4. La Croce Rossa nel mondo e in Italia
4.3. La Croce Rossa in Europa
Singolarmente, per quanto concerne gli altri Paesi anglofoni, non sono stati rinvenuti studi nei quali la Croce Rossa avesse un rilievo analogo, compresa la stessa Gran Bretagna76. Al contrario, le Società Naziona- li sono spesso menzionate, e talora sono l’argomento principale, in molti articoli scientifici relativi a Stati del “vecchio continente”77
. Ad esempio, in merito alla Scandinavia, studi e ricerche più o meno recenti permet- tono di concludere che le varie Società di Croce Rossa interagiscono con i rispettivi Stati in maniera ben di-
76
Per la precisione, non sono stati rinvenuti articoli scientifici che riguardassero specificamente la Croce Rossa Britannica. Al contrario, in diversi lavori dedicati ad altri Paesi del Commonwealth, si possono trovare alcune menzioni di limitata utilità. Ad esem- pio, in due articoli di «Voluntary Sector Review», entrambi del 2014 ed entrambi dedicati all’Australia, si sottolinea che la Croce Rossa è presente anche nelle più remote località rurali australiane [Winterton, Warburton 2014: 186], nelle quali svolge un utile ruolo sociale impiegando volontari anziani [ivi: 191], e che più in generale è una delle poche charities (fra le molte che esistono in quel Paese) ben note a tutti gli australiani, insieme all’Esercito della Salvezza e alla San Vincenzo de’ Paoli [Cham 2014: 408]. Per quanto concerne invece la Croce Rossa Canadese, ne è stata rinvenuta soltanto una menzione in un articolo sul problema della regolamenta- zione delle organizzazioni non profit dopo l’11 settembre da parte degli Stati, allo scopo di evitare infiltrazioni terroristiche, propa- ganda o fundraising occulto a favore di organizzazioni terroristiche. Le autrici, Elizabeth Bloodgood e Joannie Tremblay-Boire, sot- tolineano come, nel caso canadese, la Società Nazionale abbia adottato un’attitudine fortemente collaborativa nei confronti del go- verno, dato che, insieme ad altri enti (fra i quali la stessa Amnesty International), «participated in legislative debate prior to the pas- sage of the Anti-Terrorism Act and the 2005 review of the Act» [Bloodgood, Tremblay-Boire 2011: 159]; nel 2005 rappresentanti della Croce Rossa Canadese hanno anche testimoniato davanti al comitato speciale del Senato sulla legge anti-terrorismo [ivi: 160].
77
Anche i Paesi dell’ex blocco comunista sono stati oggetto di ricerche in merito allo sviluppo del Terzo Settore, ed in almeno due casi la Croce Rossa è stata presa in considerazione in quanto parte di esso. Nel primo caso, un articolo del 2000 dedicato al Ka- zakistan, secondo l’autore, Marvin E. Nowicki, la Croce Rossa è stata una delle prime organizzazioni di Terzo Settore propriamente dette ad essere state istituite nel Paese durante gli anni ‘30: egli tuttavia, rifacedosi alle valutazioni di un collega, tale S. Zlotnikov, osserva che la Croce Rossa, le «youth organizations, and other types of altruistic organizations, were allowed to operate, but were effectively controlled by the government. […] These are the roots of modern-day nonprofits in Kazakhstan» [Nowicki 2000: 220- 221]. Alcuni anni dopo, nel 2009, Nikolay Valkov ha invece pubblicato un lavoro tendente a dimostrare l’esistenza e la vitalità del Terzo Settore in Bulgaria nel periodo anteriore al 1945: la Croce Rossa Bulgara viene citata a dimostrazione di tale assunto nell’ambito di altre organizzazioni dal carattere centralizzato [Valkov 2009: 431]. Essa infatti può vantare una lunga storia, di fatto coincidente con l’esistenza di uno Stato indipendente bulgaro: in quanto «The Bulgarian Red Cross (Bu˘lgarski cherven kru˘st) mo- vement was one of the first pan-Bulgarian networks of organizations in Bulgaria, federating local Red Cross societies.8 Private initia- tives by medical doctors appeared during the Russian-Turkish War for Bulgarian liberation in 1877-1878. However, it was not until 1878 when the first society of the Red Cross was created in the city of Sliven. Five independent Red Cross Societies were founded in various cities and then in 1885 the national society of the Bulgarian Red Cross was established and Bulgaria signed the Geneva Convention» [ivi: 433].
versa da quanto avviene negli USA, eminentemente a causa del peculiare welfare state di ispirazione social- democratica che vige in quei Paesi, come già più volte osservato. Anzitutto in Svezia, paese che incarna quanto altri mai tale regime di welfare state, già nel 2003 Colozzi e Bassi hanno notato come la stessa Croce Rossa costituisca un caso emblematico di quanto lo Stato permei la vita associativa dei cittadini, dalla quale sono assenti le cosiddette charities, appunto perché l’assistenza socio-sanitaria è considerata essenzialmente un compito dello Stato: «Anche in Svezia esistono organizzazioni come la Croce Rossa o l’UNICEF svedese che aiutano persone in difficoltà o con problemi, ma significativamente queste organizzazioni sono state in- cluse dai compilatori della indagine nazionale sulle organizzazioni volontarie del 1987 nella categoria “orga- nizzazioni internazionali”, cioè dedite ad aiutare i cittadini di paesi stranieri» [Colozzi, Bassi 2002: 56]78
. Un forte legame con lo Stato sembra essere del resto la cifra costitutiva anche della consorella danese: in un lavoro del 2004 sulle sfide gestionali che le organizzazioni di Terzo Settore devono fronteggiare, gli stu- diosi Bernd Helmig, Marc Jegers e Irvine Lapsley hanno infatti citato un precedente lavoro di S. Christensen e J. Molin sulla Croce Rossa Danese e sulla sua peculiare resilienza, dovuta alla capacità di conformarsi all’ambiente istituzionale in cui è sempre esistita79
:
This relationship of the organization to its environment has also been studied in other research in NPOs. Another notable example of this is the Christensen and Molin (1995) study of the Danish Red Cross. At first sight, the findings of this study appear to contradict the institutional theory’s view that organizations reflect their external environments […]. However, on closer inspection, Christensen and Molin depict an organization that re- tains its form over its “lengthy” life. According to Christensen and Molin, the resilience of the Danish Red Cross is attributable to the manner in which this organization has conformed closely to wider institutional requirements from the outset of its existence, thereby increasing their legitimacy and increasing their resources and survival capabilities […] [Helmig, Jegers and Lapsley 2004: 106].
Anche la Finlandia si conforma a tale modello di strettissima interazione fra Stato e Società Nazionale di Croce Rossa, tanto da far quasi dubitare della sua appartenenza al Terzo Settore, come ha rilevato lo studioso Zuhal Unalp Cepel in un suo recente articolo:
Red Cross is another organization to be funded by the state. However, Red Cross has a different status in the country as in the other countries. Red Cross has formal agreements with the state on some issues such as provi- ding blood to the people, and 112 health support in state of emergency. Development officer for Multicultural Activities, Suvi Hirvonen describes Red Cross as being a “semi-NGO”. Red Cross cooperates with the state and local authorities on especially immigrants in the country (Interview with Suvi Hirvonen, 3.11.2008) [Cepel 2012: 341].
Viceversa in Germania, Paese-simbolo del regime conservatore, o del modello continentale, ancora Co- lozzi e Bassi osservano che il fondamentale principio di sussidiarietà si concretizza in un vivace reticolo di organizzazioni di Terzo Settore, un vero e proprio «sistema intermediario» fra Stato e cittadini, che però ri- sulta essere tutt’altro che anarchico e disorganizzato, ma anzi «estremamente centralizzato, con la presenza di sei organizzazioni “ombrello” che raccolgono a livello federale le decine di migliaia di organizzazioni pre-
78
Nel capitolo 7 si avrà peraltro modo di verificare da alcune interviste a testimoni privilegiati che tuttora la Croce Rossa Svede- se svolge la sua attività assistenziale soprattutto all’estero, lasciando al welfare state “campo libero” in patria.
79
Si tratta di un contributo intitolato Origin and transformation of organizations: Institutional analysis of the Danish Red Cross, pubblicato in un volume miscellaneo del 1995 curato da W.R. Scott e dallo stesso Christensen.
senti a livello statale e locale» [Colozzi, Bassi 2003: 38]. La Croce Rossa Tedesca è una di queste sei orga- nizzazioni “ombrello”, insieme alla Caritas cattolica, alla Diakonie protestante, alla Paritetische, all’Associazione ebraica tedesca e all’Associazione dei lavoratori: si tratta dunque, come si può osservare, di «sei organizzazioni apicali, distinte lungo linee ideologico-religiose» [Ascoli, Pavolini 1999: 451]. Questo ruolo primario nel sistema di welfare tedesco, accanto al welfare state e come suo essenziale complemento, ha reso la Croce Rossa Tedesca oggetto di vari studi, più o meno approfonditi80. Ad esempio, molto recente- mente Lars Henriksen, Steven Smith e Annette Zimmer hanno rimarcato il perdurare, ed anzi il prosperare, del sistema delle 6 organizzazioni “ombrello” e delle rispettive radici politico-confessionali, dalle quali sem- brano esenti, per la loro neutralità statutaria, soltanto la Paritetische e, appunto, la Croce Rossa:
Until the late 1970s, Germany was a heterogeneous society with strong societal cleavages, organized along specific social milieus of which the “catholic,” the “protestant,” and the “social-democratic milieu” counted most prominently. Voluntary nonprofit organizations constituted the organizational infrastructure of these milieus, which were vertically integrated by “umbrella associations” that were organized along the aforementioned nor- mative and religious cleavages and bound together by norms and values. From the very beginning, “umbrellas” and local nonprofits agreed upon a division of labor: “Umbrellas” operating at the federal and regional level of governance were primarily active in policy planning, lobbying activities, and corporatist bargaining procedures; and their membership organizations at the local level were primarily responsible for societal integration and ser- vice delivery.
The “umbrellas” of the local nonprofit social service and health care providers – the Free Welfare Associa- tions – came to prominence at the turn of the niniteenth century. Today, the Free Welfare Associations are the most important social service and health care providers in Germany […]. They are supposed to hold a market share of slightly less than 50%, while 30% of social service production is delivered by public institutions and 20% by private enterprises […]. Simultaneously, the German Welfare Associations still hold a central position within the corporatist governance arrangement of the social policy domain. There are six associations: the Ger- man Caritas Association (Caritas/catholic), the Welfare Services of the Protestant Church in Germany (Diako- nie/Diaconia/protestant), the Worker’s Welfare Service (AWO/social-democratic), the Association of Non- Affiliated Charities (Parity), the German Red Cross (Red Cross), and the Central Welfare Agency of Jews in Germany […]. Alongside the growth of the German Welfare State, the Associations developed into a remarkable consortium of providers in key areas of social services […]. Overall, they also have the largest share of emplo- yees in the German nonprofit sector […] [Henriksen, Smith e Zimmer 2012: 473-474].
Due anni dopo Annette Zimmer, insieme ai colleghi Edith Archambault e Eckhard Priller, ha ribadito il ruolo cruciale della Croce Rossa e delle altre 5 organizzazioni “ombrello” nel sistema di welfare tedesco [Archambault, Priller e Zimmer 2014: 523], ma ha altresì rilevato come un sistema di welfare analogo si stia realizzando in Francia, che per un paradosso della storia, come osservato in precedenza, ha costruito il suo welfare state in analogia con quello tedesco già dalla fine del XIX secolo, ossia secondo un modello partico- laristico-occupazionale [Ferrera 1993: 87-88]. Secondo Ferrera, che si rifà a Peter Baldwin, fu anzi proprio l’esito della Prima Guerra Mondiale a diffondere definitivamente il sisterma tedesco in Francia: «Seppure
80
Con ciò si intendono anche le articolazioni della Società Nazionale tedesca nei vari Länder. Ad esempio già nel 2001 la Croce Rossa Bavarese è stata presa in considerazione da Margaret Gibelman e Sheldon Gelman in un articolo dedicato allo studio degli ille- citi che si verificano nelle organizzazioni di Terzo Settore: i due studiosi infatti hanno condotto una ricerca empirica sulla stampa, quotidiana o periodica, o sulle newsletter accessibili tramite i siti internet del mondo non profit, e «The content analysis revealed six categories of wrongdoing: personal life style enhancement, parallel enterprises, resource expansion opportunities, theft, mismanage- ment of resources, and sexual misconduct» [Gibelman, Gelman 2001: 54]. Fra queste tipologie, molte avevano una radice comune, come dimostrato, fra gli altri, dal caso empirico della Croce Rossa Bavarese: « Greed is a prime motivator behind many of these ca- ses. Two former officials of the Bavarian Red Cross were jailed for taking bribes (3 million marks/$1.5m) from three pharmaceutical companies in return for paying inflated prices for products that were utilized as part of their blood collection activities (Staff, 2000e).» [ivi: 57]. Le strategie suggerite dai due studiosi per prevenire tali casi erano essenzialmente 4: chiarire le responsabilità de-
con molto ritardo, il modello tedesco di assicurazioni occupazionali riuscì infine ad affermarsi anche in un paese culturalmente e politicamente “nemico” come la Francia tramite un esempio da manuale di vero e pro- prio contagio istituzionale, a seguito dell’annessione francese dell’Alsazia e della Lorena» [ivi: 128]. Ebbe- ne, secondo i tre autori, la Francia sta mutuando dalla Germania anche un’altra componente specifica di tale modello, ossia il progressivo rafforzamento del Terzo Settore, raggruppato sotto “organizzazioni-ombrello” o realtà al tempo stesso centralizzate e capillari, che operano sul territorio in ambito sociale e sanitario e tratta- no con il governo a livello centrale, e fra le quali spicca la Croce Rossa Francese:
The Welfare Associations look back upon a remarkable story of growth that started in the late 1960s. The biggest players of the German Welfare Associations are Caritas and Diaconia, which are both affiliated with the two Churches. The same more or less holds true for the functional French equivalents, the private charities of which the majority and the most important ones are federated in UNIOPSS that used to be under a catholic inspi- ration. However, this is increasingly vanishing with French society becoming increasingly secular. Today, French society is the least religious in Europe […]. Hence, similar to the situation in Germany, in France, chari- ties or nonprofit social service providers were gradually integrated into the expanding welfare state when social services developed into a major area of public welfare activity in the late 1960s and early 1970s in Europe.
In both countries, the workforce of the sector is highly concentrated. The ‘biggest nonprofit employers’ in France and Germany are hospitals as well as residential caring homes. In France, the top 2 % of the large non- profit organisations that employ at least 100 employees account for more than half of the wage bill of the non- profit sector which amounts to 37 billion of gross wages, or 5 % of the total wage bill of the private and public sectors. Similar to Germany, these large French nonprofits are hospitals, nursing homes and residential facilities for the disabled that are by and large affiliated with the big humanitarian nonprofits – such as the French Red Cross, the Secours Catholique-Caritas or Association des Paralysés de France [Archambault, Priller e Zimmer 2014: 524].
Restando nel novero dei Paesi dell’Europa continentale e dei rispettivi sistemi di welfare, è assolutamente degno di menzione il fatto che la Croce Rossa Belga, o più precisamente Fiamminga, sia stata l’oggetto prin- cipale di due studi empirici. Il primo, realizzato e pubblicato nel 2004 da Lesley Hustinx e da Frans Lam- mertyn dell’Università di Lovanio, aveva lo scopo di analizzare le differenze attitudinali dei volontari della Croce Rossa Fiamminga per verificare la fondatezza delle speculazioni teoriche relative ad un cambiamento generazionale del volontariato, a seguito dell’ingresso della società europea nella post-modernità: «Depic- tions of old and new types of volunteering are consequently caught between retrospective impressions of the heroic volunteers of the past and cynical representations of the purely individualistic volunteers of the pre- sent» [Hustinx, Lammertyn 2004: 550]. I due autori hanno quindi formulato l’ipotesi che esistano due tipo- logie di volontariato: una collettiva, cioè di tipo tradizionale, fatta di una forte identificazione con l’organizzazione e una maggiore abnegazione nei compiti assegnati, ed una riflessiva, tipica delle govani ge- nerazioni influenzate dalla modernizzazione e dall’individualizzazione, e quindi meno propense a identifi- carsi con l’organizzazione e ad impegnarsi in maniera incondizionata [ivi: 551-552]: «The research at issue consequently starts from the fundamental assumption that contemporary styles of volunteering are a biogra- phically embedded reality. We have introduced the labels collective and reflexive volunteering to refer to the central premise that individual life must be situated in the field of tension between heteronomous and auto- nomous sources of determination, and that styles of volunteering consequently vary according to these di-
gli organi dirigenziali delle organizzazioni; stabilire un sistema di controlli interni e mantenerlo vigente; compiere un turnover perio- dico dei membri degli organi dirigenziali ed accogliere membri esterni; curare la preparazione e l’impegno dei membri [ivi: 61-62].
stinct social roots» [ivi: 551]. La verifica empirica di tale ipotesi è consistita in una survey, che si è svolta nell’estate del 2000 mediante «652 personal, in-home interviews with a representative sample of volunteers from five different Flemish Red Cross units: the First Aid Unit, the Red Cross Youth, the Social Services Unit, the Training Unit, and the Unit for Psycho-Social Intervention in Disasters» [ivi: 555]. Gli intervistati sono stati scelti a caso fra 50 sedi della Croce Rossa, equamente distribuite fra le 5 Province fiamminghe del Belgio, ed il tasso di risposta è stato del 79,3% [ibidem]. Successivamente questi dati sono stati elaborati, ot- tenendo differenti profili che sono stati a loro volta sottoposti ad una cluster analysis: il risultato è stato l’ottenimento di 4 clusters che hanno confermato solo in maniera parziale l’ipotesi di partenza, poiché «the first and the fourth clusters provide the most consistent reflection of the theoretically constructed collective and reflexive volunteer types, whereas the second and third types represent mixed attitudinal volunteer posi- tions» [ivi: 563]. Il primo cluster è stato definito «Unconditional», ed è composto da persone che si identifi- cano fortemente nell’organizzazione e la servono con grande abnegazione; il quarto, chiamato specularmente «Distant», è composto da persone che mostrano una «remarkably weak identification and subordination»; il secondo ed il terzo cluster, rispettivamente denominati «Critical» e «Reliable», costituiscono invece «a more complex mixture of attitudinal features, which oscillates between identification and distance and between dedication and conditional involvement. These clusters illustrate that being loyal and/or devoted does not prevent volunteers from taking a critical stance toward the organizational functioning […]» [ivi: 565]. La va- lidità di questi 4 clusters attitudinali è stata quindi ulteriormente verificata mediante un controllo con dati comportamentali obiettivi, quali durata del servizio, frequenza del volontariato, numero di ore al mese dedi- cate, appartenenza al gruppo dirigente dei volontari e tipi di attività svolte: anche questa verifica ha dato esi- to positivo [ivi: 566-568]. Ciò che tuttavia ha costituito una disconferma dell’ipotesi di partenza è stata la constatazione dell’irrilevanza della variabile “età” con i 4 clusters:
Surprisingly, being a member of the youngest age group increases the likelihood of belonging to the two most contrasting attitudinal clusters: the Unconditional (+4.2) and the Distant (+4.9) ones. On the other hand, vo- lunteers in the middle age group have the highest chance of belonging to the Critical attitudinal cluster (+3.5), whereas being among the older Red Cross volunteers increases the probability of adopting a Reliable set of di- spositions with almost 10 percentage points compared to the mean percentage in that attitudinal group [ivi: 571].
Al contrario, la variabile “istruzione” è stata più in linea con le aspettative:
the Unconditional cluster is more likely to be populated by lower (+5.6) and middle (+2.2) educated volunte- ers than by higher educated (-7.6) volunteers. Conversely, having completed some higher education strongly in- creases the chance of adopting a Distant disposition (+6.5) as opposed to having attained a middle (-4.5) or lower (-1.5) educational level. Higher education also has a positive effect on embracing a Critical attitude toward the organizational environment (+2.6). Reliable volunteer dispositions are fostered by an intermediate educational level (+4.7), whereas a lower (-4.3) or a higher (-1.6) educational attainment rather curbs the attitudinal Reliabi- lity of the volunteers [ivi: 572-573].
Vi è dunque la forte probabilità che possano adottare un’attitudine distante sia giovani dall’alto livello di istruzione, sia anziani dal livello basso, laddove i giovani poco istruiti possono aderire incondizionatamente, i volontari di mezza età ed alto grado di istruzione assumono un atteggiamento critico ed, infine, gli anziani
con un medio livello di istruzione si dimostrano affidabili [ivi: 573]. Peraltro, l’attitudine incondizionata pre-