• Non ci sono risultati.

Il riso: gradazioni e funzioni

1. Le avventure di Pinocchio: genesi, struttura, temi

1.10. Il riso: gradazioni e funzioni

rappresenta dunque una traiettoria evolutiva lungo la quale i ribaltamenti e le agnizioni dei primi episodi sono sostituiti nel corso della narrazione da scelte più lineari.

1.10. Il riso: gradazioni e funzioni

Satira e ironia sono tratti tipici della produzione collodiana e che discendono, in particolare, dalla sua esperienza giornalistica. La scrittura umoristica è un genere in rapida espansione nella seconda metà dell’Ottocento e Collodi vi ricorre per i suoi attacchi alla politica e alla società del suo tempo. Il genere comico-umoristico è apprezzato dalla nascente classe media borghese cui si rivolge buona parte della sua produzione. Lo stile digressivo in cui si può individuare un’influenza sterniana91 e la naturale propensione alla stilizzazione dei caratteri confluiscono nelle AP, dove l’ironia si trasforma spesso in riso. Il riso compare nella storia nel primo intertitolo e attraversa l’opera assolvendo varie funzioni. Il primo a ridere è Mastro Ciliegia che, nell’udire la vocina proveniente dal legno, cede a un riso auto-consolatorio che

                                                                                                               

91 Lawrence Sterne è conosciuto in Italia grazie a Foscolo che nel 1813 traduce A Sentimental Journey through France and Italy pubblicato nel 1768 (anche Carlo Bini se ne occuperà su «L’Indicatore» di Livorno), mentre esistono traduzioni in francese di The Life and Opinions of Tristam Shandy (1760) che Collodi può leggere grazie alla sua conoscenza del francese. Sia Renato Bertacchini sia Daniela Marcheschi concordano nel rintracciare una linea sterniana nella produzione collodiana nel tipo di scrittura umoristico-descrittiva e nella riflessione che si fa digressione. Di parere diverso Fernando Tempesti che rileva la facilità con cui, a partire dalla diffusione delle opere di Sterne, ogni riferimento comico-umoristico o digressivo sia ricondotto allo scrittore inglese (per un approfondimento sullo sternismo in Collodi, cfr. R. Bertacchini, D. Marcheschi, F. Tempesti, Sterne e Collodi, Quaderni della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, nuova serie n.2, Fazzi editore, Lucca, 1999). Oltre a riferimenti legati al naso e alla digressione sul nome, che si ritrovano in Tristam Shandy, è un tipo di scrittura non lineare a far presupporre un tratto di sternismo in Collodi. La narrazione ironica e i richiami metanarrativi al lettore vengono introdotti a partire dalle opere precedenti, soprattutto Un romanzo in vapore, per poi svilupparsi nelle Avventure. L’expertise nel tratteggiare personaggi e luoghi è un’eredità del lavoro di giornalista, grazie al quale egli dispone di una ricca galleria di silhouettes. Il tema del doppio e l’artificio della menzogna attraversano anche la produzione sterniana e si ritrovano soprattutto in Tristam Shandy, dove gli elementi della fabula sono sparsi nell’opera e la voce del protagonista decostruisce la narrazione attraverso un sistema di rimandi e digressioni che parodizzano la forma romanzo del suo tempo.

 

scaccia lo spavento. Il primo riso di Pinocchio invece è apparentemente di tipo canzonatorio nei confronti di Geppetto, derisione scorretta ma anche primo vagito di socialità del neonato burattino che Geppetto percepisce come profonda mancanza di rispetto e abbassamento del suo ruolo genitoriale. L’analisi dei materiali fiabeschi condotta da Vladimir Propp dimostra come il riso corrisponda alla vita in contrapposizione alla morte:

Nel folclore mondiale in questo altro regno, il regno dei morti, è proibito ridere. Il riso è una caratteristica esclusiva della vita, morte e riso sono incompatibili. Se un eroe, entrando nel regno dei morti, scoppiasse a ridere, sarebbe riconosciuto come ancora vivo e verrebbe distrutto.92

Dunque la risata di Pinocchio potrebbe definirne la vita, ma Geppetto la percepisce come scherno e risponde con il pianto creando nella stessa scena una opposizione duale che si reitera nel corso dell’opera. La fuga di Pinocchio dalla casa paterna è accolta dal riso corale scenico dei passanti che accompagna anche uno dei primi rovesciamenti narrativi, fenomeno che Bachtin identifica come riso rituale di matrice folclorica che rovescia le gerarchie e le norme sociali e si trasforma in spettacolo di piazza93. La folla che ride di Pinocchio e di Geppetto potrebbe stimolare un’alleanza fra i due personaggi, ma Pinocchio non può ancora conformarsi a un modello e dunque vi sfugge quasi partecipando alla derisione della folla nei confronti di Geppetto. Il riso del Gatto e la Volpe nel capitolo XII introduce poi la sfumatura dell’inganno che suscita in Pinocchio una reazione impermalita e un sentimento di esclusione. Ma la lusinga ingannevole della coppia tesse una trama sottile e il burattino, che ha bisogno di un attestato di stima e di riconoscimento, vi rimane intrappolato nonostante i numerosi avvertimenti che gli provengono, anche in maniera piuttosto esplicita, dall’esterno.

Una risata neutra e meccanica accoglie infine Pinocchio nel Campo dei miracoli mentre innaffia le cinque monete d’oro. Qui il pappagallo, che si inserisce

                                                                                                               

92 V. Ja. Propp, Feste agrarie russe, Bari, Dedalo, 1978, p. 187. 93 M. Bachtin, Estetica e romanzo, Torino, Einaudi, 1979.

 

nella linea precettistica degli animali parlanti inaugurata dal Grillo, ammonisce il burattino e la sua risata di riprovazione conduce Pinocchio alla ragionevolezza e alla consapevolezza di essere stato raggirato.

Le gradazioni del riso conducono in molti episodi al suo contrario, il pianto e la disperazione, alternanza che si incontra già dai primi capitoli e costituisce un tema forte dell’opera. Geppetto reagisce sempre con la tristezza all’ilarità di Pinocchio, non solo per la mancanza di rispetto che egli percepisce ma anche perché è consapevole che il riso del burattino è conseguenza di una superficialità foriera di guai. In alcuni casi Collodi traccia una progressione dal riso al pianto marcando una successione di sentimenti consequenziali, come avviene nel capitolo XX. In questo episodio l’«allegrezza» di Pinocchio per la liberazione dal carcere lo accompagna lungo la via di ritorno verso la Casina della Fata. Improvvisamente incontra un Serpente spaventoso che blocca il suo cammino. Nel tentativo di superarlo Pinocchio cade con la testa nel fango e le gambe ritte. La scena provoca un accesso di riso convulso nel Serpente che ne provoca la morte. In questo caso il riso è associato all’evento più tragico in assoluto, la morte, a indicare quell’alternanza di comico e drammatico che accompagna la rappresentazione, soprattutto scenica, di eventi tragici. Nel capitolo successivo il burattino è trasformato in cane da guardia e la narrazione assume tratti drammatici che corrispondono allo stato d’animo di Pinocchio che piange e si dispera per la condizione in cui è relegato. La sua liberazione provoca non felicità ma «allegrezza», sentimento di gradazione inferiore che però è destinato a esaurirsi: per Pinocchio, infatti, non è ancora giunto il momento della felicità. Nel capitolo XXXI alla «risatona impertinente e sgangherata»94 che accompagna tutti i ragazzi condotti nel Paese dei balocchi fa da contrappunto la tristezza dei ciuchini che trainano i carri. Uno di essi versa una lacrima, ultimo baluardo di umanità punito e represso immediatamente dall’omino di burro. Ma presto anche l’ilarità dei ragazzi che si trasformano progressivamente in asini muta in un riso tragico obliquo che precede il pianto e termina in un tragico raglio.

                                                                                                                94 AP, p. 489.

 

Nel gioco di rimandi interni, il riso, data la sua natura instabile e sfuggente, rappresenta una componente che agisce sia sul piano testuale sia sul piano dell’interpretazione. Il riso accompagna le esperienze stranianti che raddoppiano i piani interpretativi e si diramano nella fitta rete intertestuale che discende dall’opera.