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Viviana Andreotti*

Step 4: un ulteriore approfondimento (un disegno circolare?)

Non potendo sviluppare l’analisi dell’intera opera in classe, ci siamo soffermati sulla sintesi dei contenuti conclusivi. Il finale della storia di Colette vede il bambino tornare da maman. Dopo aver attraversato una serie di avventure nel giardino incantato, il piccolo è sottoposto alle strat- tonate e alle botte dei ninnoli, dei mobili e degli animali della casa che, a loro volta, sono anche un po’ catturati nel vortice della lotta che Ravel traduce con le onomatopee e gli strumenti più strani come i crotali, il grattaformaggio, le castagnette, la celesta e il pianoforte lutheal.14 Solo

dopo molte peripezie il protagonista scopre la sua solitudine osservando due gatti innamorati che gli passano accanto senza curarsi di lui, cosicché un velo di nostalgia fende l’eroico furore della tensione indagatrice. I ritrovati sentimenti lo portano a salvare uno scoiattolino ferito e l’incantesimo provocato dalla disobbedienza trova il suo termine riconducendolo nelle braccia

12 La corsa in avanti del tempo lineare porta, infatti, speranza e finitudine, vita e morte. Fondamentale il suo accostamento alla figura materna operato da Melanie Klein, la celebre allieva di Freud. Cfr. Melanie Klein, Scritti 1921-

1958, tr.it. a cura di A. Guglielmi, Bollati Boringhieri, Torino 2006, pag. 229 e ssgg.

13 L’elaborazione di Bergson è notoriamente molto complessa, soprattutto per ciò che concerne il concetto di Durèe, il vissuto non è una somma di dati psichici, uno dietro l’altro, dati in forma prestabilita, ma è dato dal superamento della concezione rigida e consequenziale. E’ necessario, cioè superare la dipendenza di un istante da quello precedente e ciò può avvenire solo attraverso un atto libero di riappropriazione del tempo, Cfr. Henri Bergson, Saggio

sui dati immediati della coscienza, tr. it. a cura di F. Sossi, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002, pag. 108 e segg. Tale

atto è assimilabile a quello sovversivo e disobbediente dell’enfant che compirà, non senza dolore e fatica, il suo processo di adultizzazione.

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di maman15. E infatti alla fine del percorso il bambino è detto saggio e buono e il pastiche si conclude circolarmente con la sua inevitabile, devota e riconoscente esclamazione: maman!16

Step 5: dibattito.

Si è rivelato utile, al termine del percorso, proporre agli studenti domande che stimolassero la curiosità e l’analisi. Innanzitutto, è stato fruttuoso indagare sui punti qui sintetizzati:

a) In quali momenti dell’opera e attraverso quali espedienti strutturali possiamo chiara- mente individuare la prospettiva del tempo circolare e quella lineare.

b) Se la stessa opera, nella sua intera struttura, esprime il movimento circolare o quello li- neare o entrambi, e con quale efficacia.

c) Ho invitato, poi, gli studenti a individuare situazioni analoghe nel proprio vissuto tra tempo meccanico e tempo dell’interiorità. Con sorpresa ho notato che non sono mancati i riferimenti ad altre attività svolte nelle ore di filosofia, come se queste fossero parte integrante del loro vissuto. O forse perché utili e funzionali alle risposte che intendevano dare.

d) Ho chiesto di osservare e riflettere sulla temperie culturale di Bergson attraverso uno sguardo multidisciplinare (la produzione artistica, letteraria e scientifica di quegli anni).

e) Infine, ho invitato la classe ad una riflessione sulla possibilità che ha la musica di esprimere di volta in volta, in generi e repertori, il tempo lineare e quello circolare. Quanto ampio, cioè, può esse il portato simbolico della musica. Nell’attività d’aula quest’ultimo momento si è rive- lato estremamente proficuo e ha visto la partecipazione e il coinvolgimento di tutti.

Conclusioni. Sul piano filosofico.

È raro che nelle aule di un liceo si possano realizzare momenti di attività interdisciplinare tra filosofia e musica, se non nei licei musicali, dove le discipline in argomento fanno parte del cur- riculum. Tuttavia, la nota versatilità della comunicazione musicale permette di scendere fino a quei livelli di lettura profondi che rimarrebbero altrimenti sconosciuti: in particolare è stata ap- profondito il ruolo dell’Horloge Comtoise, da cui si estende il portato simbolico più interessante dell’opera. Riprendendo -attraverso i punti a) e b) del dibattito- il lamento accorato dei versi, infatti, abbiamo rilevato che il compito più significativo e pregnante del pendolo era quello di segnare le ore del giorno e della notte, del sonno e del risveglio, dell’attesa e della nascita, come momenti di un tempo biologico astratto: certo, rassicurante, ma cristallizzato. Non un tempo in avanti ma un tempo in cui la circolarità è pari a quella del moto di rotazione della terra. Ancora a proposito del punto a) del dibattito, gli studenti hanno sottolineato una delle critiche più si- gnificative di Bergson al positivismo: l’impossibilità di adattare la dimensione dell’interiorità al registro positivo (le cifre di concretezza, oggettività, numerabilità ecc.), confermando la non mi- surabilità della durèe.

D’altra parte, non c’è, nella natura originaria dell’orologio, la dimensione dell’ora del di- stacco e della morte, non l’ora della malinconia e della lontananza, né quella dell’abbandono e della solitudine. Il bambino, rompendo il pendolo, replica il gesto del peccato originale: ci si li- bera dalla legge del tempo meccanico, ma l’orologio è per sempre rotto. La musica di Ravel guida

15 Qui si può richiamare la composizione che più di ogni altra celebra, nella storia della musica, la circolarità e la ripetizione: il celebre Bolero composto proprio da Ravel nel 1928.

16 Il contrappunto che Ravel riserva al finale dell’opera meriterebbe una trattazione a parte. Gli studenti hanno giustamente ravvisato un elemento di ironia nella circolarità del percorso dell’enfant che torna “saggio e buono” dalla mamma. Tuttavia: è vero che nel punctum contra punctum si celebra l’ordine combinatorio come ordine simbolico casalingo e la buona organizzazione del tempo, che ora riprende a scorrere con regolarità, ma con una diversa consapevolezza e maturità. Il processo di adultizzazione è compiuto.

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l’ascoltatore in una sorta di progressivo spaesamento e ritorno, attraverso istanti di jazz, fox- trot, di marce e danze rituali o di contrappunto corale a seconda che si tratti di un momento di gioia ribelle, della danza “dell’aritmetica” o del ritorno fra le braccia di maman (punto e) del dibattito). Cosicché risulta più comprensibile anche l’intento complessivo dell’opera, che è quello di indagare la fenomenologia del tempo-vita (giorno-notte, sonno-veglia, ecc.) e del tempo-lavoro (decostruzione e ri-costruzione di un mondo, impegno-riposo), come gli stessi stu- denti hanno rilevato partendo dal punto c) del dibattito. Appare chiaro, qui, che l’attività svolta con la classe apre ad indagini più vaste ed ha il compito di accendere curiosità e domande, la- sciando la lettura aperta ad ulteriori soluzioni interpretative.17

Sul piano didattico-metodologico.

È risultata più chiara agli studenti, infine, anche l’intenzione metodologica dell’attività por- tata a compimento: attraverso i diversi step (che hanno richiesto pure il supporto della docente di francese), abbiamo compiuto un percorso che, partendo da contenuti disciplinari specifici (al- cune macroarticolazioni del tempo in Bergson), si è rivelato in tutta la sua ricchezza e interezza solo dopo una lettura interdisciplinare, orizzontale e verticale. Svelando l’importanza dei nume- rosi strumenti creativi utilizzati dagli autori (i ritmi, le parole, l’ambientazione, lo svolgimento della vicenda), e delle prospettive molteplici della nostra analisi (fenomenologica, estetica, mu- sicale), abbiamo provato a portare a compimento l’esame di un argomento solo apparente- mente assai semplice (tempo circolare e tempo lineare).

Bibliografia essenziale.

− Henri Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza, tr. it. a cura di F. Sossi, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002.

− Henri Bergson, Introduzione alla Metafisica, tr. it a cura di D.Giordano, Ortothes, Nocera Inferiore 2012.

− Ravel- Colette, L’enfant et les sortilèges, Durand Editions, Paris 1925.

− Riccardo Roni, La visione di Bergson. Tempo ed esperienza del limite, Mimesis Edizioni, Sesto S. Giovanni 2015.

17 Si è fatto cenno anche alla possibilità della sovrainterpretazione richiamando la celebre distinzione di Umberto Eco tra intentio operis e intentio lectoris, e alla assoluta necessità di acquisire gli strumenti per questo tipo di analisi che, dopo l’introduzione della nuova prova scritta e della nuova prova orale all’Esame di Stato, ci sono sembrati imprescindibili. Proprio con questo intento, abbiamo analizzato ampi brani del Saggio bergsoniano e la temperie culturale che ha portato Bergson ad accostarsi al tema del Tempo proprio sul finire del XIX secolo.

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PENSIERI E IMMAGINI DELLA MIMESIS TRA FILOSOFIA E ARTE: LA SCIMMIA