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silva Filosi:

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 105-108)

28 aprile 2011, Liceo-Ginnasio Rosmini di Rovereto Appunti a cura di Silva Filosi

Erano presenti, oltre a me: Giulio Mozzi, Amedeo Savoia, Gianluca Trotta, Vicenza Serio, Nives Trentin e Michele Ruele.

[…]

Osservazioni dei docenti partecipanti

Passando a raccogliere commenti e difficoltà rilevate dai docenti coinvolti in prima per-sona nelle correzioni (Savoia, Ruele, Trentin, Trotta, Serio), si capisce che il problema principale è stato quello di gestire la gran quantità dei reportage: siamo arrivati ad un totale di quasi 600 articoli pubblicati! Questo comporta che qualcuno di noi, per man-canza di tempo ed energie, in questa ultima parte dell’anno dovrà ridurre l’attività, che

peraltro rimane aperta, per chi volesse ancora contribuire, con commenti e/o articoli, fino alla fine dell’anno scolastico.

Si elencano qui, non ordinate per importanza, le idee e le proposte da noi formulate per rendere più efficace l’esperienza l’anno prossimo:

-calcolare le quantità, evitando gli accumuli, ma assicurando agli alunni redattori il pia-cere di vedere letti e commentati i propri articoli;

-stimolare e valorizzare le riscritture(anche con la valutazione), non abbandonare i testi a se stessi;

-archiviare i pezzi di quest’anno, sia con l’intento di selezionare i migliori (per eventuali pubblicazioni) sia per ragionare su certi errori ricorrenti e fornire utili consigli a chi vo-lesse riprovare l’esperienza;

Osservazioni del coordinatore “non-docente”

Dal suo punto di vista di scrittore-non docente, Giulio rileva una certa timidezza, qualche impaccio da parte di noi insegnanti di classe nel procedere a tagli e a correzioni; ci invita a suggerire e a praticare la riscrittura dei pezzi dei ragazzi: a tal proposito, ci mostra alcuni esempi di riscrittura in forma poetica fatti a partire da articoli pubblicati dagli stu-denti sul blog […]. Ci suggerisce anche degli esperimenti di… epurazione: per esempio, riscrivere un pezzo di 270 parole usandone 100 di meno.

Giulio osserva anche, a posteriori, che l’uso di tag nominali per gli articoli ha portato ad una certa uniformità di catalogazione dei pezzi, mentre sarebbe stato forse più efficace

“taggare” usando parole-verbo, cioè le azioni, che rappresentano di fatto il nucleo por-tante del reportage. Il “nodo” rimane infatti, rappresentare un personaggio che agisce in un contesto.

Giulio non considera negativo, come aveva notato Nives, il fatto che in alcuni casi le correzioni di più docenti si siano sovrapposte sullo stesso pezzo, con sottolineature dif-ferenti: la pratica della scrittura è anche occasione di dibattito.

Bilanci, valutazioni e prospettive

Nella fase conclusiva dell’incontro, ci si avvia ad una valutazione complessiva dell’espe-rienza, che risulta, a detta di tutti, essere stata largamente positiva: probabilmente utile per gli alunni (anche se ci sarebbe bisogno di più riscritture a testa perché la pratica risulti efficace), sicuramente fondamentale per i docenti, se è vero che, come ricorda Michele Ruele, ci ha fatto scoprire le possibili sfaccettature dell’attività di correzione che solitamente noi pratichiamo nella sua forma estensiva o nella stigmatizzazione degli erro-ri di ortografia e di grammatica, ma poco come “erro-rilancio” di un testo, come provocazione dinamica verso un uso creativo ma efficace della scrittura.

Amedeo Savoia rileva inoltre che i miglioramenti si sono avvertiti, se non nella tecnica, almeno nell’attenzione: gli studenti hanno colto l’impatto di certi errori vedendo esposto in pubblico il loro pezzo e hanno maturato quanto sia importante avere l’aiuto di un supervisore, compagno o genitore, prima di arrivare alla pubblicazione.

[…]

Ci si lascia un po’ stanchi ma contenti, fantasticando su alcune idee da sperimentare l’anno prossimo, “lanciate” e in parte già provate da Amedeo:

-ripetere il reportage selezionando i luoghi,

-indirizzare gli studenti verso reportages su eventi collettivi (concerti, conferenze, ecc.), tentare l’”instant-book” facendo inviare in simultanea alla piattaforma delle “istantanee”

scritte dalle classi in luoghi diversi ma nella stessa giornata,

-proporre una prova di “istantanea” come tema in classe facendo uscire i ragazzi da scuola in simultanea mezz’ora prima del tema ciascuno per conto suo e facendoli scri-vere immediatamente dopo.

La prof. paola sabato, assente all’incontro per altri impegni scolastici, aveva scritto nel forum:

Non potendo essere presente domani, colgo ora l’occasione per un breve bilancio. At-tività estremamente interessante e utile per consentire ai ragazzi di osservare, narrare, ragionare sui propri testi e riscriverli. Molti dei miei alunni l’hanno apprezzata (in partico-lare quelli che non hanno “preclusioni” nei confronti della scrittura) e hanno apprezzato soprattutto i vostri consigli, tanto da rimanere delusi quando non li trovavano. E arriviamo al punto, sicuramente ne parlerete domani. La difficoltà di rispondere a tutti. […] A partire da marzo […] mi è stato praticamente impossibile intervenire. Ma anche prima non mi era facile, visto che il commento mi richiedeva un certo tempo e a mia disposizione ne avevo veramente poco.

Quanto tempo è necessario per scrivere un commento correttorio? poco o tanto,

evidentemente, secondo la dimensione del commento stesso. Ma al di là del numero

di righe da scrivere, o del numero di frasi studentesche da raddrizzare, la cosa più

impegnativa è che un lavoro del genere richiede da parte dell’insegnante non solo il

controllo del rispetto delle norme (grammaticali, sintattiche) e delle regole (del

gio-co), ma anche – si pensi alle riscritture – un continuo, minuto e densissimo lavoro di

vera e propria invenzione. Leggere la scena raccontata dallo studente, visualizzarla (e

visualizzare una scena raccontata maluccio è talvolta un’impresa), ricomporla nella

propria mente e proporre aggiustamenti, spostamenti, cambiamenti di dispositio,

al-ternative lessicali, eccetera, ogni volta motivando la proposta nel modo più semplice

ed efficace ma anche preciso e autorevole, guarnendo il tutto con esempi, esibizioni

di alternative possibili, riscritture esemplari, occasionali presentazioni di criteri

gene-rali, rimandi ad altri testi o commenti, eccetera eccetera; il tutto fatto fuori dall’aula,

nei “tempi rubati” tipici del lavoro dell’insegnante (ci si incontrava, talvolta in rete, a

scrivere commenti in contemporanea alle cinque del mattino…), e sotto la pressione

di una colata lavica di istantanee davvero impressionante – be’, è un lavoro colossale.

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 105-108)