• Non ci sono risultati.

I nomoi di Terpandro

2. LE ORIGINI STORICHE DELLA LIRICA

2.2 I generi di Terpandro

2.2.3 I nomoi di Terpandro

Dopo aver affrontato il problema delle origini e della definizione di nomos e avere constatato in particolare che quello citarodico, all’interno del De Musica, è legato essenzialmente alla figura di Terpandro, proveremo ora a dire qualcosa sui nomoi a lui attribuiti.

La prima cosa da sottolineare è che praticamente tutte le fonti gli attribuiscono esclusivamente nomoi citarodici. Solo il Marmor Parium sembra attribuirgli anche delle

262 Power 2010, 216-217; Rocconi 2016, 86. 263 Power 2010, 218-219. 264 Leg. 669c-d, 700b, 802d-e. 265 Leg. 669d; Mus. 6, 1133b οὐ γὰρ ἐξῆν τὸ παλαιὸν οὕτως ποιεῖσθαι τὰς κιθαρῳδίας ὡς νῦν οὐδὲ μεταφέρειν τὰς ἁρμονίας καὶ τοὺς ῥυθμούς.

266 Leg. 700c (per una discussione dettagliata cf. Rocconi 2016, 75-86).

93

composizioni per aulo, ma l’iscrizione è di ardua interpretazione, essendo mutila proprio in quel punto.

Nel nostro trattato, Terpandro non è propriamente considerato l’inventore dei nomoi citarodici, ma colui che per primo diede loro un nome, una canonizzazione. La notizia è accennata nel capitolo 3 e ripetuta in forma più estesa nel capitolo 4, dove vengono elencati anche i singoli nomi: Beotico, Eolico, Trochaios, Oxỳs, Kepion, Terpandreios e Tetraoidios.

A questi sette nomoi Polluce (IV 65) ne aggiunge un ottavo, il nomos Orthios: si viene a creare, così, una discrepanza tra la testimonianza di quest’ultimo e quanto si legge nel De

Musica. Gostoli ritiene che la soluzione più semplice per risolvere questa discrepanza sia

supporre che Polluce, “avendo sott’occhio una fonte nella quale per uno dei nomoi terpandrei fosse indicato un nome doppio o un nome accompagnato da Orthios in funzione aggettivale, abbia equivocato, intendendo che si trattasse di due nomoi distinti”.

Gostoli non esclude neanche che la fonte di Polluce fosse Eraclide e che la doppia titolatura per uno dei nomoi fosse già presente nella sua Synagogè, che noi conosciamo solo attraverso le citazioni epitomate presenti nel De Musica267.

I critici hanno avanzato alcune ipotesi, proponendo di identificare il nomos Orthios con l’

Oxỳs 268

o con il Terpandreios 269. Gostoli respinge, con ragione, la prima ipotesi, spiegando che alcune fonti parlano esplicitamente e distintamente di nomos Orthios e nomos Oxỳs 270, e accoglie, invece, come probabile l’idea di Wilamowitz di identificare l’Orthios con il nomos terpandreo per eccellenza, il Terpandreios271.

In realtà, se si confrontano il passo di Polluce e quello pseudo-plutarcheo, la loro struttura risulterà alquanto differente. Polluce elenca i nomoi terpandrei con grande sistematicità, distinguendoli per etnia (Eolico, Beotico), per ritmo (Orzio, Trocaico), per modo (Oxỳs,

Tetraoidios), e per nome dell’autore (di Terpandro e di Cepione, discepolo e amasio di

Terpandro).

Lo Pseudo-Plutarco, invece, non fa alcuna distinzione del genere, ma si limita ad elencarli in un ordine in parte diverso da quello in cui ce li presenta Polluce: Beotico, Eolico,

Trochaios, Oxỳs, Kepion, Terpandreios e Tetraoidios.

Più che parlare di doppia titolatura di un solo nomos, forse, si potrebbe avanzare l’ipotesi che Polluce abbia seguito una tradizione che conosceva otto nomoi, alternativa a quella

267 Gostoli 1990, XVIII. 268

Del Grande 1923, 4; Lasserre 1954, 23 n. 3.

269 Wilamowitz 1903, 90 n. 1.

270 Suda (ν 478 Adler), [Arist.] Probl. 19, 37. 271 Gostoli 1990, XVII-XIX.

94

eraclidea che venne sfruttata dallo Pseudo-Plutarco272. Oppure, in alternativa, si potrebbe supporre che Polluce abbia ripreso la nomenclatura dei nomoi presente nella Synagogè di Eraclide e che, invece, lo Pseudo-Plutarco, pur avendo presente la stessa fonte, abbia riportato maldestramente quanto leggeva nella Synagogè, omettendo il nomos Orthios. Quest’ultima ipotesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che, come ho accennato precedentemente, in questa parte iniziale del capitolo 4 sono ripetuti concetti molto simili a quelli espressi alla fine del capitolo 3 (di derivazione sicuramente eraclidea), ma con l’interruzione del discorso indiretto, che si avvaleva degli infiniti retti da verbi di dire (λέγει, ἔφη) riferiti ad Eraclide.

D’altronde, un tipo di musica orzia, attribuito a Terpandro, è menzionato dallo Pseudo- Plutarco, anche se molto più avanti nel testo, in un contesto molto probabilmente di matrice aristossenica.

Mus. 28, 1140f = Terpander T 13 Campbell (II p. 304)

καὶ τὸν Μιξολύδιον δὲ τόνον ὅλον προσεξεύρασθαι λέγεται, καὶ τὸν τῆς ὀρθίου μελῳδίας τρόπον τὸν κατὰ τοὺς ὀρθίους πρός <τε> τῷ ὀρθίῳ <καὶ τὸν> σημαντὸν τροχαῖον.

Si dice, inoltre, che (Terpandro) abbia inventato per intero il modo misolidio e il tipo della melodia orzia che impiega il piede orzio e, oltre all’orzio, il trocheo semanto.

L’accostamento di metro orzio e trocaico riporta alla memoria il passo di Polluce e la coppia di nomoi Orthios e Trochaios da lui registrata. Inoltre, il fatto che lo Pseudo-Plutarco qui parli di τὸν τῆς ὀρθίου μελῳδίας τρόπον τὸν κατὰ τοὺς ὀρθίους, e cioè di un tipo di melodia caratterizzata dall’impiego del metro orzio, potrebbe avvalorare l’ipotesi che l’aggettivo orthios in Polluce, più che essere impiegato come un doppio nome, o attributo di un altro nomos, identifichi una vera e propria composizione con caratteristiche proprie.

Anche se nel trattato non vengono approfondite le caratteristiche dei nomoi terpandrei, ritengo opportuno riportare qui, per linee generali, l’analisi che ne ha fatto Gostoli. Dalla titolatura dei nomoi Eolico e Beotico si deduce che si tratta di arie musicali tipiche dei due gruppi etnici omonimi. La denominazione del nomos Eolico si spiega facilmente, dal momento che la tradizione individua nell’isola di Lesbo la patria di Terpandro. Meno chiara è l’attribuzione dell’etnico “Beotico”. Polluce afferma che i due nomoi Boiotios e Aiolios prendono questa denominazione dai due ethne d’origine di Terpandro. Ma Gostoli ritiene più

272 Il fatto che la Suda affermi esplicitamente che i nomoi di Terpandro sono sette, non impedisce che

anticamente esistesse anche un’altra tradizione che ne annoverava otto.

95

probabile che si sia verificato il processo inverso, per cui la tradizione alternativa che colloca la nascita di Terpandro ad Arne, in Beozia, serve a giustificare il titolo del nomos Boiotios273.

Il Trochaios deriverebbe il suo nome dal metro che lo caratterizza, con tutta probabilità il trocheo semanto274, la cui invenzione viene attribuita proprio a Terpandro dallo Pseudo- Plutarco275. Il trocheo semanto, secondo la descrizione di Aristide Quintiliano, è un trocheo molto lento costituito da otto tempi in battere e quattro in levare276.

L’Oxỳs deriverebbe il suo nome dall’intonazione particolarmente acuta che lo

contraddistingueva. Probabilmente, era eseguito secondo il modo lidio. Il Kepion, invece, secondo Polluce porterebbe il nome di Cepione, allievo e amasio di Terpandro. Invece, stando ad alcuni critici, esso sarebbe da interpretare come nomos del Giardino (da κηπίον diminutivo di κῆπος)277. Infine, il Tetraoidios potrebbe verosimilmente essere stato costituito da quattro parti, ciascuna cantata in una tonalità diversa, come si evince dalla testimonianza di Polluce, che, nel catalogarlo, lo inserisce nella categoria del tropos. Meno probabile sembra, invece, l’ipotesi di West, secondo il quale questo nome si riferiva al fatto che la composizione sarebbe stata suonata solo su quattro note e non su sette278.