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Istantanea di riccardo

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 190-193)

Due signori, l’uno vestito tutto di nero sulla sessantina, scarpe marroni e capelli corti bianchi; l’altro, più giovane, con una giacca nera, pantaloni della tuta blu e scarpe da ginnastica grigie. I due portano dal loro furgoncino Renault bianco, parcheggiato davanti ai tavoli esterni del Cafè 34, dei pacchi grigi all’interno dell’antistante bar passando tra i calcarei portoni.

«Sei sicuro che vanno a questo locale?» dice quello più giovane con un accento meri-dionale entrando con due pacchi nel locale.

«ghe scrito sora che i va chi.» risponde con una voce bassa, dietro all’altro.

Uscendo, quello più anziano porta con se due piccoli sacchetti di plastica bianchi che appoggia sul cofano per chiudere le porte posteriori del mezzo; mentre l’altro è appena salito in macchina dalla parte del passeggero portando con se i due sacchetti.

Il signore in nero, guardando l’orologio, scatta in macchina, parte di tutta fretta e imboc-ca via Belenzani.

DIscussIone Giulio Mozzi:

Riccardo, credo che ti converrebbe riscrivere la tua descrizione cominciando dal furgon-cino. Mi pare che il furgone sia ben più grosso – e più visibile – dei tue uomini.

Cerca di evitare formule complicate come questa:

…davanti ai tavoli esterni del Cafè 34, dei pacchi grigi all’interno dell’antistante bar…

dove la prima impressione del lettore è che i locali siano due: il Caffè 34, davanti al quale è parcheggiato il furgone, e il bar «antistante». Poi il lettore ragiona, e si dice: «No, se il furgone è parcheggiato davanti al 34, il “bar antistante” non può che essere il 34 stesso».

Che però è un «caffè» e non un «bar»… Insomma, l’effetto è un tantino enigmistico.

Similmente, quando leggo

Uscendo, quello più anziano porta con se due piccoli sacchetti di plastica bianchi che appoggia sul cofano per chiudere le porte posteriori del mezzo; mentre l’altro è appena salito in macchina dalla parte del passeggero portando con se i due sacchetti non capisco se i sacchetti sono due o quattro. Considerati i tempi verbali, mi vien da pensare che la sequenza delle azioni sia questa:

-il più giovane esce dal bar con due sacchetti di plastica e sale sul furgone dalla parte del passeggero,

-poi, quando il più giovane è “appena salito in macchina”, esce anche il più vecchio, anch’egli con due sacchetti bianchi in mano, eccetera.

Ma ho il sospetto che tu non volessi descrivere questo, e ho il sospetto che i sacchetti siano solo due.

Cerca dunque di fare un po’ d’ordine.

Amedeo Savoia:

Il dialogo, Riccardo, è la gemma del tuo reportage. Bisogna farla brillare rimuovendo le impurità. Già Giulio Mozzi ha espresso la difficoltà di capire alcuni passaggi dell’azione.

Il suo invito a partire dal furgoncino è ottimo. Era già lì o l’hai visto arrivare? Da dove pren-dono i pacchi gli uomini? Dal retro o dal lato? C’è qualche scritta sul furgone?

La frase nominale – cioè senza verbi reggenti – con cui introduci i personaggi risulta so-spesa. Prova a metterci un po’ di sintassi o, quando riordini il testo, a ricollocare i singoli dettagli.

La descrizione del primo uomo è molto disordinata. Giulio Mozzi ci insegna che per de-scrivere un personaggio si procede dall’alto al basso e dall’esterno all’interno. Rivedi la descrizione secondo questi criteri. La descrizione del giovane è migliore.

Anche la seconda frase è molto disordinata. Ricorda che la struttura di base della frase italiana prevede la sequenza Soggetto + verbo + oggetto. Se questi elementi sono vicini, le frasi risultano più chiare e comprensibili. Rivedi il periodo applicando questo criterio.

Un dubbio lessicale e quantitativo su «calcarei portoni». Quanti portoni oltrepassano i fattorini? Si tratta degli accessi al bar o dei portici? Non ricordo porte di pietra. Non è che la soluzione del problema si annidi nella differenza fra «portone», «portale» e «portico»?

Ma ce la puoi svelare solo tu.

dice quello più giovane con un accento meridionale entrando con due pacchi nel locale può semplificarsi in

dice il giovane con accento meridionale mentre entra con due pacchi.

Puoi usare l’articolo determinativo perché è l’unico giovane della scena e lo hai presenta-to prima. Non occorre ripetere «nel locale» perché è già evidente che va lì. A meno che nella tua riscrittura non collochi a questo punto la direzione del loro movimento.

Vediamo anche questa frase che risulta poco curata:

«ghe scrito sora che i va chi.» risponde con una voce bassa, dietro all’altro.

Ti sei dimenticato di scrivere chi ha detto questa frase. Basta dire «l’altro alle sue spalle».

Cosa intendi con «voce bassa»? Ti riferisci all’intensità (e allora è meglio «piano» o «a bassa voce») o all’altezza del suono (e allora usa «grave»). O intendi dire «rauca»? Ri-pensa a come parlava il vecchio e facci capire. Ricorda anche di cominciare il dialogo sempre con la maiuscola e togli il punto dopo «chi».

Ortografia: il pronome personale «sé» si scrive con l’accento.

Sulla dinamica del penultimo paragrafo ha già scritto Giulio Mozzi. È difficile descrivere due personaggi che fanno cose diverse contemporaneamente o in sequenza alternata.

Un consiglio: ricostruisci in un elenco a due colonne la sequenza cronologica dei fatti.

Una colonna per il giovane e una per il vecchio. Vedrai che poi sarà più facile descriverla.

Ultima osservazione. Solo nella frase finale – quando dici «scatta in macchina» – ci dai un’indicazione sulla velocità di svolgimento dell’azione. Fino a questo punto il lettore non ha idea che tutto proceda molto rapidamente. Anzi, a me pareva un andamento piuttosto lento. Questa accelerazione finale risulta imprevista e crea un effetto di inverosimiglian-za. Tu eri presente alla scena e puoi dare coerenza anche a questo aspetto.

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 190-193)