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Matematica Fausta Giuseppina Audisio nasce a Torino il 12 luglio 1906 da Vittorio e da Adele

Andreis. Compiuti gli studi secondari presso il Liceo-ginnasio Cavour di Torino, conse- gue la maturità nel 1924 e, dopo aver frequentato per un anno, in modo egregio, la R. Accademia Albertina di Belle Arti, nel 1927 si iscrive al corso di laurea in Matematica dell’Ateneo torinese. Grazie a una delibera della Facoltà di Scienze MFN è ammessa direttamente al secondo anno, con l’obbligo di sostenere tutti gli esami del primo, ad eccezione di due prove uniche per Analisi I e II e per Geometria proiettiva e descrittiva I e II, su programmi concordati con i professori F. Tricomi e A. Terracini, titolari di quegli insegnamenti.

Allieva di Giuseppe Peano nel corso di Matematiche complementari, Fausta Audisio ottiene il massimo dei voti nel relativo esame e, forse su invito e presentazione del Mae- stro, ancor prima della laurea pubblica sulla rivista “Rassegna di Matematica e Fisica”, una lezione di Peano sui numeri interi e sulle quattro operazioni fondamentali su essi, con lo scopo prettamente pedagogico di fornire definizioni rigorose di alcuni concetti elementari.

Dopo aver introdotto assiomaticamente i numeri naturali incluso lo zero, l’autrice esamina dal punto di vista matematico e filologico-linguistico varie definizioni di nu- mero e di operazioni aritmetiche emerse nel corso dei secoli. Il testo cui Audisio fa qui costantemente riferimento è l’Aritmetica generale e algebra elementare (Torino, 1902) di Peano, nella quale si utilizzavano il simbolismo ideografico e le proposizioni di aritmetica e di algebra contenute nel celebre Formulario di Matematica. Nella nota affiora l’impron- ta degli assunti epistemologici e delle proposte didattiche della scuola di Peano, come si evince ad esempio dal seguente brano (1929, p. 85):

«Nel 1924, il Ministero d’Istruzione Pubblica nominò una commissione sui libri di testo di aritmetica nelle scuole elementari. Nella relazione la commissione osserva: “è veramente doloroso il constatare la pretesa che hanno molti autori che il bambino impari quelle definizioni a memoria. L’insegnamento dogmatico insidia la formazione dell’intelligenza e il carattere morale”. […] Può avere importanza in una scuola supe- riore, l’esame se sia possibile ridurre quelle operazioni sui numeri ad altre più semplici. Ma allora occorre rinunziare al linguaggio a parole ed esprimere tutto in simboli.»

È ancora il matematico e logico piemontese a dirigere Audisio nella sua dissertazione di laurea, intitolata Il numero π e ancor oggi conservata a Torino. Il 14 luglio 1930 la giovane discute la tesi e le tre sottotesi Gruppi di omografie che mutano in sé una quadrica

di Mittag Leffler e il teorema di Weiser, ma per il suo curriculum poco brillante ottiene la

semplice approvazione (85/100).

Nel 1931 Fausta Audisio consegue l’abilitazione all’insegnamento di Matematica e Fisica nelle scuole medie (con punti 53/78) e prosegue per alcuni anni le ricerche di carattere storico e matematico sull’argomento della sua tesi di laurea, confluite in alcune pubblicazioni presentate da Peano all’Accademia delle Scienze di Torino, ai Lincei e al “Periodico di Matematiche”. Nell’articolo Calcolo di π in Archimede la giovane prende in esame due passaggi oscuri dell’opera Sulla misura del cerchio e traduce in termini moderni

il calcolo del matematico siracusano, ipotizzando l’uso delle frazioni continue. In una successiva nota, Audisio espone invece un metodo ideato da Peano per la stima del resto nella serie di Leibniz che esprime π/4. L’estratto più corposo della ricerca storica condot- ta da Fausta Audisio è costituito dal saggio Il numero π, apparso nel 1931 sul “Periodico di Matematiche”. Qui troviamo dettagliate notizie storiche su π dai babilonesi agli egizi,

dai greci agli indiani, dai cinesi agli arabi; sulle fonti originali in cui cercare metodi ele- mentari per il suo calcolo; tecniche approssimate per determinare la sua radice quadrata; i legami con il fattoriale; espressioni di π nelle forme più disparate, accanto ad alcuni cenni sulle dimostrazioni della sua irrazionalità e trascendenza. Interessante è la rassegna dei metodi infinitesimali per il calcolo di π mediante gli sviluppi in serie, desunta dalla lettura di alcune monografie e articoli di allievi e collaboratori di Peano, come la nota di Carlo Bersano, Il numero π calcolato con la serie esponenziale apparsa negli “Atti dell’Acca- demia delle Scienze di Torino” (54, 1918-19, pp. 1007-1012) e il volume di Ugo Cassina

Calcolo numerico (Bologna, 1928).

L’ultima pubblicazione di Fausta Audisio verte ancora Sul numero π e risponde in modo conciso, ma esauriente, ad alcune critiche rivoltele da Ettore Bortolotti e incentra- te soprattutto sull’utilizzo delle frazioni continue in Archimede. Anche in questo caso la giovane rinvia gli studiosi al Formulario Mathematico di Peano e alla letteratura più ag- giornata sul tema (Eugenio Maccaferri, Sulle frazioni continue, Annuario R. Ist. Tecnico di Piacenza, 1931).

Pur impegnata nell’attività di insegnamento, Audisio continua a mantenere rapporti molto cordiali con Peano, testimoniati ad esempio dalla lettera del 31 maggio 1931, in cui gli preannuncia una sua visita:

«Chiar.mo Professore, ho ricevuto Schola et Vita coll’interessante articolo della Signori- na Cibrario e la ringrazio sentitamente. Il 5 giugno dovrò essere a Torino per sostenere l’esame scritto per l’abilitazione; sarei troppo indiscreta se venissi a salutarla nel po- meriggio di giovedì 4 c.m.? A che ora la disturberei meno? Gradisca i miei più sentiti rispetti estensibili anche alla gent.ma Sua Signora.»

ELENCODELLEPUBBLICAZIONI

• I numeri interi. Le quattro operazioni fondamentali su di essi, Rassegna di Matematica e Fisica, Periodico mensile dell’Istituto G. Ferraris (Roma), 1, 1929, pp. 81-85.

• Calcolo di π in Archimede, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 65, 1929-30, pp. 101-108.

• Calcolo di π colla serie di Leibniz, Atti della R. Accademia dei Lincei, Rendiconti, 6, 11, 1930, pp. 1077-1080.

• Il numero π, Periodico di Matematiche, 4, 3, 1931, pp. 11-42.

• Ancora sul numero π, Periodico di Matematiche, 4, 20, 1931, pp. 149-150.

FONTIARCHIVISTICHE

Archivio Storico dell’Università di Torino: Registro di Carriera Scolastica della Facoltà di

Scienze MFN, n. 44, p. 76 (n. matr. mancante); Verbali di Laurea della Facoltà di Scienze MFN dal 16.11.1925 al 13.7.1935, p. 173; Tesi di laurea.

Biblioteca Civica di Cuneo, Fondo G. Peano: lettera a Peano n. 101024 del 31.5.1931, visi- bile anche sul cd-rom, a cura di C.S. Roero, N. Nervo, T. Armano, L’Archivio Giuseppe

Peano, Torino, Dipartimento di Matematica, 2002.

FONTIBIBLIOGRAFICHE

Annuario dell’Università di Torino, a.a. 1930-31, p. 346.

Natalia NERVO, La Scuola di Peano: Allievi e Collaboratori, Tesi di laurea in Matematica, Uni- versità di Torino, 1999.

Clara Silvia ROERO, Peano e l’altra metà del cielo, in Giuseppe Peano Matematica, Cultura e

Società, a cura di C.S. Roero, Cuneo, L’Artistica Savigliano, 2001, pp. 63-71; Giuseppe Peano and the female universe, in More than pupils, Italian women in science at the turn of the 20th century, a cura di Valeria Babini, Raffaella Simili, Firenze, Olschki, 2007, pp.

40-41.

1910-1991

Matematica