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Istantanea di silvio

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 127-130)

Questo è un esempio di correzione progressiva. L’insegnante segue lo studente, segnalando volta per volta diversi ordini di problemi.

Cognola, parco delle coste, lunedì 19 marzo 2012, 16:34

È una giornata brutta, nuvolosa. Il parco è vuoto, a volte s’intravede qualche bambino che corre verso le altalene. A volte, invece, si vedono delle anziane signore che portano a spasso il cane.

A un certo punto arriva un bambino con la sua mamma. Questo bambino piange, se ne sta andando via dal parco e lui non vuole. La madre stufa delle lamentele del figlio lo sgrida e lui non potendo fare più nulla tace e si allontana con ancora le lacrime sul viso.

Dopo due minuti inizia a piovere e il parco piano, piano si svuota.

Silvio, Liceo «Da Vinci» di Trento DIscussIone

Paola Sabato:

Ciao Silvio,

hai colto una scena bellissima … un po’ triste magari, ma sicuramente d’effetto!

Varrebbe proprio la pena valorizzarla.

Purtroppo nel tuo testo sei poco oggettivo:

-a a volte s’intravede;

-A volte, invece, si vedono;

-lui non vuole (come fai a dirlo? descrivi la scena!);

-stufa;

-lui non potendo fare più nulla.

Potresti modificare da solo questi passaggi, inserendo direttamente il verbo.

Es. «Il parco è vuoto.

Alcuni bambini corrono verso le altalene. Delle anziane signore portano a spasso il cane».

Daresti maggiore vivacità alla narrazione, inoltre, evitando «sta + gerundio» e sostituen-dolo, anche in questo caso, con il verbo coniugato.

Vedi a questo proposito i suggerimenti di Giulio Mozzi1 Che dici, ci vuoi provare a riscrivere il tuo testo?

1 Vedi, in questo volume, p. 37 ss.

Silvio:

È una giornata brutta, nuvolosa. Il parco è vuoto e silenzioso. Alcuni bambini corrono verso le altalene, mentre, delle anziane signore portano a spasso il cane.

A un certo punto arriva un bambino con la sua mamma. Questo bambino piange, se ne va via con la madre che lo tiene per mano. La madre non sapendo cosa fare sgrida il figlio e lui, a questo punto, tace e si allontana con ancora le lacrime sul viso. Dopo due minuti inizia a piovere e il parco piano, piano si svuota.

Spero che così vada bene, anche se non sono sicuro della frase: «La madre non sapen-do cosa fare sgrida il figlio e lui, a questo punto, tace e si allontana con ancora le lacrime sul viso» secondo me questa frase rimane sempre soggettiva e non saprei in che altri modi potrei cambiarla.

Paola Sabato:

Bene direi la prima parte della tua riscrittura: da eliminare solo la virgola dopo «men-tre» e, secondo me, “quantificare” il numero delle anziane, per maggiore precisione e incisività nella narrazione. Che so … «tre signore» …

Nella seconda invece – mi dispiace dirtelo – non si capisce proprio quello che accade.

Prova a rileggere … il bambino arriva (forse vuoi dire che si avvicina a te? perché avrà pur giocato al parco, ma questo lo sai tu), piange (ma non si sa perché) e se ne va ….

non ti sembra un po’ assurdo?

Io ripartirei dal testo originario che, sicuramente più chiaro, è semplicemente da “limare”.

Ci provo…

«… A un certo punto la mamma dice al bambino:

“Dai che andiamo … Dobbiamo tornare a casa …. (o qualcosa del genere)”

Lui si mette a piangere e grida:

“Non voglio andare via dal parco”.

La madre lo sgrida e lui si allontana in silenzio con ancora le lacrime sul viso”».

Che ne pensi? Ovviamente mi sono inventata tutto, tu c’eri e forse hai colto qualche frase.

Vedi come, inserendo il dialogo, tutto risulta subito più oggettivo e vivace.

Ci riprovi?

Silvio:

È una giornata brutta, nuvolosa. Il parco è vuoto, a volte s’intravede qualche bambino che corre verso le altalene. A un certo punto arrivano due anziane signore che portano a spasso il proprio cane.

Vicino allo scivolo c’è un bambino. A un certo punto arriva la mamma del bambino e gli dice:

«Forza Filippo, che dobbiamo andare dalla zia». Subito il bambino gli dice:

«no, non voglio andare dalla zia, voglio continuare a giocare»

«guarda che se non vieni via con me ti lascio qui da solo».

Dopo queste parole il bambino inizia a piangere e non sapendo più in che modo convin-cere sua mamma a lasciarlo giocare, se ne va con le lacrime sul viso. Dopo due minuti inizia a piovere e il parco piano, piano si svuota.

Paola Sabato:

Bene, direi, rispetto alla prima scrittura hai fatto sicuramente dei grandi passi in avanti!

Rimangono alcuni passaggi da semplificare (parole da togliere) per rendere più scorrevole il testo, resta qualche commento da eliminare perché poco oggettivo, come ti dicevo la prima volta (“non sapendo più in che modo convincere sua mamma a lasciarlo giocare”).

Infine, ci vuole la lettera maiuscola all’inizio del discorso diretto.

Provo a riprendere alcune frasi.

«Il parco è vuoto e silenzioso.

Alcuni bambini corrono verso le altalene [...]

Un bambino gioca vicino allo scivolo. A un certo punto arriva la mamma e gli dice: [...]

- Meglio a capo – «Subito il bambino le risponde».

Che te ne pare?

Ciao.

Silvio:

È una giornata brutta, nuvolosa. Il parco è vuoto, a volte s’intravede qualche bambino che corre verso le altalene. A un certo punto arrivano due anziane signore che portano a spasso il proprio cane.

Vicino allo scivolo c’è un bambino. A un certo punto arriva la mamma del bambino e gli dice:

«Forza Filippo, che dobbiamo andare dalla zia».

Subito il bambino le dice:

«No, non voglio andare dalla zia, voglio continuare a giocare»

«Guarda che se non vieni via con me ti lascio qui da solo.»

Dopo queste parole il bambino inizia a piangere, prende la mano della madre e se ne va con le lacrime sul viso. Dopo due minuti inizia a piovere e il parco piano, piano si svuota.

Paola Sabato:

Bravissimo! Hai fatto un ottimo lavoro sulla seconda parte del tuo testo…. direi che è quasi irriconoscibile rispetto alla prima stesura.

Mi permetto di modificare quest’ultima frase

«Un bambino gioca vicino allo scivolo, quando arriva la sua mamma e gli dice …»

Ho eliminato “c’è”, sostituendolo con un verbo d’azione, e qualche ripetizione.

Complimenti per lo sforzo, riscrivere richiede impegno… puoi essere soddisfatto del tuo lavoro!

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 127-130)