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I partiti italiani, che avevano fortemente sostenuto la riforma istituzionale della CEE contenuta nel Progetto Spinelli, guardarono con diffidenza ad una integrazione europea basata soprattutto sul mercato unico piuttosto che su una riforma globale dell’assetto istituzionale comunitario. Se da un lato, dopo ripetute condanne da parte della Corte di Giustizia, il parlamento cercò di accelerare la trasposizione interna delle direttive necessarie per realizzare il mercato interno29, erano numerose le forze politiche che, al fine di ridurre il deficit democratico, cercarono anche di incentrare il dibattito politico sulle questioni istituzionali. Così, in previsione del Consiglio europeo di Bruxelles del febbraio ‘88 – che seguiva alcuni vertici falliti per dissensi tra i partners su questioni come i fondi strutturali, e la Politica Agricola Comune (PAC) – la Camera dei Deputati approvava due risoluzioni che andavano nella direzione di una riforma globale su basi democratiche della CEE30. La risoluzione presentata da Flaminio Piccoli a nome dei partiti di maggioranza, con il parere favorevole del PCI, per bocca di Napolitano e Gian Carlo Pajetta, e il dissenso di Pino Rauti per il MSI-dn31, impegnò il Governo ad agire in sede di Consiglio europeo al fine di ottenere un mandato costituente per il PE che sarebbe stato eletto nel giugno ‘89 e l’elezione, da parte di questo, dei presidenti del Consiglio europeo e della Commissione32. La III commissione della Camera dei Deputati, approvò anche la risoluzione presentata da Napolitano, con l’astensione di Rauti, che impegnava il governo a discutere con i partners “lo sviluppo dello S.M.E. verso un sistema autonomo con una banca centrale europea” 33.

29 Una delle maggiori contraddizioni delle forze politiche italiane era proprio costituita dalla lentezza con

la quale erano recepite le direttive europee: il parlamento approvava così la cosiddetta “legge comunitaria” – o legge La Pergola, dal nome del ministro socialista che la propose – intendendo con questa la discussione e l’approvazione dei vari provvedimenti comunitari da recepire nella legislazione nazionale, attraverso lo strumento di un’unica maxi legge ordinaria – detta appunto legge comunitaria.

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Già nella seduta del 3 febbraio, l’esponente del PCI Gianni Cervetti sottolineava come lo stato di crisi nel quale versava il Consiglio europeo era da attribuire alla politica intergovernativa: “ciò avviene”, sosteneva Cervetti, “perché non è stata imboccata la strada dell’unione democratica”, On. G. Cervetti, Atti Legislativi – ALeg -, Camera dei Deputati – CADE -, X Legislatura – Leg. -, Bollettino Commissioni – BC - , III Commissione – Comm. -, 3 febbraio 1988, p. 9.

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L’esponente missino non si dichiarava formalmente contrario al contenuto della risoluzione, tuttavia riteneva prioritario avviare “un momento di riflessione volto ad esaminare a fondo il complesso dei problemi evidenziati dai ritardi della costruzione europea”, On. P. Rauti, ALeg, CADE, X Leg., BC, III Comm., 10 febbraio 1988, p. 18.

32 Il testo della risoluzione “Piccoli n. 7-00091” è in Ibidem, pp. 22-24.

33 La risoluzione chiedeva anche di discutere “la realizzazione di uno spazio sociale europeo per garantire

i diritti dei lavoratori e l’adattamento delle regole sociali alla economia moderna”, “Napolitano n. 7- 00096”, Ibidem, p. 24.

Il problema fu che le richieste di maggiore solidità politica e democratica per le istituzioni europee erano accompagnate da una nuova crisi nella maggioranza, che pose fine alla breve esperienza del governo Goria, generando una lunga fase di incertezza politica34, destinata a protrarsi fino alla metà di aprile. Durante il dibattito sulla fiducia al governo De Mita, che del mercato unico faceva la “ragione unificante degli obiettivi politici che caratterizzano il progetto di Governo”35, emerse chiaramente da parte di tutte le forze politiche, seppur con finalità diverse, l’esigenza che la lotta per l’unità politica dell’Europa fosse necessariamente da accompagnare attraverso un ormai ineludibile ammodernamento del sistema di governo interno. Lo stesso Vincenzo Scotti, capogruppo DC alla Camera, ricordò che l’appuntamento con il 1992 non era tanto da mettere in relazione con il mercato unico quanto

“con un processo, che deve assumere sempre più il carattere irreversibile, di unificazione culturale e, in definitiva, politica dell’Europa. L’opera cui siamo chiamati è nella sua essenza un’impresa che mette direttamente in discussione il nostro sistema di governo”36.

Questa lettura, anche se ribaltata in chiave fortemente polemica verso la maggioranza, era fatta propria dai missini che denunciavano per il 1992 “un più o meno clamoroso sganciamento da parte dell’Italia, quale esito inevitabile della politica quanto meno abnorme, dal punto di vista comunitario, compiuta dal regime che ci sta deliziando”37.

Fu in questo quadro di incertezza politica che alla fine di giugno veniva a cadere il Consiglio europeo di Hannover: le attese verso il vertice erano numerose e legate soprattutto alle modalità con le quali sarebbe stata trattata dai leader dei Dodici,

34 La crisi coincideva appunto con il vertice di Bruxelles; su “la Stampa”, l’On. Aldo Rizzo – Gruppo

Sinistra Indipendente, ricordando altri non incoraggianti precedenti, scriveva: “nessuno si è minimamente preoccupato, nelle nevrosi interne, degli impegni internazionali. Più semplicemente, nessuno se n’è ricordato: e si arriva persino all’impressione, a volte, che nessuno sapesse”, A. Rizzo, E sono tre, in, “la Stampa”, 12 febbraio 1988.

35

On. C. De Mita, ALeg, CADE, X Leg., Assemblea, Discussioni, 19 aprile 1988, p. 12840.

36

On. V. Scotti, ALeg, CADE, X Leg., Assemblea, Discussioni, 20 aprile 1988, p. 12997.

37 E. Mosea, La scadenza del 1992, in “il Secolo d’Italia”, 13 aprile 1988. Non mancava tuttavia una forte

critica allo stesso obiettivo del mercato unico: “guardiamo con attenzione ma con diffidenza alla scadenza del 1992, perché non crediamo che tutto si possa risolvere con maggiori possibilità di scambi economici e finanziari”, Europa, non solo economia, in “il Secolo d’Italia”, 13 aprile 1988. Sulla stessa linea il senatore Pozzo durante il dibattito sulla fiducia a De Mita: “Bisogna guardare a ciò che deve precedere monete e scambi: guardiamo all’integrazione della politica, alla difesa militare dell’Europa”, Sen. C. Pozzo, ALeg, Senato della Repubblica – SERE -, X Leg., Assemblea, Seduta 103a, 23 aprile 1988, p. 12.

l’ipotesi di affiancare al mercato unico l’unione monetaria38 – anche se il PE sperava che si affrontasse come priorità il problema del deficit democratico39. Dopo aver ricordato che era lo stesso AUE a prevedere una progressiva unione economica e monetaria, ad Hannover i Dodici decisero di valutare entro il successivo giugno ‘89 le modalità migliori per raggiungere questo obiettivo: a tal fine “ils ont décidé de confier à un comité la mission d'étudier et de proposer les étapes concrètes devant mener à cette union”40. A prima vista poteva sembrare solo un nuovo comitato che con il pretesto di studiare a fondo il problema, ne rinviava la sostanza politica: in realtà, il fatto che a presiedere quel comitato fosse chiamato lo stesso Delors, le cui posizioni in favore di una banca centrale europea erano ben note, e che fosse composto da alcuni governatori di banche centrali e altri membri della Commissione, rese chiaro che i Dodici volevano puntare con sufficiente decisione verso l’unione monetaria41.

Nonostante che Hannover segnasse la “rinascita dello spirito europeo”42, partiti e mass media italiani non diedero segno di cogliere le potenzialità contenute nel mandato affidato al comitato Delors43, salvo alcune eccezioni, come il giornalista de “il Popolo”, Gianfranco Rossi, che evidenziò l’importanza di aver affidato al comitato un “mandato preciso (…) e scadenze definite”44, come voleva l’Italia. Sui vari quotidiani nazionali e di partito l’accento era posto prevalentemente su altri argomenti discussi al vertice,

come il riavvicinamento tra la CEE e il COMECON45, che sembrò aprire uno spiraglio

nelle relazioni tra Est ed Ovest e, soprattutto, l’ennesimo capitolo della battaglia tra la Thatcher e gli altri membri. La preoccupazione che si può cogliere, in particolare su “l’Unità”, è proprio data dalla visione britannica del processo d’integrazione, una

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L’idea stessa di unificazione monetaria era sul tavolo dei membri della CEE sin dagli stessi Trattati di Roma e più volte era stata dibattuta arrivando però a creare strumenti ibridi tipicamente intergovernativi come lo SME.

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L’Assemblea di Strasburgo aveva infatti approvato a larga maggioranza una risoluzione nella quale chiedeva di essere associato ai lavori del Consiglio e che, in materia di riforme istituzionali, si partisse dalle proposte del PE, per il testo completo, si veda, Risoluzione del Parlamento europeo, 17 giugno 1988, in ALeg, CADE, X Leg., documenti, doc. XII, n. 63.

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Conclusions du Conseil européen de Hanovre, Hannover, 28 giugno 1988.

41 Scriveva Paolo Soldini su “l’Unità”: “se nel comunicato ufficiale che annuncia l’istituzione della

Commissione non figura l’espressione tabù (Banca centrale), il senso politico della decisione è quello. Lo indica la scelta degli uomini che ne faranno parte (…) E lo indica, soprattutto, la scelta dell’uomo che la presiederà (…) che non ha mai lasciato dubbi su come la pensa in materia”, P. Soldini, I dodici a piccoli passo verso l’Europa delle monete, in “l’Unità”, 29 giugno 1988.

42 L. Romano, Hannover rilancia l’ideale europeo, in “il Giornale”, 29 giugno 1988. Anche Adriana

Cerretelli sottolineava “una credibilità europea in rimonta sulla scena internazionale”, A. Cerretelli, I “Dodici” creano le premesse per l’unione monetaria europea, in “il Sole 24 ore”, 29 giugno 1988.

43 La direzione nazionale DC che si riunì poco dopo Hannover non si occupò dei temi del vertice. 44 G. Rossi, Un primo passo verso l’Europa a moneta unica, in “il Popolo”, 29 giugno 1988.

45 Si vedano, ad esempio, G. Frasca Polara, Iotti: “Così cadono antiche diffidenze”, in “l’Unità”, 26

visione neoliberista avversata con forza dal quotidiano del PCI e, con i consueti toni battaglieri, dalla stampa missina.