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1903-1989

Matematica

I due uomini fumano a riva. La donna che nuota senza rompere l’acqua, non vede che il verde del suo breve orizzonte. […] Ora è giunta alla riva e ci parla, stillante nel suo corpo annerito che sorge fra i tronchi. La sua voce è ben l’unico suono che si ode sull’acqua – rauca e fresca, è la voce di prima.

Cesare Pavese, Paesaggio IV (a Tina)

Nata a Torino il 5 febbraio 1903 da Francesco e da Rosalia Musso, Battistina Pizzar- do, che tutti chiamano Tina, è anche nota al pubblico letterario come «la donna dalla voce roca» delle poesie di Pavese. Amica del celebre scrittore e fidanzata di Altiero Spi- nelli, racconta la sua vita difficile negli anni del fascismo nel libro Senza pensarci due volte (1996), nel quale dà anche qualche cenno sulla vita universitaria torinese.

Allieva di Paolina Quarra nel R. Istituto magistrale di Alessandria, Tina Pizzardo rife- risce nella sua autobiografia il suo incontro con Peano all’esame di licenza, in cui egli era presidente. Nel 1920 la giovane si iscrive al corso di studi in Matematica dell’Università di Torino, e si laurea il 17 luglio 1925 (votazione 75/100) con la tesi Quintiche ellittiche

normali, e presentando le sottotesi Scoperta e generalizzazione di un teorema fondamentale di calcolo e Teorema di Liouville e di Stäckel. Il 10 novembre 1925 Pizzardo consegue l’abi-

litazione all’insegnamento medio di Matematica e Fisica (con punti 70,50/100) e quello di Materie scientifiche negli Istituti medi inferiori (con punti 73,50/100).

Lo speciale rapporto di confidenza che Peano sapeva instaurare con gli allievi affiora nei ricordi di Tina Pizzardo che racconta, fra l’altro, l’incredibile proposta che il logico matematico le fece negli anni del fascismo di diventare sua assistente, pur sapendo dei suoi problemi con il regime. Amica di comunisti e antifascisti e, come si è detto, fidanza- ta di Altiero Spinelli, era stata in carcere ed era sorvegliata, come ricorda lei stessa (1996, pp. 11; 114-115):

«Peano era una celebrità mondiale ma in facoltà contava niente. […] Nell’autunno del ’20 avendo passato un anno a prepararmi alla licenza fisico-matematica entro al- l’università. Ci entro con lieta baldanza perché godevo della stima di Peano che, dopo aver sentito per anni vantare le mie prodezze matematiche dalla sua discepola e mia insegnante Paolina Quarra, mi aveva conosciuta e, oso dire, apprezzata agli esami di licenza magistrale di cui era stato presidente.»

«Non sono più stata chiamata, ma ogni notte gli agenti venivano, anche due volte, a controllare se ero in casa, e permessi serali non ne ho più avuti. […] Un anno burra-

scoso con giornate di tregua e persino momenti felici. Anzitutto c’è stato – battaglia vinta dopo mesi di guerra – il primo colloquio con Altiero: grande emozione e, in presenza dei carcerieri, nulla da dirci. Poi, il grande Peano, mio maestro all’università, che viene a cercarmi a casa per offrirmi il posto di assistente al suo corso di Calcolo infinitesimale! Antifascista e uomo d’altri tempi come mio padre, non si rendeva conto di quanto inesorabile fosse l’interdizione dai pubblici uffici: se non potevo insegnare nei licei come avrei potuto insegnare all’università? Proviamo – insisteva. Nel timore di compromettere lui, ho rifiutato. Altiero, che si era messo a studiare anche matema- tiche, ha sempre potuto profittare della mia confidenza con Peano per quei consigli, quei sottili chiarimenti che io non mi sentivo in grado di dargli.»

Fra l’altro Tina Pizzardo, che in carcere legge il Formulario (Pizzardo 1996, p. 86), pubblica nel 1926 su “Schola et Vita”, la rivista dell’Academia pro Interlingua, di cui Pea- no era presidente, l’articoletto, in latino sine flexione, intitolato Quaestiones de arithmetica

in Beda, in cui presenta un elenco di problemi tratti dall’opera del matematico medievale

inglese Beda il Venerabile, da proporre nella scuola come esercizi di algebra elementare. Note analoghe, di carattere storico, didattico e divulgativo sono, in quegli anni, stilate dagli allievi di Peano, come per esempio P. Quarra, L. Viriglio, P. Chinaglia, C. Ferrero, U. Cassina e M. Cibrario. Evidentemente, il celebre logico e didatta della matematica con- tinuava a coltivare egli stesso e a suggerire ai suoi discepoli, anche dopo la pubblicazione dei suoi Giochi di aritmetica e problemi interessanti (Torino, 1924), la ricerca nelle fonti storiche di esempi curiosi da presentare a scuola per catturare l’attenzione dei ragazzi.

Tina Pizzardo si sposa con Henek Rieser, da cui ha un figlio e muore a Torino nel 1989.

Paesaggio IV (a Tina)

I due uomini fumano a riva. La donna che nuota senza rompere l’acqua, non vede che il verde del suo breve orizzonte. Tra il cielo e le piante si distende quest’acqua e la donna vi scorre senza corpo. Nel cielo si posano nuvole come immobili. Il fumo si ferma a mezz’aria. Sotto il gelo dell’acqua c’è l’erba. La donna vi trascorre sospesa; ma noi la schiacciamo, l’erba verde, col corpo. Non c’è lungo le acque altro peso. Noi soli sentiamo la terra.

Forse il corpo allungato di lei, che è sommerso, sente l’avido gelo assorbirle il torpore

delle membra assolate e discioglierla viva nell’immobile verde. Il suo capo non muove. Era spesa anche lei, dove l’erba è piegata. Il suo volto socchiuso posava sul braccio e guardava nell’erba. Nessuno fiatava. Stagna ancora nell’aria quel primo sciacquio che l’ha accolta nell’acqua. Su noi stagna il fumo. Ora è giunta alla riva e ci parla, stillante

nel suo corpo annerito che sorge fra i tronchi. La sua voce è ben l’unico suono che si ode sull’acqua – rauca e fresca, è la voce di prima.

Pensiamo, distesi sulla riva, a quel verde più cupo e più fresco che ha sommerso il suo corpo. Poi, uno di noi

piomba in acqua e traversa, scoprendo le spalle in bracciate schiumose, l’immobile verde.

La voce

Ogni giorno il silenzio della camera sola si richiude sul lieve sciacquio d’ogni gesto come l’aria. Ogni giorno la breve finestra s’apre immobile all’aria che tace. La voce rauca e dolce non torna nel fresco silenzio. S’apre come il respiro di chi sia per parlare l’aria immobile, e tace. Ogni giorno è la stessa. E la voce è la stessa, che non rompe il silenzio, rauca e uguale per sempre nell’immobilità del ricordo. La chiara finestra accompagna col suo palpito breve la calma d’allora. Ogni gesto percuote la calma d’allora. Se suonasse la voce, tornerebbe il dolore. Tornerebbero i gesti nell’aria stupita e parole parole alla voce sommessa. Se suonasse la voce, anche il palpito breve del silenzio che dura si farebbe dolore. Tornerebbero i gesti del vano dolore, percuotendo le cose nel rombo del tempo. Ma la voce non torna, e il sussurro remoto non increspa il ricordo. L’immobile luce dà il suo palpito fresco. Per sempre il silenzio tace rauco e sommesso nel ricordo d’allora.

Un ricordo

Non c’è uomo che giunga a lasciare una traccia su costei. Quant’è stato dilegua in un sogno come via in un mattino, e non resta che lei. Se non fosse la fronte sfiorata da un attimo, sembrerebbe stupita. Sorridon le guance ogni volta.

Nemmeno s’ammassano i giorni sul suo viso, a mutare il sorriso leggero che s’irradia alle cose. Con dura fermezza fa ogni cosa, ma sembra ogni volta la prima; pure vive fin l’ultimo istante. Si schiude il suo solido corpo, il suo sguardo raccolto, a una voce sommessa e un po’ rauca: una voce d’uomo stanco. E nessuna stanchezza la tocca. A fissarle la bocca, socchiude lo sguardo in attesa: nessuno può osare uno scatto.

Molti uomini sanno il suo ambiguo sorriso o la ruga improvvisa. Se quell’uomo c’è stato che la sa mugolante, umiliata d’amore, paga giorno per giorno, ignorando di lei per chi invita quest’oggi.

Sorride da sola

il sorriso più ambiguo camminando per strada.

ELENCODELLEPUBBLICAZIONI

• Quaestiones de arithmetica in Beda, Academia pro Interlingua, 1926, pp. 44-45. • Senza pensarci due volte, Bologna, il Mulino, 1996.

FONTIARCHIVISTICHE

Archivio Storico dell’Università di Torino: Registro di Carriera Scolastica della Facoltà di

Scienze MFN, n. 38, n. matr. 2514, p. 68; Verbali di Laurea della Facoltà di Scienze dal 26.4.1921 al 16.11.1925, p. 293.

FONTIBIBLIOGRAFICHE

Cesare PAVESE, Poesie, Torino, Einaudi, 1961, pp. 113-116 Paesaggio IV (a Tina), pp. 113- 114; Un ricordo, p. 115, La voce p. 116.

Clara Silvia ROERO, Peano e l’altra metà del cielo, in Giuseppe Peano Matematica, Cultura e

Società, a cura di C.S. Roero, Cuneo, L’Artistica Savigliano, 2001, pp. 63-71; Giuseppe Peano and the female universe, in More than pupils, Italian women in science at the turn of the 20th century, a cura di Valeria Babini, Raffaella Simili, Firenze, Olschki, 2007, pp.

40-41.

C.S.R.