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4) dominanza strategica: consiste nella possibilità di realizzare le mosse più
4.7 Strumento di raccolta dati: le videoregistrazion
All’interno del progetto di ricerca i dati sono stati raccolti tramite l’uso di videoregistrazioni. La scelta di videoregistare i colloqui nasce dalla volontà di studiare le persone all’interno del loro contesto naturale, o "campo", tramite l’uso di uno strumento di raccolta dei dati che sappia catturare i significati sociali, morali e simbolici inscritti nell’azione (Brewer , 2000, p. 6). L’adozione delle telecamere come strumenti di raccolta dei dati è una scelta metodologica, che documentando le interazioni diviene capace di cogliere la complessità dell’interazione, le risorse discorsive e il materiale semiotico utilizzato dai partecipanti (Zucchermaglio et al., 2013, p.83). Videoregistrare ogni colloquio permette una serie di vantaggi che possono superare la parzialità di un resoconto scritto a posteriori o durante un’osservazione partecipante. In primo luogo, videoregistrare permette al ricercatore di fissare i dettagli dell’interazione evidenziando quanto questi influiscano sull’interazione in corso (Duranti, 2000). In secondo luogo, la videoregistrazione consente di documentare le attività sociali nel loro contesto di produzione . Essendo i dati videoregistrati continuamente accessibili e recuperabili il loro uso permette di restare fedeli al comportamento dei partecipanti e di limitare il rischio che le descrizioni siano parziali e che diventino le uniche vie di accesso alle pratiche di analisi. Le sole descrizioni etnografiche, pur essendo estremamente utili, rischiano di non cogliere tutta la complessità che caratterizza un evento medito dal linguaggio proprio perché si tratta di eventi effimeri (che passano e non possono ripetersi in
modo identico) che il ricercatore non potrà mai più rivedere e dovrà fare affidamento solo sulla sua capacità di ricordare.
La registrazione può rappresentare un utile strumento di conservazione che permette di ritornare al dato ogni volta che lo si ritiene necessario. Questo ritorno ricorsivo ai dati permette di notare aspetti nuovi ogni volta e permette di comprendere quanto durante una semplice interazione entrino in gioco una molteplicità di dimensioni culturali, comunicative e relazionali.
In terzo luogo, videoregistrare permette un ritorno ricorsivo ma anche confronto intersoggettivo sui dati stessi che consente di superare la parzialità del singolo punto di vista del ricercatore. La possibilità di condividere la registrazione tra più ricercatori permette che siano notati più aspetti di uno stesso fenomeno arrivando ad offrire una lettura più completa e profonda. La registrazione audio e video è un primo processo di fissazione degli eventi (Mondada, 2003) e rappresenta un processo di fissazione di senso . Mondada (2003), ad esempio, sottolinea quanto le registrazioni audio/video 31
vengano negoziate con gli stessi partecipanti , che mettono in pratica attività autonome di anonimizzazione dei contenuti da loro prodotti (abbassando la voce, coprendo la telecamera) che hanno un carattere situazionale e contingente . 32
Anche Casey e Lomax (1998) sostengono che il ruolo della telecamera produce effetti sugli interagenti, argomentando che il ricercatore è parte del contesto che studia così come lo è la telecamera. Tuttavia ci preme sottolineare che anche l'impressione dì
La trascrizione è un secondo momento ricostruttivo che dipende dalle scelte effettuate per le riprese.
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Registrazione e Trascrizione obbediscono ad un principio di disponibilità in quanto il dato che si raccoglie è sempre negoziato con i partecipanti alla ricerca e legato alla particolare situazione in cui si è scelto di videregistrare (Mondada, 2003).
Goffman (1959) (cfr capitolo II) si riferisce esplicitamente alla vita sociale come drammaturgia in cui
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le persone gestiscono le impressioni che proiettano al di fuori, manipolano coscientemente o seguendo le convenzioni sociali già in uso e deputate a questo scopo (abbigliamento, facciata della propria casa...). Come scrive Goffman (1974, pag. 508) “Tutto sommato, quindi, sto suggerendo che quello che
si impegnano a fare i parlanti non è fornire informazioni ad un ricevente, ma presentare delle rappresentazioni ad un pubblico. Infatti sembra che passiamo la maggior parte del tempo impegnati non a fornire informazioni, ma spettacoli.”
normalità che gli interagenti cercano di realizzare nei confronti del loro interlocutore (ed eventualmente nei confronti di una telecamera) è una costruzione che poggia su pratiche specifiche quale il modo di raccontare eventi vissuti, o di dar conto dei propri pensieri.
Spesso le videoregistrazioni possono essere percepite come intrusive perché potrebbero influenzare notevolmente il comportamento degli interagenti. I genitori quando interagiscono con gli insegnanti cercano di apparire il più possibile “normali” in relazione alle norme culturalmente condivise.
La normalità si configura come il prodotto dei modi attraverso cui le persone percepiscono e descrivono gli eventi che li circondano e si comportano in essi. Questo modo di comportarsi normalmente serve per rendere la propria condotta intellegibile a chi abbiamo davanti. Pertanto non ha senso ipotizzare che le riprese video causino un’alterazione di uno stato normale di cose (non esiste uno stato normale di cose perché in ogni caso l’interazione è orientata a produrre un certo grado di normalità localmente intesa) perché l'azione sociale tiene in ogni caso conto degli altri ad ogni passo. Le nostre modalità cognitive sono influenzate così profondamente e da così tanto tempo dal confronto con gli altri (Wootton, 1997) che nessuna telecamera può trasformare i processi abituali di costruzione e di attribuzione di senso in qualcosa di radicalmente diverso.
La presenza nuova ed estranea viene assorbita in un universo di significati e di pratiche attraverso modalità di “incorporazione” che appartengono al gruppo osservato e non al gruppo di ricerca o a qualche altra entità estranea. Lo scopo dell’uso delle videoregistrazioni è quello di conoscere e comprendere come in un “mondo pubblico” le persone che interagiscono offrono e confermano particolari versioni di sé stessi e degli altri.
Genitori e insegnanti sono ben consapevoli della presenza della telecamera, tuttavia lo scopo del loro incontro (discutere dell’andamento scolastico del bambino) è più importante della presenza di una registrazione. Anche se gli interagenti sanno di essere videoregistrati, trattandosi di un’interazione istituzionale essi hanno uno scopo
da “portare a termine” e il colloquio deve andare avanti. Tenendo conto di queste premesse, le video registrazioni sono state fatte collocando la telecamera davanti al tavolo attorno al quale genitori e insegnanti si sedevano per discutere dell’andamento scolastico dei bambini . 33
Come telecamera è stata utilizzata una Go-pro 3 che presenta il vantaggio di essere molto piccola (3x2 cm) e poco invadente, e permette di riprendere con una buona qualità delle immagini e dell’audio. L’uso della Go-pro consente inoltre di supervisionare tramite dispositivo l’pad Apple il tipo di ripresa video che si sta facendo consentendo al ricercatore di correggere l’inquadratura e il posizionamento della telecamera in itinere. Anche la posizione della telecamera è stata negoziata insieme alle insegnanti mettendo in evidenza come le stesse insegnanti siano state attive nel processo di costruzione del dato di ricerca. Grazie alle videoregistrazioni ho potuto osservare come i partecipanti conducono, le proprie interazioni e risolvono i problemi che si presentano, riuscendo a mantenere la solidarietà sociale (Pillet-Shore, 2015) e svolgendo un ampio insieme di attività culturalmente co- costruite. La video registrazione ha consentito di poter realizzare una sorta di microanalisi dell’evento comunicativo oggetto di studio (Giorgi et al., 2009), analizzando sia le pratiche discorsive sia le dinamiche degli sguardi, dei movimenti, delle posture, la dislocazione dei corpi e degli oggetti nello spazio.
“ogni posizione assunta dalla telecamera rappresenta una teoria relativa a ciò che è pertinente
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all’interno di una scena e tale teoria è destinata ad avere conseguenze enormi su ciò che potrà essere visto in seguito” (Goodwin, 1994, p. 610). Le registrazioni colgono solo un parziale punto di vista sulla realtà e possono essere considerate un “good enough” record of what hapened” (Sacks, 1984, p.26).
4.8 Le Trascrizioni
Le videoregistrazioni producono i dati primari di analisi che in una seconda fase vengono “trasformati” in trascritti che possono essere considerati come dati secondari (Mondada, 2008). La trascrizione permette di scorrere visivamente i fenomeni conversazionali e di mettere a disposizione dei lettori i dati sui quali si baserà l'analisi. Secondo Ochs (1979) la trascrizione è già teoria: trascrivere implica fare delle scelte, stabilire della priorità, fissare degli obiettivi, tutte operazioni con una forte caratterizzazione teorica. L’autrice sottolinea come non ci sia un solo modo di trascrivere e che non ci sono modi giusti o sbagliati ma semplicemente modi diversi di trasferire a livello grafico e simbolico ciò che accade oralmente. Uno dei problemi principali è quello della “comprensività” vs “specializzazione” ovvero quante e quali informazioni devono essere inserite nel trascritto (Orletti , Testa, 1991). In relazione a questo aspetto, la leggibilità entra in conflitto anche con il parametro dell'attendibilità. Alcune glosse come "voce aggressiva" o "con aria di sfida" dipendono molto dal giudizio individuale, un altro ascoltatore potrebbe non trovare affatto quell'intonazione aggressiva o quello sguardo di sfida. Importante anche la coerenza interna: i simboli devono essere utilizzati sempre allo stesso modo. una dimensione ulteriormente Più un trascritto risulta accurato più potrebbe risultare complesso da leggere per coloro che non sono esperti di analisi della conversazione. Ochs (1979) sottolinea come il modello jeffersoniano (2004) abbia un livello di complessità medio. Il modello jeffersoniano è tra i modelli di trascrizione più utilizzati dagli analisti della conversazione e si trova alla base di tutti gli altri sistemi di trascrizione (Pallotti, 1999). Altri modelli di trascrizione possono essere quello di Cicourel (1992) che annota solo le pause superiori al secondo cercando di semplificare il sistema. Mentre i sistemi di trascrizione di Gumperz e Berenz (1993), Du Bois (1991), Du Bois e al. (1993) si presentano come più articolati e complessi rispetto al sistema Jeffersoniano (Pallotti, 1999). Le modalità attraverso le quali si passa da un dato audio/video ad un dato scritto sono state oggetto di riflessione interesse da parte di molti analisti della
conversazione. In base a questa riflessione sono state proposte diverse soluzioni dalla letteratura che vanno dalla spazializzazione in colonna, alla partizione, al formato lista (Ochs, 1979). Ognuna di queste proposte presenta una concezione particolare del flusso temporale dell’interazione e della sua articolazione in unità (Mondada, 2000; Bonu, 2002). Nella presentazione del testo trascritto la maggior parte delle volte le battute vengono presentate verticalmente, come un copione di teatro, dall'alto verso il basso. Le battute lette vengono interpretate in base agli enunciati che le precedono (Ochs, 2006). Ochs (2006) sottolinea come questa impostazione corrisponda all'aspettativa del parlante adulto (Grice, 1975). Tra adulti l’interazione scorre in modo lineare e consequenziale e solitamente tutti i turni di parola si collegano con i turni che li precedono e che li seguono. Tuttavia se si prende in considerazione il parlato dei bambini, questa forma di trascrizione potrebbe rivelarsi inadatta in quanto i bambini vanno fuori tema rispetto agli enunciati e agli interlocutori (Keenan-Ochs, Schieffelin, 1976; Ochs, Schieffelin, Platt, 1979) . Questa attenzione rispetto a come 34
viene presentato il parlato dei bambini serve come base per riflettere su quanto anche le scelte di trascrizione influenzino il tipo di dato che viene prodotto e di conseguenza ciò che può comunicare il dato stesso . Ochs (2006) vuole favorire una riflessione 35
critica sulle modalità di trascrizione che sono attività sensibili a influenze culturali e a loro volta possono modificare la lettura è l'interpretazione dei dati. Pertanto, la trascrizione è in prima istanza un’attività pratica che richiede quindi di familiarizzare con un sistema codificato di simboli e segni che divengono espressione dell’appartenenza ad una particolare comunità scientifica. La trascrizione è
Un aspetto criticato dalla Ochs è relativo alla scelta di posizionare l’adulto come punto
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di riferimento e come iniziatore dell’interazione quando il suo interlocutore è un bambino. Attraverso questa scelta è l’adulto a costituire il quadro di riferimento per la valutazione dei comportamenti che avranno luogo nel corso della conversazione.
Ochs (2006) riflette su come viene collocato il comportamento non verbale rispetto a
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quello verbale, ad esempio il comportamento non verbale che viene scritto tra parentesi viene messo in secondo piano, con il risultato “grafico” che ad esso venga attribuita un’importanza secondaria.
considerata il prodotto di ascolto e visualizzazione locale dei dati e sui dati, e attraverso questi processi la trascrizione diventa un’attività situata (Mondada, 2008). Qualunque trascrizione diviene una traduzione, una trasformazione dal codice orale al codice scritto. Le trascrizioni permettono di fissare in un dato scritto il carattere effimero del linguaggio orale.
All’interno della riflessione sulle modalità di trascrizione è utile, in questa sede, fare riferimento anche alla connessione che viene stabilita tra la rappresentazione dell’identità dei partecipanti e i processi di categorizzazione attivati dai partecipanti stessi (Mondada, 2002).
Ogni partecipante all’interazione può essere categorizzato in diversi di modi (in base all’età, al sesso, all’appartenenza culturale) che però non possono essere dati a priori. Il tipo di categorizzazione avviene nel momento stesso dell’interazione, a prescindere da come il soggetto viene trattato da chi analizza i dati in quanto appartenente ad una delle categorie (Zucchermaglio et al., 2013).
Solitamente il ricercatore parte da una definizione unica, ad esempio attribuendo ai partecipanti del proprio studio l’identità di genitori o di insegnanti. Tuttavia durante l’analisi occorre prestare attenzione continua a quali tipologie di identità vengono rese rilevanti dai partecipanti stessi a come i partecipanti “si mettono in scena”. Per esempio può capitare che in un colloquio tra genitori e insegnanti un genitore si richiami al fatto di essere lui stesso un insegnante o uno psicologo. Queste sono identità che vengono rese rilevanti dai partecipanti durante l’interazione situata e il ricercatore deve prestare attenzione a questi diversi modi di orientarsi e di cambiare footing da parte degli interagenti. Partendo da queste premesse teoriche, in questo lavoro di ricerca si è scelto di adottare il sistema di trascrizione Jefferson (2004) che si presenta come un sistema di trascrizione di livello medio che permette di presentare un trascritto leggibile ma fedele alle sfaccettature del parlato orale (pause, flessioni della voce, toni marcati, sovrapposizioni, risate). Inoltre abbiamo scelto di realizzare trascrizioni che comprendano anche un’analisi di tipo multimodale capace di tenere
presenti aspetti come la postura, movimenti del corpo, sguardi, gesti (Mondada, 2008).
4.8.1 Analisi dei Trascritti
Il materiale di ricerca che è stato videoregistrato e trascritto, necessita poi di essere analizzato. Il lavoro di trascrizione dei colloqui tra genitori e insegnanti ha richiesto tempo e continua revisione. Ogni volta che ci si approccia ad un colloquio trascritto è sempre possibile notare nuovi dettagli e aspetti conversazionali che magari non erano emersi durante le prime analisi. Analizzare i trascritti prestando attenzione a mantenere uno sguardo che sia il più possibile “emico” e vicino al punto di vista dei partecipanti è un aspetto cruciale all’interno del quadro metodologico dell’analisi della conversazione. La trascrizione è già in sé un modo per prendere momentaneamente le distanze da ciò che si sta analizzando. Ciò permette di soffermarsi sul “come” dei rapporti sociali, ponendo l’attenzione su aspetti e fenomeni che non richiedono la nostra attenzione nel corso della vita quotidiana. Il quadro metodologico dell’analisi della conversazione pone l’attenzione sul “dato per scontato” delle relazioni quotidiane per stabilirne le procedure, le strutture interne e i metodi. Tramite la realizzazione di un trascritto è come analizzare una conversazione al “microscopio”: essa comporta inevitabilmente un certo grado di distanziamento dai fenomeni familiari ponendoli su un piano di novità. In questo modo è come se l’analisi della conversazione imponesse al ricercatore una sorta di sospensione del giudizio e di epochè fenomenologica nel approcciarsi ai dati di ricerca raccolti tramite le videoregistrazioni. All’interno di questa ricerca, una volta realizzata una trascrizione attenta delle videoregistrazioni dei colloqui, ho cercato un confronto continuo con la mia tutor per verificare che le trascrizioni fossero il più possibile fedeli al dato.
Nel momento in cui ogni trascritto è stato realizzato e revisionato, questo materiale necessita di essere codificato e ordinato all’interno di collezione di eventi o fenomeni.