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Senodamo e Senocrito

2. LE ORIGINI STORICHE DELLA LIRICA

2.8 La seconda katastasis musicale

2.8.4 Senodamo e Senocrito

Gli ultimi due poeti annoverati tra i protagonisti della seconda katastasis musicale nel De

Musica sono Senodamo di Citera (21.) e Senocrito di Locri. Sul conto del primo le notizie

sono davvero minime, e sono tutte pervenute grazie alla testimonianza dello Pseudo-Plutarco (Mus. 8, 1134a-b): sappiamo, così, che questo poeta della seconda katastasis per alcuni fu compositore di peani, come Taleta, per altri, invece, compositore di iporchemi383. Come è accaduto per Taleta, anche per Senodamo il trattatista offre due tradizioni in merito al genere

378 In questo caso, possiamo immaginare che la fonte dello Pseudo-Plutarco – plausibilmente di V-IV sec. a.C. –

sia viziata dal classico ragionamento per cui un’invenzione che è percepita come più antica rispetto all’attualità viene associata ad un personaggio illustre dalla cronologia piuttosto alta.

379

Cf. anche Fongoni 2011, 158; Pisani 2017, 2988 n. 43.

380 Si ricordi che in questo caso il termine è da intendersi come sinonimo di ἁρμονία.

381 Si tenda presente, come è stato già indicato precedentemente, che questa informazione è riportata da Ateneo,

il quale, però, la riferisce al terzo libro del Perì Mousikès di Eraclide, senza menzionare la Synagogè cui, invece, lo Pseudo-Plutarco fa esplicito riferimento nel suo trattato. Abbiamo già detto che Gottschalk avanza alcune ipotesi in merito (cf. § 1.1 e Gottschalk 1980, 133 n. 21).

382 Barker 1984, 213 n. 62.

383 Pratinas PMG 713 II, Ath. 1, 15d.

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poetico da lui praticato. Solo che, nel caso del primo, lo Pseudo-Plutarco non segnala esplicitamente il cambiamento della sua fonte384, mentre nel caso di Senodamo ciò avviene (la fonte alternativa è indicata nella persona di Pratina (PMG 713 II).

Sul conto di Senocrito di Locri (22.) il De Musica offre le principali informazioni tra le poche in nostro possesso a proposito di questo poeta385. Tuttavia, si tratta pur sempre di notizie poco esaustive, al punto che, se ci limitiamo ad esse, non siamo in grado di costruire un discorso organico sul suo conto.

Le modalità di informazione sono simili a quelle impiegate per Taleta: anche il suo nome è associato a una scuola in cui si componevano peani (capitolo 9), il che lascia intendere che Senocrito componesse peani egli stesso. Nel capitolo 10, invece, si mette in dubbio che Senocrito sia stato compositore di peani e si afferma, invece, che i suoi carmi erano da alcuni definiti ditirambi perché si riteneva che avesse trattato temi eroici in forma narrativa.

Mus. 10, 1134e (manca in Campbell)

περὶ δὲ Ξενοκρίτου, ὃς ἦν τὸ γένος ἐκ Λοκρῶν τῶν ἐν Ἰταλίᾳ, ἀμφισβητεῖται εἰ παιάνων ποιητὴς γέγονεν· ἡρωϊκῶν γὰρ ὑποθέσεων πράγματα ἐχουσῶν ποιητὴν γεγονέναι φασὶν αὐτόν· διὸ καί τινας διθυράμβους καλεῖν αὐτοῦ τὰς ὑποθέσεις.

Di Senocrito, nativo di Locri, è incerto se sia stato autore di peani. Si dice che costui abbia composto racconti eroici provvisti di azione. Perciò alcuni chiamano ditirambi le sue composizioni.

Senocrito, a questo punto, era autore di peani o di ditirambi? La critica ha tentato di risolvere la questione, analizzando i passi pseudo-plutarchei alla luce di un frammento papiraceo di Pindaro (fr. 140b Sn.-M.) nel quale è menzionato “uno dei Locresi” che viene identificato, appunto, con Senocrito386.

Ἰων[

ἀοιδ[ὰν κ]α̣ὶ ἁρμονίαν αὐλ̣[οῖς ἐ]πεφράσ[ατο

τῶ[ν τε Λο]κρῶν τις, ⌊οἵ τ' ἀργίλοφον⌋ 5 π⌊ὰρ Ζεφυρί⌋ου κολώ⌊ναν⌋

384 Abbiamo visto precedentemente che non è sicuro che la fonte per la notizia relativa a Taleta sia Glauco. 385 Massimilla 2011a, 181.

386 Fileni 1987, 18 e Massimilla 2011a, 180.

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ν[αῖον ὑπὲ]ρ Αὐσονία[ς ἁλός λι[παρὰ πόλ]ις ἀνθ[ηκ- οἷον [ὄ]χημα λιγ[υ καὶ εὐπλε- κες ὀ[.]όν παιήο̣[να Ἀπόλλωνί τε καὶ 10 [ἄρμενον. ...

Trovò con l’aulo

un canto e un modo musicale uno dei Locresi

5 che abitavano presso il colle Zefirio dalla bianca cima, sul mare Ausonio. Splendida è la città. Dedicò

quale carro sonoro (e ben connesso) … un peana,

ad Apollo e … 10 appropriato.

(Trad. M. Fileni)

Gigante mette in evidenza due punti di questo frammento. Il primo riguarda il v. 3, dove si trova il termine αὐλ̣[οῖς che, secondo lo studioso, può essere indizio del fatto che la seconda

katastasis musicale fosse caratterizzata dall’impiego dell’aulo. Il secondo, strettamente

connesso con la questione dei peani e dei ditirambi, interessa il v. 9, dove si legge παιηο̣[ : proprio questo termine lacunoso, a seguito dell’integrazione παιήο̣[να di Garrod, ha indotto Gigante a vedere in Senocrito un autore di peani387.

Lo studioso, cercando di conciliare la fonte pseudo-plutarchea con quella pindarica, prende posizione a favore della proposta di Mancuso di considerare Senocrito non un compositore di ditirambi piuttosto che di peani, bensì un “riformatore” o “innovatore” del peana, anche se, aggiunge Gigante, sfuggono i termini della sua riforma388.

Fileni, che si inserisce nella discussione qualche anno dopo Gigante, è riuscita a fornire un quadro esaustivo del problema389, individuando il perno della questione non tanto e non solo nel testo del De Musica in sé, quanto nella “difficile situazione in cui venne a trovarsi

387 Gigante 1983, 588-589.

388 Gigante 1983, 588s., con riferimento a Mancuso 1914, 315. 389 Fileni 1987, 21-32.

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l’editoria alessandrina, quando carmi composti in età arcaica dovevano essere assegnati ai diversi generi letterari”: una situazione, anzi, forse addirittura precedente – a detta della studiosa – al periodo alessandrino, e che si era presentata già verso la fine del V sec. a.C. (periodo di cui il trattatista, attraverso le sue fonti principali, si fa portavoce)390.

Fileni, dunque, condividendo un’opinione di Pickard-Cambridge e Privitera391, ritiene plausibile che nel V sec. a.C. i carmi di Senocrito non venissero più recepiti facilmente come peani perché, trattando argomenti mitici, potevano essere assimilati al ditirambo, genere che nel V sec. a.C. soppiantò le altre forme di poesia corale392.

In seconda istanza, la studiosa avanza un’ipotesi secondo la quale la produzione poetica di Senocrito potrebbe essere stata interessata da entrambi i generi, peana e ditirambo, ed il passo del De Musica rifletterebbe proprio questa realtà393. Ad ogni modo, questa incertezza potrebbe dipendere anche dall’impiego di fonti differenti per la stesura del capitolo 9 da un lato, e del capitolo 10 dall’altro394.

Recentemente, Steiner si è concentrata su un altro aspetto del frammento pindarico, prendendo in considerazione la similitudine del peana con il carro (οἷον [ὄ]χημα λιγ[υ καὶ εὐπλε/κες ὀ[.]όν παιήο̣[να… / Ἀπόλλωνί τε καὶ… / [ἄρμενον). La studiosa tiene a sottolineare che questa metafora è spesso utilizzata da Pindaro per esprimere le proprie capacità poetiche, oltre ad essere, in due casi, connessa alla ricerca di novità395. Nel caso specifico di Senocrito, ella ritiene che l’intento di Pindaro sia quello di promuovere le peculiarità della sua poesia, come dimostrerebbero anche gli aggettivi λιγ[ύ ed εὐπλε / κές396.

Dal confronto del frammento pindarico citato con un altro passo di Pindaro (Ol. 10, 13s.) e il relativo scolio (schol. Pind. O. 10, 18b D.) si ricava un dato che dal De Musica non emerge, e cioè che a Senocrito è attribuita l’invenzione di un modo musicale. In Pind. O. 10, 13s., infatti, si proclama che “Esattezza” governa la città di Locri Epizefirî e che i suoi abitanti hanno a cuore la Musa Calliope (νέμει γὰρ Ἀτρέκεια πόλιν Λοκρῶν Ζεφυρίων, / μέλει τέ σφισι Καλλιόπα): lo scolio relativo, nel confermare quanto si dice nel passo, aggiunge che

390 Fileni 1987, 22.

391 Questi studiosi ritengono che nel De Musica, anche quando si parla di ditirambi, in realtà si tratti di peani,

definiti ditirambi perché la teoria dei generi letterari classificava come tali i carmi di soggetto mitico (Pickard- Cambridge 19622, 10 s., Privitera 1957, 99 s. e 1965, 29).

392 Fileni 1987, 22-23. 393 Fileni 1987, 24.

394 Del resto, Pickard-Cambridge ritiene che le notizie relative a Senocrito siano una parentesi derivata da una

fonte non meglio definita ed inserita dal trattatista all’interno del resoconto che Glauco fa di Taleta (cf. Pickard- Cambridge 19622, 11 n. 1).

395 Per la discussione sulla metafora del carro, cf. Steiner 2016, 134 e n. 16 per la relativa bibliografia. 396 Per un approfondimento cf. Steiner 2016, 135 ss.

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esiste un modo locrese (ἁρμονία Λοκριστί) allestito da Senocrito e allega alcune parole, attribuendole a Callimaco (fr. inc. sed. 669 Pf.)397:

ὃς < > Ἰταλὴν ἐφράσαθ' ἁρμονίην che … escogitò l’armonia italica

(Trad. G. Massimilla)

Dunque, anche il confronto con il frammento callimacheo – come ha fatto notare Ferrari – fa luce sul testo del fr. 140b M., perché rende plausibile l’integrazione del v. 3 con il termine Ἰταλάν (ἁρμονίαν … αὐλ̣[οῖς ἐ]πεφράσ[ατ’ Ἰταλάν) 398

.

Per concludere, questi passi – insieme allo scolio – aggiungono un’informazione preziosa riguardo all’attività musicale di Senocrito, informazione ancora più interessante se si volge l’attenzione alla parte iniziale del fr. 140b M. dove compare l’etnico Ἰων[ (“ionio”), sulla base del quale molti studiosi hanno supposto che Pindaro contrapponesse all’armonia ionia quella italica inventata dal poeta locrese399.

Schroeder, infatti, ha proposto l’integrazione Ἰων[ίδος ἀντίπαλον μοίσας (“antagonista della musa ionia”), che è accolta con favore e sostenuta da Ferrari400. E a supporto di questa integrazione gioca il fatto che la medesima opposizione tra Musa e armonia si riscontra in un epigramma di Onesto dove si leggono le parole φεῦ Μούσης ἔμπαλιν ἁρμονίης (AP 9, 250, 2), e anche in un frammento dell’Asclepio di Teleste (PMG 806, 2s.: Λυδὸν ὃς ἅρμοσε πρῶτος / Δωρίδος ἀντίπαλον μούσας)401

.

Tornando al testo del De Musica, dalla sua lettura ricaviamo anche una informazione d’ordine cronologico:

Mus. 10, 1134e = Thaletas T 3 Campbell (II p. 320)

πρεσβύτερον δὲ τῇ ἡλικίᾳ φησὶν ὁ Γλαῦκος Θαλήταν Ξενοκρίτου γεγονέναι. Glauco riferice che Taleta fu più vecchio per età di Senocrito.

397 Massimilla 2011a, 180-181. 398

Ferrari 1990, 232s.

399 Rutherford 2001, 384, Massimilla 2011a, 182, Steiner 2016, 134. 400 Ferrari 1990, 232.

401 Massimilla 2011a, 182, n. 57.

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Senocrito, dunque, fu più giovane di Taleta. Massimilla ha specificato che la cronologia relativa di Senocrito rispetto ad altri poeti non è esente da difficoltà402. Anche Campbell ha segnalato un problema cronologico che interessa i protagonisti della seconda katastasis403.

Dalla panoramica proposta sulla base di tutte le informazioni ricavate da Campbell, emerge un quadro cronologico non troppo coerente, che pone pressappoco sulla stessa linea temporale (quella della seconda katastasis e delle Gymnopaediae) poeti che probabilmente operarono in periodi leggermente differenti – in particolar modo Sacada404.

Comunque sia, la recenziorità di Senocrito rispetto a Taleta non deve necessariamente fare intendere che i due poeti siano vissuti in periodi molto distanti tra loro. Anche Clona è considerato più giovane di Terpandro, ma vive e opera pressappoco nel suo stesso periodo. Si può dunque affermare, con Fileni, che Senocrito fu un contemporaneo più giovane di Taleta405. 402 Cf. Massimilla 2011a, 181. 403 Cf. Campbell 1988, 325 n. 2. 404 Cf. Campbell 1988, 324-325 n. 3. 405 Fileni 1987, 13. 136