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Il teatro di Mangiafoco: spazio utopico e spazio paratopico

1. Le avventure di Pinocchio: genesi, struttura, temi

1.8. Il teatro di Mangiafoco: spazio utopico e spazio paratopico

microcosmo piccolo-borghese che si appresta a leggere, all’alba dell’industria culturale, la Storia di un burattino. Il mondo rappresentato da Collodi contrasta con quanto descritto da altri collaboratori del «Giornale per i bambini», un mondo in cui gli adulti sono le figure di riferimento assolute, la famiglia è il nido protettivo e il lavoro un valore fondante e necessario. Collodi invece mette in scena immediatamente un adulto che non riesce a sbarcare il lunario con il proprio lavoro e ha bisogno di un elemento esterno, Pinocchio, su cui riorganizzare la propria vita. L’acquisizione del pezzo di legno avviene in seguito a un litigio fra anziani e dunque si assiste immediatamente a un rovesciamento valoriale che continua per buona parte del testo e si traduce nella «giustizia ingiusta», altro fattore di critica collodiana, che porta Geppetto a essere incarcerato al posto di Pinocchio e il burattino stesso a ritrovarsi in carcere pur essendo innocente. È un mondo alla rovescia, un mondo in cui si rispecchia la società tardo-risorgimentale e che di essa rappresenta un ribaltamento. Fino a quando Pinocchio non incontra un re, Mangiafoco.

1.8. Il teatro di Mangiafoco: spazio utopico e spazio paratopico

L’isotopia dello spettacolo lega la narrazione delle Avventure dalle prime righe, da quando Geppetto decide di fabbricare un burattino:

Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea. Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno: ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchiere di vino.78

Le parole di Geppetto preconizzano il futuro del burattino, che deve essere «maraviglioso», suscitare interesse nel pubblico e grazie alle sue azioni mirabolanti provvedere al sostentamento del vecchio. Quando Pinocchio decide                                                                                                                

 

di vendere l’Abbecedario e comprare il biglietto per il teatro in realtà segue il suo destino e l’ingresso nel Gran Teatro di Mangiafoco è la concretizzazione di un’intenzione intrinseca alla sua creazione. L’esperienza che Pinocchio si accinge a vivere cambierà il suo futuro ma allo stesso tempo non lascerà tracce nella sua memoria. Nonostante sia il nucleo narrativo dell’intero capitolo X, il teatro e i suoi protagonisti infatti non si ripresenteranno più nel resto del racconto: esso vi è rappresentato come un altrove indipendente, lo spazio zero in cui si concentrano spazio utopico e spazio paratopico. Nello spazio utopico Pinocchio si ricongiunge con le sue origini: per poter continuare sulla strada della trasformazione, che lo porterà a essere un ragazzo in carne e ossa, deve infatti compiere un percorso regrediente che lo riconduca all’origine della sua creazione, il pezzo di legno. Nello spazio paratopico si assisterà invece al definitivo allontanamento dai fratelli di legno che lo lasceranno libero di correre verso la trasformazione finale in «ragazzino perbene». I personaggi del teatro non possono seguirlo e rimangono immobili dietro al sipario che li mostra e poi li nasconde per sempre. Anche Mangiafoco, pur emergendo come protagonista assoluto delle Avventure rimane confinato all’interno del suo teatro.

1.8.1. Pinocchio nel teatro di Mangiafoco fra agnizioni e straniamento

La vicenda di Pinocchio all’interno del teatro può essere suddivisa in sequenze, ognuna delle quali ha una funzione precisa nel percorso di straniamento e di agnizione che colpisce sia i protagonisti sia il lettore.

1) Pinocchio entra nel teatro;

2) Le marionette sono sul palco e stanno recitando: in scena è rappresentata una disputa fra Arlecchino e Pulcinella;

3) Le marionette riconoscono Pinocchio e lo chiamano sul palco; 4) Pinocchio riconosce i suoi fratelli, lascia la platea e sale sul palco; 5) Il pubblico chiede a gran voce che si prosegua con lo spettacolo; 6) Mangiafoco irrompe sulla scena;

 

7) Pinocchio dialoga con Mangiafoco;

8) Pinocchio parla di Geppetto e Mangiafoco si commuove (breve accenno alla madre);

9) Pinocchio ottiene la grazia per sé e per Arlecchino;

10) Pinocchio ottiene le cinque monete d’oro e lascia il teatro per rimettersi in viaggio.

Da quando entra nel teatro, Pinocchio si ritrova in un’atmosfera sospesa, coinvolto in una serie di agnizioni che lo allontanano dal pubblico, ovvero da quelle persone a cui vorrebbe assomigliare. Ma il distacco e la distanza sono anche la via verso la conoscenza: prima di entrare la sua strada era segnata e aveva già intrapreso un processo di «vestizione» verso l’omologazione. All’interno del teatro invece Pinocchio può svestirsi delle aspettative riposte su di lui e spingersi alle soglie di un’epifania che lo ricollega con le sue origini. Questo processo passa attraverso l’agnizione da parte delle marionette e lo straniamento da parte del pubblico, che richiede a gran voce la ripresa dello spettacolo. Gli spettatori problematizzano dunque il ruolo degli attori, in questo caso le marionette, che si allontanano dalla recitazione e recitano la realtà. Il dispositivo narrativo che interrompe questa impasse è Mangiafoco, che irrompe sulla scena, ristabilisce il tempo del racconto e fa ripartire la storia. Il dialogo che segue fra il burattinaio e Pinocchio reintroduce una serie di elementi che serviranno al burattino a riprendere il percorso dal punto in cui lo aveva lasciato: insieme ricordano il padre, accennano brevemente all’assenza della madre, e rimarcano più volte la povertà di Geppetto. Mosso a compassione, Mangiafoco gli consegna le cinque monete d’oro passando così dalla funzione attanziale di opponente a quella di aiutante. Con la consegna delle cinque monete d’oro egli partecipa a uno dei principali twist narrativi della storia: se Pinocchio non avesse avuto le cinque monete, infatti, la sua vita non sarebbe cambiata e uscito dal teatro sarebbe probabilmente tornato a casa, ma le cinque monete cambiano il suo destino e anche le sue avventure. Da un punto di vista narrativo, le cinque monete d’oro rappresentano il viatico per lasciare il teatro e creano l’embrayage

 

necessario al ripristino del piano enunciativo. Si potrebbe affermare che lo straniamento nel teatro di Mangiafoco procede su piani differenti: da un punto di vista narrativo si ottiene una «defamiliarizzazione», una deviazione da forme convenzionali e da pattern di rappresentazione prestabiliti ma che stimolano una visione conscia dell’oggetto rappresentato; dall’altro invece si crea un effetto alienante al centro del quale si ritrova il pubblico del teatro che sospende il meccanismo di identificazione e prende le distanze dalla rappresentazione. Da un punto di vista sintattico, la narrazione onnisciente di Collodi procede attraverso l’impiego di forme impersonali e passive in un capitolo in cui la componente dinamica è sostenuta quasi totalmente dai dialoghi fra i protagonisti.