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Una categoria che sicuramente crescerà nei prossimi anni, specialmente tra i giovani che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro, è quella dei lavoratori con contratto a tempo determinato. Inutile dire che il mondo del lavoro è permeato oramai a tutti i livelli di un grado di flessibilità fino a qualche anno fa assolutamente impensabile; questo ha spinto molte banche ad offrire prodotti ad hoc per coloro che hanno questo tipo di contratto.

Queste offerte rompono un tabù che per decenni è stato considerato inviolabile, cioè la richiesta del contratto di lavoro a tempo indeterminato per la concessione del credito. Fermo restando che la maggior parte dei richiedenti crediti ha ancor oggi un contratto a tempo indeterminato, il fatto che le banche accettino anche di erogare mutui, seppure entro certi limiti, anche in presenza di un solo contratto a tempo determinato è sicuro segno del cambiamento dei tempi. Oramai vi è un bacino d’utenza così vasto di lavoratori con contratti a termine che le banche giudicano conveniente allargare le concessioni di credito anche a loro.

Si calcola che circa 3 milioni di persone, il 12% dei lavoratori italiani, sia titolare di un contratto di lavoro a tempo determinato, la maggior parte dei quali sono giovani che hanno iniziato da qualche anno il loro cammino all’interno del mondo del lavoro. Ad essi e al loro legittimo desiderio di accesso ai servizi bancari di prestito per acquistare un’abitazione la banca si rivolge quale potenziale bacino d’utenza. Anche se il contratto di lavoro è a tempo determinato, il cliente deve comunque mostrare una capacità reddituale e patrimoniale tale da poter sostenere il pagamento di una rata per tutto il periodo di ammortamento. Nell’istruttoria di mutuo comunque, le banche considereranno anche la possibilità di progressione di carriera del soggetto e dell’accesso ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato in un futuro relativamente vicino.

Non tutte le banche italiane hanno prodotti specifici per i lavoratori atipici89: solo le principali hanno potuto permettersi il lusso di offrire un prodotto per tale categoria di soggetti; il rischio di insolvenza è infatti più elevato rispetto ai prestiti a soggetti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Vediamo di seguito di esaminare le principali caratteristiche di questi mutui.

Condizioni per l’accesso al mutuo. Le banche che offrono mutui anche a chi ha un contratto di lavoro atipico richiedono un certo numero di mesi di attività lavorativa precedenti alla stipula del

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Nel testo si formulano le considerazioni di carattere più generale prendendo ad esempio i prodotti offerti dalle principali banche italiane attive in questi settori: “Mutuo Atipico” di Banca Intesa, “Mutuo Giovani” di Banca di Roma, “Mutuo spensierato famiglia extra” di BNL e “Progetto lavoro” di Unicredit.

contratto di mutuo, in rapporto ad un periodo di tempo più lungo. Così Banca di Roma richiede 30 mesi di lavoro nel corso degli ultimi tre anni e Banca Intesa 12 mesi sugli ultimi 18; quest’ultima prevede inoltre un’ulteriore agevolazione: nel caso in cui il soggetto fosse stato titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma lo avesse successivamente perso, il periodo di lavoro a tempo indeterminato viene lo stesso conteggiato ai fini dell’erogazione del mutuo.

I prodotti di cui si tratta sono aperti a tutti i tipi di contratti di lavoro a tempo “non indeterminato”, cioè a tutti quelle pattuizioni che non rientrano nella fattispecie dei contratti a tempo indeterminato. Si contemplano quindi tutte le tipologie pattizie che la legge dà la possibilità di contrarre, evitando così la non concessione di un prestito perché non contemplato dall’offerta di prodotto.

Certe banche richiedono un massimo di età per la concessione del mutuo; non si va di solito oltre i 35 anni. Questo perché probabilmente un soggetto con più di 35 anni che ha ancora un contratto a tempo determinato non è considerato sufficientemente solvibile.

Tassi di interesse. Il prodotto di cui si discute è offerto dalle banche sia a tasso fisso che a tasso variabile; i tassi di riferimento sono rispettivamente l’Irs e l’Euribor. Lo spread dei due tassi può variare a seconda della durata; così, nell’offerta di Intesa, l’Euribor a 6 mesi è maggiorato dell’1,60% per durate comprese tra i 10 e i 20 anni, e dell’1,70% per durate comprese tra i 21 e i 25 anni, durata massima del periodo di rimborso.

Essendo il prestito in questione più rischioso dei mutui finora considerati, i tassi di interesse erano molto più alti di un mutuo tradizionale tanto che la differenza tra i tassi dei due mutui poteva arrivare ad essere l’1%; oggi la situazione è diversa e la differenza tra i due tassi può essere anche dello 0,30%. Tale differenziale è comunque accettabile per una situazione economica che è effettivamente più precaria di quelle tradizionali.

Rata. Le rate non hanno niente di diverso rispetto a quelle di altri tipi di mutuo; a volte però essa può essere congelata per un certo periodo di tempo – di solito non superiore ai 6 mesi – se il cliente si trova in difficoltà finanziarie; le rate così perse saranno recuperate mediante un allungamento del periodo di mutuo. Una seconda soluzione che favorisce il cliente in difficoltà è la riduzione della rata e il conseguente allungamento del periodo di ammortamento.

Merita inoltre citare il caso del mutuo della BNL, in cui nei primi 3 anni di vita del mutuo viene pagata una rata ridotta del 30%; questo perché con un lavoro atipico è più probabile che nei primi anni successivi alla stipula del mutuo il contraente incontri maggiori difficoltà nella restituzione del debito.

Durata. Il mutuo atipico ha una durata comune a quella degli altri tipi di mutuo: 10, 15, 20, 25 e 30 anni90. A volte è possibile avere un periodo di preammortamento, in cui il cliente deve rimborsare alla banca soltanto una parte di interessi oppure di quota capitale.

Importo massimo erogabile. L’importo massimo che la banca eroga è sui 150.000-200.000 euro, anche in questo caso rispecchiando le tipologie dei mutui più tradizionali.

Coperture assicurative. Oltre alle assicurazioni obbligatorie dalla legge (incendio e scoppio) alcuni di questi mutui prevedono la stipula di un contratto assicurativo che rimborsa le rate al posto del cliente nel caso in cui questi smetta temporaneamente di farlo.

Considerazione che può essere fatta alla luce di quanto detto è che il prodotto, oltre ad essere destinato ai lavoratori flessibili, è esso stesso flessibile. I mezzi mediante cui si esplica tale flessibilità sono essenzialmente l’allungamento della durata, la diminuzione della rata e la concessione di un periodo di preammortamento, la cui durata massima di solito è anch’essa di 6 mesi.

Le caratteristiche di cui sopra individuano un preciso target di mercato e cioè quello del giovane che si è da poco inserito nel mondo del lavoro, ma che ha già un po’ di esperienza lavorativa alle spalle e che desidera acquistare la propria abitazione. La banca, concedendo il mutuo, scommette sulla bravura del giovane nell’ottenere un contratto di lavoro maggiormente stabile e nel farsi strada nella vita, piuttosto che sulla base della situazione presente del richiedente. Evidentemente per le banche la solvibilità del richiedente non si misura più soltanto sulla base delle garanzie patrimoniali e reddituali che può presentare in sede di istruttoria di mutuo, ma anche sulla capacità futura di produrre redditi.

Il prestito ad un lavoratore atipico è considerato maggiormente rischioso di un prestito ad un soggetto con contratto di lavoro a tempo indeterminato; bisogna però considerare alcuni fattori che mitigano il rischio insito nel prestito. Il primo è che il mutuo può essere contratto da due persone; anche se entrambi i soggetti sono a tempo determinato, la solvibilità di due persone è sicuramente superiore a quella di un solo soggetto. La seconda è che, anche se il contraente ha un contratto atipico di lavoro, è molto probabile che alcuni dei suoi parenti, che possono sempre aiutarlo in caso di necessità, abbiano invece un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E’ difficile infatti che tutti i membri della famiglia siano precari; è più probabile invece che lo sia soltanto il richiedente, magari perché inserito da poco nel mondo del lavoro. Chi è realmente in difficoltà economiche non prova neanche a chiedere un mutuo in banca, perché sa a priori che la risposta sarebbe negativa.

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