L’impatto dell’allargamento sull’economia dell’Unione europea è stato significativo in quanto, un mercato più grande ed integrato favorisce la crescita economica sia dei nuovi Stati membri sia di quelli vecchi.
La Commissione, in occasione del Trattato di adesione, aveva stimato che l’ingresso dei nuovi Stati avrebbe incrementato, per l’Unione, fino all’1% la crescita annua extra di ogni nuovo Paese nel corso dei primi dieci anni successivi all’adesione.
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V. Sent. 6 - 10 - 1982, in causa 283/81, SRL Cilfit e Lanificio di Gavardo SPA contro
Ministero della Sanità, in Raccolta 1982, p. 3415 ss.; in questa sentenza la Corte afferma che
il giudice nazionale deve interpretare il diritto comunitario, tenendo in debita considerazione il carattere multiliguistico dello stesso, avvalendosi dell’ausilio della Corte attraverso il rinvio in via pregiudiziale.
Inoltre, il mercato unico ampliato ha offerto e offrirà alle società competitive dell’Unione maggiori opportunità imprenditoriali, ha creato nuovi posti di lavoro e ha generato un gettito fiscale che i governi dovranno impiegare a favore di programmi prioritari225.
Gli accordi commerciali, volti a spianare la via all’adesione, hanno eliminato la maggior parte delle restrizioni, quali i dazi e i contingenti sulle esportazioni nell’Unione. Per di più, i nuovi Stati membri rappresenteranno, ancora, mete importanti per gli altri Stati membri dell’Unione europea, così allo stesso modo per le loro esportazioni di capitali e di beni di consumo. Alcuni di tali investimenti ed esportazioni verranno impiegati per migliorare le infrastrutture dei nuovi Stati membri e per lo sviluppo delle strade nazionali secondo direttrici est-ovest, in aggiunta a quelle già presenti in direzione nord- sud. In altri termini, l’Unione allargata ha già offerto e continuerà ad offrire maggiori opportunità ai produttori e agli esportatori nel mercato globale.
Altro fattore da prendere in considerazione in seguito a detto allargamento è la moneta unica (UEM), l’euro. Infatti, l’adozione della moneta unica, da parte dei nuovi Stati membri, è stata subordinata all’adempimento di determinati criteri economici: un alto grado di stabilità dei prezzi; finanze pubbliche sane; tassi di cambio stabili e convergenza dei tassi di interesse a lungo termine. Tali criteri sono stati applicati anche ai Paesi che attualmente partecipano all’area dell’euro. Questo significa che, in pratica, nessuno potrà adottare l’euro prima del 2006, anche se diversi nuovi Stati membri hanno segnalato la loro intenzione di adottare l’euro il più rapidamente possibile.
Il processo di adesione alla zona euro, tuttavia, non è automatico e non sono state fissate scadenze di alcun genere. Ogni Stato membro aderirà secondo una propria tabella di marcia, allo stesso modo dei vecchi Stati membri. Ma è bene rilevare che nessuno dei nuovi Paesi beneficia di una
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In tale senso è rilevante l’esperienza dell’Irlanda, del Portogallo, della Spagna e della Grecia, la quale dimostra come l’adesione all’Unione europea possa stimolare la crescita in economie un tempo più deboli.
clausola226 di non partecipazione all’euro, come quella ottenuta dalla Gran Bretagna e dalla Danimarca.
Vi sono considerevoli aspetti, sia positivi sia negativi, che i nuovi Paesi hanno dovuto valutare prima di adottare l’euro. Infatti, le strategie individuali possono differire a seconda degli interessi nazionali. Da un lato, un’adesione rapida assicurerebbe la stabilità monetaria, favorirebbe gli investimenti interni e condurrebbe probabilmente a un abbassamento dei tassi d’interesse per le imprese e i consumatori; dall’altro, tenere una moneta al di fuori, per un po’ di tempo, assicurerebbe la flessibilità sufficiente per gestire i tassi di cambio, il deficit e l’inflazione, in modo da stimolare la crescita più rapidamente di quanto non sia possibile nel quadro dell’Unione monetaria.
La Banca centrale europea (BCE) contribuisce al processo decisionale per l’ammissione all’area dell’euro predisponendo rapporti sulla convergenza, in cui si esamina se i Paesi interessati soddisfino le condizioni necessarie per l’adozione della moneta unica. I governatori delle banche centrali, dei dieci nuovi Stati membri dell’Unione europea, siedono nel Consiglio generale della BCE e solo dopo l’adozione dell’euro, da parte dei rispettivi Stati, diventeranno membri del Consiglio direttivo, vale a dire il massimo organo decisionale della Banca centrale europea. Inoltre, gli esperti delle banche centrali degli Stati membri partecipano ai Comitati del Sistema europeo di banche centrali (SEBC)227.
In seguito all’allargamento, insomma, l’Unione europea, in quanto attore economico, ha avuto un peso ancora maggiore. Essa ha dovuto, e dovrà farlo ancora, adattarsi alla nuova situazione e, allo stesso modo, hanno dovuto fare, e dovranno fare, i suoi partner commerciali. Da una parte anche tali
partner hanno beneficiato dell’estensione del mercato unico, che ha permesso
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Le cosiddette clausole dell’opting-out.
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Cfr. F. ALLEMAND, “L’élargissement de l’Union économique et monétaire: enjeux et risques”, in Revue du Marché Commun et de l’Union Européenne, N°476, 2004,pagg. 153 – 159.
loro di investire o di esportare nei nuovi Stati membri, come nel resto dell’Unione europea, dall’altra l’esistenza di un mercato interno più grande ha prodotto economie di scala ed altri vantaggi per le imprese europee che competono con essi sui mercati mondiali. Infatti, l’Unione europea potrebbe, così, rappresentare una quota maggiore del commercio mondiale, in particolare quando rafforzerà i legami con i suoi vicini orientali e meridionali. Tutto ciò conferisce all’Unione europea un maggior peso nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e nell’ambito di altri organismi internazionali collegati al commercio. L’Unione e suoi partner commerciali dovranno tenere conto di questo nuovo status.