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Il mondo dei futuri signori della terra: la signoria delle

co mondo-dipendente

6. Il mondo dei futuri signori della terra: la signoria delle

strutture

1. La possibilità di misurare il tempo, creando un mondo anti- cipato, è la porta alla realtà fenomenica che Nietzsche apre. Que- sta possibilità trasforma profondamente ciò che la tradizione filo- sofica ha nominato “essere”. Questo, ora, è “mondo dipendente” e ogni indagine sul reale deve partire da esso come reperto prima- rio.

Avviene così che il Nichilismo, dopo aver condotto la metafi- sica alle sue logiche conseguenze, mostrando che essa ormai ha fatto il suo tempo come condizione di esistenza, innesca un con-

tromovimento capace di portare oltre la situazione di estraniazio-

ne prodotta da quel mondo.

Il Nichilismo getta le basi sulle quali costruire una nuova con- dizione di esistenza, nella quale l’uomo si senta a casa propria.

Per l’uomo ciò significa riappropriarsi di quanto il mondo me- tafisico gli ha tolto. È un mondo per l’uomo quello che il Nichili- smo inaugura. È il mondo che si prepara «per un genere di uomi- ni che» secondo Nietzsche «ancora non esiste», il genere dei «“si- gnori della terra”» 31.

2. Prima di compiere un qualunque passo ulteriore, occorre tut- tavia comprendere molto bene questa affermazione di Nietzsche. Equivocare significa assegnare al Nichilismo un compito e un avve- nire che ad esso non appartengono. Significa soprattutto mal com-

prendere la porta che, con l’essere fenomenico, si apre sulla realtà. Un punto, a questo proposito, deve essere ben chiaro. La riappropriazione, che il Nichilismo inaugura, riguarda l’accadere e la storia materiale. Ciò significa che, con il Nichilismo, è innan- zitutto il divenire a riappropriarsi di sé stesso, dimostrandosi una realtà che non ha più bisogno di ricorrere ad altri da sé, per avere senso e valore.

3. La nuova interpretazione dell’accadere, che s’inaugura con il Nichilismo, è, così, un contro movimento rispetto alla metafisi- ca, ma anche rispetto alla nostra tradizionale comprensione del- l’uomo.

Essere fenomenico. Esso libera il divenire dalla estraniazione. E lo libera fissando come principio il fatto che, nulla del divenire, de- ve mai rimandare a qualcosa fuori dal divenire stesso. Questo prin- cipio è, in campo fenomenico, il valore primario. Così che tutto dell’essere è subordinato all’affermarsi e attuarsi di questo valore. Una condizione di esistenza, nella quale è possibile essere, è una condizione di esistenza governata dalla priorità di questo valore.

4. Solo in un divenire che si è riappropriato di sé, solo là c’è la possibilità di un essere non estraniato. Questo è ora il principio. E esso ha precise conseguenze. Soprattutto per l’uomo. La conse- guenza generale è che, con il Nichilismo, anche l’uomo si riap- propria di sé. Ma, assumendo uno status, nel suo essere nel mon- do, che non è quello al quale è abituato come soggetto.

Motivo di ciò, la condizione della sua riappropriazione. L’uo- mo si riappropria di sé, in quanto ora può vivere in un mondo che si è riappropriato di sé. La condizione, nella quale ora può esistere, è quella che determina l’appropriazione. E questa condi- zione è quella fenomenica, garantita da un mondo anticipato. E questa, ai fini della riappropriazione di sé, è una condizione che non ammette deroghe. Senza di essa, c’è l’estraniazione.

Data questa condizione, l’uomo che si riappropria di sé ha un rapporto specifico con il proprio mondo. E tale specificità sta nel fatto che, il mondo nel quale l’uomo si sente non estraniato, e che dunque vive come la sua propria casa, questo mondo, è prodotto

dall’uomo, ma non è necessariamente un mondo del quale lui di- spone.

È un punto decisivo, questo. Un punto che modifica il nostro modo abituale di vedere la posizione e il ruolo che l’uomo ha ri- spetto al mondo.

5. Che significa, infatti, che per sentirsi a casa propria, dunque non estraniato, anzi al sicuro, non necessariamente questo equiva- le a sentirsi signore della casa così come noi abitualmente inten- diamo questa signoria? Alcuni passaggi danno la risposta.

Decisivo, in ogni caso, per comprendere, è tenere fermo il fat- to che ci troviamo ora in un mondo fenomenico. E che questo mondo, in generale, è la casa dell’uomo perché, in esso, non c’è estraniazione. Nulla della storia materiale e dell’accadere trova ora senso e valore fuori dal divenire.

Da qui, le conseguenze. La prima, e la più importante, è che l’essere fenomenico non è una teoria. Diciamo, infatti, che il di- venire è fenomenico se ha un senso a partire da sé stesso. Ma dobbiamo sempre contemporaneamente aggiungere che avere un senso a partire da sé stesso è un fatto reale solo se, e quando, il divenire viene trasformato in un mondo anticipato.

L’essere fenomenico non è una teoria sul mondo, ma sempre una “produzione del mondo”.

Una seconda conseguenza allora si impone. È l’uomo, senza dubbio, che trasforma il divenire in un mondo anticipato. È lui che produce mondi. Ma sono poi le condizioni e strutture, attra- verso le quali il mondo prodotto non esce mai da sé stesso, sono queste a garantire che, in quel mondo, sicuramente il senso lo si troverà sempre e solo al suo interno.

Terzo passaggio. È l’uomo che produce mondi anticipati, que- sto resta. Ma del mondo che produce, lui non è signore. Sono le strutture di questo mondo quelle che governano. Governano il divenire così che, non avendo mai bisogno di altro da sé stesso, esso permane un mondo non estraniante.

6. Il governo delle strutture costituisce il passaggio decisivo per la realtà del mondo fenomenico. Il motivo è storico. Devono

governare le strutture perché non deve più accadere quanto è ac- caduto con la Metafisica. Anche lì l’uomo è artefice di mondi. Ma il mondo prodotto dall’uomo è poi divenuto estraneo e nemico all’uomo stesso. Questo perché ha cercato il senso in una realtà diversa dal divenire.

Nel mondo che l’uomo crea, e che deve essere il suo proprio mondo, nulla può essere lasciato al caso, non per quanto riguarda il senso. L’uomo deve poter contare sul suo mondo. Essere sicuro che non diventerà estraniante, e nemico.

Questa assicurazione il mondo la può dare attraverso le sue strutture. Un mondo, certamente strutturato in modo da esclude- re il ricorso a “mondi esterni”, è un mondo del quale l’uomo si può fidare, nel quale si può sentire al sicuro, a casa propria.

È questo il mondo anticipato nel quale l’uomo può vivere. È questo che produce. Ma è anche il mondo nel quale l’uomo, per vivere, deve obbedire alle strutture che fanno di quel mondo un mondo sicuramente fenomenico.

Le strutture che di fatto salvano il divenire dalla estraniazione, queste effettivamente guidano e governano il divenire. E questo vale in generale. Anche per l’uomo. Egli è, e resta, a casa propria, se vive secondo le strutture che garantiscono l’esclusione di ogni ricorso fuori dal divenire.

7. Il Nichilismo è un effettivo e reale contro movimento perché capovolge il rapporto tra uomo e mondo prodotto. Nella Metafisi- ca l’uomo produce mondi, ne è artefice e signore. Ma questi mondi si rivelano poi sempre estranianti. Con il Nichilismo questa produ- zione di mondi non si ferma. Resta l’artefice. Ma cambia chi di questo mondo è signore. Con ciò si realizza il contro movimento. Il mondo è governato dalle strutture. L’uomo non è più signore. E il mondo non è più estraniante per l’artefice che lo ha prodotto.

La modifica del nostro modo abituale di intendere l’uomo sta nelle affermazioni di Nietzsche. «L’uomo artista», scrive, «è dive-

nuto opera d’arte» 32. Questo nella nuova interpretazione dell’ac-

cadere, nel divenire che si è riappropriato del proprio senso. I fu- turi signori della terra sono, infatti, sempre e comunque “artisti”. Sono loro che continuano a inventare il mondo, così che sia un mondo anticipato. Ma essi sono “signori” perché abitano una “terra” non estraniata. Così dipendono dalle condizioni che man- tengono non estraniata quella terra. Sono, allora, signori se non si distinguono dal loro proprio mondo, trattandolo come un ogget- to. Posto che la signoria coincide con il vivere un mondo non estraniato, lo status dei signori della terra è quello di essere “stru- mento e funzione” del mondo che hanno inventato. Appartengo- no interamente a quel mondo, che loro stessi producono. Essi so- no la loro stessa invenzione, la loro propria “opera d’arte”.

I futuri signori della terra. Tanto non sono un soggetto, come noi abitualmente lo intendiamo, che Nietzsche definisce “l’oltre- uomo”, cioè “l’uomo ponte” tra estraniazione e superamento del- la stessa, come altrimenti nomina in Zarathustra l’Über-mensch,

questo uomo lo chiama «essere collettivo dominato» 33.

8. L’oltre-uomo, l’uomo che va oltre l’estraniazione metafisica, capovolge il rapporto tradizionale tra uomo e mondo, costruito sempre per differenza dell’uomo da tutto ciò che lui stesso non è. In un mondo che, quanto al senso, non ha bisogno mai di ricorre-

33 Zarathustra annuncia «Il “superamento di sé” dell’uomo» VII/3, 39[10], p.

306. Ma è sempre decisivo non equivocare sul significato di questa affermazione. Scrive infatti Nietzsche sotto il titolo «Il SUPERUOMO»: «Il mio problema non è di stabilire che cosa possa prendere il posto dell’uomo, bensì quale specie di uomo debba essere scelta, voluta, allevata come specie di valore superiore» VIII/2, 11[413], p. 394. «La mia proposizione finale è» infatti che «l’uomo reale rappresenta un valore molto più alto dell’uomo “desiderabile”» VIII/2, 11[118], p. 265. Per questo «Il problema che io pongo qui non è di stabilire che cosa deb- ba prendere il posto dell’umanità, nella successione degli esseri, bensì di fissare quale tipo di uomo si debba allevare, si debba volere, come tipo di valore supe- riore, più degno di vivere, più sicuro dell’avvenire» VIII/2, 11[414], pp. 395-396. In questo senso, «L’uomo ha il massimo valore come strumento e funzione» del tipo che si ritiene più adatto all’allevamento V/2, 12[42], p. 399. E questo “tipo”, che non può essere né “persona”, né “soggetto”, condizioni di esistenza ormai superate, e da superare, Nietzsche, nel suo primo piano per La Volontà di poten-

re a qualcosa fuori di sé, governa l’omogeneità dell’intero accade- re. Non ci sono antitesi, neanche riguardo all’uomo e alla sua identità. Vale il principio che tutto è strumentale a che non si crei estraniazione. E tutto è in funzione di questo risultato. Anche l’uomo.