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Quando un eccesso di correzione ammutolisce lo studente, ovvero: proporre ri- ri-scritture ha senso, ma è bene non esagerare

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 147-153)

Lasino, Piazza Degasperi, 31 dicembre 2010 ore 10.15

Sotto un grande albero di Natale decorato con centinaia di piccole lampadine spente due bambini ed un adulto osservano un presepe costruito dentro ad una casetta di legno rico-perta da rami d’abete, posizionata ai piedi dell’albero. L’adulto, un uomo sulla quarantina, di alta statura con capelli castani, occhi azzurri e che indossa pantaloni e piumino blu scu-ro e scarpe ocra, sorregge la piccola bici blu e gialla di un bambino paffuto con vispi occhi blu, capelli biondi, berrettino nero con l’immagine di Pluto e pantaloni di pile rossi. Il bambi-no intanto conversa con la bambina, posizionata in braccio al padre e con addosso giacca rosa e berrettino grigio con fiocchetti viola, e le dice :»Guarda che belle pecorelle!» e poi:

«Quanti pastori!». E l’uomo racconta: «Stanno andando da Gesù bambino con molti doni.»

Marta, del Liceo «Da Vinci» di Trento DIscussIone

Giulio Mozzi:

Buon anno nuovo, Marta.

La tua “fotografia” è forse un po’ troppo condensata.

Ho una domanda: il «padre» e «l’uomo» sono la stessa persona? Perché: è vero che all’i-nizio dici che ci sono «due bambini ed un adulto», però a leggere mi è venuto il dubbio.

Non farò osservazioni sul tuo testo. Mi limiterò a proporre alcune riscritture.

1. Sotto un grande albero di Natale decorato con centinaia di piccole lampadine, però spente, due bambini e il padre – un uomo alto sulla quarantina – osservano il presepe costruito dentro a una casetta di legno ricoperta da rami d’abete.

Il padre (capelli castani, occhi azzurri, pantaloni e piumino blu scuro e scarpe ocra) sorregge la piccola bici blu e gialla del figlio (paffuto, vispi occhi blu, capelli biondi, berrettino nero con l’immagine di Pluto e pantaloni di pile rossi) e tiene in braccio la figlia (giacca rosa, berrettino grigio con fiocchetti viola).

Il bambino dice alla sorella:

«Guarda che belle pecorelle!».

E poi: «Quanti pastori!».

L’uomo racconta: «Stanno andando da Gesù bambino con molti doni».

2. Sotto un grande albero di Natale decorato con centinaia di piccole lampadine, però spente, due bambini e il padre – un uomo alto sulla quarantina in piumino blu scuro – osservano il presepe costruito dentro a una casetta di legno ricoperta da rami d’abete.

Il padre sorregge la piccola bici blu e gialla del figlio (paffuto, vispi occhi blu, ber-rettino nero con l’immagine di Pluto) e tiene in braccio la figlia (giacca rosa, berret-tino grigio con fiocchetti viola).

Il bambino dice alla sorella:

«Guarda che belle pecorelle!».

E poi: «Quanti pastori!».

L’uomo racconta: «Stanno andando da Gesù bambino con molti doni».

3.Un grande albero di Natale decorato con centinaia di piccole lampadine, però spente. Sotto l’albero, un presepe costruito in una cassetta di legno ricoperta di rami d’abete.

Un uomo alto sulla quarantina, in piumino blu scuro, tiene in braccio la figlia in giac-chetta rosa e sorregge la piccola bici blu e gialla del figlio.

Il bambino dice alla sorella:

«Guarda che belle pecorelle!».

E poi: «Quanti pastori!».

L’uomo racconta: «Stanno andando da Gesù bambino con molti doni».

4.«Guarda che belle pecorelle», dice il bambino con il berretto di Pluto.

Sta a cavalcioni di una biciclettina blu e gialla. Il padre, un uomo alto con un piumi-no blu, sta un po’ curvo per sorreggerla. Nell’altro braccio ha la figlia, in giacchetta rosa.

«Quanti pastori!», dice ancora il bambino.

Il presepe è costruito in una cassetta di legno, ricoperta da rami d’abete; sta sotto a un grande albero di Natale decorato con piccole lampadine. Che però ora sono spente.

«Stanno andando da Gesù bambino con molti doni», dice il padre.

Perché ho fatto queste quattro riscritture? Perché, in effetti, il tuo testo ha un problema:

una grande quantità di elementi descrittivi, un’azione tutto sommato minima, e però ben tre personaggi.

Il problema è dunque: come organizzo gli elementi descrittivi, il racconto dell’azione, la presentazione dei personaggi?

Nella prima riscrittura ho cercato di alleggerire un po’ il peso dei particolari, disponendoli in modo diverso (con le parentesi ecc.).

Nella seconda ho tolto parecchi particolari, che mi sembravano non indispensabili.

Nella terza ho cercato di rendere più veloce e più comprensibili i “piani” dell’inquadra-tura. Le frasi nominali, tra l’altro, sono molto utili proprio per questo: perché aiutano il lettore a capire meglio che cosa è in primo piano, che cosa in secondo piano, che cosa sullo sfondo.

Nella quarta, infine, ho cercato di eliminare la divisione in due del testo (prima la de-scrizione, poi l’azione – ossia il dialogo), incastrando la descrizione e la presentazione dei personaggi dentro la scansione del dialogo. E mi sono permesso di aggiungere un particolare (dimmi tu se ho indovinato): ho immaginato che se il padre era un uomo alto, per sorreggere la biciclettina del figlio dovesse stare «un po’ curvo».

Che ne dici?

Nessuna risposta da parte di Marta. e giustamente: il lavoro di correzione è stato

troppo massiccio, troppo propositivo, e forse anche troppo poco spiegato. Gli

in-segnanti forse hanno apprezzato il virtuosismo riscrittorio: per gli studenti è solo

imbarazzante, forse immobilizzante.

Istantanea di sara

Questa istantanea è stata discussa prima in classe (come si evince del primo com-mento) e poi di nuovo nel blog, con interventi di quattro insegnanti. Ma non è arri-vato ciò che si sperava: la riscrittura.

Caldonazzo, Via Marconi, Fermata della Corriera, 6 febbraio 2012, ore 17:23

Alla fermata della corriera, una bionda donna sui trent’anni, che indossa un giubbotto di piuma verde scuro, un paio di jeans e calza dei doposci scuri, parla con un signore sulla settantina, vestito di scuro e in modo leggero, nonostante il freddo intenso di oggi.

Vicino a quest’ultimo, c’è un altro uomo, suo coetaneo, che ascolta con interesse la loro conversazione.

A fianco della donna, una bella bambina bionda sui cinque anni, vestita molto pesante e con colori sgargianti, tiene in mano una bambola. È impaziente di andare a casa e, facendo capricci, interrompe la conversazione tirando la giacca della madre.

Finalmente arriva la corriera azzurra della Trentino Trasporti con in alto la scritta “Trento”.

La chiacchierata va avanti, finchè la donna non dice:- Ciao zio, ci vediamo sabato -Ciao, ciao! – risponde il signore.

-Dì ciao allo zio, Anna! –

-Ciao! – risponde con una vocina delicata la bambina.

Salite sulla corriera, mentre la madre fa il biglietto, la bambina corre per il corridoio stretto del mezzo e si dirige verso il fondo; trova un posto libero vicino ad una signora: la bam-bina le sorride e le mostra soddisfatta il suo bambolotto, si accomoda e l’anziana donna le ricambia il sorriso.

Sara, del Liceo «Da Vinci» di Trento DIscussIone

Amedeo Savoia:

Ciao Sara. La scena è bella, ma ti riassumo quanto abbiamo discusso in classe durante la lezione di oggi.

Ci siamo fermati sul primo paragrafo. «Alla fermata delle corriere» si può togliere perchè è già nel titolo.

Si può togliere anche «di oggi» perchè è scontato che il freddo sia relativo a quel momento.

Gianluca Trotta:

Ti faccio notare alcune espressioni:

- «È impaziente di andare a casa»

- «Finalmente arriva la corriera azzurra»

Non sono espressioni troppo soggettive? O perché esprimono un punto di vista, o per-ché sono un’interpretazione. Ad esempio: perper-ché, piuttosto che dire che la bambina («bella»: anche questo è un giudizio soggettivo) «è impaziente di andare a casa», non mostri ciò che ti fa trarre quella conclusione?

Altra problematica: «La chiacchierata va avanti, finchè la donna non dice…». Questo, direi, è un “riassunto”, o “sommario”. Insomma, una sequenza nella quale sintetizzi in po-che parole un evento piuttosto esteso. E un riassunto lo fa un narratore palese. Piuttosto darei altre battute di questa chiacchierata, facendo capire da quelle (senza esagerare, sennò diventa noioso) che, appunto, la chiacchierata continua.

Terzo punto: l’ambientazione. Verso la fine la scena si sposta in un luogo interno (la cor-riera). Dovresti invece limitarti ai luoghi esterni.

Ciao.

Paola Sabato:

Ciao Sara,

bello “scatto”, avrei però anch’io qualche consiglio.

In particolare mi sembrano poco oggettive alcune affermazioni:

-«che ascolta con interesse la loro conversazione»

-«È impaziente di andare a casa» potresti dire, in questo secondo caso, direttamente,

«interrompe la conversazione tirando la giacca della madre».

Prova a rileggere il testo sotto quest’ottica, magari rivedi qualche altro passaggio.

Buon lavoro.

Giulio Mozzi:

Ma la donna col giubbotto verde scuro è la madre della bambina? Evidentemente sì; e tuttavia non è scritto da nessuna parte. La donna diventa «madre» all’improvviso, nell’ul-tima parola del terzo capoverso.

All’uomo succede qualcosa di molto diverso. Non viene dichiarato zio nella narrazione:

l’informazione è fornita da uno dei personaggi (la donna).

Siamo sicuri che vada bene così? Io ho qualche dubbio.

Quello che si vede, è che ci sono una donna, un uomo e una bambina.

Se nella narrazione trasformo all’improvviso la «donna» in «madre della bambina», non sto raccontando un fatto: sto facendo passare una mia supposizione.

Mentre è oggettivo che la donna ha chiamato «zio» l’uomo (e ha invitato la bambina a fare altrettanto).

Sto esagerando? Divento troppo pedante?

Amedeo Savoia:

Cara Sara, hai ricevuto tanta attenzione perché il tuo testo è interessante e vale la pena di lavorarci. Prova a riscrivere il testo tenendo conto di queste preziose indicazioni e a pubblicarlo in un commento.

Gianluca Trotta:

Secondo me è perfetto che lo zio diventi tale dal dialogo.

Se ciò avvenisse anche per la madre, sarebbe perfetto.

Che dite?

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 147-153)