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Sostenibilità operativa e finanziaria delle istituzioni di microfinanza nei Paesi in

4.3 Efficienza, produttività e sostenibilità delle istituzioni di microfinanza nei Paesi in via

4.3.2 Sostenibilità operativa e finanziaria delle istituzioni di microfinanza nei Paesi in

Il principio di sostenibilità è un concetto fortemente politico poiché si basa su presupposti ideologici quali l’equa distribuzione delle risorse tra tutti gli abitanti del pianeta e la gestione del progresso economico e sociale, in modo da garantire lo sviluppo delle generazioni future (Dal Maso, Boccia, 2013).

La definizione di sostenibilità più conosciuta è quella elaborata nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, secondo cui “lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto il processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali” (World Commission on Enviroment and Development, 1987, p.27).

Negli anni ’90, alcuni studiosi di materie economiche, sociali e naturali, tra i quali Herman Daly, Robert Costanza, Ann Mari Jansonn e Joan Martinez-Alier, hanno dato vita ad una nuova disciplina, l’economia della sostenibilità (enviromental economics), sostenendo che l’attività economica svolta dall’uomo è parte integrante della natura circostante e gli sviluppi economici, in realtà, non sono altro che un insieme di processi di trasformazione chimici, fisici e biologici. L’economia della sostenibilità, sviluppata attraverso un approccio interdisciplinare in grado di descrivere i processi economici in relazione ad un determinato contesto fisico, si basa su tre pilastri fondamentali.

 

 Scala e decrescita: l’economia sviluppata dal genere umano è un sottoinsieme del sistema naturale che lo contiene. La sostenibilità è dunque raggiungibile quando il primo elemento si mantiene all’interno delle capacità di carico del secondo. L’individuazione della dimensione massima raggiungibile dall’economia umana rappresenta un punto fondamentale; superata tale soglia, è necessario sviluppare delle soluzioni in grado di favorire una decrescita controllata.

 Distribuzione equa: la crescita incontrollata non è del tutto compatibile con la sostenibilità del sistema. E’ dunque necessario definire precise regole in grado di garantire l’accesso a risorse estremamente limitate.

 Allocazione efficiente: la teoria economica neoclassica sostiene che la libera concorrenza all’interno dei mercati, attraverso prezzi determinati dall’incrocio delle curve di domanda ed offerta, porti naturalmente al raggiungimento dell’efficienza. Il concetto di mercato perfetto ed efficiente è tuttavia una pura astrazione che non hai mai trovato riscontri pratici degni di nota. L’efficienza nell’allocazione delle risorse è tuttavia fondamentale solo dopo il raggiungimento degli obiettivi di contenimento della dimensione dell’economia umana e della distribuzione equa poiché, da sola, non riuscirebbe a trasformare un sistema iniquo ed insostenibile (Dal Maso, Boccia, 2013).

La misurazione della sostenibilità delle istituzioni di microfinanza è più complessa di quella delle aziende tradizionali, principalmente a causa dei numerosi pregiudizi positivi generati dall’attività svolta e dai contesti operativi di riferimento.

Il crescente interesse mostrato, a partire dagli anni ’90, da determinate categorie di investitori nei Paesi economicamente avanzati verso le istituzioni di microfinanza, ha incentivato lo spostamento di ingenti risorse finanziarie mediante i mercati formali, contribuendo all’affermazione della microfinanza come vera e propria asset class. La crescita ed il consolidamento a livello finanziario di tale settore ha reso indispensabile l’avvio di attività volte alla valutazione e alla selezione delle organizzazioni profittevoli che mostrassero, inoltre, un sufficiente livello di sostenibilità economico-finanziaria (Dal Maso, Boccia, 2013).

Dal momento in cui le istituzioni di microfinanza cercano di fornire il maggior numero possibile di servizi finanziari alle persone povere in zone svantaggiate, è

 

chiaro come il loro principale obiettivo, ovvero lottare contro la povertà nel mondo, sia raggiungibile solo attraverso lo sviluppo di attività efficienti e sostenibili (Guntz, 2011). Sarebbe lecito supporre che le attività sostenibili siano in genere di natura commerciale ed orientate al profitto. In realtà, quasi due terzi delle istituzioni sostenibili sono rappresentate da organizzazioni non governative, cooperative, banche pubbliche ed altri enti senza scopo di lucro (Rosenberg, Gonzalez, Narain, 2009). Poiché l’attività di microfinanza è vista sempre più come un impiego profittevole, è importante cercare di creare un sistema operativo in grado di garantire contemporaneamente un’adeguata redditività ed una sufficiente sostenibilità economica alle istituzioni operanti (Guntz, 2011).

Nello specifico, due tra i più importanti indicatori proposti per la valutazione della profittabilità e della sostenibilità delle organizzazioni di microfinanza sono l’Operational Self-Sufficiency (OSS) e la sua versione “aggiustata”, il Financial Self- Sufficiency (FSS), che tiene conto dell’effetto di donazioni e sussidi sui costi di approvvigionamento delle risorse finanziarie, dell’inflazione e del livello di rischio del portafoglio crediti. Il Financial Self-Sufficiency misura la capacità di un’istituzione di microfinanza di coprire i costi derivanti dalla sua operatività, di preservare il valore della dotazione di capitale dall’impatto dell’inflazione e di accrescere il proprio volume d’affari e il numero di clienti serviti senza dover far affidamento su sussidi o fonti di finanziamento a condizioni più convenienti di quelle offerte dal mercato (Dal Maso, Boccia, 2013).

La sostenibilità operativa accompagna il concetto di Operational Self-Sufficiency (OSS), esprimendosi come rapporto tra i ricavi operativi e i costi operativi e finanziari sostenuti dall’istituzione, comprese le perdite su crediti. Se tale rapporto supera il 100%, l’organizzazione è in grado di coprire autonomamente tutti i costi sostenuti senza dover ricorrere a sussidi o a contributi da eventuali donatori (Churchill, Frankiewicz, 2006).

L’Operational Self-Sufficiency è generalmente calcolato utilizzando la formula:

 

La sostenibilità operativa si riferisce dunque al mantenimento dell’autosufficienza dell’istituzione di microfinanza, che rappresenta uno dei principali obiettivi da raggiungere per la crescita e lo sviluppo dell’attività caratteristica (Guntz, 2011).

Figura 4.18 Autosufficienza operativa delle istituzioni di microfinanza nei Paesi in via di sviluppo, dati regionali (OSS, anno 2012)

Fonte: dati forniti dal database di mixmarket, elaborazione dell’autore

La figura 4.18 evidenzia come la maggior parte delle istituzioni di microfinanza nei Paesi in via di sviluppo abbia raggiunto una completa e soddisfacente autosufficienza. L’unica regione che presenta un dato negativo è l’Asia meridionale, che fa registrare nel 2012 un dato pari all’82% circa. Le altre regioni, come confermato anche dalla media a livello mondiale, presentano valori ben al di sopra del 100%, confermando ancora una volta come gli alti tassi di interesse applicati sui prestiti riescano a compensare gli elevati costi sostenuti dalle organizzazioni. Tuttavia, appare doveroso precisare che tale indicatore non tiene conto degli effetti potenziali delle sovvenzioni, del tasso di inflazione e del livello di rischio del portafoglio crediti, tre fattori che

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