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Pinocchio, il Lupo e Cappuccetto rosso: il ribaltamento delle

4. Le riscritture di Luigi Malerba e Robert Coover

4.1. Luigi Malerba e Pinocchio con gli stivali: una fuga temporanea

4.1.2. Pinocchio, il Lupo e Cappuccetto rosso: il ribaltamento delle

Il primo racconto che ospita Pinocchio è Cappuccetto Rosso. In seguito all’abbandono delle AP, l’eroe si ritrova immerso in un bosco, luogo a lui molto familiare, e inizia a camminare con le gambe di legno che fanno «tric trac». L’epanelessi, reiterata per tutta la riscrittura, rappresenta l’unica descrizione fisica del personaggio, unica attribuzione che ricorda al lettore la sua natura lignea. I paesaggi in cui si ritrova sono tratteggiati in maniera precisa ma rapida e la loro descrizione è funzionale all’azione, come si conviene a una fiaba e come accade anche nelle AP. Non a caso, il luogo in cui Pinocchio si ritrova è un bosco, topos tipico della fiaba, luogo di perdizione che nasconde creature magiche o pericolose. Ma il bosco non è mai un luogo propizio a Pinocchio e infatti, anche questa volta, vi incontra subito il Lupo, creatura che, nell’immaginario fiabesco, rappresenta il guardiano dei boschi. Pinocchio è abituato a interagire con animali come il Grillo, il Pappagallo, il Serpente e le numerose metamorfosi che lo hanno spesso trasformato in un animale (cane da guardia, asino, pesce) facilitano il dialogo con il Lupo. L’incontro, inoltre, non necessita di presentazioni dal momento che entrambi i personaggi si riconoscono e ognuno sa di essere parte di un immaginario e di un mondo riconoscibile e riconosciuto dai lettori. La reazione infastidita del Lupo («Che sei venuto a fare da queste parti?»;                                                                                                                

«Meglio che te ne vai, ho un appuntamento»)244 è la prima di una serie di opposizioni che tutti i personaggi manifesteranno all’arrivo di Pinocchio. Essi sono d’altronde consapevoli che la prospettiva di un ribaltamento narrativo e funzionale introdotta dal nuovo personaggio provocherebbe una ridistribuzione delle sfere d’azione fra i vari protagonisti, sovvertendo il loro ordine di inserimento e i loro movimenti nella diegesi. Il Lupo nega dunque una qualunque possibilità di inserimento a Pinocchio, il quale reagisce con prepotenza: «la favola non è tua, è di tutti»245, intendendo forse sottolineare l’universalità di un genere che appartiene e proviene dalla cultura popolare.

Pinocchio e il Lupo rappresentano in quest’ottica due visioni contrapposte che, da ora in avanti, si ripeteranno ogni volta che il burattino tenterà di inserirsi nelle storie «altrui». L’intenzione di Malerba, attraverso le parole e le azioni di Pinocchio è di agire sia sull’intreccio sia sulla fabula sostenendo che in una favola i passaggi chiave si compiono a prescindere dall’identità degli esecutori: come sostiene Vladimir Propp infatti, «gli elementi costanti, stabili della favola sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente dall’identità dell’esecutore e dal modo di esecuzione».246 Il Lupo, al contrario, richiama a una conservazione dei ruoli e a un rispetto della consequenzialità degli avvenimenti poiché, egli sostiene, «nelle favole ogni personaggio ha una sua funzione»247 e la successione delle funzioni deve essere rispettata.

Anche Pinocchio tuttavia è ben consapevole del ruolo che gli spetta, essendo «protagonista assoluto della [sua] favola, dalla prima pagina all’ultima!», e chiede di poter essere introdotto con il ruolo che gli spetta, ovvero quello di personaggio a tuttotondo che non deve rinegoziare un ruolo né con gli altri protagonisti né con il lettore: «Piuttosto fammi entrare nella                                                                                                                

244 Ivi, p. 10. 245 Ibid.

246 V. Propp, Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 1966, p. 27. 247 L. Malerba, op. cit., p. 13.

favola come Pinocchio»248. A queste parole, il Lupo, in un tentativo di corruzione, gli offre la parte della Nonna. Una proposta interessante per almeno due motivi: il Lupo rinuncia all’attributo della ferocia e si esprime con astuzia e falsità, caratteristiche tipiche della coppia del raggiro, il Gatto e la Volpe. La proposta prevede inoltre il riconoscimento di un travestimento, di una parte e dunque di un copione. Il Lupo stesso recita consapevolmente una parte e si ricrea l’atmosfera del teatro nel teatro che provoca uno straniamento nei personaggi e nel lettore. A differenza delle AP, dove il teatro è un evento chiuso e concluso in cui i vari personaggi non hanno consapevolezza della loro essenza, qui invece entrambi i protagonisti sanno di recitare. Non a caso il Lupo propone a Pinocchio di «interpretare» una parte al posto di un altro personaggio:

«La Nonna è talmente svampita che forse ci sta a lasciarti fare la sua parte. È sempre stanca e recita così di malavoglia che forse sarà contenta di riposarsi un po’».249

Ma Pinocchio non può accettare una delegittimazione tale e decide di fuggire dal Lupo incollerito: in questo modo si ristabiliscono i due tratti essenziali dei personaggi, la collera per il Lupo, la fuga per Pinocchio. Durante la fuga egli incontra l’altro personaggio cardine della storia, Cappuccetto Rosso. A differenza del Lupo, la bambina non lo riconosce: lo identifica difatti come burattino ma non come personaggio. Il mancato riconoscimento rende il ruolo di Pinocchio vuoto, privo di ogni rilevanza: a prova di ciò il fatto che Cappuccetto non cede alle sue proposte e si impegna a «andare dalla Nonna perché così sta scritto nella favola»250. Pinocchio non ha più possibilità di scambio e decide dunque di migrare in un’altra fiaba.

                                                                                                                248 Ibid.

249 Ivi, p.13. 250 Ivi, p.17.

4.1.3. Pinocchio, il Principe e il Teatro

La storia di Pinocchio è segnata dal principio da un’assenza importante, quella di un Re. Il pezzo di legno che sostituisce il Re nell’incipit rappresenta un ribaltamento parodistico rispetto alle fiabe tradizionali e, forse per colmare questa assenza, Malerba decide di inserire una testa coronata nella sua riscrittura: il Principe di Cenerentola.

Mentre si allontana dal bosco di Cappuccetto Rosso Pinocchio trova così un castello e, durante il suo primo incontro con il Principe, manifesta il desiderio di prendere il suo posto nella storia. Questa volta però il burattino dimostra di sapersi orientare strategicamente in una struttura relazionale che si fa sempre più complessa. La sua proposta muove infatti da uno scambio, una richiesta. Egli chiede al Principe di poterlo sostituire nella storia:

«Solo per una volta! in cambio verrò a divertire i tuoi ospiti nel teatrino del castello: so cantare, ballare e fare lo sgambetto. Però devi farmi entrare nei tuoi passi almeno una volta».251

Il Principe riconosce la popolarità di Pinocchio e decide di sfruttarla per i propri scopi, ribaltando il ruolo del burattino attraverso una contro-proposta, quella di fare il buffone di corte:

«Devi sapere che alla nostra corte da secoli vengono mantenuti dei buffoni che hanno il compito di prenderci in giro, di dirci delle insolenze. Se vuoi posso assumerti come buffone».252

Malerba enfatizza attraverso tale espediente due tratti forti delle AP: il teatro e lo scoronamento. Mentre nel romanzo collodiano il protagonista entra nel teatro attratto da pifferi seducenti che lo guidano verso un luogo a lui sconosciuto, qui invece il burattino si propone consapevolmente come                                                                                                                

251 Ibid. 252 Ivi, p. 21.