2. Didattica del latino
2.3. Metodo induttivo
Con l’obiettivo di rendere gli studenti maggiormente flessibili e padroni delle proprie competenze, durante il progetto sono stati impiegati svariati approcci (cap. 3) e strumenti (cap. 4), l’impiego dei quali è avvenuto all’in- terno di una cornice metodologica di riferimento di ca- rattere induttivo.
Il metodo induttivo è stato scelto perché garante di un “percorso di scoperta” (Lo Duca, 2008) che riprende le fasi del problem solving (v. 3.9): parte da una rileva- zione, per esempio un interrogativo linguistico, passa attraverso la formulazione di ipotesi e la verifica delle stesse e giunge alla definizione di una regola. Consiste nello spiegare la norma attraverso l’uso e non l’uso at- traverso la norma.
La sua applicazione è avvenuta principalmente all’in- terno delle attività assegnate per casa (flipped clas- sroom): allo studente è stato presentato un argomento nuovo sul quale è stato invitato a riflettere autonoma- mente, per esempio tramite esercizi o paralleli guidati in grado di coinvolgere i concetti precedentemente af- frontati; in seguito, l’argomento è stato ripreso in clas- se all’interno di una discussione collettiva (collabora- tive learning) che ha visto il docente porsi nel ruolo di facilitatore.
In altri casi, quando l’introduzione degli argomenti è av- venuta direttamente in classe, le modalità di erogazio- ne si sono basate sulla tipologia degli stessi: nel caso degli argomenti di grammatica è stata data centralità agli esempi dai quali poi sono state estrapolate le rego- le (Fig. 3) nel caso degli argomenti di civiltà e letteratura sono stati impiegati alcuni strumenti digitali o si è cer- cato di effettuare richiami fortemente contestualizzati. In questo modo gli studenti non hanno mai ricevuto passivamente “pacchetti di conoscenze già struttura- ti” ma sono stati coinvolti nella costruzione delle proprie conoscenze grazie alla messa in funzione di quelle ca- pacità di base tipiche del metodo induttivo, come l’os- servazione, la classificazione, il confronto, l’ordinamen-
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to, l’inclusione e la categorizzazione (Lo Duca, 2008)16. Si segnala che anche gli obiettivi specifici di apprendi- mento riportati nelle Indicazioni Nazionali del 201017 (v. 2.2) indicano che “in vista di un precoce accostamen- to ai testi, un’interessante alternativa allo studio tradi- zionale della grammatica normativa è offerto dal cosid- detto ‘latino naturale’ (metodo natura)18, che consente un apprendimento sintetico della lingua, a partire pro-
16 n.d.r.: mi permetto di allargare la riflessione di Maria Giuseppa Lo Duca, relativa alla grammatica, a tutti gli argomenti - non solo linguistici - toccati dalla sperimentazione.
17 MIUR, Schema di regolamento recante “Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all’articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, in relazione all’articolo 2, commi 1 e 3, del medesimo regolamento”.
18 “Latino naturale” o “metodo natura” sono da intendersi come sinonimi di “metodo induttivo”. prio dai testi”.
2.3.1. Metodo Ørberg (o induttivo-contestuale)
In questo contesto, merita attenzione particolare De vita Alypiae, cioè un’esperienza di digital storytelling che ha dominato la seconda parte del progetto (v. 4.4). La stesura dei capitoli della storia si è infatti configura- ta come applicazione del metodo induttivo adoperato
Figura 3. Slide di
introduzione di un
argomento grammaticale attraverso il metodo induttivo (UDA A).
Didattica del latino
18 dal latinista danese Hans Henning Ørberg (1920-2010). Ørberg è noto per la svolta che diede alla didattica del latino dalla metà degli anni cinquanta, tanto che oggi si è soliti parlare, per questa specifica applicazione del metodo induttivo, di “metodo Ørberg”. La sua opera, Lingua Latina per se illustrata, si sviluppa in segui- to all’esperienza dell’autore come docente di inglese presso il Naturmetodens Sproginstitut di Copenhagen, dal 1953 al 1961. Fu lì che egli entrò in contatto con una metodologia didattica per le lingue basata sul tenta- tivo di riprodurre l’apprendimento “naturale”, cioè in analogia con le modalità in cui i bambini apprendono la lingua materna (Ørberg, 1975). Il trasferimento di que- sta metodologia alla didattica del latino avvenne nelle prime edizioni dell’opera, la cui ultima versione è quel- la pubblicata in prima edizione nel 1990 (Ørberg, 2010), composta di due volumi: un corso introduttivo (Familia Romana) di 35 capitoli e un corso avanzato (Roma ae- terna) di 21 capitoli.
In Familia romana, gli studenti hanno modo di segui- re le vicissitudini di un nucleo familiare del II seco- lo d.C. (Fig. 4), in un fitto intreccio costruito in modo accattivante che consente l’apprendimento gradua- le non solo della strutture linguistiche ma anche di in- formazioni sulla vita quotidiana, sulle tradizioni roma- ne, sulla storia, la leggenda, il mito, la religione (Ricucci, 2013). Familia romana ricorre a un testo narrativo, una sorta di “romanzo” in latino, che permette di ricava- re le nozioni in maniera induttiva dalla lettura del te-
19 Alypia è alle prese con la schola, con un’amica innamorata appassionata di Catullo, con la scoperta di congegni meccanici straordinari, con la preparazione di discorsi da tenere in pubblico, persino di fronte all’imperatore Adriano in persona. Per approfondire: par. 4.4 o http://www.didatticadigitale.org/alypia.
sto, attuando così un processo di apprendimento at- tivo (Preti, 2015). Questo vale in particolar modo per la grammatica, in quanto il metodo induttivo propone una “riflessione” sulla lingua al fine di scoprirne la regolari- tà, ma anche per il lessico, la cui memorizzazione è fa- cilitata dalle illustrazioni e dalla sua introduzione gra- duale (20% di vocaboli nuovi per ciascun capitolo), e per gli aspetti culturali, presenti nel significato stesso delle parole. A corredo del testo, ciascun capitolo pre- senta una lezione di grammatica, tre esercizi (vocabo- lario, grammatica, contenuto) e la lista dei termini nuo- vi incontrati nella lettura. Il volume è poi completato da un vocabolario di 1500 parole e dalla trattazione es- senziale della morfosintassi. Il secondo volume, Roma aeterna, rappresenta invece un’antologia di testi d’au- tore più o meno adattati e sempre corredati da eserci- zi e vocabolario (Ricucci, 2013).
De vita Alypiae (v. 4.4) ripropone il “metodo Ørberg” in
una forma più interattiva sfruttando le potenzialità del
digital storytelling (v. 3.3). Rispetto a Familia Roma-
na, la vicenda narrata è più vicina alla sensibilità dei suoi destinatari, ovvero gli studenti adolescenti del XXI secolo, ed è stata formulata proprio secondo le esi- genze di questa realtà extra-testuale19, favorendo così un processo di immedesimazione. Inoltre, il testo non parte da un livello zero ma da quello al quale si presup- pone che gli studenti siano arrivati al termine del primo quadrimestre del secondo anno: solo in questo modo ne è stato possibile un impiego immediato. Al contra-
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rio, riprendono chiaramente la struttura di Familia Ro- mana: l’impostazione come un “romanzo” in latino; l’o- biettivo, cioè fornire con metodo induttivo una serie di conoscenze grammaticali, storiche e culturali; il cor- redo, ovvero l’iconografia, gli esercizi finalizzati all’ap- prendimento del vocabolario, delle strutture gramma- ticali e del contenuto di ciascun capitolo, il glossario e le schede grammaticali, offerte in questo caso tramite CiceroBot (v. 4.3). Per i contenuti erogati tramite i ca- pitoli di De vita Alypiae e per le specificità relative alle
Figura 4. I protagonisti di
Familia Romana (Ørberg,
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possibilità offerte nell’ambito del digital storytelling si rimanda al par. 4.4.