• Non ci sono risultati.

conservate in convenzione presso la sezione paleontologica del Museo Regionale, come pure la collezione Bonarelli di Foraminiferi terziari del Borneo, oggetto di un altro im- portante studio in cui l’autrice ha istituito numerosi nuovi taxa.

Rosina Comerci studia anche i Molluschi del Mesozoico veneto e pugliese e del Bacino Terziario Piemontese: uno studio sui Molluschi di Masserano dà uno dei primi inquadramenti geopaleontologici del Pliocene biellese.

Si segnala inoltre l’interessante nota del 1935 dedicata alle pietre decorative e da co- struzione del Piemonte e alla loro utilizzazione.

ELENCODELLEPUBBLICAZIONI

• Fauna del Neo-Cretacico della Tripolitania. Celenterati, Memorie per servire alla descrizione

della Carta Geologica d’Italia, 8, 1921, pp. 1-23 (estratto).

• Subtilicyatus, nuovo genere di corallari, Bollettino del R. Ufficio Geologico d’Italia, 49, 11,

1922-23, pp. 1-5 (estratto).

• Coralli cenozoici della Cirenaica, Bollettino del R. Ufficio Geologico d’Italia, 50, 6, 1924-

25, pp. 1-28 (estratto).

• Foraminiferi del Senoniano della Tripolitania, Bollettino del R. Ufficio Geologico d’Italia,

51, 12, 1926, pp. 1-27 (estratto).

• Faunetta di corallari pliocenici dell’Isola di Rodi, Atti della R. Accademia delle Scienze di

Torino, 62, 1927, pp. 629-637.

• Contributo alla fauna turoniana di Calloneghe nel Cansiglio, Giornale di Geologia, Annali

del R. Museo Geologico di Bologna, 2, 1927, pp. 1-7 (estratto).

• Fauna del Neo-Cretacico della Tripolitania. Briozoi, Bollettino del R. Ufficio Geologico

d’Italia, 52, 12, 1927, pp. 1-28 (estratto).

• Alcionari del Bacino Terziario Ligure-Piemontesi, Memorie della R. Accademia Nazionale

dei Lincei, 2, 18, 1928, pp. 560-575.

• Coralli, R. Società Geologica Italiana, 6, 1928, pp. 203-208.

• Di alcuni Foraminiferi terziari dell’isola di Borneo, Bollettino della Società Geologica Italia-

na, 47, 1928, pp. 127-148.

• La fauna pliocenica di Masserano-Cossato (Biellese), Atti della R. Accademia delle Scienze di

Torino, 64, 1929, pp. 305-313.

• Di una nuova forma di Alcionario fossile della Collina di Torino, Bollettino della Società

Geologica Italiana, 48, 2, 1929, pp. 275-280.

• Sulle faune del Sopracretacico in Puglia con particolare riguardo a quella di S. Cesareo, Bollet-

tino del R. Ufficio Geologico d’Italia, 55, 7, 1930, pp. 1-35 (estratto).

• Corallari e Idrozoi del Giuralias della Somalia, Palaeontographia Italica, 32, 1931, pp. 49-

75.

• (con Carlo Fabrizio Parona), Somalica aenigmatica, Palaeontographia Italica, 32, 1931, pp. 77-80.

• Corallari-Zoantari fossili del Miocene della Collina di Torino, Palaeontographia Italica, 33,

1932, pp. 85-132.

• Su alcuni Corallari terziari della Cirenaica e della Tripolitania orientale, R. Accademia d’Ita-

lia, 1934, pp. 1-18 (estratto da «Missione della R. Accademia d’Italia a Cufra»).

• Coralli paleogenici dell’Isola di Rodi, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 70,

1934-35, pp. 411-429.

• I depositi marini pliocenici subalpini del Piemonte considerati in rapporto ai movimenti epiro- genetici postpliocenici, Atti R. Accademia delle Scienze di Torino, 70, 1934-35, pp. 447-

461.

• Pietre decorative e sculturali del Piemonte, Rassegna Mensile Municipale Torino, 8, 1935,

pp. 1-8.

• Due nuove forme del sottogenere Circe s.s., Giornale di Geologia, Annali del R. Museo Geo-

logico di Bologna, 10, 1935, pp. 1-4 (estratto).

• Corallari neogenici del Sahel eritreo, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 71,

1935-36, pp. 205-220.

• Di alcuni corallari dell’Eocene istriano, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 72,

1936-37, pp. 128-139.

• Contributo dato dai Corallari – durante i periodi geologici – alla formazione dei terreni calca- rei in Italia, Rivista Italiana di Paleontologia, 43, 1937, pp. 9-35.

• Coralli oligocenici e miocenici della Somalia, Palaeontographia Italica, 32 (suppl. 2), 1937,

pp. 265-301.

• Avanzi vegetali nel Miocene della Sirtica, Natura, 28, 1937, pp. 85-91.

• Sui generi Chaetetes FISCHER, Pseudochaetetes HAUG e Solenopora DYBOWSKY, Bol-

lettino del R. Ufficio Geologico d’Italia, 62, 1937, pp. 1-18 (estratto).

• Corallari fossili del giacimento di “Cerasa” presso Cessaniti (Vibo Valentia), Istituto geo-pa-

leontologico R. Università di Catania, 7, 1937, pp. 1-6 (estratto).

• Fossili in pozzo tubulare nel Pliocene di Brandizzo, Atti della R. Accademia delle Scienze di

Torino, 73, 1937-38, pp. 337-341.

• Corallari e Idrozoi giurassici dell’Ogadèn, Palaeontographia Italica, 32 (suppl. 3), 1938, pp.

1-9.

• Ancora sulla Somalica aenigmatica, Palaeontographia Italica, 32 (suppl. 3), 1938, pp. 11-

12.

• Nuovi contributi allo studio di Corallofaune della Tripolitania, Atti della R. Accademia delle

Scienze di Torino, 74, 1938-39, pp. 147-156

• Carlo Fabrizio Parona. Qualche ricordo della vita d’insegnante e di studioso, Giornale di Geo-

logia, 2, 13, 1939, pp. 67-79.

• Osservazioni paleontologiche su facies particolari del Cretacico della Tripolitania, Annuali del

Museo Libico di Storia Naturale, 2, 1940, pp. 157-164.

• Nuovo contributo allo studio di Corallofaune cenozoiche della Sirtica (Libia), Annuali del

Museo Libico di Storia Naturale, 2, 1940, pp. 203-210.

• Corallari e Idrozoi giurassici degli altipiani Hararini, Accademia Nazionale dei Lincei, 4, 1,

ELENCODELLECOLLEZIONI

• Foraminiferi senoniani della Tripolitania, studiati nel 1926 (nn. 3264-3323; Addenda nn.

16085-16978).

• Foraminiferi terziari del Borneo, studiati nel 1929 (nn. 3324-3388; Addenda nn. 16079-

16080).

• Celenterati miocenici della Cirenaica, studiati nel 1925 (nn. 8990-9023; Addenda n.

13930).

• Celenterati cretacei della Tripolitania, studiati nel 1921 (nn. 9024-9049). • Celenterati cretacei di Santa Cesarea, Puglia, studiati nel 1930 (nn. 9050-9071).

• Chaetetes e Solenopora mesozoiche (Celenterati e Alghe), studiati nel 1937 (nn. 9072-9100

e Addenda n. 40862).

• Celenterati del Bacino Terziario Piemontese, studiati nel 1930 e rev. Chevalier (1961). Parte

I (nn. 10067-10809).

• Briozoi (cretacei e quaternari) della Tripolitania, studiati da Parona nel 1923 e da Comerci

nel 1927 (nn. 10810-10944).

• Briozoi del Bacino Terziario Piemontese, studiati da Neviani nel 1895 e da Comerci (nn.

10951-10975).

• Molluschi pliocenici di Masserano, studiati nel 1929 (nn. 13378-13558).

• Celenterati terziari del Piemonte Parte II (grandi campioni), studiati da Osasco (1898) e da

Comerci nel 1930; materiale indeterminato (nn. 40100-40280).

FONTIARCHIVISTICHE

Archivio Storico dell’Università di Torino: Carriera Scolastica della Facoltà di Scienze MFN, n.

32, n. matr. 1424, p. 24; Verbali di Laurea della Facoltà di Scienze MFN dal 4.7.1902 al 14.4.1921, p. 153; Fascicolo personale.

E.F., B.M.1

1 Si ringraziano per la collaborazione nella stesura di questo profilo Emilia Cianci e Sarah

Glesaz della Biblioteca del DISTER, Paola Novaria dell’Archivio storico dell’Università di Torino, Marco Pavia e Maria Grazia Morando.

Maria Paola Gramegna nasce a Tortona, presso Alessandria, l’11 maggio 1887 da Maria Cristina Agosta e da Innocenzo Gramegna, che gestiva una piccola fabbrica di pasta. Nel 1901 lascia la sua città natale trasferendosi a Voghera per compiere gli studi secondari e qui si iscrive al R. Liceo classico Severino Grattoni, dove all’epoca insegnava il valente matematico Giuseppe Vitali, poi professore ordinario all’Università di Bolo- gna. Un attestato di merito rilasciatole dal preside nel 1906 per l’«esemplare diligenza e profitto» con cui aveva seguito l’ultimo trimestre testimonia, a fianco delle sue pagelle di quegli anni, l’ottimo rendimento scolastico che Gramegna mantiene per tutta la durata degli studi liceali. All’atto di conseguire la licenza, il 27 giugno 1906, Gramegna non ottiene infatti in nessuna materia una votazione inferiore a 8/10; in italiano, greco, storia, filosofia, matematica e fisica consegue il punteggio di 9/10 e in storia naturale quello massimo di 10/10.

Conseguito il diploma di maturità, Gramegna si trova però nell’impossibilità di pro- seguire gli studi a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia, composta da cinque figli e supportata economicamente, dopo la morte del padre, dai fratelli mag- giori di Maria: Paolo, pastaio come il padre, e Pietro, professore di violino. Nell’agosto del 1906, Gramegna inoltra la domanda per ottenere una borsa di studio al Collegio Ghislieri di Pavia e al Regio Collegio delle Province Carlo Alberto. Il 14 novembre del 1906, risultata vincitrice per concorso di una borsa di studio presso quest’ultima strut- tura, si iscrive al corso di laurea in Matematica dell’Università di Torino. Resterà ospite del Collegio delle Province per tutta la durata dell’Università, grazie al suo eccellente

curriculum.

Compagna di studi del geometra algebrico Alessandro Terracini, Gramegna è allieva di Giuseppe Peano nei corsi di Calcolo infinitesimale e di Analisi superiore, nei quali ri- porta rispettivamente le votazioni 30/30 e lode e 30/30, ed è una studentessa di promet- tente talento, che coniuga la passione per la matematica astratta con quella per le scienze, tanto da decidere di seguire due corsi liberi di Chimica agraria e di Chimica fisica.

Conseguita la licenza in Matematica nel 1908, Gramegna si laurea il 7 luglio 1910 con il massimo dei voti (110/110), discutendo la tesi intitolata Serie di equazioni diffe-

renziali lineari ed equazioni integro-differenziali sotto la guida di Peano e presentando

tre sottotesi: Movimenti a traiettorie sferiche, Osservazioni sulle equazioni dell’idrostatica e

sulle congruenze di curve e Differenza fra la lunghezza del perimetro di una sezione normale

1887-1915

perpendicolare al meridiano in più punti di latitudine ϕ e la intera geodetica che inviluppa il parallelo di latitudine ϕ.

Il tema per la dissertazione di laurea suggeritole da Peano, di assoluta avanguardia per la matematica dell’epoca, consisteva nello stabilire le risolventi per i sistemi infiniti di equazioni differenziali lineari e per alcuni tipi di equazioni integro-differenziali. La ricerca condotta nella tesi, andata purtroppo perduta a seguito nelle travagliate vicende dell’Ar- chivio Storico dell’Università di Torino, è di grande rilievo per l’originalità dei problemi in essa affrontati e per le tecniche dimostrative adoperate, connesse ai metodi vettoriali- omografici propugnati da numerosi allievi di Peano. I risultati ottenuti dalla sua allieva erano a tal punto soddisfacenti che, ben quattro mesi prima dell’esame di laurea, nella seduta del 13 marzo 1910, Peano li presentava all’Accademia delle Scienze di Torino. La nota, estratta dalla tesi e intitolata Serie di equazioni differenziali lineari ed equazioni inte-

gro-differenziali (Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 45, 1910, pp. 469-491),

costituirà l’unica pubblicazione di Gramegna. In essa l’autrice applica il metodo delle approssimazioni successive per provare il teorema di esistenza e unicità della soluzione per sistemi infiniti di equazioni differenziali lineari, fornendo l’estensione dell’analogo risultato ottenuto da Peano per sistemi di n equazioni nell’articolo Integrazione per serie

delle equazioni differenziali lineari (Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 22,

1887, pp. 437-446; Mathematische Annalen, 32, 1888, pp. 450-456). L’obiettivo che Gramegna si prefigge è quello di dimostrare il seguente teorema:

sia A=

( )

a L(l∞)

ij , allora la serie esponenziale

e

At converge, e la funzione

) ) (( )) ( (xk t k N eAt xk k N

ta ∈ = ∈ è l’unica soluzione del sistema:

� � � � � � � � � � � � � + + + + = + + + + = + + + + = ... ... ) ( ... ) ( ) ( ... ... ) ( ... ) ( ) ( ... ) ( ... ) ( ) ( 2 2 1 1 2 2 22 1 21 2 1 2 12 1 11 1 t x u t x u t x u dt dx t x u t x u t x u dt dx t x a t x a t x a dt dx n nn n n n n n n n

con le assegnate condizioni iniziali (x1(0)=x01,x2(0)=x02,...,xn(0)=x0n,...).

A tal fine la giovane matematica estende in modo naturale la teoria dei «complessi di ordine n», cioè dei vettori a n componenti, definendo ad esempio il limite di un com- plesso infinito funzione di una variabile reale t e la derivata rispetto a quella variabile, e getta le basi della teoria delle sostituzioni o trasformazioni lineari di complessi infiniti, introducendo nel loro spazio la norma del sup, definendo l’esponenziale di una sostitu- zione e dimostrando la convergenza uniforme della serie esponenziale.

a a

a a

a

Nella sezione finale della nota, Gramegna utilizza inoltre la notazione matriciale e il simbolismo logico per risolvere alcuni tipi di equazioni integro-differenziali, già studiati dal matematico svedese Ivar Fredholm e da Vito Volterra, e rilevanti per le loro applica- zioni alla fisica matematica. Al termine del suo lavoro inserisce, indubbiamente su invito di Peano, una significativa nota a piè di pagina in cui rileva l’originalità della sua ricerca (Gramegna 1910, pp. 490-491):

«Nella nota V. Volterra, Questioni generali sulle equazioni integrali ed integro-

differenziali, R. Accademia Lincei, 20 febbraio 1910, l’autore indica il procedimento

col quale possono trasportarsi le considerazioni svolte nel caso dei limiti variabili e in quello più generale dei limiti costanti. Recentissimamente il Moore dell’Università di Chicago nell’Introduction to a Form of General Analysis 1910, tratta coi metodi e coi simboli della logica matematica (pag. 11) le equazioni integro-differenziali. Però mi pare che tutti i risultati contenuti nel presente mio scritto siano nuovi, come pure i metodi per trovarli, cioè l’esponenziale d’una sostituzione e la sua mole, che permette di riconoscere la convergenza assoluta di questa serie, come per le serie comuni.»

L’utilizzo di concetti innovativi – fra cui quelli della teoria delle matrici infinite e degli operatori lineari definiti su spazi funzionali – e l’approccio formale intrinseco con- feriscono un taglio di raffinato rigore e di spiccata modernità allo studio di Gramegna e i risultati che stabilisce costituiscono un precedente importante della moderna applicazio- ne dell’algebra lineare e della funzione esponenziale allo studio dei sistemi di equazioni differenziali, che grande sviluppo avrà nell’analisi funzionale del Novecento. In effetti, nel 1894 il matematico francese Henri Poincaré aveva già affrontato con successo proble- mi inerenti sistemi infiniti a infinite incognite, ma si era limitato ad approfondire solo al- cuni casi particolari. Gramegna, invece, ricorre a metodi e tecniche analitiche di elegante generalità, riallacciando il suo lavoro da un lato alla tradizione degli studi sulle operazioni distributive avviata a Bologna da Salvatore Pincherle, dall’altro alle conquiste dell’analisi generale di Eliakim H. Moore e alla teoria degli spazi funzionali di dimensione infinita, il cui studio sarà successivamente approfondito dalla scuola francese, in particolare da Frédéric Riesz e da Maurice Fréchet, e da quella polacca di Stefan Banach.

La struttura della nota di Gramegna e i riferimenti interni in essa inseriti ai saggi di Helge Von Kock, Eliakim H. Moore, David Hilbert, Ivar Fredholm, Henri Poincaré e Vito Volterra consentono del resto di ricavare preziose informazioni sull’insegnamento di Analisi superiore tenuto per incarico dal suo maestro Peano nel biennio 1908-1910. Da questo articolo è infatti possibile desumere l’attenzione scrupolosa e costante con cui quest’ultimo si teneva aggiornato sulle più recenti pubblicazioni, sottoponendole all’attenzione critica dei suoi allievi, e le modalità con cui avviava i giovani alla ricerca originale. Convinto che il corso di Analisi superiore dovesse conservare un forte legame con quello propedeutico di Calcolo infinitesimale, a costo di rinunciare al taglio rigida- mente monografico prediletto da numerosi suoi colleghi come Enrico d’Ovidio, Guido Fubini ed Ernesto Pascal, Peano proponeva ai suoi studenti temi di ricerca che avevano stretta attinenza con quelli affrontati a lezione a partire dalla lettura del Formulario di

Matematica e forniva loro un ampio bagaglio bibliografico di cui tener conto in fase di

avvio dei loro studi. Nel caso della ricerca di Gramegna la base di partenza è costituita dai paragrafi del Formulario sui complessi di ordine n, enti di cui Peano, a partire dal 1887,

aveva sempre più enfatizzato l’efficacia sia in sede didattica sia nell’ambito dell’attività di ricerca. L’obiettivo non era affatto quello di spigolare l’esposizione che il Formulario offriva di questa teoria, cesellandone dettagli marginali di forma e contenuto, bensì quel- lo di fornirne una generalizzazione, ai complessi di ordine infinito, che avrebbe potuto a sua volta essere accolta in una nuova edizione del Formulario e costituire il punto di avvio per ulteriori approfondimenti. Si trattava quindi di un vero avviamento dei giovani alla ricerca, sì atipico, ma potenzialmente assai fecondo, in quanto destinato a imple- mentarsi progressivamente, grazie all’arricchimento e all’aggiornamento vicendevole sui fronti della ricerca e della didattica. Il percorso di creazione di una Scuola di analisi sotto la guida di Peano sarà purtroppo interrotto nel 1910 a causa dell’ostilità di alcuni suoi colleghi in Facoltà e ne restano tre sole «tappe»: una nota sul calcolo delle differenze finite di Margherita Peyroleri (Relazioni fra calcolo delle differenze e Calcolo differenziale, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 44, 1908-1909, pp. 881-904), l’articolo di Gramegna (1910) e una memoria del suo compagno di corso e coetaneo Vincenzo Mago sulla teoria dei fini (Teoria degli ordini, Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino, s. 2, 44, 1912-1913, n. 8). Si tratta di ricerche, tutte svolte nell’ambito dei corsi di Analisi superiore del 1908-1910, accomunate dall’obiettivo di mostrare l’utilità del- l’applicazione dei metodi della logica simbolica in ambiti diversi da quello della critica dei fondamenti, e in particolare in quello dell’analisi matematica.

Pur essendo citato da Francesco Tricomi (1962, p. 61), Giulio Vivanti (1916, p. 378) e Vito Volterra (1930, p. 168), recensito con favore dal tedesco Otto Toeplitz (1910, p. 388) e menzionato nella prestigiosa Encyklopädie der Mathematischen Wissenschaften nel 1927 (p. 1478) per l’innegabile rilievo dei suoi contenuti matematici, l’articolo di Gra- megna riceve poca risonanza. Le ragioni dell’oblio in cui cade per lunghi anni sono da individuarsi essenzialmente nell’uso massiccio e a tratti esclusivo del linguaggio logico- simbolico di Peano, che rende arduo seguire nei dettagli le dimostrazioni. L’applicazione dell’ideografia allo studio di un problema di matematica superiore è invece vivamente apprezzata in seno alla Scuola di Peano e questo aspetto è ad esempio considerato uno degli elementi di maggior pregio dell’articolo dall’allievo e assistente di Peano, Giovanni Vacca, che nell’aprile del 1910 scrive a Peano (Osimo 1992, XIII bis):

«Ho avuto intanto la grande soddisfazione di leggere la nota della Signorina Maria Gramegna sulle equazioni differenziali ed integro-differenziali. È veramente importante. Il prof. Volterra a Roma mi aveva fatto leggere il manoscritto delle sue

Questioni generali etc. (20 Febbr. 1910), e subito io ero rimasto colpito dalla profonda

analogia che il suo procedimento aveva con quello delle integrazioni successive. La nota della Signorina Gramegna mette ben in rilievo di qual natura sia questa connessione. E le dimostrazioni rese tanto semplici dalle notazioni veramente felici, non potrebbero essere più belle.»

Quella di Gramegna è, come si è accennato sopra, l’ultima ricerca di Analisi superiore condotta sotto la supervisione di Peano: a distanza di pochi giorni dalla presentazione della nota, il matematico cuneese attraversa infatti uno dei momenti più difficili della sua vita accademica. Nella seduta di Facoltà del 17 marzo 1910, i geometri algebrici Corrado Segre e Gino Fano e il fisico-matematico Carlo Somigliana lo attaccano duramente, rite-

nendolo inadeguato a tenere l’insegnamento di Analisi superiore, a causa della scelta di utilizzare il Formulario di Matematica e il linguaggio logico nelle sue lezioni. Nasce così un forte scontro in Facoltà che acuisce la frattura fra la scuola di Peano e quella di Geo- metria algebrica diretta da Segre, e si conclude nel 1911 con l’allontanamento definitivo di Peano dal corso di Analisi superiore. Tale insegnamento sarà affidato a Guido Fubini, un docente che, secondo le parole di Peano, «ha dato prova di non essere al corrente dei di lui lavori, che segue altro indirizzo, e dà luogo così a un completo distacco fra i due inse- gnamenti di Calcolo Infinitesimale e Analisi Superiore» (ASUT, Facoltà di Scienze MFN, VII, 83, Verbale dell’11 marzo 1915). Peano perde quindi la possibilità di indirizzare alla ricerca altri allievi e questa decisione, vissuta con amarezza, influirà sul cambiamento dei suoi interessi di studio e contribuirà all’isolamento e al declino della sua scuola.

Mentre per Peano si apre, nella primavera del 1910, una nuova fase della sua attività scientifica, caratterizzata da un impegno più intenso nell’ambito della didattica matema- tica e della linguistica, Maria Gramegna si diploma il 19 luglio 1910 con pieni voti legali (punti 38/40) alla Scuola di Magistero, nella sezione di Matematica, presentando una dissertazione dal titolo Area della zona sferica e della sfera.

Intraprende quindi la carriera di insegnante nella scuola secondaria e nell’ottobre del 1910 si trasferisce in Abruzzo per prendere servizio alla Regia Scuola Normale di Avezzano, dove le viene assegnata una supplenza temporanea di matematica e scienze. Risultata vincitrice del primo concorso a cui partecipa per le Scuole Normali Femminili, il 16 novembre dell’anno successivo è nominata Straordinaria di matematica nel medesi- mo istituto. Dal 1910 al 1912 affiancherà costantemente alla sua attività didattica nella Scuola Normale, le supplenze di matematica nelle cinque classi del ginnasio di Avezzano. Sono anni di intensa attività per Gramegna, e tuttavia ella non interrompe i contatti con l’ambiente torinese e con il suo maestro Peano, che la ringrazia con affetto nell’articolo

Le definizioni in matematica per avergli fornito alcune indicazioni storiche e citazioni di

Aristotele e di Pascal (Peano, Le definizioni in matematica, Arxivs de l’Institut de ciencies, Barcelona, 1911, 1, pp. 70).

Ad Avezzano Gramegna si fa apprezzare per le sue qualità, tanto che il 26 novembre 1912 il Consiglio comunale della città le affida per l’anno 1912-1913 la direzione del Convitto annesso alla R. Scuola Normale. Nel luglio le viene concesso, dietro sua richie- sta, il trasferimento a Piacenza, una sede più vicina alla sua città natale, ma il 24 ottobre del 1913, come si desume dal suo Stato di servizio, Gramegna inoltra una contro-do- manda di trasferimento da Piacenza ad Avezzano (Archivio di Stato, Avezzano, Stato

Personale di Maria Gramegna 1913-1915, ff. 9-11). Qui muore tragicamente insieme alla

madre, che aveva portato ad abitare con sé, il 13 gennaio del 1915, vittima del violento terremoto che sconvolge la Marsica.

La notizia della sua morte raggiunge presto Torino e desta profonda commozione nella Scuola di Peano. Quest’ultimo scrive a Roma, al collega Roberto Marcolongo, il 24 gennaio seguente (Roero 2001, p. 69):

«Purtroppo la cosa è come Ella scrive. La Maria Gramegna rimase ad Avezzano, ove fu nominata direttrice della scuola, o del convitto. Fece venire a coabitare seco la vecchia madre. E amendue rimasero sotto le macerie del terremoto. Due fratelli, residenti in Tortona, loro paese nativo, si recarono ad Avezzano, e ritornarono senza notizie della

sorella e della madre. Ella era amata da tutto il paese, e questa è la ragione per cui non si era mossa di là. Povera signorina!»