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Istantanea di Francesca

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 168-176)

Due uomini parlano con una voce abbastanza forte in arabo, all’entrata dell’Hotel Vene-zia. L’uomo sulla destra, con i capelli ricci neri e la barba scura non foltissima dalla car-nagione scura, poggia con un piede sulla colonna del portico bianco con un murales blu con la scritta «Renè» molto stilizzata, indossa un giubbotto blu scuro, quasi nero grigio, con delle sfumature verso la fine e sulle maniche di un blu più acceso con due strisce grige riflettenti sul petto e lungo i fianchi a differenza di quelle sul petto molto più sottili, dei blu jeans chiari, nei quali tiene le mani e delle scarpe, simili a degli scarponcini beige scuro con dei tacchetti e la suola nera.

L’altro ragazzo più giovane davanti all’uomo riccio, sempre con la carnagione scura, indossa invece un giubbotto nero con un cappuccio che tiene tiene sulla testa dal quale sbuca una faccia molto rovinata con dei segni di scottatura sulle guance, dei jeans scuri neri e delle scarpe Adidas bianche con delle striature blu e grige al centro della scarpa.

DIscussIone Giulio Mozzi:

Allora, allora, Francesca. Secondo me bisogna fare un po’ d’ordine.

Ad esempio tu scrivi:

L’uomo sulla destra, con i capelli ricci neri e la barba scura non foltissima dalla car-nagione scura….

L’altro ragazzo più giovane davanti all’uomo riccio, sempre con la carnagione scura….

A parte che del primo uomo tu dici, letteralmente, che ha una barba dalla carnagione scura (forse ti sei dimenticata di mettere una virgola), io direi che tutto ciò che i due per-sonaggi hanno in comune si può mettere nella prima frase, quella che parla di entrambi.

Ad esempio:

Due uomini dalla carnagione scura… eccetera

O potresti dire da subito che non sono genericamente «due uomini», ma «un uomo e un ragazzo» (così poi non devi dire «l’uomo di destra», perché l’uomo è uno solo), e che tutti e due hanno la carnagione scura; e così via.

Poi: alcuni aspetti della descrizione potrebbero essere semplificati usando delle parole più specifiche:

Due uomini parlano con una voce abbastanza forte, in arabo, all’entrata dell’Hotel Venezia

È un po’ bizzarro leggere che due uomini parlano con una voce; ma a parte questo, ti propongo un po’ di parole che potresti usare in questa piccola scena:

Un uomo

Quanto alla descrizione dell’uomo, è veramente un guazzabuglio:

L’uomo sulla destra, con i capelli ricci neri e la barba scura non foltissima dalla car-nagione scura, poggia con un piede sulla colonna del portico bianco con un murales blu con la scritta «Renè» molto stilizzata, indossa un giubbotto blu scuro, quasi nero grigio, con delle sfumature verso la fine e sulle maniche di un blu più acceso con due strisce grige riflettenti sul petto e lungo i fianchi a differenza di quelle sul petto molto più sottili, dei blu jeans chiari, nei quali tiene le mani e delle scarpe, simili a degli scarponcini beige scuro con dei tacchetti e la suola nera.

Ti faccio queste proposte:

1. Usi sette volte la preposizione «con». Secondo me tre volte potrebbe bastare.

2. Hai fatto una sola frase lunghissima. Potresti spezzarla e riorganizzarla in almeno quattro frasi, secondo me.

3. Il dettaglio della scritta sul portico (ma non capisco bene: la scritta è sulla colonna o sul muro del portico?) potrebbe stare in una frase autonoma, immediatamente suc-cessiva a quella in cui presenti i due personaggi.

4. Visto che dici che l’uomo appoggia un piede sulla colonna (sul basamento della co-lonna, immagino!), potresti in quel punto dire come sono fatte le sue scarpe.

5. Il dettaglio delle mani in tasca potrebbe stare all’inizio della descrizione (così metti all’inizio le informazioni sulla postura – piede sul basamento della colonna, mani in tasca; e poi quelle sull’abbigliamento).

Pensi di riuscire a lavorare con queste indicazioni?

Anche la descrizione del ragazzo secondo me può essere spezzata in più frasi. Cre-do che sarebbe meglio mettere subito, dal principio, il particolare della faccia rovinata (quando si guarda una persona, per prima cosa si guarda la faccia – a parte certi ma-schietti, che quando incontrano una bella ragazza guardano altrove). Ovviamente, se questo è «il ragazzo» non serve dire che è «più giovane» rispetto all’«uomo»: la cosa è ovvia.

Buon lavoro.

Amedeo Savoia:

Cara Francesca, hai raccolto molti dettagli interessanti dei due uomini ma il testo scorre come un fiume in piena. Giulio Mozzi ha già fatto buona parte del lavoro per tirar su qual-che argine. Mi aggiungo anch’io soffermandomi su come potresti lavorare.

Ti sei data un compito molto difficile perché hai scelto due persone che dialogano in una lingua sconosciuta e stando ferme. È comunque un evento e forse le cose più interes-santi sono la postura dell’uomo appoggiato al pilastro e la faccia del ragazzo. Attenta al lessico: non ci sono «colonne» nei portici di piazza del Duomo se non forse in quelli del lato ovest. Ma i tuoi personaggi sono all’entrata dell’Hotel Venezia.

Ti ricordo che la distinzione di fondo è que-sta. La colonna ha una base per lo più ro-tonda:

Il pilastro ha base per lo più prismatica:

Ortografia: è preferibile scrivere «grigie».

Vorrei capire meglio come sono queste

delle scarpe, simili a degli scarponcini beige scuro con dei tacchetti e la suola nera.

(Elimina i partitivi «delle» e «degli» che appesantiscono il testo)

Devi decidere se sono scarpe o scarponcini. Lascio fare a te una ricerca di immagini in internet per capire qual è la parola giusta.

Anche «tacchetti» mi dà da pensare perché questa parola si usa per le calzature usate nel calcio, nel rugby e in altri sport. Mi chiedo se non si trattasse di scarpe con una suola a carrarmato come queste:

In questo caso si capirebbe la tua incertezza fra «scarpa» e «scarponcino».

Come vedi non è immediato dare il nome alle cose. Però trovare il nome giusto, che magari non avevamo in mente subito, per definire una cosa per me è una cosa molto piacevole. Spero di averti aiutato in questo caso.

Ragioniamo un po’ su questa frase:

…indossa invece un giubbotto nero con un cappuccio che tiene tiene sulla testa dal quale sbuca una faccia molto rovinata con dei segni di scottatura sulle guance C’è un problema con il pronome relativo «dal quale» lontano dalla parola di riferimento («cappuccio»). Ricorda che in italiano di norma il pronome relativo deve seguire imme-diatamente il suo nome. Perché non mettere un punto – uno dei tanti che bisogna piaz-zare – dopo testa? E riprendere così:

…indossa invece un giubbotto nero con un cappuccio che tiene sulla testa. La faccia è molto rovinata con dei segni di scottatura sulle guance

Eviterei anche «sbuca» che dà l’idea di qualcosa che viene fuori e in questo caso non mi sembra opportuno.

Siccome ti soffermi molto sulla descrizione dei personaggi, ti ricordo le regole di ordine che ci ha dato Giulio Mozzi: una descrizione ordinata procede dall’alto al basso e dall’e-sterno verso l’interno.

Ultima considerazione. Prova a vedere come si può facilmente evitare la ripetizione della parola «scarpa» nell’ultima frase.

Prova ora a riscrivere il testo.

Istantanea di tommaso

Il cielo è sereno, l’aria mattutina è fresca e pulita, ci sono molte persone che camminano per la piazza, sotto i portici di Hotel Venezia qualcuno fa colazione all’interno del bar con una calda brioche e un caffè fumante. Una coppia di colore guarda ammirata la vetrina di un negozio di cellulari della «Tre».

La donna ha la testa coperta da un sottile burqa che lascia intravedere gli scuri capelli, una lunga veste la avvolge completamente da capo a piedi. La mano destra, colma di anelli e braccialetti variopinti, è protesa verso quella dell’uomo che sta osservando i cellulari, mentre nella sinistra tiene una borsetta viola, di pelle.

L’uomo indossa dei pantaloni di stoffa neri con una giacca blu bordata di bianco, i capelli scuri sono raccolti in un cappello nero, nella mano destra regge un ombrello rosso.

I due si scambiano qualche incomprensibile parola in una strana lingua, si guardano negli occhi e poi si riavviano per via Belenzani tenendosi per mano continuando a parlare tra di loro.

DIscussIone Amedeo Savoia:

Il dettaglio del misterioso ombrello rosso, caro Tommaso, rende inimitabile questa istanta-nea così mirabilmente romantica. Dobbiamo, peraltro, lavorarci un po’ per migliorare la resa.

Cerchiamo di focalizzare l’evento: una coppia di colore, dopo aver curiosato nella vetrina di un negozio di cellulari sotto i portici, li attraversa e, tenendosi per mano e conversan-do, gira verso via Belenzani.

Abbiamo diversi ingredienti a disposizione: tempo atmosferico, movimenti di persone nella piazza e nel bar, descrizione dei personaggi e oggetti vari fra i quali l’ombrello rosso.

Il tuo testo elenca in sequenza tutti gli elementi senza comprenderli in un quadro unita-rio. Ne è prova il fatto che nel primo periodo usi per tre volte consecutivamente il verbo essere due dei quali evitabili:

Il cielo è sereno e l’aria fresca e pulita, molte persone attraversano la piazza a al bar Portici qualcuno fa colazione con brioche e caffè fumante

Già con questi piccoli interventi si passa da 39 a 26 parole.

Anticiperei a questa frase la descrizione della prima azione della coppia.

Una coppia di colore – lei con il velo e una veste lunga fino ai piedi, lui in pantaloni neri, giacca blu e con un ombrello rosso in mano – guarda attentamente la vetrina del negozio della «Tre».

Operando in questo modo vediamo subito la coppia e la collochiamo nel contesto.

Ho evitato la parola burqa perché ho il dubbio che si tratti proprio di quel tipo di velo, che non ho mai visto a Trento. Ho trovato in internet un’immagine con i principali veli islamici.

Verifica di quale si tratti e inserisci il nome corretto. La trovi qui.

L’immagine è questa:

Visto poi che la veste è lunga, sarebbe interessante indicarne il colore.

Nel secondo paragrafo tu precisi che è l’uomo a guardare attentamente nella vetrina. La donna è in una posizione che forse fraintendo. Che cosa significa che

La mano destra […] è protesa verso quella dell’uomo?

Lo sta già tenendo per mano? O, meglio, sta per prendere la sua mano? Cerca di fornire qualche elemento in più per farci vedere questa postura che, descritta così, sembra quella di un antico oratore. Molto efficace invece il dettaglio degli anelli e dei braccialetti.

Ti ricordi cosa abbiamo detto più volte sul costrutto «sta + gerundio»? Meglio evitarlo.

Fra «viola» e «di pelle» non va la virgola.

I due si scambiano qualche incomprensibile parola in una strana lingua

Quell’«incomprensibile» e quello «strana» sono soggettivi: valgono per te, per me e per tanti altri, ma non per loro che si capiscono benissimo e non trovano nulla di strano nei suoni della loro lingua. Allora forse l’espressione più neutra potrebbe essere:

I due scambiano qualche parola in una lingua straniera/non del posto.

Secondo me «si riavviano» non va bene perché non c’è stato un primo avviarsi verso via Belenzani, seguito da una sosta e poi da un riavviarsi. Almeno non nel tuo resoconto.

Nell’ultima frase si potrebbero mettere a fuoco due dettagli belli: il tenersi per mano e il con-versare (meglio di «parlare tra loro» perché ha lo stesso significato e è una parola al posto di tre). Come si fa? Si mette un punto e si trasformano i gerundi in indicativo presente:

Si tengono per mano e conversano.

Resta l’ombrello rosso. Come valorizzare un oggetto così straniante in una serena gior-nata di febbraio?

Prova a riscrivere il testo sulla base di queste indicazioni.

Tommaso:

Ho cercato di seguire i suoi suggerimenti per render migliore il mio testo ma non sono riuscito a trovare un modo per valorizzare l’ombrello rosso. Forse dovrei farlo comparire prima?

Ecco il testo modificato:

Il cielo è sereno e l’aria fresca e pulita, molte persone attraversano la piazza e al bar Portici qualcuno fa colazione con brioche e caffè fumante. Una coppia di colore guarda ammirata la vetrina di un negozio di cellulari della «Tre».

La donna ha la testa coperta da un sottile Hijab che lascia intravedere gli scuri capelli, una lunga veste di color marrone chiaro con sfumature rosso magenta la avvolge com-pletamente da capo a piedi. La mano destra, colma di anelli e braccialetti variopinti, è stretta nella la mano sinistra dell’uomo che osserva i cellulari esposti. La sinistra tiene una borsetta viola di pelle di una marca sconosciuta.

L’uomo indossa dei pantaloni di stoffa neri con una giacca blu bordata di bianco, i capelli scuri sono raccolti in un cappello nero, nella mano destra regge un ombrello rosso.

I due si scambiano qualche incomprensibile parola in una lingua straniera, si guardano negli occhi e poi si avviano per via Belenzani tenendosi per mano, continuando a parlare tra di loro.

Gianluca Trotta:

Faccio una proposta opposta: se quell’ombrello rosso facesse la sua comparsa alla fine?

Cioè, vediamo l’uomo che tiene per mano la donna, e nell’altra l’ombrello che dondola nell’aria (insomma, lo metterei un po’ in movimento, così da renderlo ancora più visibile).

Non so però se è una buona idea.

Un altro dettaglio: «di colore» non mi sembra un’espressione felicissima (né tantomeno precisa). Mi sembra uno di quegli stereotipi linguistici un po’«politically correct» che, però, alla fine risultano un po’ ridicoli. O, almeno, a me dà sempre questa impressione.

Ma anche su questo penso che si potrebbe discutere.

Ciao.

Tommaso:

Ok, grazie per i consigli.

potrebbe andare così:

Il cielo è sereno e l’aria fresca e pulita, molte persone attraversano la piazza e al bar Portici qualcuno fa colazione con brioche e caffè fumante. Una coppia di origine araba guarda ammirata la vetrina di un negozio di cellulari della «Tre».

La donna ha la testa coperta da un sottile Hijab che lascia intravedere gli scuri capelli, una lunga veste di color marrone chiaro con sfumature rosso magenta la avvolge com-pletamente da capo a piedi. La mano destra, colma di anelli e braccialetti variopinti, è stretta nella la mano sinistra dell’uomo che osserva i cellulari esposti. La sinistra tiene una borsetta viola di pelle di una marca sconosciuta.

L’uomo indossa dei pantaloni di stoffa neri con una giacca blu bordata di bianco, i capelli scuri sono raccolti in un cappello nero, nella mano destra regge un ombrello rosso.

I due si scambiano qualche incomprensibile parola in una lingua straniera, si guardano negli occhi e poi si avviano per via Belenzani tenendosi per mano, continuando a parlare tra di loro.

L’ombrello rosso dondola libero nell’aria al ritmo lento dei loro passi.

Forse l’espressione «araba» è più consona rispetto a «di colore».

Amedeo Savoia:

Bravo, Tommaso. Mi resta il dubbio sulla frase della lingua incomprensibile.

Tommaso:

Avevo cambiato un po’ la frase ma avevo lasciato «incomprensibile» perché mi sembra-va spiegasse meglio il concetto di straniero. Effettisembra-vamente l’aggettivo «incomprensibile»

è una valutazione soggettiva. Forse è il caso di toglierlo, lasciando la frase così: «I due scambiano qualche parola in una lingua straniera».

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 168-176)