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Le identità di Olimpo

1. LE ORIGINI MITICHE DELLA LIRICA E LA QUESTIONE DELLE FONTI

1.2 Le origini mitiche dell’aulodia

1.2.1 Le identità di Olimpo

La figura di Olimpo (12.), così come è descritta nel De Musica, risulta alquanto complessa da definire. Lo Pseudo-Plutarco, infatti, attesta l’esistenza di ben due poeti recanti il nome Olimpo, il primo dei quali sarebbe da identificare con il discepolo prediletto del satiro Marsia, e dunque un personaggio ascrivibile alla sfera del mito. Il secondo Olimpo, detto anche “Olimpo il giovane”, sarebbe, invece, un auleta frigio al quale Pratina avrebbe fatto risalire il cosiddetto nomos Policefalo.

Gli studiosi hanno ritenuto che l’esistenza distinta e separata di due auleti con lo stesso nome, l’uno appartenente alla sfera del mito, l’altro alla storia, fosse un espediente messo in atto dagli antichi, a partire proprio da Pratina. La discussione sulla figura di questo poeta, dunque, partirà proprio dalla controversa questione della sua identità e del modo in cui lo Pseudo-Plutarco ce lo presenta, per soffermarsi, in un secondo momento, sulle tematiche musicali connesse alle opere a lui attribuite.

Per quel che riguarda nello specifico l’aspetto musicale del suo operato, ritengo utile proporre qui di seguito una breve sinossi dei temi che saranno affrontati nel corso della dissertazione: in primo luogo, la questione dell’invenzione del genere enarmonico, che è legata all’esistenza di una particolare scala, che in greco prende il nome di Spondeion; in secondo luogo, la natura dello Spondeiazon tropos e le caratteristiche dei cinque nomoi (nomos Policefalo, nomos Harmatios, nomos Orthios, nomos per Ares, nomos di Atena). Tali componimenti in passato sono stati analizzati da illustri studiosi106. Tuttavia, forse, qualcosa si può aggiungere, in particolare, come avremo modo di vedere, sul nomos di Atena.

Cominciamo dall’identità di Olimpo:

105 Dal momento che il passo in questione è una citazione indiretta attribuita ad Alceo, lo analizzeremo nella

sezione a lui dedicata (cf. § 3.2).

106 Barker 2011, 43- 57 e Winnington-Ingram 1928, 83-91.

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Mus. 7, 1133d = Olympus T 3 Campbell (II p. 274) λέγεται γὰρ τὸν προειρημένον Ὄλυμπον, αὐλητὴν ὄντα τῶν ἐκ Φρυγίας, ποιῆσαι νόμον αὐλητικὸν εἰς Ἀπόλλωνα τὸν καλούμενον Πολυκέφαλον· εἶναι δὲ τὸν Ὄλυμπον τοῦτόν φασιν ἕνα τῶν ἀπὸ τοῦ πρώτου Ὀλύμπου τοῦ Μαρσύου <μαθητοῦ>, πεποιηκότος εἰς τοὺς θεοὺς τοὺς νόμους· οὗτος γὰρ παιδικὰ γενόμενος Μαρσύου καὶ τὴν αὔλησιν μαθὼν παρ' αὐτοῦ, τοὺς νόμους τοὺς ἁρμονικοὺς ἐξήνεγκεν εἰς τὴν Ἑλλάδα οἷς <ἔτι καὶ> νῦν χρῶνται οἱ Ἕλληνες ἐν ταῖς ἑορταῖς τῶν θεῶν. ἄλλοι δὲ Κράτητος εἶναί φασι τὸν Πολυκέφαλον νόμον, γενομένου μαθητοῦ Ὀλύμπου· ὁ δὲ Πρατίνας (PMG 713 I) Ὀλύμπου φησὶν εἶναι τοῦ νεωτέρου τὸν νόμον τοῦτον.

Si dice infatti che l’Olimpo menzionato prima, l’auleta frigio, abbia composto un nomos auletico per Apollo, che prende il nome di Policefalo. Ma dicono che questo Olimpo fosse uno dei discendenti del primo Olimpo, l’allievo di Marsia, autore di nomoi per gli dèi. Costui, infatti, essendo il favorito di Marsia e avendo appreso l’arte auletica da lui, introdusse i nomoi enarmonici in Grecia, nomoi che ancora oggi i Greci adoperano nelle feste degli dèi. Altri dicono che il nomos Policefalo è di Cratete, che era un discepolo di Olimpo; ma Pratina afferma che questo nomos è di Olimpo il giovane.

Ho scelto questo passo per introdurre la questione delle identità di Olimpo, perché qui è chiaramente testimoniata l’esistenza di due poeti diversi, un primo Olimpo, discepolo di Marsia, e un secondo Olimpo, quello giovane.

Di questa figura si è occupato profusamente Barker, il quale nel suo lavoro di traduzione e commento al De Musica ha definito questo passo confuso, dal momento che l’Olimpo “menzionato prima”107 dovrebbe identificarsi con il primo Olimpo, citato nel capitolo 5, mentre egli ritiene evidente che qui il riferimento sia ad Olimpo il giovane e che, di conseguenza, lo Pseudo-Plutarco stia citando in modo improprio la sua fonte. Egli osserva, inoltre, che l’introduzione di due poeti dal nome Olimpo – figure entrambe attestate anche nella Suda e in Clemente Alessandrino (Strom. 1, 16) – crea delle difficoltà. Dunque, dal momento che lo stesso Pseudo-Plutarco riconduce a Pratina l’attribuzione del Nomos

Policefalo ad un discendente di Olimpo e dal momento che Pratina era noto per la sua ostilità

nei confronti del crescente successo della musica per aulo108, Lasserre e Barker ritengono probabile che il suo intento fosse quello di sminuire il fascino e l’antichità di tale esecuzione e

107 Il riferimento è al capitolo 5, 1132f-1133a.

108 Ath. 14, 617c-f . Lasserre specifica che ciò era frutto di una lotta nata tra la fine del VI sec. a.C. e l’inizio del

V sec. a.C. contro la musica enarmonica (Lasserre 1954, 45 e Pisani 2017, 2987 n. 37).

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che probabilmente le fonti tarde attestavano l’esistenza di due poeti di nome Olimpo, sulla base della sola testimonianza di Pratina109.

Barker, successivamente, in un suo articolo, osserva che Olimpo sembra essere un personaggio del mito connesso al satiro Marsia e giunge alla conclusione che gli antichi Greci, avendo compreso che le leggende relative a satiri ed esseri sovrannaturali non potevano essere trattate come storiche e che quindi Olimpo non poteva essere il compositore delle melodie che loro ascoltavano, trovarono in Olimpo il giovane una figura di comodo attraverso la quale il compositore potesse essere riportato nella sfera storica110. Per questo motivo, Barker decide di ignorare la distinzione, rimandando ad una ipotesi simile, sostenuta da West111, il quale, dopo aver presentato l’auleta come una figura semileggendaria, proveniente dalla Frigia o dalla Misia112, che avrebbe appreso la sua arte da Marsia, afferma che alcuni tra i Greci credevano che costoro fossero vissuti prima della guerra di Troia, mentre altri ritenevano che Olimpo avesse operato durante il regno di Mida (738-696 a.C. ca.), e che dunque, per risolvere questa discrepanza, si utilizzò l’espediente dell’omonimia, in riferimento ad un Olimpo più anziano e ad un altro più giovane. In effetti, si tratta dello stesso processo di razionalizzazione del mito che ha interessato la figura di Orfeo113.

Tuttavia, per quanto si possa decidere di ignorarla, tale distinzione tra le due figure, almeno nella prima parte del trattato, resta, benché io stessa abbia preferito non tenerne conto ai fini dello studio degli aspetti musicali dei componimenti attribuiti ad Olimpo, credo che sia comunque interessante cercare di capire come lo Pseudo-Plutarco ci presenta queste due figure.

La difficoltà di accettare l’esistenza della figura storica di Olimpo, così come ci è presentata nel De Musica, sta nel carattere evanescente dell’auleta. Solo in un passo, come osservato in precedenza, è esplicitamente asserita l’esistenza di Olimpo il giovane. E per di più al suo interno emerge una contraddizione, poiché nelle prime righe del capitolo si legge:

Si dice infatti che l’Olimpo menzionato prima, l’auleta frigio, abbia composto un nomos auletico per Apollo, che prende il nome di Policefalo. Dicono anche che questo Olimpo fosse uno dei discendenti del primo Olimpo, l’allievo di Marsia.

109 Lasserre 1954, 45; Barker 1984, 212 n. 50. 110 Barker 2011, 44.

111 West 1992, 330-33; Suda (ο 221 Adler) Ὄλυμπος, Φρύξ, νεώτερος, αὐλητὴς γεγονὼς ἐπὶ Μίδου τοῦ Γορδίου. 112

Weil e Reinach ipotizzano anche che tale personaggio sia frutto di una personificazione dell’omonimo monte anatolico, presso la città di Brusa (l’antica Prusa), situata nell’area da cui provenivano l’aulodia e l‘auletica (Weil-Reinach 1900, 38 e Pisani 2017, 2987 n. 37).

113 Cf. § 1.1.1.

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Ma l’Olimpo “menzionato prima” (προειρημένον Ὄλυμπον), come abbiamo visto, si riferisce con certezza all’Olimpo che, nel capitolo 5, è messo in relazione con gli auleti mitici Iagni e Marsia.

Mus. 5, 1132f = Olympus T 2 Campbell (II p. 272)

Ὕαγνιν δὲ πρῶτον αὐλῆσαι, εἶτα τὸν τούτου υἱὸν Μαρσύαν, εἶτ' Ὄλυμπον. Iagni fu il primo a suonare l’aulo, poi suo figlio Marsia, quindi Olimpo.

Appare chiaro, dunque, che in un contesto del genere lo Pseudo-Plutarco, o meglio, la fonte di cui si serve lo Pseudo-Plutarco114, non si riferisce al personaggio storico, ma alla figura leggendaria connessa con Marsia. Non c’è, dunque, alcuna possibilità di identificare il “giovane Olimpo” presentato nel capitolo 7 con l’Olimpo del capitolo 5 a cui l’espressione προειρημένον Ὄλυμπον rimanda115

.

Nel capitolo 11 è chiaro che il poeta di cui si parla è il primo Olimpo, perché il trattatista afferma che egli fu l’inventore del genere enarmonico, confermando, così, quanto era stato sostenuto pochi capitoli prima: nel capitolo 7, infatti, è il primo Olimpo, il discepolo di Marsia, ad essere presentato come colui che introdusse i nomoi enarmonici.

Nel capitolo 15, invece, è scritto:

Mus. 15, 1136c = Olympus T 6 Campbell (II p. 278)

ᾗ καὶ τὴν πρώτην σύστασιν αὐτῆς φασι θρηνώδη τινὰ γενέσθαι. Ὄλυμπον γὰρ πρῶτον Ἀριστόξενος ἐν τῷ πρώτῳ περὶ μουσικῆς ἐπὶ τῷ Πύθωνί φησιν ἐπικήδειον αὐλῆσαι Λυδιστί. εἰσὶ δ' οἳ Μελανιππίδην τούτου τοῦ μέλους ἄρξαι φασί. Πίνδαρος δ' ἐν Παιᾶσιν ἐπὶ τοῖς Νιόβης γάμοις (fr. 64 Sn.-M.) φησὶ Λύδιον ἁρμονίαν πρῶτον διδαχθῆναι. ἄλλοι δὲ Τόρηβον πρῶτον <ταύτῃ> τῇ ἁρμονίᾳ χρήσασθαι, καθάπερ Διονύσιος ὁ Ἴαμβος ἱστορεῖ.

Si dice, in effetti, che la prima composizione in questa armonia fosse un lamento: Aristosseno nel primo libro dell’opera Sulla Musica afferma che Olimpo per primo suonò con l’aulo l’epicedio per Pitone nell’armonia lidia. Ci sono altri che dicono che Melanippide abbia dato inizio a questa melodia. Pindaro, invece, sostiene che l’armonia lidia per la prima volta fu introdotta alle nozze di Niobe. Altri, invece, che Torebo fu il primo ad utilizzare questa armonia come racconta Dionisio Iambo.

114 La fonte è Alessandro Poliistore. 115 Cf. § 1.

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Qui il quadro si complica leggermente. Lo Pseudo-Plutarco passa in rassegna le varie ipotesi sull’invenzione dell’armonia lidia, presentando innanzitutto quella di Aristosseno, secondo il quale sarebbe stato Olimpo il primo a suonare con l’aulo l’epicedio per Pitone nell’armonia lidia. Anche se da questa frase non risulta subito evidente che Olimpo è considerato l’inventore di tale armonia, tutto è chiarito dal periodo precedente in cui lo Pseudo-Plutarco fa presente che probabilmente la prima composizione in armonia lidia fu un lamento.

La questione è interessante, perché Clemente Alessandrino negli Stromata attesta la presenza di due poeti dal nome Olimpo, l’uno frigio, legato alla figura di Marsia, l’altro misio, al quale attribuisce l’invenzione dell’armonia lidia116. Sulla base di questa testimonianza, allora, potremmo supporre che l’Olimpo menzionato in relazione all’armonia lidia all’interno del capitolo 15 del De Musica sia una figura diversa da quella legata a Marsia, e addirittura azzardare che si tratti ancora di un altro Olimpo, di origine misia. Tuttavia, lo Pseudo-Plutarco non parla mai di un Olimpo misio e considera frigio sia il primo Olimpo che l’Olimpo giovane117.

In effetti, il trattatista testimonia, benché en passant, l’esistenza di alcuni auleti misi, ma non sembra includere Olimpo tra loro. Lo vediamo nel passo in cui, avendo come fonte Glauco di Reggio, egli afferma che il nomos Harmatios sarebbe invenzione di quell’Olimpo, discepolo di Marsia, ma che altri sostengono che tale nomos fosse invenzione dei Misi, perché alcuni auleti antichi erano misi. Così risulta che, pur operando in epoche non lontane118, i due autori seguono tradizioni differenti: Clemente Alessandrino, con la sua testimonianza, evidenzia la distinzione tra un Olimpo frigio ed uno misio; lo Pseudo-Plutarco, invece, pone da un lato le due figure frigie, in un rapporto di discendenza, dall’altro accenna all’esistenza, non meglio specificata, di alcuni poeti misi.

Se poi lo Pseudo-Plutarco considerasse autore di questo Epicedio per Pitone in armonia lidia il primo Olimpo o quello più giovane, non possiamo stabilirlo con certezza, perché mancano gli elementi necessari per prendere posizione in proposito. In realtà, l’impressione

116Περί τε μουσικὴν Ὄλυμπος ὁ Μυσὸς τὴν Λύδιον ἁρμονίαν ἐφιλοτέχνησεν (Clem. Alex., Strom. 1, 16, 76). Il

verbo φιλοτεχνέω significa propriamente “eseguo con arte, esercito un’arte”, ma in questo caso assume il significato, già attestato, di “invento”, perché l’affermazione è inserita in un discorso sulle varie invenzioni musicali apportate da vari musici.

117

Cf. Mus. 7, 1133d: Ὄλυμπον, αὐλητὴν ὄντα τῶν ἐκ Φρυγίας, ποιῆσαι νόμον αὐλητικὸν εἰς Ἀπόλλωνα τὸν καλούμενον Πολυκέφαλον· εἶναι δὲ τὸν Ὄλυμπον τοῦτόν φασιν ἕνα τῶν ἀπὸ τοῦ πρώτου Ὀλύμπου τοῦ Μαρσύου <μαθητοῦ>.

118 II-III sec. per lo Pseudo-Plutarco, III-IV sec. per Clemente Alessandrino.

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generale che si ha, leggendo le testimonianze relative ad Olimpo nel De Musica, è che il trattatista metta in rilievo l’esistenza separata di due auleti frigi di nome Olimpo solo all’inizio, per poi obliterare questa distinzione già a partire dal capitolo 15. Infatti, anche nei capitoli successivi (capitoli 18 e 19) non è specificato se si stia parlando dell’uno o dell’altro Olimpo.

Negli ultimi due capitoli in cui si fa menzione dell’auleta frigio (capitoli 29 e 33), infine, è evidente che lo Pseudo-Plutarco si riferisce al discepolo di Marsia, poiché lo definisce come colui al quale si riconduce l’origine della musica greca e dei nomoi, e gli attribuisce nuovamente l’invenzione del genere enarmonico.