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La contrapposizione fra sufismo e salafismo

Il radicalismo nella forma del salafismo1 esisteva fin dai tempi dell’Unione Sovieti-

ca. Già negli anni ’80 questa forma di Islam cominciò a diffondersi in diversi angoli del paese, sotto l’influsso della guerra dell’Unione Sovietica in Afghanistan. L’in- fluenza di questa guerra sulla popolazione musulmana dell’URSS viene a torto igno- rata dagli studiosi. Fu in questa occasione che la gente constatò, per la prima volta, che uno dei più potenti eserciti del mondo non riusciva a vincere le sparse formazioni delle milizie irregolari islamiche in Afghanistan. Questa guerra ha lasciato un’impres- sione incancellabile nei musulmani dell’URSS. La lotta in Afghanistan ha mostrato chiaramente che si poteva resistere contro i carri armati e l’artiglieria pesante, l’im- portante era avere la forza e la volontà di andare fino in fondo.

Nel Nord Caucaso il salafismo è nato da un gruppo di persone scontente dell’in- terpretazione dell’Islam data dalle tariqat sufi2 presenti fra i ceceni, gli ingusci e i da-

gestani (tariqat Naqshbandiya e Qadiriya; più tardi, alla fine del ’900, in Dagestan ha cominciato a diffondersi anche la tariqat Shaziliya). Invece nella parte centrale (Osse- zia, Kabardino-Balkariya) e nella parte nord-occidentale del Caucaso settentrionale (Karachaevo-Cherkessiya e Adygea) l’Islam era presente in forme molto deboli, e po- chi ormai potevano distinguere l’Islam dalla cultura tradizionale (benché anche qui ci fossero eccezioni, per esempio i balcari e i carachi, che si consideravano più isla- mizzati, a causa dei loro stretti contatti con i ceceni nel periodo della deportazione in Kazakhstan). In queste regioni l’influenza del potere nell’inculcare le idee dell’atei- smo aveva raggiunto maggiori risultati che in Cecenia, Inguscezia e Dagestan.

La comparsa di un Partito islamico della rinascita (sulla base della teoria del sa- lafismo) nel 1990 fu il primo segnale del fatto che esisteva una categoria di persone

1 Salafismo: movimento che sostiene il ritorno alla purezza dell’Islam delle origini. Il riferimento è al

pensatore egiziano Muhammad Abduh, vissuto nella seconda metà del XIX secolo. [n.d.c.]

IL FATTORE CECENO NEL NORD CAUCASO 83 scontente di come l’Islam era inteso nelle condizioni dello stato totalitario, dove la religione era utilizzata esclusivamente per esercitare pressione sulle masse. Nella dire- zione del nuovo partito (che nacque inizialmente come partito pansovietico, in- cludendo le filiali dell’Uzbekistan, del Tadjikistan, dei tatari di Astrachan’, dei ceceni, dei carachi e dei dagestani) c’erano tre rappresentanti della Cecenia. La filiale nord caucasica del partito era capeggiata dal rappresentante del Dagestan.3 La prima rea-

zione del popolo all’attività di queste persone fu talmente aggressiva, che per qualche tempo furono costrette a ritirarsi nella clandestinità. Dopo la dissoluzione dell’URSS il partito si sciolse da sé, e sulla sua base formò il Partito russo della Rinascita isla- mica. Nel Caucaso settentrionale nacquero una filiale cecena, una filiale carachi e una dagestana.

La scelta dei radicali di cominciare la loro attività in regioni dove dominava il sufismo (Cecenia e Dagestan) è stata evidentemente un errore strategico. La loro azione fino al 1995 si limitò a dei tentativi di organizzare comizi e raduni di massa con lo scopo di attirare l’attenzione del maggior numero di persone e di sottoporre ad aspra critica i rappresentanti del sufismo. La gente, separata dal mondo islamico e- sterno, non capiva. Considerava un sacrilegio non solo sentire che i suoi sceicchi4 po-

tevano sbagliare, ma perfino pensare che le critiche al sufismo avessero un qualche fondamento.

Il sufismo in Cecenia e Dagestan aveva perso molti tratti caratteristici ed era di- ventato incarnazione dell’Islam locale, sintesi di diritto tradizionale e musulmano. Ai leader locali del sufismo la comparsa dei radicali nella regione complicò la vita: se fino a quel momento non si erano troppo preoccupati delle contraddizioni teologiche nelle loro azioni, ora dovettero difendersi, cercando di dimostrare non la propria ra- gione, ma i propositi erronei degli avversari del sufismo. Questo era per loro più facile, ma non completamente comprensibile ai loro seguaci. Tutti si aspettavano che i leader delle confraternite sufi opponessero una decisa resistenza, rifacendosi al Co- rano e ai hadith5. Vedendo tanta indecisione da parte degli sceicchi, i radicali comin-

ciarono a proporre sempre più spesso i dibattiti diretti. Così, ormai da oltre vent’anni, nessuno si decide a lanciare una sfida ai radicali.

La debolezza teorica indusse le autorità sufi del Dagestan a evitare i dibattiti diret- ti e a scrivere invece libri e singoli articoli sui giornali, a parlare alla radio e alla televi- sione, a cui non hanno accesso, in base alla Legge sul wahhabismo6, coloro che riflet-

tono le posizioni del salafismo (nel settembre del 1999, dopo le azioni dei reparti sa- lafiti in Dagestan, il Parlamento della repubblica approvò in fretta e furia la legge

3 Religija i obshchestvo. Ocherki religioznoj zhizni sovremennoj Rossii [Religione e società. Saggi sulla vita

religiosa della Russia contemporanea] a cura di S.B. Filatov, Moskva - Sankt Petersburg, Letnij sad, 2002.

4 Sceicco (sheikh): in arabo significa “vecchio”. Titolo attribuito al maestro di una tariqat. [n.d.c.] 5 Hadith: letteralmente “tradizioni”. Raccolte basate sulla trasmissione orale di parole e azioni del Pro-

feta. Costituiscono, con il Corano, la fonte per il diritto islamico. [n.d.c.]

6Wahhabismo: dottrina che sostiene il ritorno all’Islam delle origini, in polemica contro le forme devian-

ti di culto. Si rifà al pensiero di Muhammad bin Abd al-Wahhab (XVIII secolo) in genere è inteso come “fondamentalismo islamico”. [n.d.c.]

MAIRBEK VATCHAGAEV 84

“Sul divieto dell’attività wahhabita ed estremista nel territorio della Repubblica del Dagestan”). Appoggiando incondizionatamente i sostenitori del sufismo, il potere re- se loro un cattivo servizio. La popolazione infatti non considerava di buon occhio la vicinanza tra il potere e le tariqat. Oggi, cominciando dal presidente della Repubblica del Dagestan, Mukhu Aliev, per finire con il semplice poliziotto, tutti cercano di mostrare la loro devozione all’uno o all’altro sceicco sufita. Particolarmente di moda oggi è lo sceicco Said-efendi Chirkejskij, rappresentante di ben tre tariqat del Dage- stan (Qadiriya, Naqshbandiya e Shaziliya), il che di per sé non è corretto.

Da un anno o due a questa parte la Cecenia è interessata dalla più attiva predi- cazione dei giovani ulema7 che, ricevuta una formazione nei paesi del Medio Oriente

orientati verso il sufismo, hanno cominciato a esprimersi più spesso e con competen- za contro l’ideologia dei salafiti. Ma questo è solo un inizio, e solo il prossimo futuro mostrerà se darà frutto e se questa predicazione saprà sottrarre seguaci al salafismo. In ogni caso la comparsa del salafismo nella regione ha influito molto negativamente sulle tradizioni nazionali dei popoli montanari, e ciò non può non riflettersi sul clima generale della regione, e riguarderà molti aspetti della società, in primo luogo quello etnico, politico e sociale.