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La Zona B tra controllo e assistenza «L’attuale assistenza in Zona B

gli attori locali

1.4.3 Tra Trieste e le Zona B: la macchina del CLNI

1.4.3.2 Assistenza e selezione politica

1.4.3.2.2 La Zona B tra controllo e assistenza «L’attuale assistenza in Zona B

Su una popolazione di nazionalità italiana ancora sul posto, che, esclusi gli importati, si valuta a poco più di 50.000 abitanti, si assistono attualmente in modo continuativo 1602 famiglie e straordinariamente altre 979. Rapportando le 50.000 persone in famiglie secondo un coefficiente di divisibilità di 2.5 (a Trieste ogni famiglia è composta da membri 2.03) si calcolano esistenti circa 20.000 famiglie. Di esse risultano pertanto assistite continuativamente l’8.01% e saltuariamente il 4.89%.

Complessivamente l’attuale assistenza arriva al 12.90 % delle famiglie con una media mensile di sole Lire 1.627 ciascuna.»234

Questa relazione inviata dal CLNI all’UZC nell’estate del 1950 fotografava per la Zona B una realtà assistenziale piuttosto estesa ed articolata.

Per quanto riguarda le famiglie residenti nella zona ad amministrazione jugoslava era compito dei fiduciari segnalare quali risultassero meritevoli di ricevere il sussidio e quali invece non lo erano affatto. In questo caso però i criteri attuati nella selezione risultano decisamente molto meno espliciti, dato che in generale l’attività dei CLN clandestini passa sottotraccia nella documentazione custodita presso l’IRCI. Tale lacuna documentaria può essere spiegata ricorrendo a varie supposizioni: è probabile che buona parte del fondo abbia subito nel corso dei vari riordini un vero e proprio processo di epurazione, mirato ad occultare la presenza di documentazione compromettente circa i nomi dei personaggi

233

Ibidem.

coinvolti e i criteri seguiti nelle attività in Zona B, che per lungo tempo sarebbero state oggetto di controversie e rivendicazioni sul piano pubblico e diplomatico. Si trattava pur sempre di un’organizzazione avvolta nella totale clandestinità e dunque i criteri di riservatezza nella gestione del materiale in grado di illustrarne le modalità doveva essere osservata in maniera piuttosto stretta. In secondo luogo, contrariamente alla varie sezioni del CLNI, i nuclei clandestini presenti in Istria non producevano dettagliate documentazioni in grado di renderne tracciabili le azioni, questo sempre in virtù dell’estrema riservatezza osservata nel controllo di tutte le operazioni in Zona B. I CLN clandestini inoltre, per quanto riguardava la distribuzione dei sussidi erogati nelle comunità italiane in Istria, non erano tenuti alla rigida certificazione del profilo politico di ogni singolo beneficiario, essendo chiamati in via obbligatoria a presentare completa documentazione solo ai fini delle rendicontazioni. Tale libertà nella destinazione d’uso del denaro stanziato da Roma per l’assistenza in Istria era determinata dal fatto che il CLNI poteva curare direttamente l’assegnazione dei sussidi, senza per questo doversi interfacciare con altri enti. Nel caso dell’assistenza in Zona A infatti il CLNI forniva certificazioni per profughi che sarebbero stati in un secondo momento assistiti dalla Postbellica, la quale non solo controllava la documentazione, ma era anche la diretta erogatrice dei fondi per conto del governo. Nel caso della Zona B, invece, il CLNI aveva la piena gestione dei fondi messi a disposizione, posizione che gli permetteva di non dover produrre ingente materiale illustrativo sui profili dei beneficiati dai suoi servizi.

In ogni caso non mancano tra i documenti alcune segnalazioni fatte dai fiduciari su famiglie ritenute indigenti e bisognose di aiuto. Anche in questo caso il criterio di selezione aveva una valenza duplice: da una parte la necessità di venire incontro a realtà umane in difficoltà, specialmente in una zona dove l’elemento italiano era stato duramente colpito sia dalle espropriazioni che in generale dalle difficoltà economiche registrate nella Zona B. Dall’altra la discriminante politica pareva rimanere un punto fermo sul quale non si poteva transigere. Permangono infatti diciture legate agli “ottimi sentimenti italiani” a cui si faceva nel frattempo riferimento a Trieste per la selezione degli esuli ritenuti meritevoli di sostegno.

Il criterio di intervento del CLNI sulla Zona B andava letto in maniera speculare a quello applicato in Zona A, dal momento che in entrambe le zone erano rivolti ad una gestione più ampia della questione esodo, non circoscritta alle contingenze ma legata ad un approccio globale della problematica confinaria. Anche per quanto concerneva la Zona B il fine ultimo era quello di creare una rete di rapporti in grado di tradursi in aperte forme di mobilitazione collettiva in corrispondenza di momenti politici fortemente connotati e ritenuti cruciali al fine di una positiva risoluzione della questione. Si trattava inoltre di presentare sul piano internazionale l’idea di una comunità istriana sì fortemente provata dall’esodo di molti suoi componenti, ma in ogni caso ferma nelle sue rivendicazioni e pronta a dimostrarsi parte attiva di una politica orientata secondo gli spunti suggeriti dal governo italiano.

L’assistenza in Zona B diveniva quindi uno strumento sia di selezione che di aggregazione sul territorio attorno al tema dell’annessione e della difesa dei territori giuliani dalla minaccia jugoslava. Per quanto riguardava la selezione, i princìpi e i meccanismi ricalcavano quelli seguiti in Zona A: soprattutto in “territorio nemico” e ai fini di un’attività

clandestina era necessario che le relazioni intrattenute dai CLN locali fossero sicure e dunque fortemente connotate dal punto di vista politico. La vicinanza inoltre dei fiduciari alle realtà da loro monitorate consentiva un controllo diretto e una selezione meno lenta e complicata dai passa-parola che non in Zona A, garantendo una rapida individuazione di quei soggetti che avrebbero saputo con la loro collaborazione aiutare la causa italiana. Inoltre l’assistenza permetteva la creazione di una rete attorno ai CLN clandestini, disposta alla stretta collaborazione e alla protezione dei suoi membri. Facendo affidamento sulla rete era dunque più facile la diramazione delle direttive impartite da Trieste e del materiale propagandistico, come la stampa clandestina, che consentiva a chi era rimasto nella Zona di sentirsi parte di un progetto più ampio, in grado di contrastare la diffusa sensazione di abbandono provocata dalla notevole distanza da Roma e dalla difficile circolazione delle notizie.

D’altro canto, come per Trieste, l’appartenenza alla “famiglia” prevedeva una serie di diritti e di doveri ben precisi. L’aiuto economico e la possibilità di usufruire di una comunità in grado di aiutare persone affratellate nella stessa causa, prevedeva in cambio un aiuto concreto nello svolgimento di una vera e propria attività di resistenza sul territorio, perfettamente in linea con la vocazione dei CLN. Ogni componente della rete veniva mobilitato non solo per lo svolgimento di manifestazioni e azioni di protesta, ma diveniva uno strumento prezioso nella raccolta delle informazioni poi fatte circolare a Trieste e in tutte le sedi ritenute opportune dal CLNI. Si trattava dunque di un’attività estremamente rischiosa, che vedeva però mobilitati numeri significativi, stando per lo meno ai dati forniti dal CLNI, che consentivano, tramite l’assistenza, di stringere gli istriani della Zona B in un unico grande progetto.

1.4.3.3 L’EISE

L’Ente Incremento Studi Educativi (EISE) era nato a cavallo tra il 1947 e il 1948 con lo scopo di far fronte ai numerosi problemi posti dalle strutture scolastiche della Zona B e dalla gestione del loro personale. L’intero impianto scolastico era infatti stato oggetto di riforme radicali da parte dei poteri popolari, secondo una legislazione fortemente discontinua rispetto al passato e che aveva messo in difficoltà soprattutto gli insegnanti delle scuole italiane. L’EISE nasceva grazie all’incontro tra enti diversi, tutti in qualche modo coinvolti con le questioni della Zona B:

«Il prof. Furlani235 chiarisce quanto segue: l’Unione Insegnanti Medi avendo notato a suo tempo le miserevoli condizioni in cui versavano e versano tuttora gli insegnanti della Zona B, pensò di aiutarli, poiché ciò entrava nella sua sfera di competenza, con dei sussidi. Si rivolse allora alla Giunta [d’Intesa] che rispose con un aiuto in denaro e con dei suggerimenti.

Seguendo tali suggerimenti invitai i rappresentanti del C.L.N. dell’Istria, della Lega e dei maestri di formare un Comitato che prese il nome di Ente Incremento Studi Educativi.»236

235

Si tratta di Giacomo Furlani, presidente dell’EISE. 236 IRCI, Fondo CLNI, Seg. 3, verbale 06.02.1948.

L’EISE avrebbe avuto come compito diretto quello di monitorare la situazione scolastica della Zona B, cercando di tutelare la posizione degli insegnanti italiani lì presenti, frequentemente fatti oggetto di processi di epurazione per la loro manifesta adesione al progetto di una Venezia Giulia italiana. Anche in questo caso si trattava di un ente il cui scopo principale era di natura assistenziale, rivolta non solo al personale scolastico ma anche ai ragazzi italiani che non erano nelle condizioni di frequentare la scuola. Una delle figure di maggior rilievo dell’ente, oltre al suo presidente Giacomo Furlani, era il maestro elementare Reclus Vascotto, esule da Isola d’Istria, che fin dall’inizio della storia del GEI aveva collaborato con la comunità esule a Trieste anche nei panni di fiduciario e che per l’EISE svolgeva compiti di coordinamento tra gli insegnanti della Zona B, i Provveditorati di confine chiamati a gestire la questione dei lori dipendenti in Istria, e i rappresentanti delle istituzioni presenti a Trieste. Nella sua persona e nei suoi compiti Vascotto era in grado di sintetizzare le larghe ramificazioni dei rapporti intrattenuti dall’EISE, che soprattutto nella Zona B aveva il fulcro della propria attività. La stretta dipendenza da soggetti così legati al CLNI e la subordinazione operativa alla Giunta d’Intesa fecero dell’EISE un ente votato ad un’azione di matrice fortemente politicizzata. Ne è una chiara dimostrazione il fatto che anche nel caso dei sussidi distribuiti agli insegnanti le erogazioni dipendevano da forti pregiudiziali politiche, verificate e gestite, ancora una volta dal CLNI e dai suoi fiduciari:

«La Giunta d’Intesa dei Partiti Politici Italiani […] si prega comunicare i nominativi degli insegnanti che, in seguito alle informazioni ricevute in proposito dal C.L.N. dell’Istria, non ritiene meritevoli del beneficio deliberato in loro favore, in quanto volontariamente aderenti ad organizzazioni di pretta emanazione jugoslava, o perché di dubbia fede italiana e perciò da depennare dagli elenchi rimessi a mani del Comitato E.I.S.E. di Trieste.»237

Segue nel documento un’osservazione della Giunta che chiedeva di estendere anche agli «immeritevoli» il sussidio per non innescare lamentele che avrebbero potuto destare i sospetti delle autorità jugoslave, demandando ad un secondo momento le sanzioni che avrebbero dovuto colpirli. Tali intenzioni dimostravano dunque l’estrema riservatezza che connotava le erogazioni, volte in qualche modo ad alterare gli equilibri che si erano creati tra il personale scolastico a seguito delle riforme jugoslave.

È importante sottolineare dunque come anche l’EISE svolgesse una funzione al contempo assistenziale e di controllo degli insegnanti presenti in zona, i quali rappresentavano elementi chiave dei focolai di resistenza che si stavano attivando sul territorio ad amministrazione jugoslava per mano di enti italiani. Non era dunque sfuggito a nessuno il ruolo primario giocato dalle istituzioni scolastiche ed educative, capaci di coinvolgere non solo il personale impiegato, ma in prima battuta anche i giovanissimi studenti e le loro famiglie: ancora una volta la lotta per l’italianità passava, a suo modo, attraverso i banchi delle scuole.

Articolata la rete attivata per il finanziamento dell’EISE:

«Questo Comitato ha finora ottenuto erogazioni dalla Giunta d’Intesa Partiti Politici Italiani, dal C.L.N. dell’Istria, dalla Lega Nazionale, dal Comitato Assistenza Esuli Istriani, e recentemente dal C.I.R di Roma, con le quali erogazioni ha potuto distribuire dei sussidi a tutto il personale delle scuole medie ed elementari di provata fede italiana e tuttora residenti nella Zona B del T.L. […] La distribuzione dei sussidi è ora organizzata per mezzo della Cassa di Risparmio dell’Istria che ha sede a Trieste.»238

Da un punto di vista politico, scopo dell’EISE era quello di inviare periodiche relazioni sulla situazione scolastica della Zona B, dando particolare rilievo al problema degli insegnanti, i cui stipendi, erogati in cosiddette jugolire,239 avevano subito una rapida erosione del potere d’acquisto. L’obiettivo era quello di mettere la categoria nella posizione di rinunciare all’esodo verso Trieste per migliorare la propria condizione economica, dal momento che proprio gli insegnanti avrebbero dovuto occupare le prime linee di una battaglia culturale e politica che, nelle prospettive del Governo e degli enti istriani presenti a Trieste, era necessaria per l’affermazione dell’italianità dei territori contesi:

«Numerosi insegnanti hanno finora dovuto abbandonare la Zona per sfuggire a sicuro arresto. È con mirabile abnegazione e spirito di sacrificio che gli insegnanti dell’Istria T.L. svolgono la loro opera di italianità, desiderosi di rimanere fino al possibile, ai loro posti di combattimento. Ad essi si deve, ad esempio, se in tutte le scuole di istituzione italiana viggono [sic] tuttora, essenzialmente immutati, gli ordinamenti e i programmi italiani resistendo alle manovre di coloro che avrebbero tutti gli interessi di aliminarli [sic].

Ma tale resistenza è giunta ormai all’estremo delle possibilità. Se ai disagi morali continueranno ad aggiungersi quelli materiali, alla fine del corrente anno scolastico l’esodo degli insegnanti assumerà un carattere di totalità. Di tale esodo si verificarono già i primi sintomi. Esso lascerebbe il campo in balia dell’avversario poiché ogni insegnante che venga a mancare non ne trova altro insegnante italiano che lo sostituisca.»240

Postulata la necessità di mantenere il corpo docente italiano nella Zona, l’EISE delineava il suo piano d’intervento:

«[…] l’EISE è venuto nella determinazione di proporre decisamente che il governo di Roma, abbandonando l’idea dei ripieghi, conceda a quegli insegnanti gli emolumenti mensili in pieno (stipendio, carovita, caropane, indennità centri sinistrati, ind. Presenza giornaliera) come se essi prestassero la loro opera in “Trieste provincia” “Roma provincia” essi considerando come una specie di indennità di missione all’Estero quando essi verrebbero a percepire in più (in jugolire). […] i predetti insegnanti si trovano “de

238

Ivi, 27.03.1948. 239

Appellativo dispregiativo attribuito alla Lira Triestina, o Lira B, valuta introdotta dal colonnello Lenac

nell’ottobre del 1945 nella zona jugoslava della Venezia Giulia demarcata dalla Linea Morgan. Successivamente all’istituzione del TLT la moneta sarebbe stata utilizzata solamente nella Zona B e rimase in vigore fino al luglio del 1949, momento a partire dal quale venne adottato l’uso del dinaro. Il cambio era fissato a 1 Lira Triestina = 2 Lire italiane.

facto” e non “de jure” in una posizione di “dipendenti statali” assai più e assai peggio che in missione all’Estero. […]

Sulla base di queste ed altre considerazioni l’EISE ha riconosciuto opportuno e logico dividere per ora tutto il personale in due categorie:

Categoria A: tutto il personale di ruolo nelle scuole elementari e medie, già alle dipendenze del Provveditorato agli Studi di Pola, cioè dello Stato Italiano, e che ora il governo italiano potrebbe come suo dipendenti in missione all’Estero.

Categoria B: tutto il personale non di ruolo di provata fede italiana (di cui potrebbe dare garanzia, tramite questo EISE, il C.L.N. dell’Istria) […]

Per la Categoria A si propone che il Ministro della Pubblica Istruzione proceda immediatamente alla aggregazione della medesima a tutti gli effetti, al Provveditorato agli Studi di Gorizia, il più vicino all’Istria, autorizzando in pari tempo il detto Provveditorato di Gorizia a riconoscere, a tutti i suoi nuovi dipendenti, la residenza e l’insegnamento nella Zona B del T.L., cioè all’attuale loro posto di combattimento. Per la Categoria B, ove non si trovi altro mezzo, potrebbe assumere l’incarico di provvedere l’EISE purché gli venisse assicurata una regolare assegnazione di mezzi da parte del Governo Italiano.»241

Tali proposte trovavano spazio nel vuoto normativo causato dal contemporaneo mancato insediamento di un Governatore per il TLT, con la conseguente mancata costituzione ufficiale del piccolo stato, dal quale tali insegnanti avrebbero dovuto dipendere a tutti gli effetti sia dal punto di vista dell’erogazione degli stipendi, sia dal punto di vista organizzativo.

Qualche mese più tardi, tali proposte vennero valutate positivamente dal Ministero della Pubblica Istruzione, i cui funzionari inoltrarono alla PCM lo spettro delle possibili risoluzioni:

«La Missione Italiana in Trieste, […] ha inviato anche una lettera della Unione degli Insegnanti Medi di Trieste, con la quale viene fatta rilevare l’opportunità che, per l’aggravarsi della situazione e scongiurare l’esodo perniciosissimo agli interessi nazionali e culturali del personale in parola, venga corrisposto al medesimo, il trattamento economico intero che godrebbe qualora prestasse servizio nelle scuole della Repubblica e che la scarsa retribuzione in jugolire (25% dell’ammontare italiano) sia considerata quale speciale indennità di missione. [..]

Nel caso di accoglimento di essa, si prega di porre a disposizione della Missione italiana di Trieste la somma complessiva occorrente di Lit. 3.588.919 mensili.»242

Alla fine la proposta dell’EISE sarebbe stata accolta, e articolata seguendo il seguente piano:

«[…] per il personale di ruolo, è stato provveduto dal Ministero della Pubblica Istruzione mediante l’aggregazione nominale di esso al Provveditorato agli Studi di Gorizia che corrisponde a ciascuno una integrazione equivalente ai ¾ dello stipendio italiano […]

241

Ibidem. 242 Ivi, n. 3628.

Per il personale non di ruolo, non essendo possibile seguire analoga procedura, […] per il periodo fino al 30 giugno 1948 si è dovuto rinunciare al progettato trattamento economico a suo favore; il quale tuttavia ha potuto fruire in tale periodo di una qualche misura di assistenza a mezzo del Comitato di Liberazione istriano e sue diramazioni [EISE].»243

Ovviamente anche l’erogazione di ogni forma di aiuto nei confronti dei docenti era subordinata ad una rigida selezione di tipo politico, affidata ai metodi d’indagine ormai consolidati del CLNI:

«Il documento da chiedere per la condotta morale, civile e politica dell’aspirante dovrebbe essere un’analoga dichiarazione rilasciata dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, anzi, a questo proposito, troviamo opportuno e doveroso sottolineare le seguenti formali dichiarazioni:

Questo EISE, in perfetta collaborazione col CLN dell’Istria, studierà e vaglierà da tutti i punti di vista ogni singolo candidato prima di includerlo nella lista definitiva da proporre a codesto ministero. Questo EISE è infatti perfettamente conscio della delicatezza e della responsabilità che una tale operazione comporta e prima di proporre un insegnate a beneficiare del provvedimento qui proposto, lo sottoporrà al preventivo benestare del CLN dell’Istria, l’ente più competente ed il solo autorizzato in materia.»244

Successivamente l’UZC avrebbe istituito un capitolo di spesa espressamente dedicato al trattamento economico del personale non di ruolo, la cui gestione venne affidata direttamente all’EISE.

L’importanza fondamentale rivestita dal CLNI nella selezione del personale che poteva beneficiare dei sussidi, e la strategica posizione ricoperta da Vascotto nel suo ruolo di coordinatore delle tentacolari relazioni dell’ente, fece ben presto dell’EISE una succursale dell’associazione istriana, che progressivamente era riuscita ad allontanare anche la Lega Nazionale dall’iniziale impegno preso nel dare vita al progetto. Questo fattore mise l’EISE nelle condizioni di operare secondo modalità propagandistiche non difformi da quelle seguite dal CLNI, divenendo ente specializzato nella gestione della questione educativa in Istria, sulla cui importanza sembravano non avere dubbi nemmeno i poteri popolari, interessati da subito a riformare un assetto scolastico considerato, non del tutto a torto, di matrice fascista, per trasformarlo in un impianto istituzionale capace di venire incontro alle necessità educative del nuovo stato jugoslavo di matrice socialista.

Per tali ragioni l’EISE avrebbe finito per divenire una delle sezioni più attive del CLNI. Così, a corollario delle relazioni mensili che raccoglievano numeri e notizie reperiti in loco dagli insegnanti assistiti dall’EISE, venivano avanzati bilanci sull’utilità dell’ente:

«L’assistenza del Comitato ha avuto, come prima conseguenza, di arrestare un esodo degli insegnanti che si era già iniziato e che si era indubbiamente, per espressa dichiarazione degli interessati, avrebbe raggiunto il carattere della totalità quale logica

243

Ivi, n. 200/7971. 244 Ivi, n. 1786/E.

conseguenza delle miserande condizioni economiche, aggravate da quelle morali, in cui gli insegnanti venivano a trovarsi dopo consumati tutti i loro risparmi […]. Inoltre l’assistenza dell’EISE che giungeva in quella Zona, strappata alla Madre Patria, unicamente come amorevole interessamento della medesima!, esercitò un grande, benefico effetto sugli animi sicché molti elementi indifferenti o dubbiosi furono