• Non ci sono risultati.

Scienze Naturali Dagli anni Settanta del Novecento gli studi su donne e genere hanno offerto stru-

menti storiografici e interpretativi nuovi attraverso i quali rileggere le fonti della storia della scienza, dalla prima età moderna a quella contemporanea. Le scoperte che ne sono seguite, è noto, sono state straordinarie. Da un lato, si sono svelate influenze rilevanti che nel farsi della scienza hanno avuto concetti socialmente costruiti come «maschile» e «femminile», in particolare nei settori delle scienze della vita; dall’altro lato, si è ridata voce a un numero importante – e sempre crescente – di studiose rimosse dalla memoria storica. All’interno di questo secondo ambito di studi, concentratosi sulla ricostruzione della vita e delle opere di donne attive in campo matematico, scientifico, tecnologico e medico, si è aperto un campo d’indagine particolare e che qui ci interessa. Dai diari personali e di laboratorio, così come dalla corrispondenza di filosofi naturali e scienziati, sono emersi elementi utili per la ricostruzione del lavoro scientifico che, fino alla fine del- l’Ottocento, si svolgeva spesso in casa. Si tratta di contesti dove le donne furono presenti non soltanto come compagne di vita, ma talvolta anche di lavoro. Sorelle, mogli, amanti, figlie di scienziati, spesso prive di una formazione scientifica formale, furono in qualche caso in grado di conquistare capacità professionali rimarchevoli, collaborando a imprese sperimentali, didattiche o divulgative.

Il caso di Adele Masi, seconda moglie del naturalista torinese Michele Lessona, appar- tiene a questo interessante repertorio.

Adele Masi per parte di madre apparteneva a una famiglia di commercianti veneziani, i Pini Bej. Trasferitisi in Egitto verso la fine del Settecento, dove fecero fortuna, i Pini-Bej ebbero successo anche come amministratori dei beni dei reali egiziani, divenendo una potente famiglia dove diverse culture, commerciale e politica, europea e mediorientale, si fusero insieme. A quanto pare, sin dai tempi di Sara Vidar, moglie di origine armena del capostipite dei Pini-Bej, Carlo, le donne si erano distinte per cultura e impegno nel fornire un’educazione non banale anche alle figlie. Adele Masi, del cui padre sappiamo soltanto che fu un tipografo-editore toscano di orientamento liberale, crebbe dunque in una famiglia dove non mancarono gli stimoli a viaggiare e studiare. Quel contesto con- tribuì in modo importante alla formazione di una persona che, pur non avendo ricevuto un’istruzione superiore, conquistò dimestichezza con le lingue moderne e fu sempre cu- riosa di scienza, di letteratura e di politica; saperi che, a un certo punto della vita, Adele Masi seppe far fruttare anche da un punto di vista editoriale.

Adele Masi si sposò una prima volta con Giovanni B. Pollonera dal quale ebbe un figlio e due figlie, l’ultima nata nel 1851, poco prima di rimanere vedova. Conobbe in seguito in Egitto il naturalista torinese Michele Lessona, anch’egli vedovo e con una figlia

di pochi anni. Adele Masi e Michele Lessona si sposarono nel 1854 e il matrimonio pare sia stato particolarmente felice per quarant’anni, fino alla morte del naturalista. Insieme ebbero sei figli che, con i quattro dei precedenti matrimoni, costituirono, come emerge dalla corrispondenza di Lessona e da altre testimonianze, un nucleo familiare complicato e dispendioso, ma allo stesso tempo unito e collaborativo, anche sul piano professionale.

Nella storia piemontese della scienza tra l’inizio dell’Ottocento e il Novecento, il cognome Lessona ha un ruolo di qualche importanza: prima Carlo (1784-1858), do- cente di Medicina veterinaria presso la scuola di Venaria, della quale fu anche direttore, e seguace delle idee di Lamarck, quindi il figlio Michele (1823-1894), naturalista e uno dei primi e più convinti sostenitori delle teorie darwiniane, hanno dato un contributo significativo alla diffusione delle teorie evoluzionistiche a sud delle Alpi. Adele Masi con la sua cultura linguistica e letteraria e un retroterra internazionale portò nella fami- glia Lessona un contributo intellettuale originale. Di lei personalmente sappiamo poco, perché non sembra sia sopravvissuto alcuno dei suoi manoscritti, se si escludono due lettere su problemi di traduzione che inviò nel 1865 a George Perkins Marsh, linguista ed esperto di ecologia, primo ambasciatore degli Stati Uniti nell’Italia unita. Tuttavia, le testimonianze del marito nella corrispondenza e in alcune dichiarazioni pubbliche, così come quelle di altri familiari, insieme al lavoro che Adele Masi Lessona svolse come autrice e traduttrice, ci restituiscono una figura di donna dalle qualità non comuni. Di queste si trovano significative testimonianze, per esempio, nella corrispondenza di Lesso- na dalla Persia, dove nel 1862 lo studioso compì un lungo viaggio con scopi naturalistici e antropologici al seguito di una missione politica e commerciale organizzata dal nuovo stato italiano. In quella corrispondenza, vi è testimonianza del fatto che Adele Masi Lessona si manteneva al corrente degli avvenimenti politici italiani e internazionali, sui quali informava il marito e l’intera delegazione in viaggio, mentre per suo conto scriveva articoli per la “Gazzetta di Torino”, sperando – pare inutilmente – di ricavarne qualche guadagno. Il peso della numerosa famiglia, infatti, fu l’impulso che inizialmente indusse i Lessona all’intensa attività editoriale in cui insieme furono impegnati per tutta la vita. Al bisogno economico, tuttavia, seppero entrambi unire la passione naturalistica, letteraria e educativa, realizzando traduzioni, libri e articoli di divulgazione scientifica tra i più interessanti della seconda metà dell’Ottocento, una pubblicistica per non esperti in grado di reggere il confronto con la miglior produzione europea coeva.

Michele Lessona, di formazione medico e naturalista, insegnò presso l’Università di Torino e, per ragioni economiche, anche nelle scuole superiori; fu per tutta la vita con- ferenziere scientifico per il pubblico borghese e per le numerose società operaie torinesi. Fu inoltre impegnato in politica a livello locale e nominato senatore, curò con assiduità il Museo di Zoologia dell’Ateneo torinese ed ebbe varie mansioni universitarie, inclusa quella di rettore. Lessona risulta inoltre autore di centinaia tra libri e articoli di divulga- zione scientifica, oltre che traduttore di ventitré opere (tedesche, inglesi e francesi), per un totale di trentadue volumi. Scorrendo la sua bibliografia e il fitto elenco degli impegni pubblici sorge evidentemente spontaneo chiedersi come trovasse il tempo per tutto. La risposta in parte è nello stile di vita di sapore calvinista di Lessona, una condotta che ha impresso un marchio riconoscibile in molte delle sue pagine educative. Un’altra parte della risposta, in ogni caso, sta nel fatto che le traduzioni, così come molta della pubbli-

cistica scientifica firmata da Lessona, furono in parte frutto del lavoro di Adele Masi, che a sua volta seppe avvalersi dell’aiuto delle figlie: Elena Pollonera e Teresa, Luigia e Clelia Lessona. Il ruolo di Adele Masi nell’organizzazione e nel funzionamento del laboratorio editoriale della famiglia Lessona Masi Pollonera fu determinante e riconosciuto in quegli anni non soltanto a livello cittadino, ma nazionale. L’organizzazione del lavoro era quella di un’impresa e la firma «Michele Lessona» nei frontespizi di traduzioni di opere scien- tifiche importanti – in primo luogo alcune di C. Darwin – e di volumi divulgativi di successo fu per decenni garanzia di qualità, divenendo un marchio prestigioso e tra i più diffusi della cosiddetta «scienza per tutti» postunitaria.

Da una lettera di Lessona apprendiamo che la moglie Adele Masi «ha tradotto tutto il volume degli animali di Figuier, ed ora incomincia con una traduzione del nuovo li- bro del Darwin, The descent of man». Nel frattempo Lessona stava soltanto «rivedendo» la traduzione della Vita degli animali di Brehm (M. Lessona a Matilde Withey, Torino, 18.5.1871. Registro I, FML). La certezza di un ruolo determinante di Adele Masi Lessona come traduttrice di Darwin riguarda dunque The descent of man, ma a quanto si evince da altri cenni nella corrispondenza, da quanto dichiarato da Lorenzo Camerano, prima allievo e poi genero di Lessona, e infine dalle significative tracce lasciate da Adele Masi come traduttrice autonoma, è lecito ritenere che anche le altre tre opere di Darwin tradot- te in lingua italiana e pubblicate con il nome «Michele Lessona» in frontespizio – L’origine

dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso (Torino, 1871), Viaggio di un naturalista intorno al mondo (Torino, 1872) e La formazione della terra vegetale per l’azione dei lombrici (Torino,

1882) – siano frutto del suo lavoro, giovandosi della collaborazione delle figlie e di alcuni allievi del marito. Anche in Italia, dunque, fu una donna a tradurre o curare la traduzio- ne di alcune delle opere di Darwin: com’è stato studiato il caso della traduzione italiana dell’Origine delle specie a cura di Giovanni Canestrini, o di quella francese di Clémence Royer, una studiosa interessante, ma che portò modifiche discutibili al testo originale, così sarebbe auspicabile un’analisi linguistica accurata dei volumi darwiniani tradotti dalla moglie di Lessona. Adele Masi Lessona, tuttavia, non tradusse sempre anonimamente, ma pose la sua firma in frontespizio ad alcuni volumi, sia scientifici, sia letterari. In campo letterario tradusse, firmandoli, un volume dell’americana Harriet Beecher Stowe, abolizio- nista e autrice nota per il suo La capanna dello zio Tom (1852); racconti dell’inglese Dinah Maria Mulock, nota in particolare per il suo John Halifax, Gentiluomo (1857), un’autrice che non pose mai il proprio nome in frontespizio ai libri che scrisse; una raccolta di rac- conti dell’inglese Wilkie Collins, il cui romanzo più famoso fu La donna in bianco (1859), dove descriveva l’infelicità cui le donne dell’epoca erano spesso condannate in seguito a matrimoni combinati e imposti. Adele Masi Lessona tradusse dunque autori particolari, anche donne, e questo è interessante, perché a giudicare dagli scambi epistolari dei Lesso- na con gli editori (la calligrafia di quelle lettere è sia di Michele, sia di Adele), la scelta dei libri stranieri da proporre al pubblico italiano era frutto di un lavoro di collaborazione tra traduttori speciali come i Lessona e editori altrettanto speciali come Luigi Pomba, della Unione tipografico-editrice di Torino, ed Emilio Treves, della omonima casa milanese.

Adele Masi Lessona affiancò all’attività di traduttrice quella di divulgatrice scienti- fica, questo con certezza almeno in un caso. Del Dizionario universale di scienze, lettere

«compilato da una società di scienziati italiani sotto la direzione dei professori Michele Lessona e Carlo A. Valle», Michele Lessona, con l’ironia che gli era consueta, ammise: (M. Lessona, Ricordi di giornalismo - Fra Chichibio, “Capitan Fracassa”, 197, 1887, in Camerano, Michele Lessona, p. 39):

«Io non ne scrissi una riga. La mia parte la fece tutta mia moglie. Io mi contentavo di dare la mia alta approvazione. Ma, da che sono in vena di sincerità, devo aggiungere che quel dizionario mia moglie lo fece quasi tutto essa sola. Carlo A. Valle non ci accompagnò che breve tratto, fino alla lettera D. Scrisse l’articolo dramma e morì […].»

Adele Masi Lessona diede anche qualche saggio di critica letteraria. Sappiamo che si occupò di Charlotte Brönte (M. Lessona a Emilio Treves, 9.1.1871. Registro I, FML), di Edmondo De Amicis (M. Lessona a Francesco Protonotari 17.10.1869) e del fisiologo, antropologo e poligrafo Paolo Mantegazza (1831-1910). Nel 1869 la Nuova Antologia accettò una recensione di Adele Masi Lessona del più famoso romanzo di Mantegazza, Un

giorno a Madera, dove si narra della storia d’amore tra due giovani destinata a concludersi

in un dramma a causa della morte della protagonista, malata di tubercolosi, una vicenda banale, ma abilmente piegata da Mantegazza alle sue esigenze di divulgatore di nozioni mediche e di igiene. Nel 1869 Mantegazza non era ancora il vate della divulgazione, ma era tuttavia già noto al pubblico. Soprattutto, e questo già da tempo, Mantegazza era un accademico di qualche peso, al contrario di Michele Lessona che, nonostante la maggiore età, aveva ottenuto solo da due anni la cattedra a Torino. Adele Masi Lessona, recensendo il romanzo di Mantegazza, esordiva tenendo evidentemente conto di tutto ciò e presen- tava il libro come «bellissimo». Proseguendo nell’argomentazione, tuttavia, l’autrice ri- nunciava alla diplomazia di circostanza per considerazioni più interessanti. In particolare, Adele Masi Lessona giudicava la «soluzione» proposta da Mantegazza in tema di malattie ereditarie (la tubercolosi di cui era affetta la protagonista era in quegli anni ritenuta una di queste) sostanzialmente inumana, oltre che poco realistica nelle misure proposte. Masi Lessona si chiedeva: come costringere «un quinto della popolazione in certi paesi e un trentesimo in altri al celibato forzato onde la razza umana non vada sempre più deterio- rando»? L’autrice poneva con forza l’accento su un tema importante e che nel Novecento sarebbe sfuggito di mano agli europei, con conseguenze apocalittiche (Adele Masi Lesso- na, “Un giorno a Madera” di Paolo Mantegazza, Nuova Antologia, 10, 1869, p. 400):

«Secondo questo concetto bisognerebbe fare nella specie umana quello che si fa colla specie degli animali domestici: non pensare che al miglioramento della razza. Questa teoria è troppo barbara: quasi quasi quella del signor Darwin, che ci vuol far discendere dalle scimmie, è preferibile perché non sappiamo se talvolta nelle loro solitarie foreste non compiono i loro amori spinte da una simpatia per così dire umana.»

Queste parole di Adele Masi Lessona sono una prova dell’acutezza con cui sapeva leggere gli scritti di Darwin e allo stesso tempo cogliere i messaggi spuri che potevano na- scondersi in un romanzo come quello di Mantegazza, che raggiungerà per molti decenni decine di migliaia di lettori.

Le cronache della Torino di fine Ottocento testimoniano un altro interessante aspetto dell’attività di Adele Masi Lessona: la sua assiduità nell’aprire la propria casa a letterati e

a scienziati insieme. In effetti, il dialogo tra ciò che oggi definiamo le «due culture» è un altro aspetto di cui si trovano tracce interessanti negli scritti divulgativi firmati «Michele Lessona». Autori come i Lessona si collocavano al crocevia tra scienza positiva ed etica, guidati da una forte vocazione educativa che accompagnava sempre i loro scritti. Fu la tradizione letteraria a offrire spesso ai Lessona i temi più appropriati per realizzare nei loro scritti divulgativi un ponte convincente fra scienza ed etica. Il programma educativo che traspare in molti dei loro scritti – testi in cui la dimensione scientifica, umanistica ed etica s’intrecciavano profondamente – era evidentemente il frutto della interazione tra un natu- ralista laico, evoluzionista e positivista, come Lessona, e Adele Masi, lettrice attenta degli scienziati che traduceva e recensiva, educatrice in prima persona di dieci figli e figlie, ma anche appassionata di letteratura internazionale, in particolare femminile, quasi certamen- te attenta alla cosiddetta «questione della donna», un tema dibattuto ovunque in quegli anni, in Europa come negli Stati Uniti. In Volere e potere, un libro di Lessona che, con

Cuore di Edmondo De Amicis e il Bel paese di Antonio Stoppani, fu in assoluto uno dei

titoli più di successo in Italia tra Otto e Novecento, Michele Lessona (o Adele Masi, non sappiamo) si soffermava sulla condizione femminile fin dalle prime pagine, dove analizza- va ruolo e finalità dell’istruzione popolare. Per Lessona, se si volevano risollevare davvero le sorti del paese, non si poteva prescindere da un’educazione delle donne. In una gerarchia ideale delle civiltà umane, non poteva fare a meno di notare che le zone più povere del glo- bo erano anche quelle dove la donna era meno rispettata e in quella classifica l’Italia stava purtroppo appena a metà strada. Invece, osservava Lessona (Volere è potere, p. 8):

«dove la donna è meno discosta dall’uomo, dove è chiamata meglio a partecipare alle fatiche di lui, dove ha larga parte nella vita pubblica, dove è più rispettata e più colta, si è nell’America del Nord. Ma siccome i critici dicono che non sono da pigliarsi esempi troppo lontani ed in paesi dove non è facile il riscontro e la conferma, gioverà dare un’occhiata a tal provincia d’Europa non troppo rimota, per esempio alla Svizzera.»

La vicina e allo stesso tempo lontanissima Svizzera, come già a Carlo Cattaneo quan- do si era occupato di istruzione popolare, forniva a Lessona il modello di una possibile organizzazione dell’istruzione per le donne. Tuttavia, il modello che più interessava il naturalista, era offerto dall’Inghilterra (Volere è potere, p. 10):

«E la donna inglese legge e studia e scrive e stampa, più che altra non faccia in qualsivoglia parte del mondo. Della trabocchevole quantità di libri che ogni anno si stampano in Inghilterra, di amene letture, di viaggi, di educazione, di scienze elementari, teoriche, applicate, popolari, buona porzione è fatta da femmine.»

Così, le società dove le donne avevano accesso alla scienza e contribuivano a divul- garla erano anche quelle dove la felicità del singolo era più a portata di mano (Volere è

potere, p. 10):

«E la famiglia inglese, non meno che l’americana del Nord e la svizzera e la tedesca, la famiglia, in una parola, presso tutte quelle nazioni dove più splende per coltura intellettuale la donna, è famiglia concorde, operosa, contenta, ricca di tutta quella felicità che è dato gustare su questa terra.»

Come per l’immagine di una scienza aperta all’arricchimento della letteratura e di altri campi del sapere, anche per la concezione del ruolo della donna nella società e in famiglia Adele Masi Lessona, traduttrice di Beecher Stowe, Mullock e Collins nonché lettrice di Brönte, doveva avere giocato un ruolo importante nel pensiero di Michele Lessona. Non sorprende dunque che tra i numerosi autori italiani di «scienza popolare» del periodo Les- sona si sia contraddistinto per le sue posizioni in merito all’istruzione femminile, convinto sostenitore della necessità di dare alla donna pari dignità e diritti che all’uomo. D’altra parte, il lavoro di coppia, come è emerso in alcune importanti ricostruzioni, era un aspetto tipico del lavoro di molti intellettuali e scienziati ottocenteschi, uno degli effetti dell’ac- cesso delle donne all’istruzione che coincise con una fase evolutiva peculiare del lavoro scientifico, ormai specialistico, ma spesso ancora realizzato nella casa-laboratorio dello scienziato o del divulgatore e traduttore, come nel caso di Michele Lessona.

Di Adele Masi Lessona ci restano purtroppo poche tracce, sufficienti tuttavia per af- fermare che la produzione editoriale a firma «Michele Lessona» nel settore della divulga- zione e delle traduzioni scientifiche fu in larga misura il frutto della lunga collaborazione tra Adele Masi e Michele Lessona. Si segnalano nell’elenco che segue, le traduzioni e gli scritti fin qui rintracciati e nei quali compare il nome di Adele Masi Lessona.

ELENCODELLEPUBBLICAZIONI

• VON WECKERLIN, Gli animali domestici, riproduzione, miglioramento, allevamento, opera tradotta in lingua francese dal signor P.S.I. Verheyn, traduzione italiana della signora A.M. Lessona, Torino, Unione-Tipografico Editrice, 1865.

• In ferrovia, cinque racconti di celebri autori inglesi, tradotti dalla signora A.M. Lessona, Mi-

lano, Editori della biblioteca utile, 1865.

• George FOWNES, Elementi di chimica esposti popolarmente, coll’aggiunta di un saggio delle applicazioni della chimica alla agricoltura. Prima traduzione italiana dall’originale inglese di A.M. Lessona, Milano, Editori della biblioteca utile, 1866.

• Accanto al fuoco, racconti di Wilkie Collins e dell’autore di John Halifax, tradotti dalla si-

gnora A.M. Lessona, Milano, Editori della biblioteca utile, 1868.

• Adele MASI LESSONA, “Un giorno a Madera” di Paolo Mantegazza, Nuova Antologia, 10, 1869, pp. 396-401.

• Charles LOUANDRE, L’epopea degli animali, traduzione della signora A.M. Lessona, Milano, F.lli Treves, 1874.

• A proposito di un tappeto, ossia Il governo della famiglia moderna, di Enrichetta Beecher

Stowe, traduzione libera dall’inglese di Adele Lessona, Milano, Treves, 1877.

FONTIARCHIVISTICHE

Fondo Michele Lessona, Archivio del Dipartimento di Biologia Animale, Università di Torino

(FML).

Fondo Michele Lessona, Famiglia Lessona Alberto, Torino.

Lettere di Adele Masi Lessona a George Perkins Marsh, George Perkins Marsh Papers, Univer- sity of Vermont.

FONTIBIBLIOGRAFICHE

Pnina G. ABIR-AM, Dorinda OUTRAM (a cura di), Uneasy careers and intimate lives. Women in

science, 1789-1979, with a foreword by Margaret W. Rossiter, New Brunswick, Rutgers

University Press, 1987.

Giambattista BENASSO, Materiali per una storia dell’evoluzionismo italiano. Da Bonelli a De

Filippi, Atti della Accademia roveretana degli Agiati, 14-15, 1976, pp. 3-106.

Marina BONIFETTO, Self-help all’italiana. L’opera di divulgazione di Michele Lessona, Atti della