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Zoologia Lucia Rossi nasce a Torino il 5 aprile 1913 da Basilio, capitano d’esercito, e da Clelia

Semeria. Per volontà dei genitori si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza e, dopo aver conseguito la laurea in Legge, seguendo la sua autentica vocazione, si iscrive al corso di studi in Scienze Naturali. Il 10 novembre 1947 si laurea con punti 100/100 e dignità di stampa, discutendo la tesi Studio di “Helleria brevicornis Ebn.” e “Tylos latreillei Aud.”: le

famiglie degli Isopodi terrestri, che costituirà l’oggetto della sua prima pubblicazione scien-

tifica. È subito assunta come assistente incaricata nel dicembre 1947 e, in seguito a con- corso, è nominata assistente ordinaria dal novembre 1948. Conseguita la libera docenza in Zoologia generale il 30 settembre 1959, confermata nel 1965, le vengono affidati dalla Facoltà di Scienze MFN dell’Università di Torino i corsi di Anatomia comparata (1965- 66), Biologia marina (1963-1970, 1976-1980) e Zoologia II (1965-1983). Inoltre ricopre nell’a.a. 1966-67 la carica di aiuto alla cattedra di Zoologia. Inquadrata nel ruolo degli assistenti fino al 1978, in seguito al giudizio di idoneità, Rossi passa nel 1982 alla fascia dei professori associati. Per raggiunti limiti d’età è collocata a riposo nel novembre 1983, ma continua a frequentare l’Istituto di Zoologia anche dopo il pensionamento «dedicandosi alla corrispondenza ed all’identificazione di materiale proveniente dai posti più disparati».

L’intensa attività scientifica di Lucia Rossi è documentata da una quarantina di pub- blicazioni, alcune frutto di lavori svolti in collaborazione con Elso Lodi, Guido Badino ed Enrico Tortonese. Risale ai primi anni Cinquanta la nascita del suo sodalizio scienti- fico e umano con Tortonese, assistente nell’Ateneo torinese e poi direttore del Museo di Storia Naturale di Genova, che diventerà suo marito. Lucia Rossi compie con lui ricerche pioneristiche sul «Benthos ligure», incentrando l’attenzione soprattutto sugli Cnidari. Grande sportiva e amante della natura, prende parte personalmente alle campagne di studi, collaborando con i subacquei Gianni Roghi e Duilio Marcante. In un’epoca in cui i biologi marini «non sapevano o non potevano andare sott’acqua», ciò costituiva un approccio assai moderno, tanto che Roghi ricorda (1963, p. 4):

«Più volte hanno direttamente assistito ai lavori la dottoressa Rossi ed il professor Tortonese; e un giorno, da essi accompagnato, abbiamo avuto in barca anche il bio- logo americano W.A. Stack, dell’Istituto oceanografico di Miami: si diceva lietamente sorpreso di vederci lavorare con mezzi tanto alla buona, per ottenere risultati così ri- spettabili. Io gli risposi che l’Italia, in fatto di scienza aveva ormai una antica tradizione di “pane e formaggio, e su allegri!”»

A conferma dell’ormai consolidato prestigio nel contesto scientifico dell’epoca, sono affidati a Lucia Rossi campioni di spedizioni prestigiose, come quelle della Calypso, nel

Mare di Sicilia (1954) e della Fajal, in Portogallo (1957). Una dettagliata descrizione, vibrante di nostalgia, di una delle campagne di studi di biologia marina cui Rossi prese parte, alla Punta del Mesco, sulla Riviera ligure di Levante, è dovuta a Roghi, che sottoli- nea il ruolo di primo piano svolto dalla ricercatrice torinese (1963, pp. 1-2):

«La novità dei lavori al Mesco è consistita, più che altro, nella loro sistematicità, e in certi accorgimenti per l’analisi di microambienti, di densità di popolamenti bentonici e della configurazione del substrato che li ospita. […] L’idea di questo nuovo passo avanti nella tecnica di indagine subacquea era venuta alla dottoressa Lucia Rossi del- l’Istituto di zoologia dell’Università di Torino. Essa si era consultata con il professor Enrico Tortonese. Idea non nuova, ovviamente, in campo internazionale, ma ancora non sfruttata presso di noi. Due biologi-subacquei francesi, Jacques Laborel e Jean Vacelet, avevano già effettuato un esemplare lavoro di questo tipo qualitativo-quan- titativo in una grotta subacquea vicino a Marsiglia, alla profondità di 8-16 metri. Saremmo stati noi capaci di fare altrettanto, in quella zona che già da un paio di anni indicavo come una delle biologicamente più interessanti non solo della Liguria ma del Mediterraneo? Alla domanda della dottoressa Rossi e del professor Tortonese, io rimasi perplesso. Conoscevo il lavoro di Laborel-Vacelet, sapevo bene che per ripeterlo sareb- bero occorse due cose: il tempo e la competenza scientifica. […] Risposi quindi che avremmo potuto compiere un lavoro non altrettanto preciso, ma molto più basso: dai 30 ai 55 metri, cioè nel regno del coralligeno, che è tuttora il meno conosciuto e il più complesso della platea continentale. Ci saremmo rifatti là dove la nostra capacità di tecnici poteva supplire alla nostra inferiore capacità scientifica. Il professor Tortonese ottenne un contributo dal CNR, la dottoressa Rossi preparò barattoli e microscopio, e l’operazione Mesco ebbe inizio. Quel 19 giugno c’era un bel sole, mare calmo, assenza di correnti, visibilità di 18 metri fino alla profondità di 25 metri circa, poi in costante diminuzione: a 40 metri era ridotta a non più di cinque. Tutti questi e moltissimi altri dati sono contenuti nello scrupoloso diario che di ogni immersione fu tenuto, con schizzi, mappe, disegni e centinaia di fotografie a colori e in bianconero.»

Nel corso di tre anni di lavoro, l’équipe dei coniugi Rossi-Tortonese studia un am- biente biologico tra i più ricchi e singolari della Liguria, sperimentando con successo la tecnica del «quadro» e affrontando con entusiamo e coesione notevoli difficoltà «tecni- che», fra cui, ad esempio, le condizioni di estrema torbidezza dell’acqua che, a profon- dità rilevanti, fecero sfiorare pericolosi incidenti, a causa dell’effetto di disorientamento subito dagli operatori.

L’esito più celebre della lunga campagna di studi sulla «secca del Mesco» è la prima se- gnalazione nel Mar Ligure di «Gerardia savaglia», dovuta a Rossi (Roghi 1963, pp. 4-5):

«Una ventina d’immersioni, con il lavoro appassionato e competente di una media di tre uomini per ciascuna, hanno così fornito una massa di materiale d’elezione che ha impegnato per molti mesi gli studiosi specialisti incaricati della classificazione. La dot- toressa Lucia Rossi, specialista numero uno in Italia in fatto di celenterati, ha smistato ai suoi colleghi, anche all’estero, gli esemplari estranei al suo campo e di classificazione più difficile. Tra qualche tempo potrà così riunire tutti i dati e compilare la pubblica- zione, che si annuncia di vivo interesse. Essa mi ha già informato, per esempio, che la sola raccolta biologica, nel senso qualitativo, ha rivelato scoperte di parecchie specie e di complessi faunistici di alto valore, i quali essendo insediati su fondi rocciosi ricchi di anfratti e di cavità erano sfuggiti fino a ora all’osservazione. Poi verrà, ancora più interessante, lo studio quantitativo […].»

Lucia Rossi pubblicherà i risultati di queste ricerche in tre importanti lavori, apparsi fra il 1961 e il 1965. I suoi interessi scientifici, inizialmente di tipo prettamente biono- mico, con identificazione e distribuzione di Idroidi e Antozoi, subiscono gradualmente una svolta e (Pessani, Sella 2006, p. 3):

«si spostarono alla fine della carriera (sia per adeguarsi agli studi proposti da Guido Bacci, direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Torino dal 1962 al 1980, sia per mancanza di materiale derivante da campagne) verso la biologia, ed in particolare la riproduzione delle attinie.»

Nel 1975, infatti, Rossi pubblica un importante studio sulla diversità di strategie riproduttive del Cereus pedunculatus, che è più volte citato nella letteratura successiva, ad esempio da Michael Ghiselin (1974, 1987).

Membro dell’Associazione Italiana Naturalisti, Lucia Rossi si spegne a Torino il 18 luglio 2006 e così la ricordano le colleghe e amiche Daniela Pessani e Gabriella Sella (2006, p. 3):

«Smise di frequentare l’Istituto (diventato Dipartimento di Biologia animale) nella seconda metà degli anni Novanta, quando i 6 piani di scale senza ascensore erano di- ventati troppi per le sue gambe ed il suo cuore. Da quel momento si è chiusa nell’oblio di una vita solitaria, con occasionali visite di amici e dei pochi parenti rimasti, fino al 19 luglio scorso quando il suo cuore ha dovuto cedere. Lucia Rossi era educata, schiva, persino timida, incapace di sgomitare nella vita e nella carriera, ma anche capace di emettere giudizi sintetici e penetranti. Era pronta a sostenere battaglie (spesso perse), appoggiando idee e persone, anche a scapito del suo interesse o tornaconto. Intelli- gente, colta di quella cultura che include le scienze, la letteratura, l’arte, la musica (di questa era fine intenditrice) e la raffinata cucina, Lucia Rossi era una Signora.»

ELENCODELLEPUBBLICAZIONI

• Studio delle produzioni cutanee di Helleria brevicornis Ebn. e Tylos latreillei Aud. (Isopodi

terrestri), Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 14, 1948, pp. 1-30.

• Celenterari del golfo di Rapallo, Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 4, 1950, pp. 1-43. • La membrana di tensione superficiale e la locomozione di alcuni invertebrati acquatici, Natura,

42, 1951, pp. 80-89.

• Moderne acquisizioni sulla fisiologia dei coralli, Natura, Milano, 42, 1951, pp. 1-10. • Radiazione adattativa e distribuzione geografica dei Pesci Nematognati, Boll. Ist. Mus. Zool.

Univ. Torino, 4, 3, 1952, pp. 1-10 e 2 tav.

• Gorgonari americani raccolti dal dr. E. Festa, Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 4, 3, 1954, pp. 1-19 e 1 tav.

• (con E. Tortonese), Contributo allo studio biologico del Parco Nazionale del Gran Paradiso

(Alpi Piemontesi) Gran Piano di Noasca e dintorni, Atti. Soc. It. Sci. Nat. Milano, 93, 3-4,

1954, pp. 437-488.

• Spedizione italiana subacquea nel mar Rosso. Ricerche Zoologiche. V. Madreporari, Stoloniferi, Milleporini, Biol. Coloniale, 14, 1954, pp. 22-62 e 10 tav.

• Variabilità e differenziazione nei Madreporari del gen. Fungia, Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 5, 2, 1955, pp. 1-7.

• Sulla presenza in mar Rosso di Goniastraea benhami Vaugh., Doriana, 2, 63, 1955, pp. 1- 4.

• Osservazioni ecologiche su alcuni Antozoi del golfo di Genova, Boll. Zool. Napoli, 23, 2, 1956, pp. 237-246.

• Catalogo dei tipi di Gorgonari esistenti nel Museo Zoologico di Torino, Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 5, 10, 1956, pp. 1-7.

• Revisione critica dei Madreporari del mar Ligure, Doriana, 2, 75, 1957, pp. 1-19 e 4 tav. • Osservazioni sul bentos coralligeno dei dintorni di Catania, Arch. Ocean. Limnol., 11, 2,

1958, pp. 261-265.

• Primo rinvenimento di Gerardia savaglia (Bert.) nei mari italiani (Golfo di Genova), Doria- na, 2, 85, 1958, pp. 1-8.

• Madreporari raccolti dalla N.R.P. Fajal durante la campagna 1957 presso le coste del Portogallo

(Nota preliminare), Doriana, 2, 86, 1958, pp. 3-9.

• Madreporari raccolti durante la campagna della N.F. Calypso nello stretto siculo-tunisino

(1954) (Nota preliminare), Atti Soc. It. Sci. Nat. Milano, 97, 3, 1958, pp. 239-250.

• Contributo allo studio della fauna di profondità vivente presso la riviera Ligure di Levante, Doriana, 2, 92, 1958, pp. 1-13.

• Le specie di Eunicella (Gorgonaria) del golfo di Genova, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, 71, 1959, pp. 203-225.

• Catalogo dei tipi di Madreporari esistenti nel Museo Zoologico di Torino, Boll. Ist. Mus. Zool. Univ. Torino, 6, 3, 1959, pp. 1-11 e 1 tav.

• Résultats Scientifiques de la Campagne du N.R.P. Fajal dans les eaux du Portugal (1957). N.

3, Madréporaires, Gab. Est. Pescas., Lisboa, 1960, pp. 1-13 e 3 tav.

• Etude sur le seuil siculo-tunisien, 6, Madréporaires, Res. Camp. Sci. Monaco, 5, 16, 1961, pp. 69-85 e 5 tav.

• Morfologia e riproduzione vegetativa di un Madreporario nuovo per il Mediterraneo, Boll. Zool. Napoli, 28, 2, 1961, pp. 261-272 e 2 tav.

• Sur une faciès à Gorgonaires de la pointe du Mesco (golfe de Gênes), Rapp. Comm. Int. Mer Médit., 16, 2, 1961, pp. 517-521.

• Fattori ecologici ed accrescimento in colonie di Eudendrium racemosum (Gmelin), Boll. Zool., 31, 2, 1964, pp. 891-905.

• Il coralligeno di Punta Mesco (La Spezia), Ann. Mus. Civ. St. Nat., Genova, 75, 1965, pp. 146-180.

• Influenza dei fattori ambientali sulla facies a Gorgonari di Punta Mesco (Riviera di Levante), Boll. Zool., 32, 2, 1965, pp. 861-865.

• Variazioni stagionali della spermatogenesi tipica e atipica in Viviparus ater (Crist. Jan.) (Ga-

steropoda Prosobranchia), Arch. Zool. Ital., 53, 1968, pp. 315-329, 1 tav.

• (con G. Bacci, G. Badino, L. Lodi), Biologia delle secche della Meloria. I. Prime ricerche e

problemi di conservazione e ripopolamento, Boll. Pesca Piscil. Idrobiol., 24, 1, 1969, pp.

5-31 e 4 tav.

• Considerazioni zoogeografiche sul bacino N.W. del Mediterraneo, con particolare riguardo al

• (con G. Badino, E. Lodi), Premières résultats sur un programme de recherches regardant les

biocoenoses benthiques des haut-fonds de la Meloria (Livourne), Rapp. Comm. Int. Mer

Médit., 20, 3, 1971, pp. 205-206.

• Cnidari e Ctenofori d’Italia, Quaderni Civ. Staz. Idrobiol. Milano, 2, 1971, pp. 5-101. • (con E. Lodi), Rinvenimento di Craspedacusta sowerbyi Lamk. (Hydroidea) in alcuni laghi

del Piemonte, Doriana, 4, 198, 1971, pp. 1-3.

• Thelytochus parthenogenesis in Cereus pedunculatus (Boad.) (Actiniaria), Experientia, 27, 1971, p. 347.

• (con G. Calenda), Variabilità riproduttiva e sessuale in popolazioni di Cereus pedunculatus (Boad.) (Actiniaria), Doriana, 5, 209, 1974, pp. 1-6.

• Sexual races in Cereus pedunculatus (Boad), Pubbl. Staz. Zool. Napoli, 39, Suppl., 1975, pp. 462-470.

• (con G. Varallo), Variabilità riproduttiva in Cereus pedunculatus della laguna di Orbetello

(Actiniaria), Natura, 70, 3, 1979, pp. 185-192.

• (con G. Varallo), Manifestazioni dell’ermafroditismo in Cereus pedunculatus della laguna di

Orbetello, Boll. Zool., 46, suppl., 1979, pp. 202-203.

FONTIARCHIVISTICHE

Archivio Storico dell’Università di Torino: Registro di Carriera Scolastica della Facoltà di Scien-

ze MFN, n. matr. SN 96; Verbali di Laurea della Facoltà di Scienze MFN dal 12.11.1935 al 14.11.1947, p. 287; Fascicolo personale.

FONTIBIBLIOGRAFICHE

Gianni ROGHI, La foresta viola. Tre anni di ricerche biologiche a cinquanta metri di profondità

sulla secca del Mesco, Mondo Sommerso, marzo 1963, 5 p.

Daniela PESSANI, Gabriella SELLA, Lucia Rossi (1913-2006), Associazione Italiana Naturalisti Info., Sezione Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, 90, Novembre 2006, pp. 2-3.