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Lucia Zigliol

1. Insegnare ad argomentare: buone ragioni per farlo.

Vi sono numerose ottime ragioni per introdurre gli studenti alla teoria e pratica argomenta- tiva. Prima di considerarle, dovremmo chiederci però “che cosa significa argomentare?”. Una possibile risposta a questa domanda è la seguente: argomentare significa addurre ragioni a so- stegno di una tesi. Si dovrebbe quindi chiarire che cosa sia una “ragione” e poi ancora discrimi- nare le “buone” dalle “cattive” ragioni che sostengono una tesi.

È evidente che una qualsiasi teoria e pratica dell’argomentazione si basa su una teoria e pratica del ragionamento: saper argomentare presuppone anzitutto il saper ragionare – discu- teremo più avanti se vi sia uno o più modelli di ragionamento ai quali affidarci. Ma il discorso si può complicare ulteriormente provando ad individuare quali argomenti in un dato contesto siano più persuasivi e quindi efficaci allo scopo di chi argomenta, e provando a rintracciare quegli elementi (di carattere psicologico, culturale, comunicativo o anche tecnologico) che possono influire sul processo argomentativo e sulla sua riuscita. Esercitare gli studenti nella pratica argo- mentativa significa quindi far acquisire loro una certa consapevolezza rispetto a tutti questi ele- menti in gioco nel discorso dialogico.

Difficilmente si potrà sopravvalutare l’importanza di un simile obbiettivo didattico. La man- cata formazione di adeguate capacità di ragionamento e logico-argomentative nei giovani e nei cittadini tutti si ripercuote gravemente su moltissimi aspetti del vivere comune. Persone che non

3 “Nuova maturità più ragionamento e meno nozioni”. Intervista a Luca Serianni, 06/10/2018, la Repubblica, URL= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/10/06/nuova-maturita-piu-ragionamento-e- meno-nozioni20.html?ref=search.

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sanno comprendere adeguatamente un argomento (e quindi nemmeno valutarlo criticamente) sono maggiormente influenzabili e facile preda della voce più grossa o suadente o delle pressioni del gruppo; difficilmente sapranno formarsi un’opinione in autonomia. La mancanza di ragiona- mento e attitudine critica, inoltre, ostacola ulteriormente il già difficile compito di distinguere una buona da una cattiva informazione, rendendoci tutti più vulnerabili all’esposizione di fake- news e propaganda. In altri termini, viene minacciato l’esercizio da parte del singolo individuo della sua autonomia di scelta e di azione, con ovvie ricadute sulla formazione delle sue credenze personali e sulla sua partecipazione alla vita pubblica come cittadino ed elettore.

Il tutto a conferma del legame imprescindibile che c’è tra democrazia e le capacità critico- argomentative dei suoi cittadini: è requisito fondamentale di questa particolare forma di go- verno che i suoi membri partecipino alla discussione e alla decisione pubblica attraverso la scelta ragionata delle diverse opzioni. Del resto, la nascita della democrazia avviene in Grecia proprio quando all’uso della forza, o del denaro o del censo si sostituisce, almeno parzialmente, quello della persuasione: l’abilità retorica e di pensiero del portare ragioni.4

Recentemente fra le voci che più si sono alzate in difesa dell’importanza di un dibattito pub- blico ragionato per la sopravvivenza stessa della democrazia vi è quella di Martha Nussbaum. Nel suo celebre libro, Non per profitto, Nussbaum fornisce diversi argomenti a sostegno della necessità pedagogico-formativa e, soprattutto, etico-politica di insegnare agli studenti a pen- sare, interpretare, e quindi argomentare razionalmente ed autonomamente. Secondo la filo- sofa, l’esame critico delle varie posizioni è anzitutto un antidoto all’autoritarismo: «Lo status dell’oratore non conta, conta solo la qualità del ragionamento».5 Inoltre, chi non è abituato a

considerare razionalmente le tesi dell’avversario, a ponderarne gli elementi condivisibili pur nelle differenze di posizione, e a riconoscere un terreno comune di presupposti, assunti, cono- scenze dal quale partire per discutere costruttivamente, sarà meno incline a rispettare l’altro. Il tutto a discapito della dialettica politica, che è sì fatta di scontro e contrapposizione, ma anche di compromesso e costruzione. La mancanza di rispetto dell’altro e delle posizioni diverse dalla propria aumenta la polarizzazione del foro pubblico allontanando la possibilità di risolvere paci- ficamente i conflitti. Nussbaum aggiunge poi che incoraggiare nelle persone una maggiore re- sponsabilità rispetto alle proprie opinioni e ai propri pensieri, le renderà più responsabili anche circa le proprie azioni.

La Scuola non può esimersi dall’operare per preparare gli studenti al meglio in vista di una loro libera e consapevole partecipazione alla vita pubblica e lo può – e deve – fare anzitutto attraverso l’esercizio e la promozione delle competenze dialogiche. È proprio il riconoscimento dello stretto legame tra cittadinanza attiva e partecipata e capacità critico-argomentative ciò che ci sembra abbia guidato il lavoro della commissione Miur per la riforma dell’Esame di Stato: «Esprimersi e capire quello che si legge mette al riparo dalle fake-news e dall’incapacità di di- stinguere tra propaganda e buona informazione. La lingua ha a che fare con i diritti di cittadi- nanza».6

4 N. Urbinati, Democrazia sfigurata. Il popolo fra opinione e verità, Università Bocconi Editore, 2014, p. 62.

5 M. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino, 2011, p. 68. Anche Bertrand Russell già nel 1938 aveva difeso l’importanza di insegnare ai ragazzi la capacità di rendersi immuni dalle trappole della retorica imparando a riconoscere buoni da cattivi argomenti per la sopravvivenza della democrazia: «To acquire immunity to eloquence is of the utmost importance to the citizens of a democracy. Modern propagandists have learnt from advertisers, who led the way in the technique of producing irrational belief. Education should be designed to counteract the natural credulity and the natural incredulity of the uneducated : the habit of believing an emphatic statement without reasons, and of disbelieving an unemphatic statement even when accompanied by the best of reasons» (B. Russell, Power: A New Social Analysis (1938), Ch. 18: The Taming of Power, cit. in The Basic Writings of Bertrand Russell, ed. By R.E. Egner, L.E. Dennon, Routledge, 2009, p. 662).

6 Intervista a Luca Serriani per Lo speciale maturità di Repubblica (12 giugno 2018): https://www.repubblica.it/scuola/2018/06/12/news/_per_la_maturita_non_fate_il_tototema_e_leggete_i_giornali _-198786467/.

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Il fatto che oggi questo importante obbiettivo formativo venga finalmente esplicitato dalle nuove modalità della prima prova dell’Esame di Stato non può che aggiungersi quindi alle con- siderazioni di cui sopra nel porre lo sviluppo di abilità argomentative una meta obbligata per la scuola tutta, di qualsiasi ordine e grado, e nel richiamare ogni docente, quantomeno coloro che ancora non l’avessero fatto, a ripensare la propria didattica in funzione di essa.