M.I.Rossello*, P.Mazzotta**, F.Giacinti***
*Direttore U.O. Chirurgia Mano, Ospedale di Savona
**Specialista Ortopedico Sede INAIL di Savona
***Dirigente Medico di II Livello Sede INAIL di Savona
Il lavoro portuale e’ notoriamente una delle attività a più alto rischio di infortuni e necessita quindi di un’opera di prevenzione (Tab.1-2 a,b,c).
Con il Decreto Legislativo 272/99, la portualita’ italiana dispone di un nuovo quadro normativo il cui obiettivo doveva essere quello di adeguare e uniformare la legislazione e conseguentemente i comportamenti di tutti i singoli soggetti pubblici e privati coinvolti in operazioni portuali, al fine di evitare che la concorrenza tra porti e operatori avvenisse a scapito della sicurezza. Fino ad oggi i problemi non sembrano risolti e il Decreto Legislativo pare insufficiente a dare adeguate soluzioni poiche’ i ruoli e le funzioni dei soggetti giuridici non sembrano ancora ben identificati.
Considerandola complessivamente, da fondo stiva al “gate”, l’attivita’ portuale comprende elementi e variabili che spesso non sono facilmente gestibili e/o governabili.
E’ il caso di parlare, ad esempio:
• delle varieta’ e della molteplicita’ dei luoghi di lavoro differenziati dalla diversa tipologia e qualita’ delle navi, piazzali, magazzini, ecc.
• della varieta’ delle tipologie delle merci da “maneggiare” con modalita’ di carico, spesso caotica e imprevedibile;
• della varieta’ dei mezzi di sollevamento e trasporto appartenenti a navi di ogni tipo e di varie epoche di costruzione;
• delle condizioni atmosferiche che in linea di massima non interrompono le operazioni, se non di fronte a condizioni eccezionali, che variano a seconda della posizione geografica dei porti;
• della discontinuita’ del lavoro in turnistica predisposto per 24 ore;
• dei picchi di lavoro imprevedibili per l’arrivo concomitante di piu’ navi.
Quanto sopra evidenzia che tale attivita’, oltre all’alta specializzazione richiesta, non e’ assimilabile ad altri segmenti lavorativi.
Le funzioni portuali sono essenzialmente due: quella del carico e scarico delle merci dalle navi e quella della riparazione e manutenzione delle navi stesse.
Tali funzioni, commerciale e di riassetto dei mezzi di trasporto, hanno subito nel tempo profonde modifiche per il grande sviluppo dei traffici marittimi, dell’ingegneria navale, dell’industrializzazione, ed hanno richiesto, proprio per la loro complessita’, estensione ed importanza, una terza funzione ad esse complementare ed indispensabile, quella dei servizi collaterali (sorveglianza, pulizia, deposito, ecc.) che implica, tra l’altro, l’asservimento di vaste aree a terra.
Il lavoro portuale e’ quindi il lavoro effettuato dagli addetti che svolgono le tre funzioni suddette, e non comprende, almeno in questa trattazione, quello inerente l’attivita’ navalmeccanica propriamente detta ne’ quello delle varie forme di indotto, correlate all’attivita’ portuale.
Alla funzione commerciale appartengono le operazioni di imbarco e sbarco delle merci e di immagazzinaggio; i lavoratori di questo settore possono essere suddivisi in :
• addetti al movimento merci varie (scaricatori, stivatori, facchini, commessi e pesatori, chiattaioli),
• addetti al movimento del carbone,
• addetti al movimento di oli minerali e affini,
• addetti ai silos per cereali.
Alla funzione industriale appartengono i lavori di allestimento, riparazione, manutenzione ordinaria e straordinaria delle navi (revisione caldaie, cisterne e serbatoi, motori, carena, strutture metalliche; si tratta di lavori effettuati al di fuori dei tradizionali cantieri, in generale lavori di poco rilievo, completati in tempi brevi, mentre si svolgono le operazioni commerciali).
Gli addetti si possono suddividere in :
• calderai e carpentieri in ferro (parti metalliche, scafo ecc.),
• aggiustatori meccanici e motoristi (meccanici di bordo, saldatori),
• coibentisti (rivestimento caldaie e tubi),
• coloritori e verniciatori,
• carenanti
• picchettini e sabbiatori (martelli pneumatici, spruzzi sabbiosi),
• lucidatori, calafati, falegnami, carpentieri, tappezzieri,
• demolitori.
Alla funzione dei servizi appartengono:
• addetti ai mezzi di sollevamento e trasporto,
• sommozzatori,
• ormeggiatori,
• barcaioli,
• pompieri,
• guardiani,
• piloti del porto,
• officine di manutenzione, manovre ferroviarie, raccolta rifiuti.
Accanto al lavoro meccanizzato e automatico che ha pressoché definitivamente portato ad esaurimento certi ruoli, sottraendo una notevole quota di rischi per la mano, sopravvivono ancora moltissime funzioni lavorative, spesso di assoluta specificita’, che si svolgono in maniera non del tutto prevedibile per la dinamicita’ del lavoro portuale, spesso esplicitate in posizioni antifisiologiche, spesso organizzate in modo non uniforme sul territorio nazionale.
Tutto cio’ evidenzia come sia difficile parlare di lesioni della mano tipiche del lavoro portuale e come le variabili di questo lavoro che sfugge a precisi schemi, siano tante e tali (cottimo, accidentalita’, lavoro all’aperto, piano instabile del mare, ecc.) da impedire la ripetitivita’ delle stesse condizioni.
ATTIVITA’ COMMERCIALE
Alla funzione commerciale appartengono le operazioni di imbarco e sbarco delle merci varie, del carbone , degli oli minerali, dei cereali.
Mentre il carbone, gli oli minerali, i cereali vengono movimentati attraverso sistemi automatici (tubazioni, nastri trasportatori) nei quali il ruolo della mano dell’uomo e’
marginale, il movimento delle merci varie implica la presenza attiva di scaricatori, stivatori, facchini, chiattaioli che rimuovono le merci da allestire, riempiono contenitori nel caso di carichi alla rinfusa, imbragano le merci comunque imballate, le sistemano nelle stive, le trasportano con l’uso di mezzi meccanici sulle banchine,
le inventariano, trasportano merci all’interno del porto con chiatte e bettoline, effettuano operazioni di rifornimento di combustibile delle navi ( bunkeraggio).
Il movimento merci varie percio’ impegna personale in quantita’ e maniera diversa, a seconda del tipo di merce; quando la merce, come spesso accade, è meno pregiata, non viene containerizzata (rinfusa, saccheria, pellame, cellulosa, rottame ecc.) ed implica la presa, la sistemazione in braghe o sistemi di catene, il sollevamento, lo stivaggio. Il rischio per la mano, in queste manovre, e’ ancora cospicuo, e il meccanismo patogenetico abituale della lesione va ricercato nello schiacciamento.
Gli infortuni si verificano più frequentemente in alcune fasi operative: quando una braga si solleva e viene guidata da una mano contro il cordame, quindi ferita dal sistemarsi del contenuto della braga per effetto della gravita’; nel rizzaggio delle automobili nelle stive, manovra consistente nel fissarle con catene per impedire movimenti nel beccheggio, in cui la leva che fissa la catena puo’ funzionare come una ghigliottina per le dita, ove si consideri che navi e macchine sono corpi non del tutto stabili; durante l’aggancio delle catene del bilancino quando solleva pesi o li depone e all’armonizzazione di questi movimenti con quelli della gru in condizioni di fretta, di redditivita’ cottimistica; durante la sistemazione di barre di ferro o rotaie nelle stive; nel corso dell’imbarco o sbarco di merci deperibili in porti poco industrializzati (cassette di frutta, pesce,ecc.).
Rischi supplementari per la mano derivano dal fatto che le operazioni si svolgono su una nave o attorno ad essa durante operazioni complesse che sono tanto piu’
redditizie quanto piu’ sono brevi, per la particolare e non standardizzabile morfologia del natante, dal suo possibile beccheggio, dalla precarieta’ degli impianti accessori (luci, aspirazione, scale, ecc.), dal possibile intralcio di cavi piu’ o meno tesi ( suscettibili di rompersi e provocare lesioni mortali),dalle condizioni atmosferiche (possibile scivolosita’, ecc.) dalla presenza di boccaporti aperti, ecc.
Ne consegue un numero di infortuni da caduta accidentale, da eterogeneita’
permanente delle condizioni ambientali, obsolescenza e incuria di scalette, funi, accessi, mezzi di sollevamento e trasporto,ecc.
Il meccanismo patogenetico della lesione in questi casi e’ la contusione, mentre la lesione caratteristica e’ la ferita lacero-contusa, la frattura esposta o no.
Possiamo pertanto concludere che, nell’attivita’ commerciale del porto la mano corre ancora rischi notevoli nell’imbarco e sbarco di merci varie, e che lesioni caratteristiche, anche se non tipiche di questa fase, sono le lesioni da schiacciamento e le contusioni.
Di scarso numero e rilievo le lesioni da movimento di carbone, oli minerali, cereali, container, per la consistente meccanizzazione introdotta che ha limitato l’attivita’
manuale.
Anche la cosiddetta “unitizzazione” consistente essenzialmente nella semplificazione delle manovre mediante accorpamento di colli, balle, casse, ecc.
piu’ razionale, sistematico, economico, sembra favorire un risparmio di infortunistica sulla mano.
ATTIVITA’ INDUSTRIALE
La funzione industriale consiste nella riparazione delle navi; la maggior parte delle attivita’ che questa funzione implica sono proprie anche di ambiti industriali diversi.
Con la trasformazione del naviglio certi mestieri, come quello del calafato ad esempio, tendono a scomparire.
L’infortunistica della mano per i calderai, i carpentieri in ferro, gli aggiustatori meccanici, i coibentisti, i verniciatori, coloro che utilizzano utensili ad iniezione ad alta pressione, a vibrazione, ecc. non differisce sostanzialmente da quella che colpisce gli stessi lavoratori impegnati in cantieri a terra, almeno qualitativamente, in quanto riproduce gli stessi meccanismi lesivi; quantitativamente invece tale
infortunistica sembrerebbe favorita dal fatto che il cantiere di lavoro non e’ mai lo stesso, le mansioni vengono svolte nella maggior parte dei casi in posizioni antifisiologiche, in spazi ristretti, con impianti improvvisati, che richiedono un maggior dispendio di energie e di attenzione, mentre sussistono le condizioni di instabilita’, di lavoro all’aperto tipiche della funzione commerciale (basta pensare a quanti lavorano allo scafo su ponti sospesi al bordo delle navi e manovrano utensili vibranti, a getto potente, ecc.).
Anche qui si puo’ parlare di lesioni tipiche dei mestieri piuttosto che del lavoro portuale; le ferite da iniezione ad alta pressione (coloranti, sabbia ecc), le ferite da punta o lacero-contuse da utensile elettrico, le contusioni sono le lesioni piu’
frequenti, il cui meccanismo patogenetico non e’ affatto esclusivo dell’ambiente portuale.
ATTIVITA’ DI SERVIZIO
Nell’ambito della funzione dei servizi , che vede all’opera sommozzatori, addetti ai mezzi di sollevamento, ormeggiatori, barcaioli, piloti del porto, addetti alle manovre ferroviarie, alla raccolta dei rifiuti, ecc. le lesioni della mano sono quelle che si riscontrano solitamente nell’ambito dei trasporti; per i piloti del porto, comunque, che devono, in qualsiasi condizione di tempo, salire a bordo della nave che deve entrare in porto; si riscontra frequentemente lo schiacciamento delle dita, dovuto alla necessita’ di arrampicarsi sulla nave per mezzo di scalette oscillanti e instabili.
Sono state anche descritte, per alcune delle categorie di lavoratori citate, lesioni da esposizione di elementi digitali o di altre parti dell’organo mano a traumi ripetuti (ipercheratosi, calli,ecc.), le cosiddette occupational marks, lesioni della pelle per il contatto con particolari sostanze (dermatiti da contatto, verrucosi secondarie, ecc.);
tali lesioni, molte delle quali legate alla storia del lavoro portuale, fanno comunque parte di un capitolo estraneo alla nostra trattazione, mirata essenzialmente alla infortunistica traumatologica.
Anche se il materiale a disposizione non può considerarsi sufficientemente omogeneo da fornire una radiografia della situazione reale, dalle ricerche effettuate nell’ambito portuale ligure e dai dati della letteratura emergono chiaramente alcuni dati degni di nota:
-l’interessamento prevalente della mano e dell’arto superiore nell’infortunistica del lavoro portuale,
-il maggior numero di infortuni si verifica attorno alle ore 10 e alle ore 16, con punte superiori al 20%,cioe’ nelle ore in cui il lavoro delle maestranze e’ piu’ intenso- cio’
riguarda sia l’attività commerciale, sia quella industriale e quella dei servizi.
-nella funzione commerciale l’arto superiore è sede di infortunio in una percentuale media del 30%.
-le cause di infortunio denunciate vedono una larghissima prevalenza del “metteva il piede in fallo” e del “colpito da”, che bene si accordano con la situazione di relativo disordine, di fretta, di corpi sospesi, ecc. propria di questa funzione.
-la quota di infortuni e’ massima , come sembra ovvio, per il carico e scarico di navi tradizionali e merci varie, minima per navi portacontainer, per scarico e riempimento di contenitori e per merce conglobata.
-nella funzione industriale e in quella dei servizi in ambito strettamente portuale,l’
infortunistica della mano e dell’arto superiore assume la percentuale del 28-30 %.
-anche qui le cause annoverano maggiormente il “colpito da” e il “metteva il piede in fallo”.
-in tutti i casi il tipo di lesione varia, con proporzione decrescente, dalla “contusione”
alla “ferita lacero-contusa”, allo “schiacciamento”.
Infine si puo’ affermare che sia gli addetti alla funzione industriale che quelli dei servizi, non sono soggetti a lesioni particolari della mano che si possano dire tipiche dell’attivita’ portuale; :in tutti i settori poi, la meccanizzazione ha eliminato molti rischi
per la mano, i cui infortuni sembrerebbero risalire piu’ frequentemente alla accidentalita’, alla distrazione, alla fretta, alla imprecisata definizione spaziale dell’ambito lavorativo, agli elementi di intralcio.
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Rubino G.F., Pettinati L.: Elementi di medicina del lavoro.Ed Minerva Medica (2à edizione), 1979.
Si ringrazia per la collaborazione il Sig.Pierfrancesco Bossi della Compagnia Unica Lavoratori Portuali di Savona.
STATISTICA INFORTUNI COMPAGNIA PORTUALE SAVONA PERIODO 1997-2001
1997 1998 1999 2000 2001
N° ADDETTI 240 236 233 157 153
ORE LAVORO 161.696 148.960 127.176 71.316 187.948
N° INFORTUNI 104 67 45 44 42
TAB. 1
STATISTICA INFORTUNI COMPAGNIA PORTUALE GENOVA PERIODO 1997-2000
1997 1998 1999 2000
N° DITTE 3 2 2 2
N° ADDETTI 818 957 1076 1049
ORE LAVORO 1.389.063 1.542.028 1.696.664 1.754.362
N° INFORTUNI 307 380 421 498
GG INFORTUNIO 6345 7964 8205 8883
TAB. 2a
STATISTICA INFORTUNI RIPARAZIONI NAVALI GENOVA PERIODO 1997-2000
1997 1998 1999 2000
N° DITTE 57 58 58 57
N° ADDETTI 1148 1240 1087 1043
ORE LAVORO 1.966.275 2.125.167 1.929.562 1.749.130
N° INFORTUNI 330 387 375 317
GG INFORTUNIO 4220 4831 6499 4715
TAB. 2b
STATISTICA INFORTUNI OPERAZIONI PORTUALI GENOVA PERIODO 1997-2000
1997 1998 1999 2000
N° DITTE 20 19 18 15
N° ADDETTI 1132 1213 929 915
ORE LAVORO 2.105.084 2.052.934 1.733.658 1.670.527
N° INFORTUNI 268 254 296 300
GG INFORTUNIO 3289 4075 3890 4749
TAB. 2c