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Una correzione a sei mani, con due riscritture

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 143-147)

Lavarone, piazza Cappella, 18 gennaio 2012, ore 16:24

Due bambini litigano per un fallo commesso mentre giocavano a pallone.

Uno è più alto, biondo e con gli occhi azzurri; veste una tuta sportiva rossa con scritto

«EsseGi», in giallo, all’altezza del torace e porta scarpe da ginnastica bianche con righe azzurre.

Il secondo ha i capelli castani, gli occhi verdi, indossa una tuta blu con delle righe longitudinali bianche sui pantaloni e sulle braccia e delle scarpe nere.

Dietro di loro una distesa di bolognini di basalto termina sull’entrata vetrata dell’albergo Antico la cui bianca facciata si erge altissima e proietta la sua ombra sui due litiganti.

«Mi hai fatto uno sgambetto» dice il bambino più basso; «Non è vero, bugiardo» ribatte il biondo. «Ah, infatti sono caduto da solo, vero? e la mia maglia si è sbregata per colpa mia, vero?», «Sì certo, dai che non fai altro che inventarti la cose, non sei più mio amico»,

«Meglio, ma la maglia me la ricompri tu», «Sei caduto da solo», «Va bé vuol dire che dirò a mia mamma di telefonare ai tuoi genitori», «Fai pure vedremo a chi crederanno».

Edoardo, del Liceo «Da Vinci» di Trento DIscussIone

Amedeo Savoia:

Bravissimo, Edoardo. Sei il primo studente a pubblicare sul reportage di quest’anno e meriti un elogio particolare.

Hai colto una scena simpatica.

Ti do un solo suggerimento. Per dare maggior respiro al testo è meglio andare a capo a ogni battuta del dialogo.

Direi così:

«Mi hai fatto uno sgambetto» dice il bambino più basso.

«Non è vero, bugiardo» ribatte il biondo.

«Ah, infatti sono caduto da solo, vero? e la mia maglia si è sbregata per colpa mia, vero?»

«Sì certo, dai che non fai altro che inventarti la cose, non sei più mio amico».

«Meglio, ma la maglia me la ricompri tu?»

«Sei caduto da solo».

«Va bé vuol dire che dirò a mia mamma di telefonare ai tuoi genitori».

«Fai pure vedremo a chi crederanno».

Non pensi che in questo modo il dialogo sia più leggibile?

Ciao

Gianluca Trotta:

Sì, davvero una bella scena, Edoardo.

Mi concentro sul secondo e terzo paragrafo, quelli nei quali descrivi i bambini.

Per prima cosa, li unificherei in un unico capoverso. E, soprattutto, toglierei alcuni verbi che, a mio parere, appesantiscono la descrizione: perché scrivere che «veste» una tuta e «porta» delle scarpe?

Farei qualcosa di simile, eliminando tutti i predicati relativi all’abbigliamento:

Uno è più alto, biondo e con gli occhi azzurri; tuta sportiva rossa, all’altezza del torace la scritta gialla «EsseGi»; scarpe da ginnastica bianche con righe azzurre.

etc.

Mi sembra un po’ più scorrevole, che ne pensi? Hai voglia di provare a farlo anche per il secondo?

Su quel paragrafo, ti faccio notare un’altra cosa:

Il secondo ha i capelli castani, gli occhi verdi, indossa una tuta blu con delle righe longitudinali bianche sui pantaloni e sulle braccia e delle scarpe nere.

Il problema mi sembrano quelle due congiunzioni «e» verso la fine del periodo: all’appa-renza sono sullo stesso livello; in realtà, invece, il primo «e» congiunge i pantaloni e le braccia (unite dall’elemento «righe»); il secondo, invece, congiunge le due frasi coordi-nate, rette dal predicato «indossa» (la tuta, le scarpe). Ecco, in questo caso andrebbero, a mio parere, tenute ben distinti i due valori della congiunzione: o cambiando la struttura delle frasi, o introducendo qualche segno di punteggiatura.

Ciao, e ancora complimenti!

Giulio Mozzi:

Aggiungo a quanto hanno scritto Amedeo e Gianluca: forse sarebbe meglio se l’azione cominciasse presto, nel primo o nel secondo capoverso, anziché essere relegata alla fine.

Edoardo:

Due bambini litigano per un fallo commesso mentre giocavano a pallone.

«Mi hai fatto uno sgambetto» dice il bambino basso dai capelli castani.

«Non è vero, bugiardo» ribatte il biondo con gli occhi azzurri.

«Ah, infatti sono caduto da solo, vero? e la mia maglia si è sbregata per colpa mia, vero?» rispose a tono il fanciullo con gli occhi verdi, indicando una lacerazione sulla sua tutta rossa con la scritta «EsseGi», in giallo, all’altezza del torace.

«Sì certo, dai che non fai altro che inventarti la cose, non sei più mio amc» «Meglio, ma la maglia me la ricompri tu».

«Sei caduto da solo».

«Va bé vuol dire che dirò a mia mamma di telefonare ai tuoi genitori».

«Fai pure vedremo a chi crederanno».

Dietro di loro una distesa di bolognini di basalto termina sull’entrata vetrata dell’albergo Antico la cui bianca facciata si erge altissima e proietta la sua ombra sui due litiganti.

Amedeo Savoia:

Bene, Edoardo. Il tuo testo è molto migliorato. Resta ancora qualche dettaglio da cor-reggere.

Nella prima frase toglierei «per un fallo commesso» per due ragioni. La prima è che dal dialogo successivo si capisce che di questo si tratta. La seconda è che dicendo «com-messo» il narratore si schiera dalla parte del bambino basso. Eventualmente bisogne-rebbe scrivere «presunto». Inoltre porterei tutto al presente. La frase potbisogne-rebbe diventare così:

Due bambini litigano per un fallo commesso mentre giocavano a pallone.

Nel dialogo è comparso un passato remoto «rispose»; «a tono» mi sembra un giudizio e lo toglierei; così come sostituirei «il fanciullo con gli occhi verdi» con «il primo»; c’è da correggere anche il refuso «amc» e andare a capo a «Meglio».

Sembrano tante cose. In realtà sono, come detto, dettagli in un reportage che è molto migliorato.

Giulio Mozzi:

Restano i dettagli da correggere, come scrive qui sopra Amedeo, ma comunque: bravo, Edoardo.

Edoardo:

Grazie a tutti per i vostri commenti.

Due bambini litigano mentre giocano a pallone.

«Mi hai fatto uno sgambetto» dice il bambino basso dai capelli castani.

«Non è vero, bugiardo» ribatte il biondo con gli occhi azzurri.

«Ah, infatti sono caduto da solo, vero? e la mia maglia si è sbregata per colpa mia, vero?» risponde il primo, indicando una lacerazione sulla su tutta rossa con la scritta

«EsseGi», in giallo, all’altezza del torace.

«Sì certo, dai che non fai altro che inventarti la cose, non sei più mio amico».

«Meglio, ma la maglia me la ricompri tu».

«Sei caduto da solo».

«Va bé vuol dire che dirò a mia mamma di telefonare ai tuoi genitori».

«Fai pure vedremo a chi crederanno».

Dietro di loro una distesa di bolognini di basalto termina sull’entrata vetrata dell’albergo Antico la cui bianca facciata si erge altissima e proietta la sua ombra sui due litiganti.

si può notare che, tra una riscrittura e un commento, a volte nei testi si corregge di qua e si introducono nuovi errori di là. Così per la «lacerazione sulla sua tutta rossa», comparsa nella prima riscrittura e diventata nella seconda addirittura una

«lacerazione sulla su tutta rossa»: errori sfuggiti semplicemente perché nel frattempo

l’attenzione era stata puntata su altri aspetti del discorso. Il Reportage porta infatti,

quasi necessariamente, a una correzione focalizzata e non generalizzata.

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 143-147)