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Sul nocciolo duro dei diritti uman

2. Lo scontro di civiltà: eroi e martir

2.2. Martiri mediorientali: gli eletti da Allah

Se la società secolarizzata occidentale genera eroi, quella religioso- fondamentalista mediorientale genera martiri. O forse, per meglio dire, „addestra‟. Anche in questo caso, riporto dalla cronaca:

Ucciso il capo della polizia di Hamas, il ministro dell‟Interno Said Siam. Hamas minaccia vendetta: il sangue di Siam sarà una ma- ledizione per i sionisti. È il maggior successo militare ottenuto finora da Israele, e quando apprendono la notizia alcuni giovani quadri di Hamas sono affranti. Ma il loro scoramento dura poco. Dieci minuti dopo, uno di loro mi racconta del miracolo. È accaduto al cimitero, al momento della tumulazione del ventiduenne Khaled Abid, mili- tante di Hamas. La famiglia aveva deciso di seppellirlo insieme al fratello Mahmud, ucciso sei anni fa in territorio israeliano, dunque martire e perciò, se accettato da Dio, risparmiato dalla corruzione della carne. Scavata la sabbia e sollevato il coperchio di cemento gli astanti hanno constatato che non solo la salma non si era decompo- sta, ma addirittura nelle vene il sangue era caldo. Una cultura che trasforma la sconfitta più definitiva, la morte, in una vittoria paradi- siaca è invincibile155.

Khalil racconta che i taliban hanno abbassato l‟età minima dei lo- ro kamikaze: ora mandano al macello ragazzini di dodici anni. Non era così giovane, ma neanche molto più anziano, l‟attentatore dicias- settenne che si è fatto esplodere ieri mattina non lontano da Pesha- war, ammazzando dieci persone ad un posto di blocco. Tutto lascia credere che i taliban, attaccati dall‟esercito nella valle dello Swat, si preparino a contrattaccare nelle città con la più temibile delle loro armi non convenzionali, i kamikaze. All‟età in cui i loro coetanei giocano alla guerra con la playstation, ragazzini vengono preparati al paradiso, foderati di dinamite e spinti verso gli ignari che dovranno uccidere. Più ne ammazzano, più ne guadagna la famiglia. Secondo il prezziario in vigore in alcuni distretti di confine, i taliban pagano al padre oltre 100.000 rupie, grossomodo 1.000 euro, per ogni uomo ucciso dall‟esplosione. Però l‟ispettore Khalil nega che sia l‟incenti- vo economico a spiegare lo straordinario boom dello stragismo sui-

155 «I terroristi sono riusciti a fare della loro stessa morte un‟arma assoluta contro un sistema che vive dell‟esclusione della morte, che ha eretto a ideale l‟azzeramento della morte, lo ze- ro-morte. […] Tutti i mezzi di dissuasione e di distruzione non possono nulla contro un ne- mico che ha già fatto della propria morte un‟arma controffensiva» (Baudrillard, 2001, 2002, pp. 22-23).

cida tra gli adolescenti. Piuttosto, è il prestigio che deriva ai fabbri- canti di kamikaze dalla disponibilità di bombe umane. Il giornalista Yusufazai mi racconta l‟avvio al martirio di uno studente, così per come lo ha ricostruito da varie testimonianze: “Il mullah radunò i suoi discepoli, tutti figli di contadini poverissimi e spiegò che era ar- rivata la chiamata da Dio. Chi era disponibile ad uccidere gli invaso- ri, i kafiri, i nemici dell‟Islam? Si fecero avanti in ventisette. Ciascu- no scrisse il proprio nome su un pezzetto di carta, poi il mullah sor- teggiò l‟eletto dal Signore, un quindicenne. Gli altri si congratularo- no con lui. Il mullah lo consegnò ai taliban, e una settimana dopo si presentò ai genitori. Complimenti, disse, vostro figlio è in paradiso, ha ammazzato due soldati americani a Khost, in Afghanistan. I geni- tori piansero e lo abbracciarono”156.

Noi occidentali oggi ci indigniamo di fronte a questi atti estremi, com- piuti da adolescenti appartenenti ad un‟altra cultura, e che diciamo di non riuscire a comprendere. Ma forse è solo perché abbiamo la memoria corta. La nostra cultura, in un passato recente, ha conosciuto qualcosa di analogo. Come ci ricorda Ariès (1975, 1978, pp. 53-54): «Una […] „teenager‟ dell‟epoca romantica [alla fine del XVIII secolo, in Occidente], scriveva con la massima naturalezza pensieri di questo genere: “Morire è una ricom- pensa, perché si va in paradiso […]. L‟idea prediletta di tutta la mia vita [di bambina] è la morte, che mi ha sempre fatto sorridere. […] Nulla ha mai potuto render lugubre per me la parola morte”».

Le culture affondano le loro radici in un passato piuttosto comune. A voler ben guardare, siamo più simili all‟altro di quanto non siamo in genere

156 La logica comune all‟eroismo e al martirio – dal punto di vista del soggetto agente – è stata messa bene in luce da Popitz (1992, 2009, p. 102): «Il più alto riconoscimento raggiun- gibile è la fama che sopravvive alla propria vita. Questa idea ha caratterizzato soprattutto le culture guerresche. Il massimo esempio di fama conseguita è l‟eroe di guerra. Proprio la morte, la morte eroica, dà la certezza della sopravvivenza. [Questa idea] ha determinato in- numerevoli esseri umani nel loro agire e nella loro autostima». Dal punto di vista della col- lettività, invece, è a Cazeneuve (1968, 1971, p. 127) che possiamo rivolgerci: «Il sacrificio ha una funzione evidentemente sociale perché la società stessa impone agli individui una certa rinuncia personale che non è senza analogia con l‟abnegazione che esige il sacrificio religioso. La collettività in questa occasione rinforza il suo carattere insieme buono e terribi- le, mentre gli individui affermano la loro partecipazione alla forza sociale e ristabiliscono con il sacrificio equilibri turbati, riscattandosi ad esempio dalla maledizione sociale per una mancanza commessa».

disposti ad ammettere. Eppure, per fare una guerra „di civiltà‟ ci si deve credere necessariamente nella ragione, relegando l‟altro nel torto. Ognuno dei belligeranti, per sé, deve credere vere queste osservazioni piuttosto cau- stiche: «Da una parte [ci sono o ci sarebbero] gli illuminati, coloro che af- fermano di aver finalmente scoperto la natura umana (non importa se grazie alla religione o alla scienza), dall‟altra coloro che ancora brancolano nel buio e che inevitabilmente hanno bisogno dell‟aiuto dei primi. Vengono fuori – come si vede – due forme di umanità […] con diversi meriti, privi- legi, destini e ruoli gerarchici: gli illuminati possono vantare la loro verità e dunque la loro superiorità a cospetto dell‟ignoranza dei non illuminati, la quale inevitabilmente richiede di non essere mantenuta, ma soltanto elimi- nata» (Remotti, 2008, p. 14). Nel contempo, perché mai ciò che ci differen- zia deve generare necessariamente diffidenza e repulsione? Chi mai può di- re di sé di essere sempre e comunque nel giusto, di essere sempre e comun- que in possesso della Verità157?

Se quanto sopra ha una sua valenza storico-antropologica, la considera- zione finale che si fa strada è che la celebrazione eroica della morte non e- roica, così come il compiacimento per l‟idea del martirio, sono solo i due lati di una stessa medaglia. Ma è una medaglia conferita all‟arroganza, e all‟ignoranza. Una medaglia di cui non si dovrebbe andar fieri, perché non rende merito a quanto di meglio l‟Uomo ha saputo fare fin qui. Una meda- glia, in estrema sintesi, capace di esaltarne solo la sua componente più re- trograda e incivile. Una medaglia che suggella, alle soglie del terzo millen- nio, la palese violazione dei diritti umani in giro per il mondo.

157 Osserva ancora Remotti (2008, p. 50), con medesimo spirito critico: «Monismo significa un‟unica via, un unico Dio, un‟unica religione, un‟unica verità. Le stabilizzazioni assolute e definitive non possono accogliere la molteplicità, se non come strato superficiale, che occor- re superare e travalicare per accedere al terreno solido, all‟isola della verità, al piano della provvidenza, al disegno della storia del mondo, alla direzione della storia universale. Moni- smo significa riduzione drastica della molteplicità, riconduzione della molteplicità alla ra- gione che tutto comprende».

Riferimenti giornalistici

Articoli de la Repubblica citati in questo capitolo, per ordine alfabetico degli autori:

Per il paragrafo 1.1., sui kadogo: Del Re Pietro: 25 febbraio 2010.

Per il paragrafo 1.2., su India e Pakistan:

Arundhati Roy: 10 novembre 2010; Bultrini Raimondo: 1 dicembre 2008; 2 di- cembre 2008; Ghosh Amitav: 1 dicembre 2008; Nigro Vincenzo: 12 dicembre 2008; Rampoldi Guido: 4 dicembre 2008.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.2. (non specificamente citati): Mattone Alberto: 5 dicembre 2008; Nigro Vincenzo: 10 dicembre 2008; Rampoldi Guido: 1 dicembre 2008.

Per il paragrafo 1.3., su Israele e Gaza:

Ansaldo Marco: 22 dicembre 2008; 29 dicembre 2008; 30 dicembre 2008; Baren- boim Daniel: 2 gennaio 2009; Caferri Francesca: 7 gennaio 2009; Caprile Renato: 21 gennaio 2010; Dusi Elena: 5 gennaio 2009; Galimberti Paolo: 19 gennaio 2009; Ginori Anais: 2 gennaio 2009; Joudeh Safa: 31 dicembre 2008; 5 gennaio 2009; 7 gennaio 2009; 9 gennaio 2009; 13 gennaio 2009: 14 gennaio 2009; 16 gennaio 2009; 19 gennaio 2009; Mini Fabio: 30 dicembre 2008; 31 dicembre 2008; Oz Amos: 3 giugno 2010; Rampoldi Guido: 20 gennaio 2009; Scuto Fabio: 2 gennaio 2009; 5 gennaio 2009; 7 gennaio 2009; 16 luglio 2009; Stabile Alberto: 20 gennaio 2009; 26 gennaio 2009; 3 luglio 2009; Valli Bernardo: 29 dicembre 2008; Yeho- shua Abraham: 2 gennaio 2009. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 29 dicembre 2008; 2 gennaio 2009; 23 aprile 2009; 16 settembre 2009.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.3. (non specificamente citati): Risultando davvero tanti, decido di ometterli. Per una conoscenza – neanche esau- stiva – dei temi trattati in questi articoli, si rimanda all‟incipit del paragrafo 1.4. Per il paragrafo 1.4., sulle guerre dimenticate (“non pervenute”):

Abdourahman Waberi: 10 marzo 2009; Aquaro Angelo: 16 settembre 2009; Castel- letti Rosalba: 9 marzo 2010; Del Re Pietro: 20 maggio 2009; Lombardozzi Nicola: 16 giugno 2010; Luca Lucio: 9 novembre 2010; Mastrogiacomo Daniele: 31 luglio 2009; 17 dicembre 2010; 20 dicembre 2010; Navarro-Valls Joaquín: 4 gennaio 2010; Rampoldi Guido: 8 marzo 2010. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 27 dicembre 2010; 29 dicembre 2010.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.4. (non specificamente citati): Sul mandato di cattura del Tribunale Penale dell‟Aja ai danni di Omar al-Bashir – il presidente sudanese accusato di crimini di guerra e contro l‟umanità in Darfur (il

Darfur, la zona nord occidentale del Sudan, dal 2003 è sconvolto da un conflitto che ha fatto oltre trecentomila vittime e due milioni di rifugiati. Vi combattono gruppi di ribelli di origine africana e milizie arabe sostenute dal presidente al- Bashir): Mastrogiacomo Daniele: 4 marzo 2009; 5 marzo 2009; 6 marzo 2009; 9 marzo 2009; Rumiz Paolo: 28 dicembre 2010; Tutu Desmond: 5 marzo 2009. Sul Ruanda, per non dimenticare il genocidio che ha sconvolto il paese, dove in meno di quattro mesi, a datare dall‟aprile del 1994, furono massacrati almeno otto- centomila tutsi e hutu: articoli firmati “Dal corrispondente”: 19 dicembre 2008. Sulla Cambogia e sul processo contro Kaing Guek Eay, meglio conosciuto come il compagno Duck, primo leader dei Khmer rossi a finire alla sbarra per crimini con- tro l‟umanità e chiamato oggi a rispondere del genocidio cambogiano (il primo do- po la II Guerra mondiale, tra l‟aprile del 1975 e il gennaio del 1979, che secondo un calcolo approssimativo fece due milioni di morti): Del Re Pietro: 27 luglio 2010; Rampoldi Guido: 25 febbraio 2010; Valli Bernardo: 18 febbraio 2009. Arti- coli firmati “Dal corrispondente”: 17 febbraio 2009.

Sugli sviluppi politici della situazione in Cecenia, dopo dieci anni di una guerra che il Cremino non ha mai chiamato guerra, scatenata in Cecenia il 23 settembre del 1999, in un paese devastato da feroci scontri e bombardamenti indiscriminati: Cohen Leonardo: 27 marzo 2009.

Sugli sviluppi relativi ad un accordo di pace tra Azerbaigian e Armenia, in guerra dal 1993: Ansaldo Marco: 10 ottobre 2009.

Per il paragrafo 1.5., sulle guerre imposte “a fin di bene”:

Beck Ulrich: 5 ottobre 2009; Cadalanu Gianpaolo: 29 ottobre 2009; 9 dicembre 2009; Caferri Francesca: 2 giugno 2009; Cairo Alberto: 9 dicembre 2008; Carac- ciolo Lucio: 4 maggio 2009; 29 luglio 2009; Castelletti Rosalba: 5 marzo 2010; Del Re Pietro: 2 febbraio 2010; Flores D‟Arcais Alberto: 28 ottobre 2010; France- schini Enrico: 25 ottobre 2010; 29 ottobre 2010; Galimberti Paolo: 16 dicembre 2008; Rampini Federico: 1 settembre 2010; Rampoldi Guido: 11 maggio 2009; 16 novembre 2009; Strada Gino: 15 aprile 2010; Valli Bernardo: 22 settembre 2009; 1 settembre 2010; Zucconi Vittorio: 12 dicembre 2008; 27 luglio 2010. Articoli fir- mati “Dal corrispondente”: 1 marzo 2009; 11 maggio 2009; 19 maggio 2009; 7 ot- tobre 2010; 26 novembre 2010.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.5. (non specificamente citati): Sugli sviluppi detentivi e processuali relativi alla vicenda del giornalista iracheno Muntazar al-Zaidy: Caferri Francesca: 16 settembre 2009; 28 ottobre 2009; Caprile Renato: 13 marzo 2009. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 17 dicembre 2008; 23 dicembre 2008.

Sulle strategie di disimpegno degli Usa dall‟Iraq: Flores D‟Arcais Alberto: 9 marzo 2009; Valli Bernardo: 25 maggio 2009; 3 giugno 2009. Articoli firmati “Dal corri- spondente”:1marzo 2009; 30 giugno 2009.

Sugli attentati terroristici in Iraq (a Taza, a sud di Kirkuk; a Bagdad; a Mossul, nel nord) in concomitanza con il ritiro delle truppe americane dalle zone urbane (datato 30 giugno 2009): Valli Bernardo: 1 luglio 2009.

Sulle operazioni diplomatiche americane sui vari fronti di guerra aperti: Bonanni Andrea: 27 marzo 2009; Caferri Francesca: 10 marzo 2009; Valli Bernardo: 9 mar- zo 2009.

Sulle rivelazioni di WikiLeaks in merito alle torture, alle esecuzioni sommarie, agli stupri commessi da militari iracheni contro civili e insorti iracheni (e casi di tortura di iracheni da parte di militari statunitensi o britannici): Cassese Antonio: 28 otto- bre 2010.

Sulla condanna a morte per crimini contro l‟umanità di “Alì il Chimico” – cugino e genero dell‟ex presidente iracheno Saddam Hussein – per aver ordinato nel 1998 l‟attacco con gas nervini contro la cittadina di Halabja, dove morirono migliaia di civili: Del Re Pietro: 26 gennaio 2010.

Sui conflitti a fuoco in Afghanistan in cui alla fine si conteranno, tra i morti, molti civili: Cadalanu Gianpaolo: 7 maggio 2009; Nigro Vincenzo: 4 maggio 2009. Sul massacro, nel 2001, di duemila taliban sepolti in fosse comuni ad opera degli uomini di Abdul Rashid Dostum (al soldo della Cia) – massacro denunciato per anni dall‟associazione dei medici per i diritti umani – e sulle “tecniche speciali” di interrogatorio della Cia in quel teatro di operazioni: Flores D‟Arcais Alberto: 14 luglio 2009; Rampoldi Guido: 14 luglio 2009; Zucconi Vittorio: 14 luglio 2009. Sul massiccio aumento delle truppe americane in Afghanistan volute dal generale McChrystal (e poi disposto da Barack Obama): Rampini Federico: 5 ottobre 2009; 27 ottobre 2009; 1 dicembre 2009; 2 dicembre 2009; 3 dicembre 2009.

Sulla dubbia correttezza delle elezioni afghane: Cadalanu Gianpaolo: 20 settembre 2010; Caferri Francesca: 29 ottobre 2009; Nigro Vincenzo: 9 settembre 2009; 20 ottobre 2009; 2 novembre 2009; 3 novembre 2009; Rampini Federico: 1 settembre 2009; Rampoldi Guido: 27 luglio 2009. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 12 ottobre 2009.

Sui compromessi tra il governo pachistano e il movimento fondamentalista dei ta- lebani nella regione del Malakand (ivi compresa la valle dello Swat): articoli firma- ti “Dal corrispondente”: 17 febbraio 2009.

Sul concetto di guerra asimmetrica: Cassese Antonio: 20 gennaio 2009. Per il paragrafo 1.6., sul nucleare:

Cohen Leonardo: 5 febbraio 2009; Garton Ash Timothy: 8 febbraio 2010; Rampini Federico: 26 maggio 2009; 27 maggio 2009; 28 maggio 2009; 3 luglio 2009; 10 febbraio 2010; Saleo Ferdinando: 17 aprile 2009; Tarquini Andrea: 10 febbraio 2010; Valli Bernardo: 24 novembre 2010; Visetti Gianpaolo: 21 maggio 2010; 26 maggio 2010; 24 novembre 2010; 25 novembre 2010; Zampaglione Arturo: 26 maggio 2009; Zucconi Vittorio: 28 maggio 2009; 7 luglio 2009. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 3 giugno 2009; 7 luglio 2009.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.6. (non specificamente citati): Sulla corsa di Pyongyang al nucleare e sulla reazione di Seul (e della comunità in- ternazionale) all‟attacco nordcoreano alla nave militare Cheonan: Rampini Federi- co: 25 maggio 2010; Visetti Gianpaolo: 27 maggio 2010; 28 maggio 2010; Zampa- glione Arturo: 9 giugno 2009. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 15 aprile 2009.

Sull‟attacco nordcoreano all‟arcipelago di Yeonpyeong: Aquaro Angelo: 24 no- vembre 2010; Visetti Gianpaolo: 29 novembre 2010; Zucconi Vittorio: 25 novem- bre 2010. Articoli firmati “Dal corrispondente”: 25 novembre 2010.

Sugli sviluppi della proposta di disarmo nucleare tra americani e sovietici (il cosid- detto Trattato di non proliferazione – lo Start 2, che ha ridotto del trenta per cento le testate delle due superpotenze – teso a rinnovare il vecchio trattato Start 1 sulla limitazione degli armamenti strategici offensivi, in scadenza nel dicembre 2009): Aquaro Angelo: 2 marzo 2010; Cohen Leonardo: 6 luglio 2009; Flores D‟Arcais Alberto: 7 luglio 2009; Rampini Federico: 25 marzo 2010; 7 aprile 2010; 8 aprile 2010; 9 aprile 2010; Zucconi Vittorio: 7 aprile 2010.

Sul Nuclear Security Summit, il più grande vertice mai ospitato da una amministra- zione americana dai tempi della creazione delle Nazioni Unite, per mettere al sicu- ro tutti i materiali nucleari nell‟arco di quattro anni: Rampini Federico: 12 aprile 2010; 14 aprile 2010.

Sull‟escalation nucleare in Iran: Cadalanu Gianpaolo: 9 febbraio 2010; Caferri Francesca: 6 dicembre 2010; Nigro Vincenzo: 21 maggio 2009; 8 febbraio 2010; Rampini Federico: 17 dicembre 2009.

Sul tentativo di mediazione del Brasile e della Turchia sul programma nucleare i- raniano: Rampini Federico: 19 maggio 2010; Zampaglione Arturo: 17 maggio 2010; 18 maggio 2010.

Sugli sviluppi nucleari in India e in Pakistan: Mastrogiacomo Daniele: 27 luglio 2009; Rampini Federico: 13 aprile 2010.

Per il paragrafo 1.7., sui droni americani:

D‟Alessandro Jaime: 8 gennaio 2009; Feletig Patrizia: 1 febbraio 2010; Rampini Federico: 30 settembre 2010; Rampoldi Guido: 8 maggio 2009; Zucconi Vittorio: 17 dicembre 2010.

Altri articoli di interesse per il paragrafo 1.7. (non specificamente citati): Aquaro Angelo: 2 giugno 2010; Cadalanu Gianpaolo: 24 marzo 2009; Perlez Jane e Sham Pir Zubair: 6 aprile 2010; Zucconi Vittorio: 2 giugno 2010.

Articoli di interesse per il paragrafo 1.8. (non specificamente citati): Malatesta Stefano: 24 dicembre 2010.

Per il paragrafo 2.1., sul milite noto:

Beck Ulrich: 5 ottobre 2009; Castelletti Rosalba: 21 gennaio 2011; Favale Mauro: 18 maggio 2010; Lugli Massimo: 18 maggio 2010; Zucconi Vittorio: 30 ottobre 2009.

Per il paragrafo 2.2., sui martiri mediorientali:

Rampoldi Guido: 12 maggio 2009; Stabile Alberto: 16 gennaio 2009.

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