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Venezia e il carnevale permanente

4. Le riscritture di Luigi Malerba e Robert Coover

4.2. Robert Coover: Pinocchio in Venice

4.2.6. Venezia e il carnevale permanente

Venezia si manifesta in tutta la sua complessità labirintica e diventa da subito protagonista della narrazione. Mentre per Collodi i luoghi non sono mai definiti e si piegano alle esigenze dei personaggi e del racconto, per Coover Venezia fa parte integrante del racconto. La sua rappresentazione della città accoglie difatti quegli elementi delle AP che richiamano la metamorfosi e il carnevalesco e che si prestano maggiormente a conseguire lo scopo finale di Pinenut: la vita come opera d’arte e la trasformazione finale in burattino di legno.

L’elemento acquatico e lagunare restituisce l’idea di uno spazio chiuso e concluso che ricorda molto il teatro dell’ipotesto e infatti dalle prime righe della riscrittura si avverte la stessa atmosfera straniante:

The Stazione Santa Lucia is like a gleaming syringe, connected to the industrial mainland y its long trailing railway lines and inserted into the rear end of Venice's Grand Canal, into which it pumps steady infusions of fresh provender and daily draws off the waste. As such (perhaps it is constipation, that hazard of long journeys, that has provoked this metaphor, or just something in the air, but its irreverence brings a thin twisted smile to his chapped lips), it is that tender spot where the ubiquitous technotronic circuit of the World Metropolis physically impinges upon the last outpost of the self-enclosed Renaissance Urbs, as a face might impinge upon a nose, a kind of itchy boundary between everywhere and somewhere, between simultaneity and history, process and stasis, geometry and optics, extension and unity, velocity and object, between product and art. One is ejected through its glass doors as through the famous looking-glass into a vast empty but strangely vibrant space, little more than a hollow echo of the magnificent Piazza at the other end of the Canal, to be sure, severe still in its cool geometry transposed from the other world and stripped of all fantastical ornament, but its edges, lapped at by the city's peculiar magic, are already blurred and mysterious, its lights hazed by a kind of furtive narcissism, its very air corrupted by the

pungent odor of the nonfunctional.310

Ma Venezia non è solo una città statica e immobile, paralizzata da secoli di storia e arte. È anche una città moderna e industrializzata che invade l’urbe rinascimentale in uno «sconfinamento pruriginoso» fra la staticità e il progresso, il prodotto e l’arte.

Il Campo dei Miracoli è trasformato nel complesso petrolchimico di Porto Marchera, responsabile dell’inquinamento delle falde idriche della città. Le porte di vetro introducono in uno spazio vibrante, uno specchio attraverso il quale si è trasposti in un luogo dai confini fluttuanti e misteriosi, in un’aria corrotta dall’odore pungente e diffuso. Come possiamo vedere si tratta di una città mobile e tentacolare che invita e nasconde, come se fosse un essere animato e pensante: «Here I am, the city seems to be saying, in all my innocence and beauty. Within my depths lies that final knowledge you seek. Enter me»311.

La città richiama dunque il vecchio Professore e lo invita a diventarne parte. La nebbia veneziana che accompagna la narrazione si dirada solo per mostrare al Professore la staticità delle sue azioni. Mentre egli pensa di aver attraversato ponti, calli e campi, in realtà compie pochissimi movimenti in spazi chiusi e oscuri come il Palazzo in cui alloggia, ricoperto di muffa e scurito da un probabile incendio. Le parti del testo che si svolgono all’aperto servono da passaggio fra un luogo e l’altro, come se si trattasse di piani scenici e teatrali.

La borsa e il computer di Pinenut, che spariscono nella prima scena, sono intercettati in giro per la città, nei diversi campi, allo scopo di moltiplicarne il contenuto in una mise-en-abyme continua. Ogni campo, inoltre, ospita un grillo parlante, i «Venetian grillini» che hanno una mera funzione di intrattenimento nelle serate estive e non aiutano il Professore a superare gli ostacoli.

Qui Venezia rivela a pieno le conseguenze della sua irreversibile modernizzazione, in seguito alla quel cui l’Omino di burro e i suoi figli sfruttano                                                                                                                

310 R. Coover, op. cit., pp.19-20. 311 Ivi, p. 21.

le risorse naturali e Eugenio ha piegato i luoghi alla logica del consumo, trasformando il Palazzo dei balocchi in resort per ricchi. Gli scenari dell’opera collodiana e di quella «Toscanina» umile e bonaria si sono insomma evoluti in luoghi di fasto o di decadenza estrema. Il Paese dei Balocchi, l’Isola delle Api Industriose e la città di Acchiappacitrulli diventano The Three Kingdoms, ovvero i tre regni dello sfruttamento da parte dei figli dell’Omino di burro.

La Toscana, o meglio la sua immagine ideale, è tuttavia presente e vibrante nel racconto del vecchio Professore, e scorre davanti ai suoi occhi sotto forma di descrizioni scenografiche che si inseriscono nel copione della sua vita:

They have maintained the illusion of it by passing - or being passed by – revolving stages with painted backdrops representing the scenes of his childhood: the Tuscan village where his carpenter father lived, his fairy mother’s cottage in the woods, the city of pauper’s known as Fools’Trap where all who came there lost their hair and plumage and other valued parts, the infamous Toyland, though here labeled “Pleasure Island”and looking a bit dated, even the little hill and coastal towns he toured as a marionette and dancing donkey, all gleaming and decourus as the backgrounds in a Bellini altarpiece.312

I luoghi frequentati nelle AP sono rifunzionalizzati e adattati alle esigenze della riscrittura pur mantenendo dei legami con l’opera fonte. L’osteria del Gambero rosso, ad esempio, è il primo luogo in cui si ferma il Professore per consumare la sua cena ma, a causa della stanchezza e del jet-lag, non riesce a mangiare. Nell’ipotesto accade la stessa cosa: al Gambero rosso Pinocchio, a causa della stanchezza, mangia solo «uno spicchio di noce e un cantuccino di pane»313. In maniera simile il carcere si ripropone in entrambi i testi, le AP e

Pinocchio in Venice, come luogo della punizione ingiusta: mentre giace confuso

e arreso nella vana ricerca del suo albergo Pinenut viene condotto in carcere dalla polizia per comportamento contrario alla decenza, disturbo alla quiete pubblica, sospetto terrorismo, inquinamento ambientale e presunta violazione di domicilio.                                                                                                                

312 Ivi, p. 48. 313 AP, p. 368.

In tutte queste situazioni tuttavia permangono alcuni elementi che attraversano la riscrittura come una costante e che si possono ritrovare nel carnevalesco, con tutti i suoi tratti tipici, e nel costante presagio di una catastrofe incombente. Coover si sofferma sulla descrizione di luoghi e edifici con dovizia di particolari insistendo soprattutto sugli elementi gotici intorno ai quali si muovono personaggi macabri e grotteschi in una perpetua festa carnevalesca. I numerosi piani narrativi si sviluppano intorno a due elementi polarizzanti: da una parte il Professore che ricerca la sua «I-ness» e quindi procede verso un progressivo smascheramento di tutte le identità precedenti, dall’altra le maschere che gli gravitano intorno e che si collocano in un sistema rituale che crea un contrasto con lo smascheramento del protagonista.

La prima persona che Pinenut incontra è significativamente un portantino che indossa una maschera da Medico della Peste e che lo conduce in un hotel sinistro il cui gestore indossa la bauta. L’ambiguità dei due personaggi e il richiamo alla morte accompagneranno poi il protagonista per tutta la storia, intensificandosi in particolare quando l’uomo incontra la Fata. La progressiva mutazione del corpo umano di Pinenut enfatizza difatti le rappresentazioni della morte che lo accompagnano per tutto il suo percorso.

Uno dei momenti di maggior tragicità di questa erranza si svolge all’interno di un negozio di maschere in cui l’uomo si ritrova in uno stato di semi incoscienza allucinatoria. Una delle maschere si anima e rivela a Pinenut di coprire le spoglie di una creatura morta, la Fata, che riposa in una tomba. Pinenut è terrorizzato dall’idea della tomba, perseguitato per tutta la vita dal pensiero di quella tomba che racchiudeva il corpo della Fata bambina:

After innumerable misadventures, he finally made his way back to where her cottage had been and found nothing but a tombstone with an inscription saying that the little girl with the azure hair had "died of sorrow on being abandoned by her little brother Pinocchio." "It nearly broke my heart. I tried to tear my wooden hair out. That was before I had real hair, of course.314

                                                                                                                314 R. Coover, op. cit., p. 72.

But whenever I let myself go a little, I'd see her tomb again: “Here lies who died Because…” I couldn't get rid of it, it was worse than athlete's foot, and it ruined everything.315

Venezia e il carnevale si contrappongono in un rapporto dialogico: da una parte la città eterna, meta di scrittori e artisti, con la sua perfezione classica e immutabile, dall’altro i fasti carnevaleschi con tutto il loro carico di eccessi, feste di piazza, folla mascherata e il suo richiamo alla cultura bassa. Un teatro bachtiniano, in ultima analisi, ove non c’è pubblico poiché ognuno interpreta una parte nella commedia e non c’è un palcoscenico poiché non esiste distinzione fra attori e spettatori. Non è uno spettacolo per la gente, è lo spettacolo della gente, sregolato e libero da vincoli in cui i tratti più bassi, come la corruzione, la morte, i corpi deformi, la scatologia e l’oscenità, sono messi in scena da figure grottesche.

                                                                                                                315 Ivi, p. 75.

5. Modelli di permanenza e transizione di Pinocchio fra migrazioni e