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Intersezioni  e  “carriere”  politiche

Nel documento ANIMALI  POLITICI. (pagine 188-193)

7   ANIMALI POLITICI

7.3   Overlapping memberships

7.3.2   Intersezioni  e  “carriere”  politiche

Considerando invece l’interesse dei rispondenti nei confronti di altre istanze sociali, facciamo riferimento alla loro attuale appartenza a gruppi collettivi che si occupino (anche) di issues riferite ad ambiti differenti dall’animal advocacy. Nel tentativo di offrire un’indicazione riassuntiva, si è provveduto in questo caso a costruire uno specifico indice di

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multi-appartenenza, a partire dall’attuale affiliazione degli individui sia a gruppi animalisti sia ad altri tipi di associazionismo, organizzazione e movimenti sociali in senso lato.174

Va notato in primo luogo come il valore medio dell’indice di multi-appartenenza dipenda in modo piuttosto significativo dall’afferenza di area: sono soprattutto gli antispecisti ad avere un più elevato coinvolgimento in forme di impegno collettivo, seguiti dai protezionisti e successivamente dai membri dell’area della cura.

Tab. 7.2. - Valore medio dell’indice di multi-appartenenza per area

N Media Antispecismo 180 18,1111

Cura 232 13,0460

Protezionismo 292 15,5708

Totale 704 15,3883

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Posto tale quadro generale riferito alla contemporanea appartenenza all’animal advocacy e ad altre forme di impegno collettivo, abbiamo poi indagato quali fossero le issues (non animaliste) cui gli animal advocates italiani assegnano maggior importanza. Tale dato è stato ottenuto chiedendo ai rispondenti di indicare le prime tre “battaglie” per cui valga la pena spendere tempo ed energie, oltre a quella dei diritti animali. Da questo punto di vista emerge come, in generale, la questione a cui i rispondenti si dichiarano maggiormente vicini sia quella legata alla difesa dell’ambiente, seguita a gran distanza dalla pace nel mondo e dalla lotta alla povertà. I temi meno “sentiti” risultano essere, invece, la costruzione dell’Europa unita e la fede religiosa, ma anche la rivoluzione e i diritti LGBTQI (cfr. tabella 7.3.). Sulla base di quanto discusso nei capitoli teorici, il dato desta un certo interesse: la letteratura di stampo animalista (e antispecista, in modo particolare) evidenzia negli ultimi anni un forte

174L'indice è stato costruito con una procedura additiva utilizzando i seguenti items: “Associazioni Familiari, socio-sanitarie e assistenziali”, “Cooperazione e solidarietà con il Terzo Mondo”, “Pacifisti/Ambientalisti”, “Associazioni per la difesa di utenti e consumatori”, “Centri sociali, collettivi e gruppi studenteschi”, “Associazioni/Gruppi Femminili”, “Associazioni/Gruppi LGBT”, “Partiti, gruppi politici e liste elettorali”, “Sindacati”, “Comitati urbani di cittadini”, “Associazionismo cattolico”, “Associazionismo legato ad altre confessioni religiose” (tutti i precedenti items sono stati considerati soltanto in riferimento al periodo “Dopo il 2010” e corrispondono alla domanda 05 della Prima Schermata del questionario consultabile a fine elaborato), “Primo gruppo”, “Secondo gruppo”, “Terzo gruppo” (domanda 01 della Prima Schermata del questionario consultabile a fine elaborato). Il risultato ottenuto è stato poi normalizzato in modo tale che il suo campo di variazione andasse da 0 a 100.

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avvicinamento a tematiche LGBTQI, e, al contempo, prosegue una ridiscussione critica nei confronti dell’ambientalismo, elemento questo di più lunga data. Tuttavia, disaggregando per aree, emergono effettivamente distinzioni importanti, che ridimensionano in parte l’apparente scostamento fra la letteratura militante e i dati in nostro possesso. Si registra, pertanto, una notevole rilevanza riservata dagli antispecisti alla tematica LGBTQI (15,6%) e a quella della lotta contro il razzismo (38,3%).

Tab. 7.3. – Issues (non animaliste) prioritarie per gli animal advocates

La difesa dell'ambiente 87,5%

La lotta contro la povertà 49,6%

La pace nel mondo 42,6%

La lotta contro il razzismo 28,9%

La parità tra i sessi 24,2%

Lo sviluppo del Terzo Mondo 14,3%

La difesa del nostro Paese 8,1%

I diritti della comunità LGBT 7,9%

La rivoluzione 6,5%

La costruzione dell’Europa unita 2,3%

La fede religiosa 1,2%

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.*

* Il totale non risulta 100, in quanto era possibile fornire un massimo di tre risposte.

Dai dati in nostro possesso, emerge inoltre una relazione piuttosto intensa fra multi-appartenenza ed età anagrafica. Come si nota dalla tabella 7.4, sono soprattutto gli individui più giovani a non accontentarsi di un unico riferimento collettivo all’interno dell’animal advocacy, ma ad appartenere a più di un gruppo. Se ciò è in buona parte spiegabile con ragioni di maggior tempo a disposizione da parte di tali soggetti, il dato può anche essere letto nell’ottica di una maggior consapevolezza politica delle nuove coorti, e come un generale accoglimento della svolta portata dalla cosiddetta seconda ondata antispecista, che individua specifici collegamenti fra sfruttamento umano e sfruttamento animale, e persegue l’intersezione con altre lotte di liberazione.175 Pare, d’altra parte, di poter scorgere

175 Un altro elemento da considerare riguardo alla maggior multi-appartenenza di soggetti giovani (e anche, in riferimento al dato riportato nel precedente capitolo, all’età media piuttosto bassa degli animal advocates) è relativo alla possibilità che individui più anziani si stanchino dell’impegno animalista, e associativo più in generale, non vedendone i risultati sperati. Tale impressione è stata in parte riportata dagli intervistati, e in parte riferita al ricercatore in conversazioni tenute a latere delle interviste stesse oppure in altre sedi meno

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all’orizzonte un ulteriore graduale passaggio verso il terzo antispecismo, sulla base della notevole importanza assunta, soprattutto presso l’area antispecista, dai diritti della comunità LGBTQI.

Tab. 7.4. - Valore medio dell’indice di multi-appartenenza per fascia d’età

N Media

Under 35 173 17,0328

35-55 385 14,7532

Over 55 141 13,4279 Totale 699 15,0501

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Allargando lo sguardo ai decenni passati, emergono ulteriori peculiarità. Le differenze più significative risultano essere l’aumento relativo di protezionisti e antispecisti vicini a pacifismo/ambientalismo dal 2000 in avanti, e l’aumento notevole di antispecisti vicini ai centri sociali dal 2000 in avanti e a movimenti femministi/LGBTQI dal 2010 in avanti (cfr. tabella 7.5.). Non riteniamo, invece, opportuno riportare i dati relativi alle altre varie forme di associazionismo/impegno politico-sociale che abbiamo indagato, in quanto percentualmente meno rilevanti e non interessate da una particolare evoluzione nel corso del tempo.

Limitandoci dunque a un discorso sintetico rispetto alle “carriere” degli animal advocates, un certo afflato intersezionale pare emergere soprattutto dal 2000 in poi. Ciò conferma nuovamente la “svolta” portata dal secondo antispecismo, che nei capitoli teorici abbiamo simbolicamente individuato con il volume di David Nibert Animal rights/human rights, pubblicato nel 2002, e volto a segnalare la necessità di unire le battaglie per i diritti e la liberazione di umani e non-umani. Da ciò si può dedurre una più generale influenza che la produzione di stampo letterario/filosofico, specie di taglio militante, ha assunto e assume presso l’attivismo di base. Il dato in nostro possesso si accompagna a un’altra assunzione piuttosto condivisa in ambito animalista, e relativa all’importanza assunta dalla traduzione in lingua italiana del fondamentale Animal liberation di Peter Singer: il volume originale risale al 1975, ma nel nostro Paese la sua diffusione è arrivata con un certo ritardo, nel 1990. È opinione condivisa che a partire da quell’anno l’animal advocacy (e l’antispecismo in modo formalizzate.

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particolare) abbia assunto una più consapevole e organizzata dimensione anche in Italia (Caffo, forthcoming): secondo quanto emerso dalla nostra analisi, pare che un fenomeno simile sia avvenuto anche in riferimento alla svolta portata dal secondo antispecismo.

Tab. 7.5. – Evoluzione storica delle percentuali di appartenenza degli animal advocates ad alcune forme di mobilitazione/associazionismo.

Pacifisti/Ambientalisti

Fino al 2000 Dal 2000 al 2010 Dal 2010 in poi

Antispecismo 9,4% (N=17) 18,3% (N=33) 28,3% (N=51)

Cura 4,3% (N=10) 8,2% (N=19) 11,2% (N=26)

Protezionismo 12,7% (N=37) 20,5% (N=60) 21,6% (N=63)

Totale 9,1% (N=64) 15,9% (N=112) 19,9% (N=140)

Centri sociali, collettivi e gruppi studenteschi

Fino al 2000 Dal 2000 al 2010 Dal 2010 in poi

Antispecismo 7,2% (N=13) 10,6% (N=19) 12,8% (N=23)

Cura 3,4% (N=8) 3,0% (N=7) 3,4% (N=8)

Protezionismo 6,2% (N=18) 2,4% (N=7) 4,5% (N=13)

Totale 5,5% (N=39) 4,7% (N=33) 6,3% (N=44)

Associazioni/Gruppi Femminili

Fino al 2000 Dal 2000 al 2010 Dal 2010 in poi

Antispecismo 2,8% (N=5) 1,7% (N=3) 4,4% (N=8)

Cura 1,7% (N=4) 1,7% (N=4) 2,2% (N=5)

Protezionismo 2,4% (N=7) 4,1% (N=12) 4,1% (N=12)

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Associazioni/Gruppi LGBT

Fino al 2000 Dal 2000 al 2010 Dal 2010 in poi

Antispecismo 2,8% (N=5) 1,7% (N=3) 8,9% (N=16)

Cura 0,0% (N=0) 1,3% (N=3) 1,7% (N=4)

Protezionismo 1,7% (N=5) 3,1% (N=9) 3,8% (N=11)

Totale 1,4% (N=10) 2,1% (N=15) 4,4% (N=31)

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Nel documento ANIMALI  POLITICI. (pagine 188-193)