La maggior parte delle maestranze indagate finora sono di origini piemontesi ed avevano collaborato con il D’Andrade per la realizzazione del Borgo; erano però presenti altri espositori di oggetti neomedievali, provenienti anche dal resto dell’Italia. È il caso di Adolfo Bauer, artigiano fiorentino che proponeva, all’interno della settima classe – “Industrie degli utensili e dei mobili in legno” – un campionario di “mobili e mobili artistici”110. Alcune informazioni aggiuntive sono contenute nella rassegna del Bellinzoni alla galleria del mobilio: l’intagliatore viene difatti definito “ad uso antico”, in evidente riferimento alla sua produzione artistica, che viene brevemente recensita111. Tra le opere presenti, piene di “ghirigori e figure”, spicca in particolare un seggiolone in stile “gotico-francese”, particolarmente apprezzato dall’articolista, che non esita a definirlo “d’una bellezza fuori discussione”: si può quindi ragionevolmente supporre che l’artigiano si occupasse prevalentemente di stili storici, tra cui appunto il neogotico112. È interessante rilevare come l’opera sia definita dal Bellinzoni gotica francese, e quindi assimilata dal punto di vista stilistico agli arredi della Rocca.
All’interno dell’articolo non è riportata alcuna incisione che permetta di identificare con maggior precisione il gusto del seggiolone, né sono presenti altri riferimenti alla produzione del Bauer; tuttavia, grazie allo spoglio delle pubblicazioni relative alle precedenti Esposizioni Generali, è stato possibile individuare la sua presenza a Milano, in occasione della mostra del 1881. A tale evento l’intagliatore presentò alcuni arredi, componenti un salotto, che ottennero le lodi del Corona: intagliati ed intarsiati in avorio, riproducevano perfettamente lo stile “antico toscano puro ed aggraziato”, al punto da richiamare l’attenzione “non solo degli intelligenti, ma anche dei profani”113
. La descrizione compiuta dall’autore – il quale, più avanti, fa riferimento ad una “specchiera a fiori”114
– porta ad ipotizzare che si trattasse di un ambiente di gusto neorinascimentale, con il quale si tendeva ad identificare lo stile toscano115; purtroppo tale possibilità non sembra trovare conferma o smentita nella Guida del Visitatore dell’esposizione, nella quale si fa semplicemente riferimento all’abilità esecutiva: l’avorio è
110
L’Esposizione Generale Italiana, cit., 1884, p. 588; si rimanda anche all’Appendice documentaria. 111 Cfr. BELLINZONI, 1884, p. 134; si veda inoltre l’Appendice documentaria.
112 BELLINZONI, 1884, p. 134. 113 CORONA, 1881, p. 194. 114
“È bellissimo il salotto di Adolfo Bauer di Firenze dai mobili intagliati e intarsiati in avorio con perfetta imitazione dell’antico toscano puro ed aggraziato. Lo stipo, la scrivania, le sedie, la specchiera a fiori, tutto è lavorato con tanta raffinatezza di gusto da imporsi non solo agli intelligenti, ma anche ai profani”. Ivi, p. 194. 115 Sullo stile neorinascimentale nelle esposizioni ottocentesche si veda M. PICONE PETRUSA, Il
156
stato difatti colorato per simulare la tecnica del mosaico a pietre dure, decorando – tra gli altri – uno stipo con gli stemmi di alcune città italiane116
.
Nonostante l’apprezzamento dimostrato dalle pubblicazioni dell’epoca, non si hanno molte testimonianze sulla figura di Bauer: i soli due profili biografici ricostruiti dagli studiosi odierni – nello specifico da Chiarugi e da Colle – si limitano a citare gli eventi espositivi a cui partecipò l’intagliatore117. L’unico dato interessante è la presenza del Bauer, a detta del
Chiarugi, tra le migliori botteghe di mobilia nella Statistica industriale della provincia di Firenze del 1895, elemento che porta a supporre che l’artigiano avesse un discreto successo, anche commerciale, come sembra confermare l’Indicatore generale di Firenze118
. Adolfo Bauer è difatti citato all’interno del repertorio, anche se risulta inserito tra gli antiquari, nella sezione “Gallerie di quadri e Belle Arti”; non sembra trattarsi di un refuso, il redattore specifica difatti che possiede una galleria ed è fornitore del duca di Aosta119.
A meno che non si tratti di un caso di omonimia – possibilità esclusa abbastanza facilmente, vista la particolarità del cognome – l’unica ipotesi verosimile è che l’intagliatore conducesse le due attività in parallelo, occupandosi sia di antiquariato che della produzione di mobili in stile. Tale supposizione, se confermata, porterebbe alcuni elementi di riflessione di indubbio interesse: il confronto tra antico e moderno avrà sicuramente costituito uno spunto per il Bauer, il quale, considerato il mestiere di antiquario, si suppone possedesse discrete conoscenze storico-artistiche; tali nozioni si saranno probabilmente rispecchiate negli arredi da lui realizzati, che avranno sicuramente subito l’influenza delle collezioni esposte nella galleria. Mancando di qualunque elemento certo si tratta ovviamente di mere supposizioni, per poterle confermare sarebbe necessario identificare almeno uno dei mobili presentati alle esposizioni, confrontandolo con gli oggetti presenti sul mercato antiquario fiorentino del secondo Ottocento.
116 “[…] la camera di A. Bauer (Firenze) completa con stipo, scrivania, sedie, e qui notammo gli intarsi in avorio colorato che simulano le pietre dure e sembrano veri mosaici: uno stipo cogli stemmi a colori di Firenze, di Roma e di Milano, ne è bellissimo esempio”. Esposizione Industriale Italiana del 1881 in Milano. Guida, cit., 1881, p. 85.
117 Oltre alle esposizioni di Milano e Torino Bauer fu presente a quella Universale di Anversa (1885), a Firenze nel 1887 ed all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-1892. Cfr. CHIARUGI, 1994, p. 413; COLLE, 2007, p. 428.
118 CHIARUGI, 1994, p. 413.
119 “Bauer Adolfo, antiquario, con galleria, fornitore di S. A. Reale il duca d’Aosta, p. Frescobaldi, 5 e lungarno Guicciardini, 1”. Indicatore generale della città di Firenze amministrativa commerciale, artistico, industriale e
157
Étagère di Luigi Gasperini.
Nella medesima categoria del Bauer è presente Luigi Gasperini, del quale si è già parlato in precedenza. Attivo nella Rocca Medievale, dove eseguì alcuni arredi per la Sala da pranzo e la Cappella, espose anche nella sezione del mobilio, sebbene non vi sia traccia ufficiale della sua presenza. Il Catalogo ufficiale difatti non inserisce l’intagliatore tra gli espositori della categoria, limitandosi a citarlo nella sezione di Storia dell’Arte, corrispondente al Castello Medievale; eppure il Belinzoni nomina il Gasperini nella sua rassegna, citando alcune opere da lui realizzate120. Probabilmente l’assenza dell’artigiano dal catalogo è dovuta ad un refuso
dei redattori: gli espositori sono elencati in ordine alfabetico, e salta subito all’occhio la presenza di un certo Cesare Gasparini, mobiliere milanese presentatosi in collaborazione con Rodolfo Villa121. Considerando il cognome molto simile dei due artigiani, e la medesima
tipologia di oggetti presentati, è molto probabile che i compilatori dell’elenco abbiano involontariamente tralasciato Luigi Gasperini.
Non avendo alcun riferimento ufficiale nel catalogo è stato necessario ricorrere ai periodici coevi all’esposizione: come detto in precedenza, il resoconto del Bellinzoni cita gli arredi presentati dal Gasperini, tra i quali spicca una scaffalatura di gusto medievaleggiante. La definizione stilistica in realtà è particolarmente significativa, perché pone l’opera in rapporto sia con il seggiolone del Bauer che con gli arredi esposti alla Rocca: l’étagère è difatti “di quel gotico tanto caro a D’Andrade, ad Avondo, a Pastoris, e popolarizzato ora dal castello Medioevale”, e “fa concorrenza” allo stallo del fiorentino122. Sembrerebbe quasi che la Rocca
sia assurta a riferimento stilistico già nel corso dell’esposizione stessa, divenendo una sorta di simbolo del neomedievalismo più scientifico. Riveste inoltre un certo interesse la contrapposizione, da parte del Bellinzoni, dell’étagère allo stallo di Bauer, come se fossero stilisticamente affini; in effetti l’opera del fiorentino era stata indicata dall’articolista in stile “gotico-francese”, ed il richiamo, per il mobile del Gasperini, al gotico di matrice dandradiana porta ad ipotizzare un’interpretazione simile dello stile da parte dei due artigiani.
Come nel caso precedente, anche per l’opera del Gasperini manca un’incisione che fornisca un appiglio sia per l’analisi stilistica che per l’individuazione dell’oggetto nelle collezioni contemporanee. Una delle possibili destinazioni dell’étagère potrebbe essere costituita dalle residenze sabaude: il Fondo della Real Casa contiene difatti un elenco degli acquisti effettuati
120 “GASPERINI Luigi, Torino. – Una sedia baronale ed un altare scolpito”. L’Esposizione Generale Italiana, cit., 1884, p. 2.
121 “GASPARINI Cesare e VILLA Rodolfo, Milano. – Mobili diversi”. Ivi, p. 590. 122 BELLINZONI, 1884, p. 134.
158
dai sovrani nel corso dell’Esposizione Generale del 1884, dove è citato un “buffet de 1400” di Luigi Gasperini, costato ottocento lire123. Sfortunatamente l’inventario non contiene
indicazioni circa la destinazione degli oggetti acquisiti, risulta quindi difficile individuare con precisione la sede a cui il mobile fu inviato; in caso contrario si sarebbe potuto rintracciare per verificare se si trattava dell’étagère citato dal Bellinzoni.
123 A.S.T., Fondo Real Casa, mazzo 8436, Primo elenco degli acquisti fatti dalle LL. M. M. alla Esposizione Generale Italiana in Torino – 1884.
159