere e muratore per le infrastrutture), ma nel 2011, grazie ad un importante finanziamento del FPSPP, è stato lanciato un piano su larga scala di interventi volti all'apprendimento della lingua francese da parte dei lavoratori immigrati. Si tratta di corsi di lingua francese applicata ad un mestiere, realizzati all'interno del canale degli interventi di professionalizzazione (CDPI, attivati tramite azioni individuali o OPAL, cfr. § successivo): i corsi comprendono in genere moduli sulla comprensione delle norme di salute e sicurezza e moduli specifici sui contenuti tecnici della missione, accompagnati dall'acquisizione del vocabolario specifico necessario ad uno svolgimento normale dell'attività lavorativa. Alla fine del corso i beneficiari ottengono un'attestazione di capacità o un certificato di qualificazione professionale relativo al mestiere in oggetto, oltre che la certificazione di sauveteur-secouriste du travail (SST, delegato in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, responsabile del primo soccorso). Non vengono dunque rilasciate certificazioni linguistiche, riservate ai corsi di lingua (non collegata ad un mestiere) che possono invece essere finanziati attraverso CIF o in presenza di convenzioni con l'attore pubblico (che si fa carico dei costi pedagogici).

raccoglie informazioni e stimoli utili a far emergere i bisogni dei territori. Queste operazioni presentano molteplici vantaggi: le agenzie possono condividere bisogni comuni, superando anche il classico dilemma degli investimenti in formazione in condizioni di penuria di figure qualificate e di alta mobilità dei lavoratori; i lavoratori hanno l'opportunità di accedere a delle qualifiche in linea con le prospettive occupazionali del loro bacino territoriale; per le istituzioni locali preposte al governo del mercato del lavoro, queste operazioni rappresentano una risposta “pragmatica” alla sfida del mantenimento dei tassi di occupazione. Le OPAL, inoltre, rappresenterebbero un efficace strumento di GPEC (gestion previsionnelle des emplois et des compétences) sollecitando l'emersione dei fabbisogni formativi delle imprese e strutturando, in risposta, un'offerta di risorse umane adeguata. Bisogna, inoltre, aggiungere che le operazioni collettive possano rivelarsi particolarmente utili in casi in cui emergano fabbisogni formativi che non sono soddisfatti dall'offerta di formazione locale, perché complessi, riguardanti figure rare o particolarmente costosi: in questi casi, l'intermediazione del FAF.TT diventa cruciale tanto sul versante della consulenza alle agenzie ed ai centri di formazione coinvolti, quanto su quello economico, poiché le azioni di professionalizzazione realizzate all'interno di OPAL prevedono parametri di costo/ora più alti.

A partire dal 2009 il numero di azioni collettive è cresciuto progressivamente: da 90 OPAL nel 2008 si è passati a 169 nell'anno successivo ed a 327 nel 2010(FAF.TT, 2009a, 2010a, 2011a). Nell'ultimo anno, queste iniziative collettive hanno beneficiato di un cofinanziamento statale nel quadro dell'ADEC (Accord pour le développement des emplois et des compétences) stipulato nel maggio 2009 tra la Commissione paritetica nazionale del settore interinale e lo Stato, declinabile a livello regionale e volto soprattutto a promuovere l'accesso ai primi livelli di qualificazione.

Le azioni realizzate nel 2010 hanno riguardato 2745 lavoratori interinali in 20 regioni ed hanno coinvolto 156 agenzie, di cui 149 di piccola e media taglia (FAF.TT, 2011a). Ciò conferma l'importanza delle operazioni collettive per le agenzie di piccole dimensioni, che hanno spesso maggiori difficoltà ad impegnarsi sul canale della professionalizzazione.

Le figure professionali ed i settori coinvolti sono molteplici: costruzioni, logistica, industria, nucleare, trasporti, sebbene i primi tre settori assorbano il 79% degli investimenti (Ibidem). La maggior parte delle operazioni collettive è stata realizzata, infatti, in regioni caratterizzate da una forte domanda di lavoratori interinali nei settori della costruzione e della logistica, tanto per far fronte a nuovi bisogni di qualificazione, quanto per riqualificare lavoratori disoccupati per via della forte riduzione del volume di attività delle agenzie (e dei loro clienti) in seguito alla crisi.

Un significato particolare sembrano assumere le OPAL realizzate nel settore dell'industria nucleare, sottoposto a gravi tensioni durante la crisi: a seguito dell'imponente perdita di posti di lavoro in alcuni siti ed in previsione di un'imminente ondata di pensionamenti, le imprese hanno investito nella formazione di lavoratori interinali da impiegare in missioni lunghe per assicurare la prosecuzione di attività cruciali (in primo luogo la manutenzione degli impianti). Considerate le peculiarità del settore e le particolari esigenze in termini di abilitazioni e formazioni specifiche, questa strategia non sarebbe stata sostenibile senza un impegno del comparto sul versante della qualificazione degli interinali, che si è concretizzato, appunto, nella realizzazione di operazioni collettive in diverse regioni interessate dal fenomeno. In questi casi emerge il rischio che l'intervento del Fondo possa sostenere strategie di riorganizzazione aziendale basate sulla progressiva sostituzione di manodopera permanente con lavoratori interinali, cui le organizzazioni sindacali guardano con particolare sospetto.

In altri casi, i progetti di riqualificazione nei settori in tensione hanno coinvolto le ETTI, raggiungendo, dunque, pubblici con particolari problemi di inserimento, che sono stati orientati verso figure professionali richieste dalle imprese utilizzatrici, interessate da esperimenti di riorganizzazione aziendale dopo cali di attività e licenziamenti. Non sono mancati, inoltre, casi in cui le OPAL sono state inserite in progetti più ampi di collaborazione tra le istituzioni locali e le agenzie per la risoluzione di situazioni particolarmente critiche in bacini d'impiego caratterizzati, ad esempio, da alti tassi di disoccupazione e da un utilizzo del lavoro interinale da parte di piccole e medie imprese caratterizzato da un basso tasso di transizione all'impiego stabile.

Anche in altri casi lo scopo dell'inserimento occupazionale di soggetti svantaggiati e quello del reperimento di lavoratori da inserire in settori caratterizzati da penuria di manodopera dopo un'opportuna qualificazione (è il caso di figure specializzate nel comparto agroalimentare nella regione di Provence-Alpes-Cote d'Azur) sono stati combinati in OPAL che hanno coinvolto le istituzioni locali nella predisposizione e nel finanziamento di numerosi CIPI.

Sempre in quest'ottica di sintonia con i bisogni di qualificazione del tessuto locale di risorse umane, nel settembre 2009 è stata stipulata una convenzione quadro tra FAF.TT, PRISME (l'associazione di rappresentanza datoriale di settore) e Pole Emploi (servizi pubblici per l'impiego): il Pole Emploi si impegna ad orientare i lavoratori disoccupati verso la scelta di un percorso di professionalizzazione interinale; PRISME a convincere le agenzie associate a stipulare contratti di professionalizzazione ed a collaborare con il servizio pubblico mettendo a disposizione le proprie competenze; il FAF.TT assume un ruolo di intermediazione e coordinamento e si fa carico del finanziamento delle misure formative. Sullo sfondo di questa convenzione numerosi accordi regionali sono già stati siglati (Basse Normandie, Midi-Pyrénées, Pays de la

Loire sono state le prime regioni), con lo scopo di promuovere, in particolare, i CPI ed i CDPI.

Nati come iniziative sperimentali, sollecitati da una penuria di manodopera comune a diverse imprese di uno stesso territorio, questi accordi stanno dunque diventando oggetto di una progressiva strutturazione di modelli d'azione replicabili nelle diverse regioni.

La realizzazione di piani formativi collettivi concertati a livello locale con le istituzioni pubbliche ha delle ripercussioni importanti non solo a livello individuale (dei singoli beneficiari), ma soprattutto a livello territoriale: il piano del discorso si sposta, dunque, dagli effetti della formazione sui percorsi professionali dei singoli lavoratori coinvolti all'effetto dell'azione formativa sul sistema territoriale nel suo complesso.

Anche in Francia, come nel nostro paese, sulla scorta dell'enfasi posta anche a livello comunitario sull'importanza della territorializzazione delle politiche del lavoro e della formazione, da molti anni ormai si accorda un certo favore alle misure di formazione progettate e realizzate a livello locale attraverso la creazione di partenariati con attori privati ed istituzionali presenti sul territorio: ciò comporta il passaggio da politiche basate sull'offerta di dispositivi generali a politiche “integrate”, articolate in base alle esigenze di pubblici specifici, da un lato, e mirate alla soddisfazione degli interessi dei partner pubblici e privati coinvolti, dall'altro.

Nel nostro caso, secondo Triby et al. (2008), la partecipazione a progetti concertati con le istituzioni locali offrirebbe alle agenzie, per il tramite della formazione, uno strumento di radicamento nel territorio ed un modo per “occupare” fette di mercato, estendendo i confini della propria attività di intermediazione e rendendosi “indispensabili”. Se nello schema tipico del lavoro interinale, infatti, le agenzie fungono da intermediari tra lavoratori ed imprese in un rapporto triangolare, partecipando ad azioni collettive concertate

a livello locale con l'attore pubblico esse diventano il fulcro di un rapporto più complesso, che coinvolge lavoratori, imprese, servizi pubblici per l'impiego ed enti di formazione del territorio. Le agenzie, attraverso la loro capacità di rendere immediatamente disponibili, grazie alla formazione, risorse umane non “pronte all'uso”, sebbene in cerca di lavoro, potrebbero spezzare il circuito vizioso che sta solitamente alla base della coesistenza di alti tassi disoccupazione e posti vacanti in uno stesso bacino locale. Inoltre esse riaprono circuiti comunicativi che sono tradizionalmente chiusi, come quello tra imprese e servizi pubblici per l'impiego (Ibidem). Le imprese, infatti, considerano l'offerta di manodopera tradizionalmente veicolata attraverso il servizio pubblico negativamente, mentre il passaggio per l'agenzia fungerebbe da segnale positivo in grado di rivalutare anche un pubblico svantaggiato: in primo luogo, perché l'agenzia si occuperà dell'adattamento del lavoratore alla mansione richiesta e vigilerà su eventuali deficit in grado di ostacolare il suo rendimento; in secondo luogo, perché in caso di rendimento particolarmente negativo, l'impresa sarà svincolata da qualsiasi responsabilità in merito alla risoluzione del rapporto di lavoro.

In questo modo, le agenzie contribuirebbero a strutturare tanto la domanda quanto l'offerta di lavoro, elaborando strategie sempre più sofisticate di “produzione di capacità di lavoro”, attingendo, quando necessario, anche al bacino dei lavoratori cosiddetti svantaggiati, grazie alla collaborazione dei servizi pubblici per l'impiego. La pervasività della loro azione non è, tuttavia, priva di rischi, perché sembra poggiare su due assunti che dovrebbero essere problematizzati: il primo, che l'attore pubblico non sia in grado di negoziare con le imprese del territorio, utilizzando i propri strumenti, l'inserimento delle persone in cerca di lavoro; il secondo, che l'inserimento di soggetti a rischio attraverso il lavoro interinale sia comunque positivo. In realtà, l'analisi dei dispositivi di formazione in alternanza predisposti a questo scopo ha

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