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La riappropriazione storica del mondo fenomenico

co mondo-dipendente

7. La riappropriazione storica del mondo fenomenico

1. Riappropriazione di sé del divenire. Poiché essere è essere storico, vale l’annotazione di Nietzsche, siglata come principio metodologico. Essa dice: «esattamente lo stesso svolgimento, ma

una interpretazione superiore dello svolgimento» 34.

La storicità impone una regola. All’interno del fenomenico, non si volta mai definitivamente pagina, né mai si inizia da zero. «Vogliamo essere gli eredi di tutta la moralità passata: e non co- minciare di nuovo»; «Il mondo esistente … noi vogliamo conti- nuare a costruirlo – e non a liquidarlo, come sbagliato, con la cri- tica!» 35. Così scrive Nietzsche. E lo scrive a ragione.

Nulla del divenire può essere buttato, una volta che si è com- preso che non ci sono due mondi, uno vero e uno falso, e che il divenire ha senso e valore di per sé. Piuttosto, questo divenire va di volta in volta letto nella sua effettività, secondo le sue strutture e dinamiche, così come queste si affermano storicamente. Essere mondo-dipendente significa innanzitutto, poiché è il mondo sto- rico quello di cui si tratta, essere storia-dipendente.

2. La conseguenza di questo principio metodologico è che non valgono categorie o essenze. Valgono solo i fatti. Il mondo del quale il divenire si riappropria è così il mondo quale storicamente si è affermato. Si riappropria del mondo metafisico, con le sue strutture e dinamiche. Esattamente lo stesso svolgimento dell’ac- cadere, vuole Nietzsche. E l’accadere, fino a lui si è svolto secon-

34 VIII/1, 1[119], p. 30.

do la metafisica. Ma una interpretazione superiore dello svolgi- mento, aggiunge. Cioè una interpretazione che non conduca alla estraniazione. Il senso dell’essere va trovato all’interno della storia così come essa si è attuata. La riappropriazione segue le stesse strade della Metafisica in quanto storia occidentale.

3. Nietzsche ha impostato la sua analisi affermando: «prima della questione sull’“essere” dovrebbe essere decisa quella sul va-

lore della logica» 36. Dichiarando che la logica è uno strumento

per vivere e che l’errore è stato quello di trasformare i principi di

ragione in “giudici” dell’“essere” 37, ha indicato l’origine del Ni-

chilismo europeo nella impostazione storicamente data alla que- stione “essere”.

4. Logica-essere. Da questo rapporto inizia la metafisica occi- dentale. Si innesca la dinamica che conduce al non senso e che impone la necessità di una nuova interpretazione dell’accadere.

Ma, attenzione! È facile qui cadere in un equivoco, falsando poi le affermazioni di Nietzsche. Si può infatti ritenere che, l’im- postazione storica della questione essere che conduce al Nichili- smo europeo sia stata “l’impostazione logica”. Non è così. La Lo- gica, piuttosto, è un modo corretto di impostare la questione es- sere. Corretto in termini fenomenici e nell’ambito dell’essere fe- nomenico. Essa, infatti, misurando il tempo e, con ciò, rendendo il divenire, attraverso il calcolo, “un mondo anticipato”, realizza una condizione di esistenza, dunque un “essere”, stando alle cose stesse, cioè secondo la struttura del divenire, il tempo. La misura- zione del divenire va dunque vista come un modo, forse il primo, senz’altro quello storicamente affermatosi, un modo attraverso il quale si può vivere il divenire secondo le possibilità d’essere in esso contenute. Logicizzazione, razionalizzazione, sistematizzazio-

ne appartengono, per Nietzsche, alla vita 38. Essi costruiscono un

36 VII/3, 40[23], p. 326.

37 VIII/2, (28) 9[38], p. 14 e VIII/3, 9[13], p. 8. 38 VIII/2, (65) 9[91], p. 43.

“mondo” del tutto fenomenico, nel quale il senso è la certezza, essendo tutto sicuramente prevedibile, e il divenire, reso logico e sistematico, non dipende da altri che da se stesso.

L’errore che conduce al Nichilismo europeo non sta dunque nella Logica. L’errore sta nel non aver visto ciò che la Logica di- mostra, e cioè che il divenire può avere un suo proprio senso, quello appunto di essere un mondo anticipato.

5. Un “pregiudizio”, secondo Nietzsche, ha reso possibile que- sto errore. Il pregiudizio morale che il divenire, di per sé, non può avere senso e valore, e che, per averli, se si vuole rintracciarli, occorre rivolgersi “fuori” dal divenire stesso. Fidando su questo “pregiudizio”, quali che siano i modi dell’accadere, il loro senso e il loro valore viene riferito ad altro dall’accadere stesso. E così si è fatto anche con la Logica. Si è constatato che essa produce una condizione di esistenza, dunque un essere, ma si è dedotto che questa produzione doveva avere la sua origine “fuori” dal diveni- re, posto che questo, di per sé, manca di un qualunque valore o senso. Non riferita al divenire, la Logica, con i suoi caratteri, spe- cie la sua capacità di trasformare l’accadere nel “ritorno di casi identici”, è apparsa come la prova dell’esistenza, oltre il divenire, di un mondo certo, sicuro, stabile, esso sì capace di sostenere un essere. Questo mondo, con i suoi caratteri, è stato visto come mondo del permanente e ad esso è stato affidato ogni senso e va- lore. La Logica, da modo del divenire, è stata trasformata in giu- dice del divenire 39.

39 «È questa la mia obiezione fondamentale contro tutte le cosmodicee e teo-

dicee filosofico-morali, contro tutti i perché e i sommi valori proposti finora in filosofia e in filosofia della religione. Una determinata specie di mezzi è stata

fraintesa come scopo» VIII/2, (249) 10[137], p. 176. Così, «facendo della logica

un criterio del vero essere, noi siamo già sulla strada di porre tutte queste iposta- si come sostanza, predicato, oggetto, soggetto, azione, ecc., come realtà; ossia di concepire un mondo metafisico, cioè un “mondo vero”» VIII/2, (53) 9[73], p. 47. «Il principio di contraddizione» secondo Nietzsche «fornì lo schema» attra- verso il quale entrò nel reale «la corruzione dell’“aldilà”» VIII/3, 14[153], p. 126 e 14[6], p. 12.

6. Dal “pregiudizio”, all’“errore”. La questione essere, che la Logica aveva impostato secondo il divenire, viene dalla Metafisica poggiata su un fondamento esterno al divenire. Essere, da condi- zione di esistenza, dipendente dal “mondo” che strumenti materia- li, nel caso storico la Logica, costruiscono rendendo vivibile il di- venire, da questo è stato trasformato in realtà meta-fisica, indican- do nella Logica la prova e la giustificazione di questa conclusione.

La Metafisica ha dunque falsificato il “valore” della logica, at- tribuendogli contenuti assoluti, ad essa del tutto estranei. Con ciò, è stata falsificata la questione essere, ed è stato falsificato l’in- tero accadere. Il divenire, privato di un senso e di un valore pro- pri, è stato snaturato.

Con il Nichilismo europeo, l’accadere si riprende ciò che da sempre è suo, si riprende il senso dell’essere e i modi del divenire si riappropriano del valore e del senso che ad essi compete. L’accadere si riappropria del suo proprio statuto, secondo il qua-

le esso è «assenza di fondamento» 40. In conseguenza di ciò, siamo

fenomenici anche nelle cose spirituali, e il divenire non ha biso- gno di altri che di sé per tradursi in condizione di esistenza con un suo proprio senso e un suo proprio valore.

7. La nuova interpretazione dell’accadere è un’interpretazione storica. Essa accade nella storia, e la storia alla quale si riferisce, e con la quale ha a che fare, è la storia della Metafisica, cioè la sto- ria dell’interpretazione che l’Occidente storicamente ha dato dell’accadere.

Esattamente lo stesso svolgimento, ma una interpretazione su- periore dello stesso svolgimento. Questo afferma Nietzsche. Lo “svolgimento” è la Metafisica, cioè la storia che, partendo dal mondo vero, si ritrova storicamente di fronte al fatto che questo mondo non serve più a nulla. L’interpretazione superiore di que- sto svolgimento, senza nulla modificare di ciò che ha condotto al- la Metafisica, restituisce ai fatti il valore del quale la Metafisica li ha espropriati.

Formalmente questa restituzione coincide con la comprensio- ne fenomenica del divenire. Sostanzialmente essa si realizza riap- propriandosi della Logica e del mondo che effettivamente la Lo- gica produce.

8. La Logica, così come Nietzsche la presenta, non è mai una teoria. Piuttosto essa è sempre un mondo “prodotto”. E un mon- do strutturato così che dipende solo da sé stesso. La Logica ottie- ne ciò facendo dell’essere una condizione di esistenza orientato esclusivamente dalla previsione. E la sicurezza della prevedibilità garantisce dal dover ricorre a qualcosa di esterno, garantendo dal- la estraniazione. Il senso dell’accadere è che esso è sicuramente prevedibile. Così, per vivere in esso, non si ha mai bisogno di nul- la. In un mondo già sempre previsto, sempre si sa che cosa fare, perché sempre si sa come andranno a finire i giorni.

Anche la Metafisica, in questo senso, è stata una forma di pre- visione, dunque una Logica. Attraverso il principio del fonda- mento ha garantito che tutto ha senso e niente è senza ragione. Ha anche garantito così che il divenire ha una direzione certa. E ha anche garantito il dopo la morte. Ma lo ha fatto rimandando a una realtà meta-fisica.

Un mondo certo che il senso si trova nei fatti, questo è quello che libera il divenire dalla estraniazione. E questa certezza la Lo- gica la garantisce trasformando il divenire in un “mondo anticipa- to”, come dice Nietzsche, cioè prevedibile. Questo è il prodotto della Logica. Essa fa del divenire un tempo misurato, razionale, sistematico, sempre sotto controllo. E questa realtà vive delle condizioni che la mantengono sistematica. Solo di esse ha biso- gno. In esse c’è il suo senso e il suo valore, perché attraverso di esse il divenire è vivibile, e può essere vissuto senza dover mai ri- correre a realtà “esterne”. Il mondo “sistematizzato” è il mondo certo che il senso si trova nel sistema e che basta restare al suo in- terno per non rischiare mai l’estraniazione.

9. Ma la sicura previsione non è solo il risultato di un calcolo. E il mondo anticipato non è solo il prodotto della precisione.

so decisivo. La Logica è calcolo, ma essa è innanzitutto “finzio-

ne” 41. E il mondo anticipato, che essa produce, è fenomenico in

quanto logico, ma è logico perché in esso “la finzione è la real- tà” 42.

Poiché è finzione, la Logica procede per ipotesi e il suo campo di azione sono i “tipi”, cioè i “modelli”. A tipi e a modelli è desti-

nato il mondo anticipato. E un “tipo d’uomo” è l’Übermensch 43.

“Modelli”, cioè “artisti” che divengono “opera d’arte”, sono i “futuri signori della terra”.

L’errore della metafisica è consistito nel non accettare che “finzione e realtà sono la stessa cosa”. Ha così scambiato per veri- tà i risultati della Logica. E ha fatto, di ciò che era finzione, una

“cosa in sé”, cominciando dall’uomo 44.

La riappropriazione storica del divenire coincide con l’accetta- zione del fatto che la finzione è la realtà. E questa realtà è sicura che il senso appartiene solo al divenire se si affida esclusivamente a modelli. Un mondo anticipato, un mondo sicuramente non

41 «Il modello di qualcosa di assolutamente fittizio è la logica … Qualcosa

del genere non esiste nella realtà» VII/3, 34 [249], p. 181. E ciò conformemente al fatto che «La conoscenza è la FALSIFICAZIONE con cui ciò che è eterogeneo e

incalcolabile viene reso uguale, simile e calcolabile» VII/3, 34 [252], p. 182. «L’Io stesso è una costruzione del pensiero, dello stesso valore di “materia”, “cosa”,

“sostanza”, “individuo”, “scopo”, “numero”; quindi solo una finzione regolati- va, col cui aiuto si introduce, si inventa, in un mondo del divenire, una specie di stabilità e quindi di “conoscibilità”. Il credere alla grammatica, al soggetto e og- getto grammaticale, ai verbi, ha soggiogato finora la metafisica; io insegno ad abiurare questa fede» VII/3, 35[35], p. 203.

42 VII/3, 40[53], p. 341

43«Superuomo […] Il problema che io pongo qui non è di stabilire che cosa

debba prendere il posto dell’umanità, nella successione degli esseri, bensì di fis- sare quale tipo di uomo si debba allevare, si debba volere, come tipo di valore superiore, più degno di vivere, più sicuro dell’avvenire» VIII/2, 11[414], pp. 394. 396.

44 «I postulati logico-metafisici, il credere nella sostanza, nell’accidens, nel-

l’attributo, ecc., trovano la loro forza di persuasione nell’abitudine di considera- re tutto il nostro fare come conseguenza della nostra volontà, in modo che l’io, come sostanza, non perisca nella molteplicità del mutamento»; «se non credia- mo più al soggetto … cade infine anche la cosa in sé» VIII/2, 9[98], p. 55; VIII/2, 9[91], pp. 47-48.

estraniante, un mondo certamente prevedibile, è, a questo punto, un mondo di modelli.

Nel progetto della nuova interpretazione dell’accadere, alla Logica, Nietzsche fa seguire programmaticamente la Fisica, poi la

Morale, quindi l’Arte e, infine, la Politica 45. Sono, questi, i pas-

saggi necessari attraverso i quali l’ipotesi si fa sistema di cono- scenza, consuetudine, pensiero dominante, senso comune, istitu- zione. Si fa mondo. Ma per un modello, al quale destinare il futu- ro. Dopo la Morale segue l’Arte, la finzione tradotta in opera, e,

quindi la Politica, “l’allevamento e selezione del tipo” 46.