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Istantanea di luca

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 160-165)

Una signora cammina affaticata quasi radente al muro ovest della piazza. Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente, ha uno zainetto da montagna pieno di roba sulle spalle, un borsone sportivo, anche questo pieno, a tracolla sulla spalla destra e con la mano sinistra porta l’immancabile borsetta da donna.

Cammina faticosamente sotto tutto quel peso e si ferma davanti al cancello dello «Scri-gno del Duomo».

Lascia il trolley in piedi e con la mano libera si sistema il borsone sportivo, sbuffa, ripren-de il trolley e riparte verso via Verdi.

Dopo circa 30 metri si ferma ancora e lasciando di nuovo il trolley tira fuori un cellulare dalla tasca del cappotto e risponde ad una chiamata.

Passano un paio di minuti e riattacca, scrive un messaggio e rimette il cellulare in tasca.

Sbuffa e si scambia di posto il trolley con la borsetta da donna per lasciar riposare un braccio.

Riparte con un passo più veloce ma sempre affaticato.

DIscussIone Giulio Mozzi:

Luca, ho un po’ di osservazioni.

Prima cosa: dici che la signora cammina “quasi radente al muro”. Qui secondo me hai fatto confusione tra due parole molto simili (anzi: tra due forme della stessa parole, visto che hanno la stessa origine): radente e rasente. Entrambe le parole contengono l’idea di qualcosa che passa vicino, molto vicino, a qualcos’altro. Però «radente» si usa in espressioni come «luce radente», «volo radente»: contiene l’idea di qualcosa di rettilineo e veloce (vedi il dizionario); mentre «rasente» si usa quando, come nel tuo caso, si parla di persone e di movimenti non particolarmente rettilinei e veloci (vedi il dizionario).

Seconda cosa. Scrivi:

Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente, ha uno zainetto da montagna pieno di roba sulle spalle, un borsone sportivo, anche questo pieno, a tracolla sulla spalla destra e con la mano sinistra porta l’immancabile borsetta da donna.

Ti faccio notare che cominci focalizzando la parte del corpo:

Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente…

continui focalizzando l’oggetto:

… ha uno zainetto da montagna pieno di roba sulle spalle, un borsone sportivo, anche questo pieno, a tracolla sulla spalla destra….

e finisci di nuovo focalizzando la parte del corpo:

… e con la mano sinistra porta l’immancabile borsetta da donna.

Ho l’impressione che, descrivendo la donna stracarica di bagagli, tu avessi l’intenzione di ottenere una specie di “effetto albero di Natale”. Se è così, e anche per rappresentare il personaggio con un po’ più di ordine, secondo me sarebbe più opportuno focalizzare sempre la parte del corpo, come ad esempio:

Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente, sulle spalle ha uno zainetto da montagna pieno di roba, a tracolla sulla spalla destra un borsone sportivo, anche questo pieno, con la mano sinistra porta l’immancabile borsetta da donna.

Forse non serve dire che il borsone sportivo è anch’esso pieno (mi pare che lo si possa immaginare); che la borsetta sia «immancabile» è un’opinione tua, non un dato ogget-tivo; poiché non esistono borsette da uomo non serve specificare che la borsetta è «da donna»; quando si parla di borsette di solito si usano (mi pare) il verbo «avere» o il verbo

«tenere», e si dice più spesso «in mano» o «nella mano» che «con la mano». Quindi:

Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente, sulle spalle ha uno zainetto da montagna pieno di roba, a tracolla sulla spalla destra un borsone sportivo, nella mano sinistra ha la borsetta.

Infine: per il trolley c’è il dettaglio visivo del colore; lo zainetto da montagna ha un colore abbastanza ovvio, e giustamente hai messo il dettaglio «pieno di roba»; sul borsone sportivo, più che ripetere il «pieno di roba», secondo me servirebbe un altro dettaglio di colore. La borsetta era grande o piccola? Era di marca? Te lo ricordi?

Altra cosa. Tu scrivi:

Una signora cammina affaticata…

…Cammina faticosamente…

Ripeti due volte lo stesso concetto a poche righe di distanza, e presumo che una volta basti (mentre è opportuna la ripresa nell’ultima riga). Secondo me «faticosamente» è più adatto che «affaticata», perché «cammina affaticata» mi pare esprima il senso di fatica che la signora prova (non è quindi un dato oggettivo), mentre «cammina faticosamente»

mi pare esprima più un fatto visivo (io potrei essere affaticato senza che nessuno se ne accorga, ma se cammino faticosamente se ne accorgono tutti).

Qualche minuzia per finire. Quando scrivi:

Lascia il trolley in piedi e con la mano libera si sistema il borsone sportivo, sbuffa, riprende il trolley e riparte verso via Verdi

forse non serve che tu ripeta «borsone sportivo», basta dire «borsone» (tanto si capisce che è quello).

Infine, guarda bene queste tue frasi:

Cammina faticosamente sotto tutto quel peso e si ferma davanti al cancello dello

«Scrigno del Duomo».

Lascia il trolley in piedi e con la mano libera si sistema il borsone sportivo, sbuffa, riprende il trolley e riparte verso via Verdi.

Dopo circa 30 metri si ferma ancora e lasciando di nuovo il trolley tira fuori un cellulare dalla tasca del cappotto e risponde ad una chiamata.

Passano un paio di minuti e riattacca, scrive un messaggio e rimette il cellulare in tasca. Sbuffa e si scambia di posto il trolley con la borsetta da donna per lasciar riposare un braccio.

Hai usato sempre delle frasi principali coordinate, tutte al presente indicativo. Questo va benissimo, perché è un buon modo per raccontare una sequenza di azioni semplici. Solo in un caso («…e lasciando di nuovo il trolley…») hai usato un gerundio: e secondo me sarebbe opportuno usare anche qui un presente indicativo.

Ultimissima: piuttosto che «circa 30 metri», scrivi «una trentina di metri». Nei testi narrati-vi si usa enarrati-vitare di scrivere numeri, soprattutto se non sono numeri precisi. È solo un uso, eh!, una consuetudine: non è una regola.

Ecco: Se a questo punto ti venisse da pensare che scrivere è una faccenda più compli-cata e lunga di quello che credevi, figùrati quanto complicato e lungo è correggere…  Amedeo Savoia:

Mi accodo alle indicazioni di Giulio Mozzi.

Hai scelto un bel personaggio, Luca. Eduardo De Filippo, che era un grande autore e attore napoletano di teatro e non solo, diceva che per essere efficace sulla scena l’at-tore deve stare scomodo. Lui, ad esempio, calzava dei pantaloni troppo larghi che gli intralciavano i movimenti. Siccome l’impaccio era reale, la gestualità dell’attore risultava più vera, sosteneva Eduardo. Ecco, la tua signora “albero di Natale”, come dice Giulio Mozzi, è un personaggio di questo tipo: la sua scomodità la rende più vera.

Qualche indicazione.

Se qualcuno che non conosce piazza del Duomo leggesse il tuo reportage, penserebbe che sul lato ovest ci sia un muro tipo (oddio, ho scritto “tipo” ) quello di piazza Fiera.

Prova a fornire qualche dettaglio in più su questo muro e questo migliorerà la visione dello sfondo della tua scena. Se ho capito bene la posizione, la signora arriva dal porti-co. Magari potresti dire che arriva da lì, ma non ho assistito alla scena e non posso dire.

Comunque, indicare presto provenienza e direzione aiuta il lettore a orientarsi.

L’alternativa a «pieno di roba» può essere solo «pieno di nulla» perché qualsiasi cosa può essere roba. Sento, dunque, inutile il «di roba».

Pongo un’altra questione. I carichi della signora ti hanno colpito per il peso o per il vo-lume? Scegli gli aggettivi in funzione dell’uno o dell’altro aspetto. Mi piace molto, e va valorizzato, il contrasto fra l’ingombro generale e la borsetta alla quale la signora destina l’uso di un intero arto.

Bello anche lo stop di assestamento e la ripartenza.

Quando si ferma dopo trenta metri, sarebbe bello vedere cosa c’è alle sue spalle così vediamo anche lo sfondo.

Da perfetto pedante ti do un suggerimento sull’uso della «d» eufonica approfittando del

«risponde ad una chiamata». Direi «a una chiamata». Non è un errore ma è consigliato mettere la «d» solo quando è obbligatoria e cioè quando le vocali sono identiche. Ad esempio «aprì la porta ed entrò». Negli altri casi non metterla snellisce il testo.

Passano un paio di minuti e riattacca

Se usi «dopo» risparmi una frase. Se vuoi tenere il testo così, devi rivedere la punteggiatura.

per lasciar riposare il braccio.

indica una intenzione ma il reporter deve solo descrivere. Al posto di «lasciare» comun-que vedrei meglio «fare».

Prova a riscrivere il tuo testo.

Giulio Mozzi:

O anche: «per riposare il braccio».

Amedeo Savoia:

giusto, grazie.

Luca:

come va questo?

Una signora cammina quasi rasente il muro ovest della piazza costituito dai uscendo dal portico e andando verso via Verdi. Con la mano destra tira un trolley rosa fluorescente, sulle spalle ha uno zainetto da montagna nero pieno, a tracolla sulla spalla destra un bor-sone sportivo e nella mano sinistra ha la piccola borsetta beige. Cammina faticosamente sotto tutto quel peso e si ferma davanti al cancello dello «Scrigno del Duomo».

Lascia il trolley in piedi e con la mano libera si sistema il borsone sportivo, sbuffa, ripren-de il bagaglio e riparte nella stessa direzione.

Dopo una trentina di metri si ferma ancora davanti ad un vaso di fiori e lasciando di nuo-vo il trolley tira fuori un cellulare dalla tasca del cappotto e risponde ad una chiamata.

Passano un paio di minuti e riattacca, scrive un messaggio e rimette il cellulare in tasca;

sbuffa e si scambia di posto il trolley con la borsetta per riposare un braccio.

Riparte e sparisce in via Verdi.

Amedeo Savoia:

Bene, Luca. Anche se non hai dato seguito a tutte le indicazioni, il testo è migliorato.

Qualcosa però è successo nella prima frase che non funziona e, a questo punto, vedrei così:

Una signora esce dal portico e cammina quasi rasente il muro ovest della piazza verso via Verdi.

Modificherei anche:

e nella mano sinistra una borsetta beige

Noto che non hanno fatto breccia le mie considerazioni sulla «d» eufonica.

Devi rivedere anche le congiunzioni «e» nel capoverso che comincia con «Dopo una trentina di metri…»

Bello il finale.

Nel documento Il reportage fotografico a parole (pagine 160-165)