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La  risposta  della  base

Nel documento ANIMALI  POLITICI. (pagine 167-174)

7   ANIMALI POLITICI

7.1   Spettro politico: il posizionamento di gruppi e individui

7.1.2   La  risposta  della  base

Pareva doveroso restituire le rappresentazioni fornite dagli individui intervistati, sia per il loro rilevante ruolo che rende tali posizioni significative da un punto di vista collettivo e non solo individuale, sia per la possibilità offerta dalle interviste di approfondire temi di così centrale importanza. In quanto segue, invece, l’attenzione si sposta sulla “base” di associati, attivisti e volontari, al fine di verificare se i frames collettivi vengano recepiti anche a livello individuale.

Nel questionario strutturato abbiamo chiesto ai rispondenti di autocollocarsi sull’asse destra/sinistra in una scala di valori da 1 (estrema sinistra) a 10 (estrema destra). È emersa generalmente una notevole differenza fra le aree individuate, in modo particolare fra gli antispecisti e le altre due aree. Le curve riferite a cura e protezionismo, infatti, assumono un andamento piuttosto simile, con una bassa percentuale di quanti si collocano ai due estremi dello spettro politico, e posizioni concentrate in modo particolare su centro e centro-sinistra. Gli antispecisti, invece, appaiono in termini percentuali più spostati verso l’estrema sinistra, oppure verso posizioni “centrali”, molto probabilmente da interpretarsi come una dichiarazione di anti-politica e di lontananza dalle classiche dinamiche destra-sinistra. Come si nota anche dalla figura 7.1., decisamente minoritarie risultano, invece, le appartenenze di destra ed estrema destra. A tal proposito è necessaria un’importante precisazione: nella nostra ricerca, nonostante tentativi plurimi e di vario tipo effettuati in prima persona e grazie all’aiuto di diversi gatekeepers, abbiamo incontrato una certa difficoltà a entrare in contatto con soggetti, più o meno correttamente, ritenuti di “estrema destra”. È percezione comune, infatti, che una certa parte di animal advocacy italiana sia costituita anche da individui afferenti a tale area politica. Nel rivendicare i tentativi fatti per includere tali soggetti nella nostra rilevazione, e nel precisare per l’ennesima volta come i risultati emersi non inducano a nessun tipo di generalizzazione sulla popolazione di riferimento, pare giusto precisare tale “lacuna” del presente elaborato.

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Fig. 7.1. - Autocollozione sinistra/destra degli animal advocates (1=Estrema sinistra; 10=Estrema destra)

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Al fine di meglio comprendere il valore del dato, è bene procedere a un paragone con la popolazione italiana, pur ricordando come i due campioni abbiano caratteristiche differenti e come dunque, anche in questo caso, la comparazione sia da intendersi a titolo indicativo e non invece con carattere di significatività statistica. Utilizzando la medesima scala di autocollocazione 1-10 sullo spettro sinistra-destra, e ricavata questa volta dall’indagine World Value Survey (2005-2009),158 gli Italiani appaiono decisamente più equidistribuiti rispetto alla popolazione degli animal advocates, con un andamento gaussiano della curva. Seppur anche la popolazione generale sia più spostata a sinistra, con il 57,7% del totale collocato nelle posizioni da 1 a 5, tuttavia lo scarto appare più contenuto e soprattutto la percentuale degli auto-collocatisi all’estrema sinistra è inferiore non soltanto a quella degli antispecisti (20,6%), ma anche a quella di protezionisti (9,3%) e membri dell’area della cura (6%): gli Italiani che si collocano all’estremo sinistro della scala sono infatti il 4,9%. Come anticipato, invece, decisamente sotto-rappresentata nella (nostra) popolazione animalista risulta l’area di

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destra e estrema destra, che in una ricodifica dei dati abbiamo considerato come quella con valori pari a 8, 9 e 10. Tali individui ammontano al 3% fra gli antispecisti, al 5,6% fra i protezionisti e al 10,7% nell’area della cura; la loro percentuale sale invece al 15,1% fra la popolazione italiana.

Si è inoltre ritenuto opportuno verificare la presenza di una relazione fra l’autocollocazione sullo spettro politico e il regime alimentare seguito dagli animal advocates, aspetto già incontrato nel precedente capitolo. Lo si è fatto sia per testare una maggior politicizzazione di quanti siano più coinvolti nell’animal advocacy, anche tramite adozione di stili di vita e cambiamenti nelle biografie individuali, sia in quanto, pur in assenza di ipotesi testate in letteratura, si riteneva plausibile una convergenza fra le seguenti coppie di abbinamenti: veganesimo/sinistra, vegetarianesimo/centro, onnivorismo/destra. Come detto, abbiamo dunque ricodificato l’appartenenza politica in tre categorie (sinistra: da 1 a 3; centro: da 4 a 7; destra: da 8 a 10): come si evince dalla figura 7.2., gli abbinamenti ipotizzati hanno trovato sostanziale conferma nei nostri rispondenti, seppur con alcune importanti precisazioni. Si riscontra una tendenza di quanti si autocollocano a sinistra ad adottare un regime alimentare vegano (59,9%); gli autocollocati a destra sono per un 25% onnivori, ma ancor più notevole risulta la loro percentuale fra i vegetariani, dove arrivano al 43,2%; la metà circa dei “centristi” (48,8%), infine, fra cui vanno presumibilmente collocati anche molti anti-politici, risulta essere vegana.159

159 È giusto ossservare come, in riferimento al regime alimentare, sia verosimile (anche se imponderabile) una distorsione dovuta a desiderabilità sociale: è possibile che persone di fatto onnivore si dichiarino vegetariane, e persone di fatto vegetariane si dichiarino vegane, in quanto influenzate dalla scala di prestigio - e quindi, di converso, dalla stigmatizzazione - interna all'ambiente animalista; al contrario, è del tutto improbabile che un vegano si dichiari vegetariano o un vegetariano si dichiari onnivoro.

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Fig. 7.2. – Collocazione politica degli animal advocates suddivisa per regime alimentare

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

In aggiunta e a conferma di quanto emerso rispetto all’autocollocazione sull’asse destra-sinistra, si sono valutate le risposte fornite in merito ad alcune tipiche questioni politico/economiche: per l’intera batteria di domande cui facciamo riferimento, si è chiesto ai rispondenti di indicare il proprio grado di accordo, da un minimo di 1 (totalmente in disaccordo) a un massimo di 5 (totalmente d'accordo). Sono emerse differenze rispetto a tutti gli items proposti, tranne quello inerente la diminuzione delle tasse, elemento rispetto al quale (seppur con un leggero scostamento presso gli antispecisti) le opinioni sono sostanzialmente equidistribuite e concentrate al centro, senza dunque né una ferma condanna, né una generalizzata tolleranza. Per il resto, si nota una spaccatura fra l’area antispecista e le altre due aree, le quali assumono posizioni maggiormente conservatrici, specie in riferimento alla questione-immigrazione, soprattutto quando collegata all’“emergenza occupazionale” (cfr. figura 7.3.).

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Fig. 7.3. – Distribuzione delle risposte (scala 1-5) rispetto alla seguente affermazione: “In condizioni di scarsità di lavoro, si dovrebbe dare precedenza agli italiani sugli immigrati”

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Prima di procedere oltre analizzando gli altri items di questa batteria, anche in questo caso preme un confronto con le risposte fornite dalla popolazione italiana generale alla medesima domanda posta nella World Value Survey (2005-2009). Le risposte della popolazione italiana risultano particolarmente conservatrici, con un 63,9% che si dichiara a favore di una maggior considerazione da offrire ai connazionali, un 16,8% di indecisi e solo un 19,3% che non ritiene corretta una discriminazione in tal senso.160 Al netto dunque delle, seppur importanti, differenze fra le tre aree nelle quali abbiamo stratificato l’animal advocacy italiana, dal confronto con la popolazione generale emerge una maggior tolleranza degli animalisti nei confronti dei diritti delle minoranze (anche etniche), elemento questo per altro già sottolineato nella letteratura di riferimento (Nibert, 1994).

La dicotomia fra l’antispecismo e le altre due aree considerate si conferma, inoltre, riguardo temi tipici del libertarismo, quali l’utilizzo personale di stupefacenti e, in parte, la possibilità di ricorrere alla pena di morte (figura 7.4.). In riferimento a quest’ultima questione,

160 Va in questo caso precisato che la World Value Survey prevedeva possibilità di risposte differenti rispetto a quelle fornite ai nostri rispondenti: in quel caso ci si poteva dichiarare d’accordo, in disaccordo o nè  d’accordo nè in disaccordo. Nel nostro questionario si è fornita ai rispondenti la possibilità di collocarsi su una scala 1-5.  

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le curve paiono meno diversificate fra loro, ma resta rilevante la differenza fra quanti si esprimono in modo drasticamente contrario al suo utilizzo fra gli antispecisti rispetto ai membri delle altre due aree.

Fig. 7.4. - Distribuzione delle risposte (scala 1-5) rispetto alle seguenti affermazioni

L’uso personale di droghe va punito Per i delitti più gravi dovrebbe essere prevista la pena di morte

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015.

Se dunque le risposte antispeciste paiono le più progressiste, è bene chiarire come, in termini generali, emerga una discreta differenza anche fra protezionisti e membri dell’area della cura, questi ultimi certamente caratterizzati da posizioni ancor più conservatrici. Tuttavia, il progressismo dei protezionisti raramente raggiunge livelli elevati, concentrandosi spesso su posizioni moderate (risposte 2-3). Tali dati confermano, d’altra parte, l’analisi delle componenti principali del precedente capitolo, e dalla quale emergevano risposte libertarie fra gli antispecisti, tradizionaliste fra i membri della cura, e giustizialiste fra i protezionisti.

Più complessa risulta, invece, l’analisi delle questioni relative alla politica economica testate tramite la stessa batteria di domande. In termini generali si confermano posizioni più lontane dalle politiche liberiste presso l’area antispecista: ciò è vero soprattutto rispetto all’ambito dell’imprenditoria e del mercato, come già rilevato in precedenza (fig. 7.3.) e come si può notare anche dalla figura 7.5. Al contrario, in riferimento alla sanità e più in generale all’intervento statale in economia, le tre aree si esprimono in modo simile e in sostanziale disaccordo con politiche di privatizzazione.

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Fig. 7.5. - Distribuzione delle risposte (scala 1-5) rispetto alla seguente affermazione: “Le imprese dovrebbero essere lasciate più libere di assumere e licenziare”

Fonte: nostro questionario animal advocates italiani, 2015

Il tema del lavoro sembra, dunque, assumere una notevole rilevanza fra gli animal advocates italiani. Abbiamo infatti visto come due delle risposte rispetto cui il campione maggiormente si differenzia riguardino proprio aspetti di politiche aziendali in condizioni di crisi economica e di scarsità occupazionale. Alcune aree (e in particolare quelle più moderate) ritengono corretto assegnare priorità ai cittadini italiani in situazioni di difficoltà e si dichiarano in parte favorevoli a una maggior deregolamentazione del mondo del lavoro e delle tutele sindacali.161

In sintesi, dai dati riportati nel paragrafo si potrebbe dunque in parte avallare una natura dell’animal advocacy italiana come cleavage (Rokkan, 1970), intendendo tuttavia con tale termine una frammentazione interna rispetto a posizioni economico/politiche, e solo in parte invece un radicale elemento di rottura rispetto al “mondo fuori”, come nell’accezione originariamente proposta da Rokkan. È, pertanto, più prudente limitarsi a rilevare tale diversificazione, ed eventualmente dedurne, per il momento, la difficoltà a parlare di un

161 In funzione di controllo abbiamo incrociato il dato inerente la possibilità di licenziare da parte delle imprese con la professione svolta dai rispondenti. Come prevedibile, decisamente più elevata è la percentuale dei favorevoli alla libertà imprenditoriale fra dirigenti e imprenditori (con il 38,7% collocato sulla posizione 5 nella scala 1-5), mentre decisamente contrari risultano gli operai (la metà esatta del campione si colloca sulla posizione 1 nella scala 1-5, e un altro 25% sulla posizione 2). Più distribuite sono le posizioni della altre due macro-categorie (artigiani, commercianti e liberi professionisti; impiegati e insegnanti): questi ultimi, tuttavia, hanno fornito risposte maggiormente vicine a quelle degli operai che non a quelle delle altre categorie.

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fenomeno univoco e unitario. Se infatti la grande maggioranza dei rispondenti si autocolloca a sinistra e assume posizioni progressiste, non si possono sottovalutare le risposte che si collocano sul campo opposto dello spettro politico/valoriale, sia rivendicate in modo manifesto, sia emerse dall’analisi di opinioni latenti, soprattutto fra i membri delle aree protezionista e della cura. Gli antispecisti, invece, sembrano mantenere maggior coerenza da questo punto di vista, assumendo posizioni più allineate rispetto a quanto indicato in riferimento all’autocollocazione politica.162

7.2 Riformisti e radicali

Nel documento ANIMALI  POLITICI. (pagine 167-174)